L'esposizione delle Missioni Salesiane

L'esposizione delle Missioni Salesiane L'esposizione delle Missioni Salesiane L'iniercss.*inii<-"sima esposizione, organizzata per il cinquantesimo anniversario delle Missioni salesiane, si inaugurerà il 10 maggio ,ma a clii abbia modo di visitare in questi giorni j lavori di allestimento, la data ■potrebbe sembralo prematura, constatando Che alla costruzione del nuovo edificio, il quale sorge fra altri numerosi stabili die formano la citta dei figli di Don Bosco, sono ancora occupate numerose squadre di muratori. A meno di mn miracolo, vien fatto di pensare, non ò possibile die tutto sia' pronto fra miiodici giorni. Ma si tracia di Salesiani, ed essi bnnno tale fervore nello opere, ebe anche questa fatica sarà conciotta a termine in tempo. Bisogna considerare che, architetti, muratori." tappezzieri. decoratori, operai di ogni genere, non lavorano a scopo dà lucro : sono tutti salesiani, gente che ilende ad una ben più alta ricompensa di quel che sia una mercede giornaliera, e non conosce le otto ore di lavoro, ed all'occasiono à capace di filarne 24 pur di giungere alla meta. In questo gigantesco cantiere, fra manovali che portano calce e mattoni, uomini che trascinano casse e cassoni, carri che vengono e vanno, si muovono con disinvoltura i sacerdoti, ì quali non se ne stanno con lo mani in mano, ma faticano a più non posso, non periiantlosi ni imbrattare il nero abito ecclesiastico di gesso o di calce. Sono missionari abituati ad intercalare le occupazioni di studio, col lnvoro delle braccia:. Sono gli stessi che bnnno fatta sorgere in regioni inospitali, dove tutto inanca, abitazioni, chiese, tutta una miracolosa opera di civiltà. Ed ora si adoprano a tutt'uomo per approntare questa esposizione che dovrà dimostrare ai numerosi visitatori quale opera ili fattivo lavoro, sorretti da una fedo incrollabile e dà un amore grande per l'umanità, nata sotto tutti i cieli, sotto tutti i climi, le Missioni di Don Bosco abbiano portato a termino in cinquanta anni di sforzi continui. Mentre i muratori costruiscono pareti, subito altri operai le spalmano di calce ed altri ancora le rivestono di tela juta. Più cele.ri di cosi non si potrebbe essere. Sui pavimenti ancor umidi, gli uomini camminano su delle assi poste per tutti i sensi, con movimenti da equilibristi, e le scansie, lo veIrime il mobilio va a' posto contemporaneamente contro le pareti del salone. Quando il muratore dà l'ultimo colpo di cazzuola aii un locale, questo si trova già quasi finito ed 'arredato. Si assiste con piacere a questa operosità eccezionale. Anche all'esterno ài fabbricato si presenta, con le lineo sobrie e non prive di grazia architettonica. Ma non solamente in esso troverà posto l'esposizione. Questa è troppo vasta e complessa per esservi contenuta, sebbene lo stabile abbia proporzioni imponenti. Una' costruzione contigua, colJegata internamente mediante scale e terrazzi viene puro adibita allo stesso scopo. La « maloka » Per concessione del Pontefice, la sezione dei salesiani che faceva parte dell'Esposizione Vaticana di tutte le Missioni cattoliche del mondo è stata trasportata, lemporaneomente a Torino; ma essa non rappresenterà che un quinto di quanto conterrà la Mostra torinese esclusivamente salesiana, e che occuperà un'area vasta più del doppio della completa esposizione vaticana. Anche tutti i giardini saranno occupati d-aU'esposizione ed il terreno è già messo sossopra, adattato ai nuovi scopi. E' diviso in. zone: alcune riservate 'a' dimostrazioni delle rustiche abitazioni dei selvaggi della ,Terra del Fuoco o dell'Equatore, riprodotte al naturale; vere capanne primitive costruite «on. rami d'albero e contenenti i giacigli intrecciati con fibre vegetali, ecc.; in altre sorgono già le gabbie dove saranno allogati animali vivi: scimmie, pappagalli, cammelli, ed altre bestie portate dai più disparati punti del globo dal missionario don Crespi, un salesiano di grande valore, dottore in scienze naturali, in chimica, in medicina, ed appassionato cultore di musica. All'esposizione ai Roma i visitatori non hanno veduto che animali imbalsamati, a questa di Valdocco invece sarà possibile ammirare da vicino, e viva, una fauna per noi sconosciuta. Tutto sarà originale in questa mostra; basti dire che a buffer per il pubblico verrà adibita una Maloka, un fac-simile di rustica capanna gigantesca che i selvaggi costruiscono sulle sponde del Rio Grande, e nella quale vivono in comune una ventina di famiglie. Ogni famiglia ne occupa una zona e le amache per dormire vengono disposte le une sopra le altre, come le cuccette dei piroscafi. Per l'occasione la Maloka. non ospiterà cne._ rinfreschi per il pubblico. Nello stesso giardino sorge pure un modello di osservatorio meteorologico, con la sua tonretta. Un vero gingillo, simile ai tanti che I missionari hanno seminato nelle regioni più lontane per arricchire la scienza con le loro constatazioni. Ma .percorriamo ordinatamente le sale, incomplete ancora, semivuole, come un visitatare qualunque, per avere un'idea di quello che conterrà resposizione e uri mio e>viluppo. Per una simile impresa, sarebbe però utile avere una guida. Vi saranno in seguito cartelli a'nóiealoili che faciliteranno la comprensione del pubblico, ma por ora bisognerebbe... camminare u tentoni da soli. Fortunatamente per noi, incontriamo un cortèse sacerdote, Don Mollino, al quale rubiamo un po' del suo preziosissimo tempo. Lo seguiamo come la sua ombra. Ci rendiamo cosi conto di tutto. Il visitatore, dopo aver attraversato il giardino, .entra in una prima sala a terreno del nuovo fabbricalo; sala dedicata a Don Bosco, SI fondatore. In essa c'è un grandioso plastico di quattro metti di lunghezza por un metro e mezzo ni larghezza, rappresentante la visione die il piissimo sacerdote ebbe due ai.ni prima della sua morte, e cioè la rete delle Missioni salesiane che avviluppa tutto il mondo. L'opera d'arte è dovuta jallo scultore comm. Mastrojanni. In mezzo al locale sorgerà una riproduzione del monumento a Don Bosco in Asti, quadri dei prodigi da ini operati, ed infine i ritratti e busti diei successori del fondatore dell'Opera. La fausva, Sa fiora, le arni" La seconda sala è riservata alle « spedizioni missionarie ». Prima tra tutte quella di cui fece parte il defunto cardinale CagKero, compiutasi nel i.o maggio del 1876. II terzo locale è suddiviso in stonds per lo Missioni della Patagonia, della Terra del Fuoco e delle Pampas. In apposite vetrine, la fauna, la fiora e i prodotti industriali dei singoli paesi. Sullo sfondo la parete è mascherata da un paesaggio delle Pampas e 6ul davanti è posta la figura di un gaucho, l'anello di congiunzione fra 1 indio <■. lo ^pagnuolo. NcUa quarta sala si trovano quattro grandiosi diorami con statue a gran- del'AzadedatimMdquplovdgamtrvtedsnencqsfcuclvpivpzlsssappèoltcsnsttgmsfcle6nepdrpscsdfpqizttstfvcaslrulgstnnetLvOmsrmpuqtaddcssriltclnnlnrcm1 i e , o o n- dezza naturale. 11 tutto 6 stato inviato dall'Argentina. Ad ama parete della quinta stanza è appesa la gigantesca carta geografica del Deagostirri, rappresentante il percorso delle Missioni salesiane in cinquant'anni di attività. Dalla quinta stanza si passa in un salone immenso. Qui sono raccolte le Missioni del Matto-Grosso, del Pio Negro (Equatore) e del Rio Madero (confini della Bolivia). In questo locale vediamo due magnifici esemplari imbalsamati : un gigantesco cocodrillo colle fauci spalancate, armato di una spaventosa rastrelliera di denti, ed' un serpente di oltre otto metri di lunghezza c di una grossezza impressionante. Molto vetrine sono già al loro posto- Vi si ammira una collezione completa di indumenti, oggetti personali, armi, monili della tribù dei P.ororos, dallo stato in cui li trovarono i missionari fino ad oggi. Solamente dall'esame di queste vetrine si comprende quale benefica influenza abbiano avuto su quelle selvagge tribù i sacerdoti salesiani. Sono divisi secondo i Man, o famiglie, ed anche i profani, dallo diverse decorazioni colorate che adornano gli archi e le treccie, o gli indumenti, possono comprendere quale cura ognuno di quei selvaggi mettesse nel distinguersi dal suo simile. Come infatti avrebbero gli indigeni potuto dire a chi 'apparteneva una fiera uccisa durante una comune caccia, se la freccia che procurò la morte fosse stata simile a quelle lanciate da altri cacciatori? Un po' dà tutto Questa Esposizione fi fatta per tutti. I devoti vi troveranno motivo di soddisfazione per il trionfo della fede, la quale fi stata periata dai missionari a redimere le più selvagge tribù ; gli studiosi avranno largo campo dì osservazione in tutti i rami della scienza; i profani, quelli che saranno spinti dalla sola curiosità, potranno, senza fatica e senza spesa, compiere il giro del mondo... senza muoversi da Torino; per gli appassionati delle avventure ci sarà in queste sale abbondante materia alle loro osservazioni, e persino le signore non mancheranno di scoprirvi curiosità di interesse personale. Non è detto che la moda, la quale ha sfruttato ognt-campo pur di creare del nuovo e dell'originale, non trovi in questa Mostra motivi di rinnovarsi. Abbiamo infatti ammirate certe stoffe tessute da selvaggi, veramente strane. Fra il tessuto, a guisa di guarnizione, sono intrammezzate penne di uccelli a smaglianti colori, di un effetto sorprendente. Non sarobbo a meravigliarsi che un tale tipo di stoffa, in uso presso i popoli selvaggi, venisse adottato dallo nostre signore come ultima novità E questa originalità riuscirebbe ancor più singolare raffrontata 'col fatto che le giovani indigene bororine <— come si osserva nelle ultime vetrine allineale in questa sala — penetrate dalla civiltà, 6tanno adottando i costumi europei. Vi sono lavori, specialmente di ricamo, pizzi, ecc., eseguiti da queste piccole selvagge che potrebbero essere esposti nei nostri negozi di lusso. La mostra degli strumenta musicali dei Bororos non ha minore attrattiva. Strumenti primitivi, ma ingegnosissimi- Vi sono certe spatole di legno terminanti in una corda, che roteate nell'aria producono un 6tiono simile al contrabasso; zucche con innestati degli zufoli, canine perforate, ecc. Quei popoli lavorano poi 3a paglia a perfezione: vi sotno infatti 6tuoie e cappelli, e perfino una rudimentale racchetta; forse che quelli conoscevano il tennis prima di noi? E' interessante vedere come quei selvaggi utilizzino le cose più disparate: conchiglie di tutte le dimensioni e forme servono da piatti, da scodelle e da bicchieri; pezzi di legno sono accomodati in modo da ottenere prontamente il fuoco senza sussidio di fiammiferi. ,. -r, ■ , E quante farfalle sono raccolte nella sala vicinai Lepidotteri strani, dai colori dell'arcobaleno, alcune madreperlacee, con sulle ali disogni strani, originalissimi. E" interessante poi vedere come le tribù selvagge dell'Equatore costruiscono i loro villaggi. Una riproduzione in piccolo lo dimostra. Seno una ventina di capanne, disposte in circolo, le quali hanno al centro una capanna di più grandi dimensioni. In questa abitano i maschi e nelle altre le donne ed i ■bambini. Le statue ed il mastodonte Al primo piano dello slabile si snoda un'altra lunga fila di sale. Le Missioni salesiane nell'Asia, nella Cina. nell'India, nell'Assam, nell'Egitto, nel Congo belga, nell'Australia, ecc. Molte di queste sale sono ancora deserte, alcuno neppure terminate nella ■muratura. Le sale del nuovo edificio sono collegate col vecchio mediante un vasto terrazzo sul quaOe, il visitatore, passando, vedrà un diorama della lunghezza di venti metri, rappresentarne le prime Missioni salesiane in America. E quindi nuove sale. Insomma, per esaminare tutto quanto verrà qui raccolto, il pubblico dovrà ritornarvi più volte perchè in una sola visita è impossibile vedere con qualche profitto l'immenso materiale raccolto dai Salesiani. Una delle ultime sale a verremo e rioervutu alle tribù dei Ciamatos. Ci sono già statue di indigeni, dal color di rame, tipi interes..aiiiissirui. Uno di questi, un pescatore seduto su di un tronco d'albero scavato come un battello, sembra rivo ; in un' altra sala c'è la raccolta di tutti i libri scritti da salesiani o stampati nelle tipografie salesiane; una terza è dedicata alla paleontologia, e vi sarà ricostruito uno scheletro di mastodonte rintracciato nella Columbia; una quarta sala è per le proiezioni cinematografiche continuate; una quinta è dedicata all'assistenza medico-sanitaria e religiosa. Per ora, sono ammucchiati dovunque cumuli di fotografie che devono essere collocate. CI sono casse e strane... gabbie entro le quali si distinguono esseri di forme strane. Si tratta di altre statue di stivaggi neri, bronzati, di tutte le gradazioni di tinte, che devono essere sballate e messe nelle singole mostre per animare :i quadri. Sono bellissime riproduzioni dovute allo scultore Cerini. I missionari avevano pensato di portare a Torino degli esemplari vivi delle diverse tribù, per rendere ancor più interessante l'Esposizione, ma, a parte la spesa che certamente sarebbe etata ingente, il fatto di esporre a.Ua curiosità dei visitatori individui che il battesimo ha ormai resi simili, se non esteticamente almeno moralmente, a noi, era cosa contrastante con la missione cristiana. Questa una pallida idea' di quello che 6arà ''Esposizione delle Missioni salesiane. I visitatori no avranno impressioni ed emozioni curiose e si renderanno conto della vastità, dell'opera compiuta da quanti civilizzatori 1 che hanno qui a Torino la laro Casa, alla quale ritornano sempre, anche dopo molti anni Hi iu--.su]/.a, con «. più affettuosa tenerezza. U. P.

Persone citate: Assam, Crespi, Don Bosco, Mastrojanni, Pio Negro