Italia e Francia

Italia e Francia Italia e Francia Una colazione e due discorsi politici a Roma: e Barthou Roma, 27, notte. Per iniziativa 'dell'Oli. Tiltoni. .presidente del Senato, c del principo Di Scalea, ininir Stro delle Colonie, oggi alle ore 12,30, fi stata offerta al Circolo della Caccia, una colazione in onoro dell'ou. Luigi Barthou, cx-mmistro francese. Alla colazione hanno partecipato: Tittoni. l'ambasciatore di Francia, Casertano. Calandra. Federami, Di Scalea, Grandi, e numerose personalità politiche, dell aristocrazia -e della colonia francese. Tittoni: « Base dell'amicizia un apprezzamento equo dei rispettivi interessi 'Alla fino della colazione il presidente del Senato, sen. Tittoni, ha pronunciato un discorso, nei quale ha anzitutto ricordato una riunione alla Sorbona, nel 1916, dedicala all'Italia, ù Veffort Italien, ed alla quale parteciparono e parlarono Anatolo Francò, Barthou ed egli stesso. Quindi, rivolto all'ospite illustre, ha cosi continuato-. « Tutti sanno che voi siete un antico e fedele amico dell'Italia. Tale vi salutiamo quanti qui siamo convenuti per farvi onore. Voi giungete fra noi preceduto da un lieto auspicio: dal discorso del signor Briand,;che rivela una chiara comprensione dei criteri elio devono regolare i rapporti fra la Fran: eia e l'Italia e comporre lo questioni ni cui si trovano in contrasto gli interessi dei due paesi. Il problema non è posto oggi per la prima volta: lo hanno già meditalo quanti hanno sempre ritenuto, a ragione, che i rapporti intimi fra la Francia e l'Italia, completati da quelli dei due paesi toll'Inghilterra, iion solo sono un elemento essenziale pemantenimento della pace o per l'incremento della civiltà, rfta rispondono eziandio a reciproche necessità primordiali d'ordine essenzialmente contingento e pratico. Coloro che meditarono questo problema prima della guerra, durante la guerra e dopo la guerra, indicarono la via maestra cho occorreva percorrere per risolverla con piena, reciproca soddisfazione. Prima della guerra, il 4 luglio 1912, rispondendo in una solenne riunione alla Sorbona al signor Poincaré, io diceva: « Voi avete affermato signor presidente del Consiglio, l'amicizia fra l'Italia e. la Francia come altre volte avete fatto allusione ai legami di parentela' e di affinità che uniscono i duo paesi, affinità di ricordi, di idioma, di abitudini, di gusti. Ma queste affinità, per sè soli?, costituiscono una base troppo fragile per l'amicizia fra. le nazioni. L'amicizia tra la Francia e l'Italia devo avere una base più solida, la quale son phò essere se non mi apprezzamento equo, benevolo c costante dei rispettivi interessi politici ed economici ». Durante la guerra, il 20 febbraio 1916, parlando nell'aula del palazzo municipale di Nizza, io dicevo: « E' naturale che due grandi nazioni confinanti, non solo nei loro territori nazionali, ma anche in quelli delle loro colonie, abbiano interessi non. sempre convergenti. Ma appunto l'avvedutezza e la chiaroveggenza degli uomini di Stato deve rivelarsi neiVoccuparsi, in tempo utile, a rendere armonici tra loro tali interessi, eli (interessi del commercio, dello in dustrle,' della finanza, .delle colonie, del lavoro o dei lavoratori, devono formare tra Italia' e Francia oggetto di accordi, che sopravvivano alla guerra o siano pegno della' loro concordia e della loro unione, poiché non può concepirsi la coesistenza dell'alleanza politica e delle barriere economiche E quindi aggiungevo : « Non so, signor sindaco, se alludendo ai nostri lavoratori, voi vi rendiate conto di aver toccato le fibre più sensibili dell'animo italiano. Il popolo italiano segue con amorosa cura i suoi lavora tori, che recano in terra straniera' il tesoro delle loro attività e sobrietà. Essi sono il suo sangue più puro. Coloro cho li acco glieranmo e tratteranno comò fratelli, saranno certi di conquistare la simpatia e la riconoscmza. del popolo italiano ». E dopo la guerra ho ribadito ed ancor più specificato questi concetti. In una mia pubblicazione del l.o aprile 193-1, intitolata: « Tunisia, Tripolitania e Italia », no ho fatto la logica applicazione alla questione della cittadinanza degli italiani in Tunisia, della quale, in quel momento, discutevano la stampa italiana e francese. Io ricordo queste formule, non per vanagloria, puerile di citare mo 6tesso, ciò clic sarebbe eli un guslo discutibile, ma perchè parmi cho esso prospettino efficacemente la fisionomia che devono avere i rapporti franco-italiani e siano pienamente armoniche g concordanti colla formula sulla quale Benito Mussolini ha interpretato felicemente, conio sempre, il pensiero nazionale italiano: ogni Nazione, cho abbia esuberanti capactlà Ji progresso ò Irotia dalla sua stessa natura, via via che si intensificano le sue forze produttivo «( la luce del suo spirito, ad allargare i. termini' della propria produzione economica nel mondo, ad espandere, oltre i suoi confini, la sua potenza ed ii suo prestigio intellettuale e morale. Con questi intendimenti, con questi propositi, con sentimento di profonda e schietta amicizia, per voi e per la vostra nobile patria, leviamo il bicchiere in vostro onore ed inneggiamo alta prosperità ed aU'aweniro della Francia ». Barthou; Il sentimento e gli affari L'on. Barthou. prendendo a sua volta la puirolti, ha dichiaralo di essere prof ondarne liio coti-mosso per la cardiale accoglienza da lui ricevuta e per lo parole affettuose che .ha ascoltalo. Ha. aggiunto che ne attribuisco l'onoro alla Francia, i cui sentimenti di amicizia verso l'Italia 'non soiw-iniitati. o della cui amicizia, fedele si ilice garante. L'oratore ha affermato che, dopo 10 anni e dopo una pace, nella quale nessuno dei duo paesi ha trovato la pienezza delle proprio soddisfazioni, il sen. Tittoni ed <-g!i stesso non hanno nulla da cambiare allo parole che essi pronunciarono nel lftlC itila Sorbona sotto ia presidenza di Aliatolo Franco. Ed ha soggiunto : «L'Italia c la Francia sono legalo dalla comunanza di interessi e dalla salvaguardia di diritti, tra i quali non vi ò assolutamente nulla di incompatibile. Nessuno dei problemi ohe si presentono può a voto delie consegufiì/.i; irritanti, so viene, presa in esame la soluzione equa, secondo i procedimenti dì un metodo pratico e realistico. Non ò con il sentimento, per quanto esso sia nobile, ohe possono essere risolti problemi tecnici. Bisogna che essi siano esaminati in so stessi e, por tratlaro alcuni affari, i veri uomini ili Stalo debbono comportarsi da uomini di af1 ari. Non i: cosi, infatti, che agiscono, nello famiglie che vogliono restare unite, i fralelli ira i quali la vita può creare dei conflitti eli interessi? lo sono sicuro che le. parole dot mio amico, on. sen. Tittoni. avranno una profonda ripercussione in Francia dova la Mia autorità ha lasciato grandi ricardi. Lo mio parole si accordano con il linguaggio die il sig. Briand ha temilo alla Camera dei deputati e che esprime i sentimenti unanimi del mio paese. Noi .apprezziamo tutto il coraggio, la tenacia, la sobriclà degli operai italiani elio lavorano sul -nostro suolo, essi sono tioslri collaboratori, nostri associati, nostri amici ò nosiri fratelli. Noi ammiriamo lo sforzo magnifico di un popolo, i cui destini, i più gloriosi, debbono svilupparsi in completa armonia eoi nostri. Sevo alla saluto dell'eminente capo del Governi italiano cho io rispettosamente felicito per essere scaricato da un attentalo imbecille, bevo a tutti ■ miei cari amici di ipiesto grande pae- n e a - prora', per la loro prosperila la pace del inondo ». comune e per. Un commento ; . 'r-^ Questa manifestazióne italo-francese e con?mentala dal Giornali; d'Italia, cho lìsamirta i rapporti fra i duo Stali o prospetta le- basi di una possibile imesa. Scrive il giornale: _ » Opportunamente t'ori. Tittoni ha ricordato che questa intesa suppone, per la sua realizzazione, un reciproco riconoscimento, ira la Francia o l'Italia, del loro interessi economici e politici di vario ordine. Può diro la Francia di aver fino ad oggi riconosciuto gli interessi italiani? Possiamo affermare, certo senza volontà di polemica, che no. La liquidazione economica della guerra si è risolta non senza il vigoroso contributo poriato dalla Francia per opera del signor Clcmenceau e dei suoi collaboratori, in una perfetta negazione di ogni più cl«neuta.re interesse economico del popolo italiano. Ia comprensione dei reciproci bisogni, della quale ha parlato l'ori. Tittoni. si deve dunque praticamente indicare nei rapporti franco-italiani in un aperto, tranquillo ed amichevole riconoscimento da pai-te francesei della gravo ingiustizia fatta all'Italia e della necessità che l'Italia ha oggi di trovare .nuovi sbocchi al suo pacifico lavoro ed alla incontenibile moltiplicazione della sua razza»* 11 giornale osserva poi che la stampa, degli Stati, nei quali più si esercita l'influenza francese, e cioè quella di Praga e di Varsavia, corno oggi quella di'Costantinopoli, ha: avuto per l'Italia attitudini assai poco amichevoli dirette a rappresentare la sua politica cerno, una minaccia per la pace d'Europa. Uuindi cosi conclude: ^ " « VoiTcìruno dunque cho da parte Pellai Francia ci fossero net riguardi dell'Italia meno ostinata diffidenza' e meno attive manovre di politica, troppo gelosa ed ostile. -1B problema degli italiani.di Tunisi che è problema del sospetto francese contro la Na-zionc italiana, e quello dei rottami di ferro,, che 6 problema di monopolio economico di concorrenza della industria franceso contro quella italiana, entrano essi pure in .questa premessa.». Interpretazioni fasciste) dei trattato russo-tedesco jj Roma, 27, notte'.. II. trattato russo-germanico e quello polaccoromeno, stipulati a distanza di uft meso uno dall'altro e conosciuti contemporaneamente) nel loro testo, richiamano in partieolàro modo l'attenzione della stampa romana. Pur. considerando i documenti in rapporto ■ «Ilei particolari posizioni dejrli Stati contraenti,;' gli ufficiosi insistono essenzialmente nella loto tesi anti-societaria ed anti-locamistà,. E' quesia, infatti, la nota prevalente nei giornali ministeriali. « Difesa contro la potiti» societaria » * Così, La Tribuna, in un articolo del sua'di rettore, scrive che il trattato russo-tedesco è di reciproca neutralità e non può sorpren-, dere, dati i precedenti che mettono in lucei l'impotenza delia Società dello Nazioni, tàn-to più che, contemporaneamente, Polonia aiRomania, membri della Società concludono»» un trattato di mutua assistenza. Circa il va-lorc politico del trattato L'd Tribuna afferma:! « Per la Germania, è una maggioro affermazione di autonomia, sottolineata daUe- vh cende ginevrino, poiché la Germania approfitta della sospensione dell'entrata nella «So» cietà per costituirvi una specie di prefazione: la neutralità reciproca con la Russia'dfl fronte agii obblighi della Società. Por ia Russia, è una difesa contro la politica societaria^ in, quanto questa, corno ha dichiarato Litvinoff, possa avere una tendenza ant'-rufisa* Ma anche questa considerazione esiluclu ap-i piazzamenti categorici e contrapposizione dS blocchi di potenze. Anzi, da un certo P'mtot di vista, può dirsi che, come la decisione! dell'ori. Mussolini di riconoscere, il Governo di Mosca è stata non solo un atto di chiaroveggenza realistica, ma anche uu colpo duro all'azione del socialismo internàziona-le, che del riconosci mento dei Sovieti voleva* fare un fatto di rivoluziono classista interna per ciascun Stato e non uu fatto di ristabilimento. di rapporti internazionali su forze efficienti, cosi il trattato di reciproca neu-». tralìtà Ira lu Russia e la Germania può ri* solversi in una riduzione di quella antitesi.societaria ed anti-societaria. che è uno dei1 tanti stomachevoli ludi della social-democra. zia massonica ». Una nota del Giornale 'd'Udita, definisce' i5: trattalo un trattato di resistenza, poiché non essendo diretto' contro alcun Staio, rappresenta evidentemente una mossa concordala; di resistenza contro Locamo e là Società delle Nazioni ed alcimo suo particolari ed eventuali affermazioni. Ricorda il giornale che! tutti gii accordi di Locamo sì Condono, 'peri la loro funzione, sulla premessa di un'ade» siono della Germania alla Società delle Nazioni e elio talo adesione suppone, a sua volta, che Ja Germania si impegni di eseguire; tutti gii obblighi che Jó derivano dallo sta'tuto ginevrino, cho nell'art. V, prevede- W partecipazione di ciascun stato a quell'azione armata che fosso decisa dalla Società, eri aggiungo: « Il trattato russo-tsdeseo, ora concluso.prevedo, invece, coll'art. ~ una perfetta neutralità tra la Russia e la Germania nel caso cho uno dei due Stali dovesse essere aggredito. Se dunque la Società delle Nazioni dovesse decidere un'azione armata contro la' Itiissi.i, essa non potrebbe faro passare lo surtruppe attraverso il territorio germanico. Contro questa interpretazione, cho. ci suggerisce la lettura del testo dcll'eccordo. non abbiamo trovato sufficienti chiarimenti. L'incertezza ha un particolare valore per la Poloni;!. Se la Russia attacca la Polonia, corqéi potrà la Società dello N'azioni a particolàr-' mento la Francia inviare dei soccorsi al Go«' verno di Varsavia? ». Nella nota, dell'organo della sera è infin'S detto che, al di là di questo punto positivo^. da rilevare, corno :1 trattato 6agnt unaì ripresa di attivila diplomatica della Russia-, In quanto all'Italia il trattato la trova pre« sento nel valutare le varie correnti politicho' dell'ora attuale. «In aria tutte le liocorno>> Il Lavoro d'Italia definisco i due trattati dal punto di vista del diritto societario- in» tet-nazionale di netta e precisa opposizione g nota che la Germania e la Russia, si uniecoaas perché hanno degli interessi comuni a dannai' di terzi più potenti dello loro divergenze*, mentre la Romania e la Polonia cercano di' tc.n<T teste alla nuova situazione nei ilmitil dello loro capacità. Ed aggiunge: ' ; « 11 sistema dei trattati particolari riprendo fatalmente la sua rivincita, mandando irt aria tutto lo Locamo del passato, e dell'avvenire. Ciò è naturale: il contrario sarebbe*

Persone citate: Benito Mussolini, Briand, Casertano, Luigi Barthou, Mussolini, Pellai Francia, Poincaré