Africa antica

Africa antica Africa antica Dietro alle coste ormai purgate dai piJ'atà, dietro ai porti branchi e ai grandi « Palaces >i di Casablanca, l'Africa pareva pacificate..- I doganieri e i riprovatoli del dazio che ?a Amministrazione francese trae in tanta copia dalla sua .isola di Corsica, disiimpegnavano ogni giorno le loro funzioni negli uffici del Marocco, con lo grandi brachesse, e le uniformi un tantino sporche di « tabac caporal », assolutamente comie se fossero stati a prestar servizio in un ufficio del Continente. A Londra, nella sede centrale da Cook, Olgate Circuis, erano distribuiti i programmi dei viaggii di piacere in aiuto, dal Marocco in Algeria, per la grande strada che da Fez raggiunge la provincia di CostaniUna., o le tariffe relative e variabili, secondo che ii signori viaggiatori intendevano portarsi dietro più o meno di quaranta, chilogrammi di bagaglio perso¬ nale. Niella Gormaniia Renana, gli arruo I latori della Legione Straniera cercavano lanzichenecchi tedeschi, vecchio costume: e ai poveri ragazzi disoccupati di Ludwigsj.baferj. c dei Palatinato dicevano, che cr j-mai, laggiù, ai confini del Marocco, le gUiawiiigionii dei legionari erano delle vere, piccole villeggiature, con la sala di tettarla e di « foyer du soldat »; e mostravano alile reclute un'Africa pittoresca, con molto sole, con molti frutti del Sud, con molti datteri, con molto palme, con molto di quelle cose por cui il tedesco si arruolerà sempre nella Legione straniera. D'altronde, nelle promozioni di Saint-Cyr .brillavano, da parecchi anni, i nomi dei giovani ostaggi, che la Terza Repubblica aveva ottenuto dalle grandi famiglie moresche; ma non comparivano come nomi di ostaggi, bensì corno nomi di ufficiali, ansiosi di servare la bandiera su cui sta scritto « Honneur et Patrie u, e di frequentare i corsi di perfczionameaito dall'arma di cavaUeria a Angoulème. Nel maggio del '25, era condotta solennemente agli Invalidi la ! prima macchina Citroen, che aveva traversato il Sahara; era collocata là, nel primo atrio a sinistra della gran Corte d'onore, con tanto di lapide che parla dell'Africa aperta, civiilizzata, nuova, trasformata dalla tecnica, domata dai motori. Il Maresciallo Lyautey, nei riposi concessigli dalla sua carica di Residente presso il Maghzen, raccoglieva frantumi di stele romane e antiche armi dissepolte per costituire un Museo intitolato alla Terza Legione Augusta e al suo; poiché egli si teneva senz'altro per legittimo ed intiero erede dei proconsoli romana. Quando andava a Parigi, era onorato precisamente come un proconsole vittorioso e pacificatore; deposita la tanica azzurra e stellata, egli indossava l'obito verde, ed era accolto sotto la cupola deirAccademia come da iiappreeeiitanUs idealo dell'impero di Mauritania; dallo tribune le signore apprezzavano la sua pelle conciata e glabra di coloniale, la sua taglia sottile e pieghevole di antico ufficiale degli « chassemrs », al garbo perfetto con cui le frangile della gran fascia rossa della Legion d'Onore, in amoerro e in raso, gli cadevano sul fianco, accanto all'elsa, dell'innocuo spadino. L'Africa antica, dov'era? A Parigi, dapprincipio, quando, un anno fa, ii Riffani assalirono la zona francese del protettorato, diedero delle spiegazioni storiche, o inventarono dello parole nuove. « Sono le solite scorrerie di frontiera, che i Riffani compiono, all'epoca dei raccoltri ». — « E' un episodio della nostra conquista coloniale; no abbiamo già superati tanti!». — <f Sono dai briganti, abituati a yimeorc gli spagnuoli; gnà, gli spagnuoli, da quando hanno abbandonato lo studio della teologia, non capiscono più niente ». Altri dicevano: « Calma, calma; è un secondo caso Abdcl-Kader: « je corinais ea ». Altri dicevano: « No, adagio-, non è una invasioaio. Sono delle infiltrazioni; « ea fait une diffe.rence ». Intanto si voleva mandare laggiù un generale nuovo, Nattliii; Naulin era in provincia, doveva dar le consegne, andò a Parigi, tornò in provincia, traccheggiò, ritardò; — dev'essere un fino uomo. Parti invece Pétaiin, con una di quello missioni impreci-se e indefinito, cui si ricorro nei momenti difficili, quando nessun generalo può assumere l'incarico preciso e definitivo di vincere. Parti Palnlevé, in aeroplano, col dischetto di cuoio da aviatore, sul capos i giornalisti lo fotografarono al¬ l'aerodromo del Rourget E partirono, infine, dei battaglioni, rastrellati in fretta, e furia nelle guarnigioni metropolitane; prima si cercarono i volontari, poi si scelsero, in ogni compagnia, tatti i soldati il cui nome cominciava con una iniziale sorteggiata, poi si prese tatti, anche quelli con una iniziale non sorteggiata mai; perchè laggiù c'era bisogno di gente, di tanta gente; i Riffani erano nell'Alto Ouerg, i Riffani bruciavano le piantagioni dei Beni Zeroual, i Riffani facevano sollevane i Beni Térouel, i Riffani eTano sopra Taza, i Riffani erano sopra Fez; nelle cartine geografiche dei giornali, di questi nomi stravaganti ne comparivano sempre dei nuovi, con l'aggiunta che i Riffani c'erano arrivati. Altro che inifiltrazioni! « C'est urne bonine blague i>. Era la guerra grande, la guerra completa; la guerra che durò per tutte, restate, che riassorbi succhi per tutto l'inverno, che Tigermogldd, con qualche fucilata solitaria, questa primavera; che attende, col pretesto di qualche trattativa, il rigoglio della prcissima estate. La guerra africana. Allora, l'Europa volte regalare ad ogni costo delle ideo ad Abd-el-Krim. Tutto un gran popolo vinto lo definì un vendicatore di Versailles; i giornali tedeschi furono e sono pieni di corrispondenze, stampate in quei soliti caratteeri gotici pidocchiosamente minuti, con un riassunto sistematico delle idee di Abd-el-Krim in materia di autodecisione e di autonomia delle minoranze nazionali oppresse: Abdel-Krim come epigono di Wilson. Gli interpreti autorizzati dalla Terza Internazionale spiegarono, come il comunismo, battuto nelle grandi capitali europee, avesse trovato nei monti del Riff un vindice : Abdel-Krim, come epigono di Marx. E molti europei infine, più semplicemente, ammirarono le innovazioni belliche di questo capo africano: lessero con interesse ch'egli ha il suo Quartier Generale, il suo Stato Maggiore, i suoi servizi logistici; che nella sua tenda da campo consulta carte topografiche, e dà ordini al telefono, assolutamente come un generale europeo; che si intende di miniere, che suo fratello è ingegnere con tanto di laurea, che sa piazzare egregiamente una batteria di grosso calibro. Ma questo capo africano, dunque, è un uomo moderno! Abd-el-Krim come epigono della tecnica. Un deputato italiano andò da lui, è gli parlò di Mazzini, della repubblica, e del principio della nazionalità; il moro ascoltò gravemente, in silenzio. Un avventuriero inglese andò da lui, e gli parlò della Lega delle Nazioni, questa grande amflzionia di uomini saggi e prudenti, che si raduna, quando la stagione muta, in riva ad un lago azzurro, ed assicura la felicità e la pace dei piccoli popoli; il moro ascoltò anche costui, gravemente, in silenzio. Tutte le ideologie, tutte le dottrine, tutte le .passioni e gli interessi dell'Occidente mandano, da un anno, i loro emissari e i loro propagandisti alla soglia della sua tenda barbarica : a tutti i visitatori egli dona un turbante e un manto di lana bianca filata, affinchè essi possano farsi fotografare in costume completo di Riflano; e a tutti egli impartisce le sue risposte dolci e soavi, che soddisfano tatti i gusti: sicuro, la pace è il sommo bene, la pace è la benedizione di Dio; pace e pane, pace e libertà. Sicuro, il progresso è una cosa eccellente, non altro egli chiede, appunto: pacifico sviluppo economico, lavoro per tatti, le miniere dei suoi monti a disposiziono della ricostruzione europea, del proletariato mondiale, dei popoli oppressi, dalla Lega dello Nazioni... Ma quando si rivolge alla gente della sua razza, egli incomincia i suoi proclami cosi, secondo lo stile tradizionale: « Io sono Abd-el-Krim, figlio di Abd-elKader, della famiglia degli Jatabl, delle tribù dei Ben Urriaghòl, fedele del Profeta ». Egli è, in realtà, anche qualche cosa di più di questo. E' il grande guerriero della razza berbera, radicata da millenni sui monti dell'Africa settentrionale, sulle pendici dell'Atlante. E' l'erede degli antichi re, che portavano come lui la barbetta ricciuta e rada attorno al mento, e i cerchietti d'oro allo orecchie, e si divertivano a fare crocifiggere i leoni catturati, i suoi gucr- rieri, un tempo furono chiamati Nùmidi S Mauri, Getali e Garamanti: oggi li conosciamo come Riffani; ma il sangue è lo' stesso, e alla primavera essi guardano dalle montagne sterili i colti delle vallate, coftla stessa cupidigia di quegli antichi predatori. I suoi predecessori sono illustri; si chiamarono Massinissa, Siface, Boco è Giugurta. La fama guerriera della sua 6tirpe ha dei documenti di prova cospicui; le storie di Roma. R suo biografo è Sallustio. La ammirazione vaga che quell'uomo solleva in Europa, è la stessa di quella che tra riga e riga trema nella paludata prosa dello scrittore latino, quando Giugurta entra in scena: uPollcns viribust decora facie... », Di secolo in secolo, sempre, i poveri popoli sedentari e civili, noiatì della pace, anelano ad essere umiliati e percossi da un barbaro bello cosi. Come Giugurta. Abd-el-Krim è un avversario completo. Egli conosce l'Europa, conosce rOccideiite. Suo fratello studiò ingegneria a Madrid, suo padre, per lunghi anni, trattò concessioni minerarie coi Mannesman; la sua era una famiglia moresca' ammessa, come l'antica di Giugurta, nelia alleanza dei conquistatori europei. Egli stesso, fu impiegato degli spagnuoli, fui loro ostaggio, ne frequentò gli uffici e 1 campi. E come l'antico re Numida, fu anch'egli in Praetoraim abductum, fu invitato alla mensa dei signori ufficiali, a Melina, a Tetuan, nei Presidios. Per lunghi anni, egli sostenne la parte del moro fedele: e più d'un generale di Spagna deva aver detto di lui, come Scipione di GJa-> gurta, nobis ob merita sua earjis. est,- H suo merito ce lo ha reso caro. Gli diedero perfino da dirigere un giornale di propaganda, in arabo, per la popolazione indigena. Ed è in questa, sua eoo», suetudine di vita europea, ch'egli vide tutte le tare e tutte le fessure dell'Occidente, coni la terribilo penetrazione di Giugurta, in visita a Roma. Giugurta duemila anni prima, aveva pesato con una occhiata ScaurOj aveva fiutato il debole di Bebiò tribuno, di Opimio Senatore, di Calpnarnid proconsole, aveva compreso per qual gioco) di molle segrete si potesse far votare il Senato, far funzionare a piacimento gli Ottimati, far cadere nel nulla il voto dei comizi, arrestare la marcia delle legioni, paralizzare la gran macchina della potenza! romana:': poi era tornato in Africa, e aveva ripreso la guerra. Abd-el-Krim, negli anni passati nei Presidios spagnoli, fece le stesse esperienze : imparò a conoscere la stampa di Parigi e di Madrid, le tariffe degli articoli « autorevoli » e « sintomatici »; imparò a distinguere i partiti, e le loro formule; chi sono quelli che in Spagna gridano sempre « Gue/xa guerra al inflel Marrogiti », e perchè, e obi sono quegli altr che a Parigi sono pronti a gridare « A' vas la guerre », e perchè; indovinò i parlamenti di Europa e i loro intrighi, i ministeri e le loro combinazioni, gli uomini politici e i loro interessi: quali parole sia necessario rivolgare ai nuovi tribuni dot popolo, per. averli amici, quali minacce ai nuovi Ottimati per averli acquiescenti* quali molle toccare per rendere Briand esitante e Painlevò incerto, quali meccanismi di ciarle smuovere per far nascere tumuliti sui boulevards di Parigi, o per far scop* piare qualche bomba sovversiva, nei sobborghi di Barcellona, quali pedali premerei per paralizzare tutto lo sforzo di grandi armate ed umiliare la potenza delle grandi nazioni di Occidente. Questo apprese il moro, negli anni di Melila; poi tornò trai la sua gente. Battè gli spagnuoli a Monte Hazon, li massacrò a Monto Arruit, sconfisse un maresciallo di Francia. Non è vinto ancora. Egli ritrovò i guerrieri, di cui parte, Sallustio, e il modo di guerreggiare, che Sallustio descrive. L'avanzata delle colonna francesi al Marocco ripete, punto per punto, gli episodi delle avanzate delle colonne romane. Tutto, a prima vista, è tranquillo: gli uomini delle tribù sottomesse pascolano i loro armenti, i caid si prestano volenterosi alle requisizioni, sono perfino parati frumentum dare, pronti ad offrire da mangiare. Poi, d'un tratto, qualche legionario lascialo indietro è ammazzato: le pendici dei monti silenziosi e pietrosi paiono pullulare di numidi o di riffani. Si sono infiltrali » fin qui! E cornei «W'iM*toi»pI « l'vstnA latrocinio.