Pescoso golfo di Tunisi

Pescoso golfo di Tunisi Pescoso golfo di Tunisi gT(Dal nostro inviato speciale) TUNISI, aprii?. Onesto specchio ili mare, per entro dai due comi continentali clic s'appuntano a Ras Addar, a oriento, e a Ras-et-Terfà, a occidente; e queste rive clic Jo comprendono a semicerchio, r>i qua aspramente rilevato in ripide montuosità, con giocato » crosto dentate, di là pianeggiando basse, interrotte da Instroggianti lagune e paludi; n questo cielo che sopra, s'inarco, cielo mediterraneo, fosco, a turbine, del coloro stesso d'Averne, e smagliante, a sereno, di paradisiache .luci; e maro e terra e cielo ridondano di tanto leggenda e di tanta e lauta storia, elio jl cuore trema sgomento, e s'estasia. Tutti gl'iddìi qua sono passati, hanno avuto altare: dalle deità «strali della favolosa Atlantide, alle misteriose divinità lìbiche, a quello simboliche eninintatiche chimeriche. dell'Egitto c d'Asia; dagli olimpici numi della Grecia e di TJnma, agli idoli e mostri e feticci camitici; dal Géovah d'Israele, al Dio cristiano, ad Allah. V, quasi tutte le grandi stirpi, e il maggior numero di popoli di cui resti memoria, qua si smio incontrati, hanno contrastelo, hanno trionfato, hanno soggiaciuto, fti sono estuili. Se il sangue delle battaglie, clic qua, si sono combattute, 6i riversasi-'c a un tratto in questo mare, lo gonfìerebhr, e solleverebbe, a sommergere le rive; se lp. macerie dei monumenti che furono edificati e distrutti su queste spiagge, s'ammassassero le une su l'altre, una piramide babelica culminerebbe al cielo. Sovrasta, e tutto divinamente illumina, l'eterna poesia vergiliana: qua dove, sbattuto dalla tempesta, con gli sconcnias&aiM legni, e i superstiti compagni, approdava Enea; e dove la vedova regina si recava in grembo il fanciullo slesso Amore — « ...Misera, «••he non sa quanto gran dio — S'annidi ki seno... «; — e. quaiìido l'oróe. ubbidiente ari fatali destini, sciolse fuggWvo le tia vi, a Cen-cave la. promessa. Italia., «Ita ra.liiva i! vogo. Ivlira indiniciiticabìle: » ... Iforwmtr ìvmÙoc, r.cd m«rwmwr... fiic, sic juvat ire sub umbras... ». Ma quella collinetta laggiù, che appare come schiacciata sotto il tanto massiccio edificio che la sormonta, un chiesone in falso stilo hisanlino-moresoo, con due torri e un cupolotto, che, almeno visti così, di lontano, si direbbero forse di pasticccTiia — quella collinetta, la famosa Bymsa? Là, a quel declivio, e su quei campi intonilo, sparsi di simmetnielie oo..=ott.e cubiche, di villini da spiaggia, climatica, alItoea.ti al ma» Avdemteme'nl.c secondo un »wnrtoirr»1n pia.no .regolaiore, là fu la. fa■rtunsa, la. tremenda, l'imperiale Cartagine? la secolare, incrollabile rivale di l'ioima?... Le mie rievocazioni letterarie, non fosse che quelle fl.aubertiano di Saiam.mbò, nono d'un sùbito disorientate, disperse. Ma ne na avuta, accidempoli, della prc«rnzione, quel signor architetto abaio P<«i«n«t, che non ha temutone dei morti m* dei iveirturi, nell'atto che imponeva «Tu«Ua .«.uà mole, pomposa e truccata come niwi" costruzione d.i teatro, sul suolo dove l'ajartro di Scipione Emiliano aprì il solino per seimiBaJ-vi sale o maledizione. Glielo perdoni almieino San Luigi, cui la chieda * dedicato, il pio re che, « ... a rinato della, croce e della lancia... », c.inlo il cilicio »ii fianchi e sparsi i capelli di cenare, tfe wsmrv» a morto, nolla mia disgraziata oro©1»te, n«sl campo cho aveva messo confalo Tanrisi, proprio mi quella colli.nia fatale di Byraa. dove la pesto mieto il fiore dei beinomi «E Francia. *•**• B maire, ^oetsto cui già avvistò, mell'ulfexna netto veioso lio vaeitate. Colonne, l'Ulisse "«li Danto, oggi è censo da. un'arietta frteaiito che gli fa conm il solletico, a ioeto d^ll'acquie.; picohft «ssó volufiuosamento Ràde, jntìreapandosii all'infinito e gorgoUhando an oudi<»He minute o iute, tolte ngne.lt, ben ricciu.to di spuma. Pajono la più innumerabilc e la più candida greggia •S» paeoolri lo sterminato prato azzurro. Jn carte stampe a colori dell'Ottocento, in qualche casa patriarcale di provincia, ricordo d'aver già veduto un mare come questo, così vezzosamente romantico e di maniera. E c'erano, a solcarlo, proprio albume fusto barbaresche, di quelle corsare, a grandi vele spiegate, su cui, nel tempo antico, si rapivano le vergini per gli haiTem dei sultani. Con buona pace delle signoittoe da marito, quel tempo è ornai dddtpddaP■psecsdnmgZmfStosMsllMdcmpldsmlontano; e se questo mare vuol rivendica- ! ire oggi la maniera delle vecchie stampe, isolo «jualehe innocua bilancella, qualche • "daHioà paranza c un pajo di onesti vapn. \ •retta, olifcno al nostro p.i,ro=ca.fo postai» che ; ip*s&a, ivi s'adagiamo sopra, e così tra.nfrnitti c pigri, che. ha.n l'aria, di appfcolarcf-i. r-u.l piato azzurro, tra la- greggia delle c-ndìoellc. Stanno invoco a. pescai». E due cornaiicrciaii'ili napoletani, che hanno ■fatto viaggia con me, m'in.formano dui non ni diamo, forse in tutto LI Mediterraneo, acque meglio pescoso di queste di Tunisi. T pescatori -Iorio, noi tri al mento, quasi tutti italiani, siciliani e napoletani; e il pesce s'esporta, per buona parte tu Italia, e m smercia s'peolalnveriic a. Poni a e a Napoli. ' A Na.poli'.' - - domando stupito. -• Certoinente — mi conformano, ossi che sono appunto cowmeticianti «U'ingroseo di pescheria: — l.o acquo del golfo di Na.poln. troppo .sfruttate, non rendono elio ima. minima, quantità del pesce cho la. orila consuma: il più, e si può diro anche il meglio, vien di fuori, e particplarmeuto dalia. Tunisia >' dall'Algeriu. Sono battelli appositi, che qua s'impiegano per il trasporto, con Ja stiva Irasformata in var-:che-lsc,rba(ojii, ove, attraverso aperture acconciamento disposte, circola e si rinnova l'aerina slessa, del mare. Vedi un po' delusione: io, che mi faceva una festa, quando andava, a Napoli, delle triglie e dei calaiua.rt'tti cho vi ammaniscono a. Sanln. Lucia c a PosUlipo; c giuravo su quel gusto incomparabile cho li contraddistingueva, proprio evidentemente del maio partenopeo, e del pesco proso in relè un'ora avanti. E se alcuno m'avesse mai proposto d'importar pesce a Napoli, alla cillà di mondiate fama marina e piscatoria, l'avrei considerata speculazione da appajarsi con quelle di classica memoria, di portar vasi a Sa ino e nòttole ad Atene. A giudizio invece de' mici due compagni, che In sanno lunga in argomento, è. davvero, di consueto, salvo qualche raro incinto di perdile accidentali e momentanee, un affai' d'oro. IL' vero che l'esportazioiiR del pesce dalla Tunisia, e. vincolata da. alcune, restrizioni, come il divieto d'espoilare più il»! quarto della pesca effettuato con battelli a vela o a rollìi, e più d°l terzo di quella, effettuata con Inibar«•»■.: io ni a vapore; c elio ad ogni modo il mercato di 'Tunisi non debba inai restare sprovvisto,; ma. tanto quest'acque mono ricrhe, » la pesca risulta abbondevole, che resta margine a dovizia. Lo statistiche parlrino chiaro: noll'anno. per citare un esempio, IQgli, sono stati registrali dalla Camera di Commercili Italiana di Tunisi circa un milione, centomila chilogrammi rii pesce partito dalla Tunisia per l'Italia, di cui più di oltocentoinila chilogrammi ili pesce sott'olio o sotto sale, c circa troceiitomila chilogrammi di pesce fresco, por un valore, quest'ultimo, calcolato alla partenza in circa un milione mi la base media di quattro franchi al chilogramma: una inedia di prezzo, come si vede, da fa/- trasecolare le nostre massaie une a rasare il pesce, sui nostri mercati italiani, «'iualcoae!lina di più: se non m'ineniTiO, rinque *> nei volte tanto.- Owi, i di queste duo cose, necessariaménte, ridonda, superlativa, anzi favolosa: o il prezzo del trasporto, o il guadagno degli importatori e dei pescivendoli. Ma sarà forse il prezzo del trasporto... Picsta però fuor-di dubbio che il commercio tunisìo-ilaliano del pesce costituisca, come dicevamo, un affai- d'oro. E un do' miei compagni della Pescherìa di Napoli, che ha pur ino' ap■pnltato dal Governo Tunisino una concessione di pesca nelle lagune, ove ora stiamo entrando, può tenersi pago a. questa vigna: che buona parte del ca.piione che si consuma nell'Italia Meridionale --- o pranzo della vigilia di Natale, che pare che Gesù non debba visitare quello case dov'osso manchi alla tavola — buona parte del grasso capitone viene di qua. Ma coli te, mia ostessa di Santa Lucia, Zia Teresa, dall'aspetto sempliciotto e dal modi bonaccioni, con te ho mici conti da fare, per que' tali calamarotti e triglie. Sennonché, c'è il paio: qua a Tunisi si trovano sul mercato ostriche buonissime, ostriche verdi, un po' aiuarognc d'alga, saporose, avrei detto, di mare affricano... Macellò: non un mollusco, nel mar tunisino, da qualche 6pccic di vóngola infuori : le gustoso ostriche di Tunisi vengono dall'Atlantico, e fin dal Portogallo, per via Marsiglia, Evidentemente, a voler indagare, il gito di questi commerci di prodotti del mare, c'est tonte une gtogrqphic à re.faire. »** Siamo passati davanti alla Goletta, siamo entrati mei canale per cui si accodo al porto interno di Tunisi: una via d'acqua lira due distese d'acqua. Sono le lagune di Tunisi, che, prima, no formavano, quesito due, una sola, il cosiddetto I»ago di Tumi«i, o-1-Ba.lwra.: — un'altra, più propriamente una palude (mastra, rio*, una « sòbkba. ». nensa. «rwnunicariionie eoi maino, «VssteiKte dalla panto opposta, itoli* città, v«r.?o siid-ovest; «i ri chiama es-Segnimi; e alla stagione calda l'acque no evaporano quasi completamente, scoprendo una piatta distesa di creta bruna, tutta sparsa di efflorescenze saline, che scintillano al sole, come una sminuzzatura di diamanti.. Attraverso el-Banira. le cui acque non misurano in media più di un metro di profondità, e rtòtagnajnti esalano, ai giorni d'afa, putrì odori, i Francesi hanno scavato questo canale, lungo più di dieci chilometri, dalla Goletto n. Tunisi, e profon do circa setto metri; e i materiali di scavo — circa cinque milioni di metri cubi nnunu accumulato ai due bordi, in due dighe che vengono cosi a costituire lo spande stesse debcana.le. Su una di questo corre la tranvia elettrica che unisce- Tunisi alla Goletta, e proseguo poi a Cartagine, a Si-di bu Said, alla Morsa, per tornare a Tunisi compiendo il girci di là dal lago, lungo la riva Ksttentriowale. I lavori del canale <t del porto interno sono durati dal 18SS al '93; e non sono costati, allora, che tredici milioni e mezzo d.i fra.nehi. In seguito, nel '95-'96, furano spesi altri tre milioni per il porto, contornandone il bacino principale coti circa seicento moiri di banchina. E' molto caratteristico, questo canale d.i Tunisi, questo fiume delimitato da due basse e stretto rive, perfettamente parallelo e i-cgolari, e al d.i là delle quali spaziano due vaste superfìci d'acqua. Vien fatto di confrontarlo, per rilevarne la completa differenza, co' .suoi compagni di Suez c di Corinto: quello rifluente tra fulvo sabbie dunose, o segnato scimplicemcnls ila hoc e da pali indicatori ailtravettvso la monotona distesa dei Laghi Amari; l'altro, fagliato nell'alto inoulagna, cho gli fa parete precipito ai due lati. E del canale di Co Tinto ognuni ricorda, il ponticello che lo travalica, sospeso lassù, al sommo delle due nareti, con la. ferrovia che. passa, lassù, piccola, che pare, ut) giocattolo, fio ho notato la coincidenza che, ogni volta che un piroscafo postalo percorre il canale di Corinto, giunti a quel punto, c'è la ferrovietta che fugge via, fischiando, proprio come in un gioco di ragazzi, o proprio come nei cartellonii-rèelaimo delle Compagnie di navigazione: sicché m'è venuto ir dubbio che la cosa sia ouaiibiinato, con un trenino che non fa che andare e venire, ai momento opportuno, dall'una all'altra parte del ponte, per non defraudare mai il turista dell'aitt03o spettacolo). Dalla riva ! egiziana del canale di Suez v'insegue la fcnrovià, con le sue carrozze tinte in bian • co- 8 dare caratteristica, l'impressione d'un \ irono a.ffr>ica.nn, sotto l'ardore solare. Qua, ; la tranvia «lettrica corr». corno ho detto, su una dello dighe che limila no, lla.ucheg. gfcuidolo, il canale: corro wu lo stretto spalto di lerra verzicanti;, tra l'acque del canale c J'wcquo delta, Iabitua. V. quando s'incrocia poti ini piroscafo, ohe Ionio salo o discende il curiale, essa, cl>e arriva e dilegua «torno un lampo, fischia insolente, quasi schernendo, - - Vedi, mastodonte, quanto si va più in fretta per forra. *"# Eccoci, noi porto, n-.l bacino principale. AitmaocliiianHi alla t»Hicliiinia.. Ma Tunisi, Tunisi « la Bianca. », Tunisi « la Ben Munito », quella « che ride fin j suoi tre laghi come un volto d'argento fra tre specchi d'oro », dov'è?... Lunghe, grigio file di tottojc, depositi, magazzeni; più in là, oltre uno «piazzo di terra gialla, giallannante assolato, file di bai?sje, disadorne, meschine costruzioni; poi una distesa, a per; dite, d'occhio, d'altre costruzioni mediocri', un po' più elevate e cospicuo, che ricordano una qualiULquc città di provincia, italiana, francese, chessissia, su le rive cua»pee del Mediterraneo. Ito capato'; è meglio ch'io abbandoni qui, sul ponte del piroscafo che m'ha portato, il mio fardelloroo di evocazioni RtoTloo-poetichc, di nostalgia orientalistiche, di tenerezze por il color locale: bagaglio inutile, m'accorgo. Se non fosse quel minareto, laggiù, che si imtogliia nell'azzurro, e s'appunta contro urea lattea' nuvoletta che gli veleggia sopra; e quella cupola candida d'un marabuto, dall'altro lato, là su quella collinetta verde... Mettendo piede a terra, fera la ressa della genite e l'urlio dei faccioni indigeni, che,, in un misto di dtolettaocio arabesco e più di iitalo-sòculo c di Tramceee di Marsiglia, si contendono l'altre mie robe e m'ossessionano de' loro servigi, mi pare che io dovrò gratificare Tunisi la Bianca, Tunisi la ljcn Munito, Tunisi che nido fra i suoi tre laghi emue un volto d'argento fra tre specchi d'oro, d'un altro appellativo, più realìstico e più sincero — so pure prono a prestito da Piorre T.otf: — Tunisi, città discantato MARIO BASSI.

Persone citate: Danto, Gesù, Goletto, Iorio, Said, Scipione Emiliano, Tumi