Il rinvio di Ginevra

Il rinvio di Ginevra Il rinvio di Ginevra Non è ancora un mese che, mentre si addensavano all'orizzonte i nembi da cui tu oscurato il cielo della assemblea ginevrina, io scrivevo su queste colonne che la Società delle Nazioni, per l'ingrosso delle grandi potenze finora assenti, e prima fra esse la Germania, avrebbe, probabilmente finita la sua tranquilla esistenza, per diventare campo di fiere rivalità internazionali. La Società delle Nazioni, dicevo, sarà inessa certamente a dura prova e si constaterà se essa nelle attuali condizioni possa avere efficacia di compiti e possibilità d'anione pratica nel campo delle collaborazioni politiche ed economiche e della risoluzione dei conflitti internazionali. Prevedevo un temporale, anche con tuoni e lampi — e non mancarono, se sono vere le sfuriate di Chamberlain — dopo il (piale però ritornasse una qualche serenità di cielo e di animi, ma non certo che esso si risolvesse invece in una pioggerella fredda e molesta, che durerà fino a settembre, protraeudo una situazione di incertezza e di irritazione, che le inevitabili recriminazioni potranno anche acuire. Infatti se e probabile che nel frattempo molli spigoli della questione rimasta insoluta possano smussarsi, c certi punti di vista, in cui oggi ciascuna delle parti si trovava impegnala, possano modificarsi e attenuarsi, dissipandosi suscettibilità e intransi•genze, è però anche certo che le ripercussioni di questo insuccesso nelle opinioni pubbliche e nelle situazioni politiche dei diversi paesi potranno impedire che a settembre si ritrovino quegli stessi uomini the, avendo compiuta l'opera di Locamo, hanno la sincera volontà di portarla a compimento colla entrata della Germania nella Società "delle Nazioni. Il cpsidétto spirito di Locamo trova ovunque avversioni e dileggi, e a molti non sembra vero di poterne conclamare il fallimento. In Germania il Governo di Luther e di Stresemann è fieramente combattuto dai nazionalisti, come rinunciatario e remissivo. Il non aver la Germania varcata la soglia della Società delle Nazioni, dopo che le fu imposto a Locamo di chiedere di esservi aiamessa, non sarà certo Jà considerato come un successo di quella politica di conciliazione, che fu voluta dal governo di Luther, ma che ò avversata dalle correnti di opinione pubblica che chiamarono alla Presidenza del Reich il Maresciallo Hindenburg e che subiscono il governo cosidetto neutro. Durante Je fasi alterne della contesa di Ginevra e mentre vi ei svolgeva con sagace prudenza l'opera dell'ori. Scialoja, capo della nostra delegazione, era nostro dovere di astenerci dal sostenere qualsiasi punto di vista. Quando il governo del paese è impegnato in una vicenda di politica estera, a tutti si impone il maggiore riserbo. yon parlare al manovratore, si disse una volta con frase che ebbe fortuna. Ma oggi, poiché ogni paese, liberato dalle strettoie anguste del dibattito dei passati giorni, ha ripresa la sua libertà d'azione, risorge la opportunità dell'esame della situazione. E questo non tanto per il passato, quanto per l'avvenire. Lfinsuccesso della Assemblea che era stata convocata, per deliberare quella ammissione nella Società delle Nazioni della Germania, che invece dovette rinviarsi, ò chtrachattMdecanamstoFiidiPoSlmDail legmciemzavonotrlachgoditi leetzaluadstfoesgimsinqucrdloNtrcl'zra" sCmecomnlppbsdnIauColSda attribuirsi ad equivoci nella imposta-) W«ione della questione e ad errori di metodo c!re portarono ad una situazione diventata per il momento inestricabile. Da una parte la Germania sosteneva che se a Locamo le si era imposto di chiedere l'ammissione alla Società delle daeNazioni, colla promessa di un seggio per-1 ' manente, nessuna modificazione doveva introdursi nella struttura istituzionale della Lega prima che essa vi entrasse, e nemmeno le si poteva chiedere di impegnarsi al riguardo preventivamente. Dall'altra le Nazioni che hanno battuto così insistentemente alla porta del Consiglio della Società delle Nazioni, per avervi un seggio permanente, contemporaneamente alla ammissione della Germania, invocavano la priorità delle loro domande e ponevano innanzi ragioni di merito non trascurabili. Inoltre esse si erano ormai impegnate a fondo, non essendosi fin dal principio opposta la pregiudiziale assoluta che nell'assemblea straordinaria convocata per l'ammissione della Germania non potesse esaminarsi alcuna altra questione. Sicché per errori di procedura e per la inconciliabilità delle opposte tesi, in cui le parti si erano irrigidite, si giunse a che nazioni rispetto alle quali i patti di Locamo rappresentavano un po' una res aliena, e ben più importante delle loro pretese, impedirono per ora, e senza che possa darsene loro tutto il torto, l'esecuzione dèi patti stessi. Molta acqua passerà sotto i ponti prima di Settembre, e forte l'indugio non sarà inutile se varrà a fare riflettere ohe certe intemperanze ostacolarono l'ammissione attuale della Germania nella Società delle Nazioni, suscitando diffidenze e reazioni. li dibattito ha avuto una eco che si e ripercosso sull'avvenire della Società delle Nazioni. Essa ha i suoi fanatici e i suoi scettici. Crediamo che la verità stia ancora, una volta nel mezzo, e che la Società delle Nazioni rappresenti il più gran, de sforzo iinora compiuto per creare una organizzazione imperniatale ed una collaborazione internazionale, i cui compiti sono troppo chiari perché siano contesta*bili. La Società delle Nazioni ha affrontato molti problemi di carattere internazionale, anzitutto nel campo economico, finanziario, giuridico e sociale, per i quali la esistenza di una organizzazione internazionale agevola la procedura e lo soluzioni. La vita moderna si rende ogni giorno più complessa e, malgrado tutto, più solidale, mentre le relazioni intemazionali diventa»» Fetnpre più serrate e vaste, di guisa a o a ò che vi 6 tutta una sfera di problemi che trascendono i confini dei singoli Stati e che devono trovare una organizzazione attrezzata e predisposta per risolverli. Ma anche nel campo politico la Società delle Nazioni ha già dimostrata la sua efficacia risolvendo acuite contese ed allontanando immediati pericoli di conflitti armati. Dasti ricordare clic es.:-a ha composto la questione delle Isole Alami fra la FiinInnd.ia e la Svezia, quella della regione di Vilna e del territorio di Meme!, fra la Polonia e la Lituania, quella della Alta Slesia fra la Germania e la Polonia e numerosi contrasti di! frontiera fra ti paesi Danubiani. Anche recentemente fu risolto il conflitto bulgaro-greco, ed un ordirne telegrafico del senatore Scialoja, in quel momento Presidente del Consiglio della Società, poteva arrestare di colpo operazioni militari già in corso. E' vero che questi crono conflitti localizzati fra potenze secondarie, ma quante volte grandi incendi internazionali non sono sitati acoesi da piccolo scintille? D'altra parte anche per lo maggiori potenze, la Società delle Nazioni offre un modo, che altrianentii mancherebbe, ai capi di governo di munirsi direttamente e periodicamente per l'esame delle più importanti questioni internazionali. Malgrado tutte le difficoltà e le suscettibilità, l'ambiente etesso ed il clima di una grande organizzazione permanente internazionale, che lutti più o meno subiscono, sono destinati ad avvicinare gradualmente i punti di vista, a smussarne gli angoli, a realizzare formulo a maino a mano più concrete e ad estenderò successivamente gli .accordi raggiunti, su un terreno non puramente sentimentale e teorico. Sono questi legami che si creano e si intrecciano giorno per giorno e che possono alimentare una più tranquilla atmosfera politica internazionale e creare remore e resistenze allo scatenarsi dei conflitti armati. ■• Ritorniamo perciò che senza esagerare lo attuali possibilità della Società delle Nazioni, non possa e non debba l'Italia trovarsi fra i su ci avversari palesi od occulti e cercare di sminuirne o screditarne l'azione. D'altra parte in questo organizzazioni o si resta per collaborarvi eincera-mente o è meglio uscirne. " E se così è, occorre che d'Italia considera se le giovi che sii estenda ed allarghi il Consiglio della Società delle Nazioni, aumentandosene 1 seggi Sila permanieniti che elettivi. Non lo crediamo. Anzitutto porcile si aprirebbe una gara che non sii sa ove si fermerebbe se alcuno dei seggi permanenti fosse attribuito ad altri paesi che non siano le maggiori potenze. Il trattato di Versailles, da cui nacque la Società delle Nazioni, attribuiva i seggi permanenti del Consiglio alle sole grandi potenze coinvolte nella guerra e responsabili della pace. L'estenderli ad altri Stati significa attribuire a ciascuno di questi un diritto permanente di veto nella risoluzione delle grandi questioni internazionali. Inoltre la atessa base della Società delle Naaionii, che è riposta nella necessità della unanimità dei voti nelle deliberazioni del Consiglio sarebbe vulnerata, diventando oltremodo difficile raggiungerla. Ma se la unaniimità non fosse più richiesta, la Società dello Nazioni ben presto si spez. ticglé .Sefastenacounpetae mtrorriinpeunsiQpaprSoreLcilainndpmciJlilqacrissC-) W^h*.^J^J^J!^^^^!!^^ o a a i e dalle, grandi Potenze, in gara fra loro per attrarre niella loro orbita d'influenza, agli effetti della maggioranza, gli Stati minori. Si accentuerebbero nella Lega le coalizioni e gli aggruppamenti e se ne romperebbe la. unità. L'esigenza della unanimità intrai. -1 eia talvolta la risoluzione delle controver- ' sie, o impone, come oggi, dei rinvìi, ma a e e lsì o n e aoamal ona ea ui he oes ro he uer a ze elni, e el i ia on, na ati a*to e, asiioni. più le, ensa impedisco che vi siano dei vinti ò dei vincitori, e rende impossibili Je sopraffazioni ed invece necessari i compromessi, le transazioni ed il contemperamento dei rispetti, vi punti di vista. Il sostiluiro alla unanimità la maggio, ranza, sarebbe certamente funesto alla Società delle Nazioni e forse poco utile all'Italia. Il nostro paese, che non ha solo degli amici nella Società delle Nazio ni, vi trova la sua salvaguardia nella est genza della unanimità, che le dà la più sicura tutela di fronte alle Potenze maggióri ed a qualsiasi altrui pretesa. Questi punti di vista ci sembra non possano essere trascurati per quando,la questione sarà ripresa in esame. Per intanto vorremmo che il rinvio di oggi nulla lacerasse delle trame'di pace così faticosamente intessuto negli ultimi tempi. Lo afferma il comunicato di Ginevra, che porta anche la firma dell'Italia. MARCELLO SOLERI dnaLcdmSHnrPcsspdDichiarazioni dell'on. Grandi e polemiche romane Rtìma, 20, notte. Con. Grandi ha fatto lo seguenti dichiarazioni nlVImperu t~ulla riunione di Ginevra: « \ Ginevra ed a Locamo, come dappertutto, nella mia azione di rappresentante dell'Jtalia non Ito avuto altra preoccupazione epe quella di cs'erc l'esecutop» fedele degli ordini del mio capo, ili essere costantemente degno della fiducia die egli ha riposto nell'opera mia; ululila altro che questo. Dovumiue — ed a Ginevra soprattutto — ho constalato in modo classico come il fascismo sia uscito dall'ambito delle lotte politiche interne per divenire un fenomeno europeo e mondiale, l/on. Mussolini è molto ili più di un capo di Governo di una grande Potenza; egli è davvero -- in mezzo alla confusione del decadutile purltimentairisino europeo — il creatore di un nuovo ardine politico ed il suscitatole di un nuovo tipo umano. Bisogna che i fascisti non si indugino nulle sterili passioni delle natie parrocchie; bisogna mentire universalmente. Qui e non altrove sta il 6enso della rivoluzione creatrice ». Intanto, le polemiche sollevate dalla campagna nazionalista contro la Lega hanno ancora qualche strascico. Il Mondo, nel suo editoriale odieirno, iscrive: ■ La campagna sferrati., con sorprendente mimetismo, dai vari mazionaliSini contro 'a Lega delle Nazioni, unuliene in sé qualcosa di assurdo e di grottesco insieme, perché in realtà non si comprende come ciò che giova ai nazionalismo ili un paese giovi altresì agli aliti, a meno che questa politica co- mune non sia la guerra per la gueirra. Ma se la guerra deve mirare a scopi Imperialistici, si vorrebbe conoscere dai nostri nazionalisti come essi concililno Je loro particolari finalità con quelle contrastanti degli altri ». Il giornale osserva quindi ebe ben diversa é la posizione delle democrazie di fronte alla .Serietà delle Nazioni, in quanto — avendo fatto la pace — si trovano d'accorrlo nel sostenere un Istituto che 6i propone tale finalità. Il giornale rileva che un eventuale conflitto non potrebbe ossero circoscritto ad un certo numero ili nazioni, dlretliimente impegnate nella contesa, poiché (data la stretta interdipendenza degli interessi economici e politici) nessuna nazione, specie tra lo maggiori, potrebbe forse conservare la neutralità. Il Movili quindi cosi c/include: « Deriva da queste eonslderiHionl che, da ora innanzi, nqji appena si avvertisse il pericolo 'D'incendio in qualche'settore (cioccle in questo nosti'o continente cosi aujrnsto e pertanto cosi propizio a crii urti dei popoli), una .Società dello Nazioni verrebbe a formarsi automaticamente per la difesa della pace. Quello che e sorprendente si <'i che la campagna si sia sfrenata nel nostro paese proprio quando l'ingresso della Germania nella Società delle Nazioni avrebbe dovuto colmare le lacune che sono indite nel Patto di Locairno, lacune che a suo tempo .furono precisamente rilevate dalla stampa democratica, la quale osservò che il Patto doveva essere integrato dagli obblighi che la Germania veniva ad assumere entrando nella Società delle Nazioni. Ora, come spiegare il compiacimento della stampa nazionalista ner. il mancato ingresso della Germania nella Società delle Nazioni nello stesso tempo in cui Jl Governo riconferma la sua fede nel. Patto ili Locamo? Che razza di politica Asarebbe quella che non si preoccupasse dL/nuocere agli interessi d'Italia pur di inseguire io chimere di una dottrina, o di ghioco.ro di ripicco con questa o quella Potenza, su questioni_yitali per il nostro paese ». iu,un articolo stioiu vitali per il nostro pi La Tribuna-Idea S'azionale, del suo direttore, occupandosi del rapporto dell'ambasciatolo americano .a Londra, Hougbioji, sul fallimento di Ginevra (rapporto roso pubblico a Washington), scrive: « Non ce ne doliamo affatto, perchè ci pare che — nel mettere in chiaro Je reciproche opinioni e posizioni — si guadagni almeno quel lauto che ò liberazione dalli: pastoie rcjpriche e dalle, stucchevoli ipocrisie con cui la politica societaria delia, socialdemocrazia inganna e s'inganna. L'ambasciatore americano, negando alla. Società delle Nazioni la possibilità di inventare uno strumento per l organizzazione della pace, dimentica che la Società delle N'azioni fu imposta da Wilson. Facendo culpa alla Germania di cercare una politica di alleanze antlsocietaria, dimenlieti che l'America •'; uno Stato pregiuilizia.lmi'iitc tintisociotario. Infine, protendendo ili dcmiihciare i propositi militaristici degli Stati che nuu Intendono discutere il problema, ilei disarmo non .ricorda, che in realtà la famnoii Conferenza di Washington ò stata semplicemente la fine, ufficiala dell'assoluta supremazia navale già posseduta dalI Inghilterra e la consacrazione — imposta dagli Stati Uniti — dello, parità navale fra le (tuo. grandi flotte anglosassoni. » Gli elementi anglocussoni pretendono troppo di valersi della loro potenza per continuare Dell'abusato espedisnlc. di nascondere la. realizzazione di scopi particolaristici dietro la realizzazione di interessi comuni, c questo è evidente noi problema del disarmo, che è proposto come consolidamento irrevocabile del dominio imperiale anglosassone. Oneste, osservazioni erano necessarie mi inerito alle singole afférmazioni del rapporto, che viene a testimonJare (.so pur ve ne fosse bisogno) dei giudizio elio deve darsi sugli avvenimenti eli Ginevra, i quali sono gin stali Interpretati negli Stati Uniti come un contributo a quella politica extra-europea che (comunque la si esamini) costituisce un'atroce smentita alle ideologìa wilsoinane intese sotto 1.1 duplice aspetto di puerilità, originale e di complice imbecillità della socialdemocrazia europea ».

Persone citate: Alami, Chamberlain, Mussolini, Scialoja