Il significato dell'Università

Il significato dell'Università Il significato dell'Università Itaa quelle che si sogliono chiama™ professioni libarailii, quella rlol medico è la più «nfaioa; medioi se ne trovano si può dire presso tiutbi i popodi, in ogni tempo, in ogni stia/dio di coltura ; medici s'intende ne] significato largo della parola, cioè uomini che fanno professione di curare le malattie, con qualsiasi sistema razionalo, o irrazionale, con qualsiasi risultato o siotxro o illusorio. iti pruni tivi esercenti dell'arte de! onraire in qualche caso si formano da se stessi e procacciano notorietà e confidenza coi mezzi (e sono molti) coi quali ci si impone alila credulità ; ma nella massima parte dei casi, e soprattutto nei popoli già usciti dallo stato selvaggio, i modici si formano sotto la scorta d'altri medici più anziani i quali impartiscono a loro le loro cognizioni c la loro gloria. La professione è spesso ereditaria nelle famiglie. Insomma; il sapere del medico talora appare come urna prerogativa individuale e quasi un dono divino ; ma più spesso è trasmesso da chi io possiede, come una specie di beneficio che trapassa per lo più al discendente diretto o in sua mancanza ad altri che ne sia stimato degno. Fra gli scritti attribuiti a Ippocrate, il quale visse fra il quinto e quarto secolo avanti Cristo, uno ne esiste che ci dice come fosse ordinato l'insegnamento medico. Esso contiene la formula del giuramento che fa l'allievo nel momento in cui è ammesso alla scuola di Ippocrate ; egli giura di considerare il suo maestro come un padre, e i figli di lui come suoi fratelli; e si obbliga a non impartire le cognizioni che acquisterà alla scuola se non ai figli del suo maestro, e ai proprii figli e a quelli che saranno ammessi alla scuola sotto il vincolo dello stesso giuramento. Il sapere medico è dunque strettamente custodito nella cerchia di famiglia dell'insegnante, alla quale possono essere aggregati estranei purché entrino a far parte di questa famiglia spirituale ; il sapere non deve uscire da questa accolta di adepti; è un patrimonio comune e segreto. Vi sono molte ragioni che inducono a credere che anche altro nozioni di ordine scientifico, matematiche, fisiche, tanto teoriche, quanto pratiche cioè relative a procedimenti tecnici speciali inerenti ad alcune industrie, fossero tenute chiuse nella cerchia di uno stretto nucleo di persone. Per ottenere che il segreto non fosse propalato, alcune nozioni si trasmettevano a voce; o se erano scritte,, i testi evano destinati ai sali adepti che li custodivano gelosamente; talora, e massime quando si trattava di processi industriali, lavoro dei metalli, fabbricazione del vetro, di colori, ecc. ecc. che dovevano affidarsi a persone estraneo, si adottavano altri accorgimenti atti a mantenere il segreto. Anche oggidì, in molte fabbriche — massime di prodotti chimici — vi sono secreti ohe solo i capi conoscono in tutti i particolari, mentre ciascun esecutore non compie se nou una parte dell'operazione che non basta a svelargli tutto l'intiero processo. Le scuole o centri di sapere che esistevano in Grecia e nelle colonie greche dell'Italia meridionale consistevano in accolte di allievi intorno a capi ecuoia; e non mancano prove della preoccupazione che a questi soli fosse impartita l'istruzione. Anche per cognizioni astratte e che a prima vista appaiono incapaci di essere sfruttate a scopo di lucro, come sono i teoremi della geometria, si imponeva la norma del segreto. Uno degli allievi della Scuola pitagorica si dice sia stato punito per aver rivelato il segreto delle proprietà di certi numeri o di certe figure geometriche. Più tardi eguali lagnanze di violazione del segreto si trovano formulate contro Aristotile stesso e qualcuno dei suoi allievi. Ogni scuola costituiva dunque una specie di oorporazione nella quale si era ammessi alla condizione di non divulgare le dottrine insegnate. Analoghe corporazioni chiuse esistevano che custodivano massime religiose e celebravano riti in onore di divinità le quali in questi culti assumevano aspetti diversi da quelli che avevano nel culto generale aperto. Così Bacco, Orfeo, erano il centro di culti segreti ai quali non potevano partecipare se nou gli iniziati. In Egitto, è probabile che una gran parte del rituale religioso nascondesse clemonti gelosi che si rivelavano soltanto agli iniziati. Nell'insegnamento necessario alla preparazione dei sacerdoti, questa parte secreta ed esoterica era preponderante ; essa sussiste ancora oggidì, come elemento necessario alla consaorazione del sacerdote. Con tutto-ciò, quella parte dell'istruzione, che corrisponde alla istruzione attuale elementare e media e che si prefigge di impartire cognizioni fondamentali necessarie a tutti, come il leggere, lo scrivere, il saper di musica, il saper far conti ecc., era libera e aperta a tutti. In Gt^eia esistevano scuole per fanciulli e per fanciulle, con maestri pagati dallo Stato, nello principali città. E* soltanto l'insegnamento superiore e quello professionale e tecnico che manteneva il carattere chiuso. Ma coll'andare del tempo qualche mutamento deve puro essersi compiuto anche rispetto a questa particolare specie di insegnamento. Lo scuole di filosofia che s'adunavano in Atene non paro fossero chiuse al pubblico; ma non è escluso che il maestro che. professava pubblicamente, tenesse anche delle conferenze riservate per il nucleo vero dei suoi studenti, legati ad un patte comune. Per tornare alle scuole di medicina, si potrebbe forse pensare che quelle ohe si aprirono ad Alessandria allorché l'Egitto fu assoggettato alla dominazione dei Tolomeidi, fossero pubbliche, aperte a tutti ; e che i grandi edilìzi, ora tutti scomparsi, dove si adunavano dotti e studiosi, professori e studenti, teologi e sacerdoti di diverge sette, dove esistevano vaste biblioteche • laboratorii per esperienze di fisica, d'aetronomia, di fisiologia, siano il primo esempio di una grandp università secondo il concetto moderno. Ma prove dirette di questa.condizione di cose non se ne hanno, e massime per ciò che si riferisco alla medicina. Dei maestri medici alessandrini non ci rimane se non il nome e qualche scarso accenno a loro scoperte e a loro esperienze. Certe la massima parte dei medici che esercivano nell'ambito dei dominii Romani, si formarono coi sistemi antichi delle scuole .private, sistema' ohe vige ancora per le professioni manuali e anche per quelle artistiche, benché le Accademie di Belle Arti abbiano assunto l'ufficio di Università. A Roma chiunque poteva farsi passaro corno medico ; nessuno gli chiedeva certificati ; g nome dei maestro, il euecesdio delle sue cure, più spesso l'artifizio capzioso dei suoi modi, gli procuravano la clientela. Quando 3Ì trova fatta menzione di Scolae Medicorum, non deve credersi che si alluda a locali dove si istruiscono i giovani nella medicina, ma dove si radunano per cerimonie di culto e por discutere di inte| vessi professionali, o per spassarsela in con; versazioni e in feste, i membri della corpoI razione dei medici esercenti. Più tardi, in I alcune città, si fa menzione di scuole per j istruire i medici e di insegnanti pagati dalj lo Stato; ma non possediamo dei dati suffi! cienti per poter stabilire se queste scuole I imperiali fossero veramente di tipo univerj sitario. Di tutte queste scuole del tempo classico 'i pagano, — scuole di istruzione elementare e media, scuole professionali a tipo chiuso, I grandi istituti d'istruzione alessandrini, — non si trova più la traccia all'epoca della caduta dell'Impero Romano. Le sole scuole di cui si parla allora, sono quelle addette alle sedi vescovili, nelle quali si impartiva una istruzione elementare in gran parte a base religiosa, destinata per10 più a preparare reclute alla Chiesa. Di medici si parla poco in quel tempo in Europa e sono quasi sempre ad un tempo ecclesiastici. Ne esistono invece ancora nelle Provincie d'Affrica e d'Egitto, e nell'Oriente, in Persia, in Siria, dove verso l'epoca in oui sorse l'Islamismo fiorivano scuole mediche, le quali si trapiantarono poi in Spagna: scuole da cui uscirono famosissimi medici che sono conosciuti come Arabi, benché spesso fossero cristiani ed ebrei. T libri sui quali si formarono quei medici sono quelli classici greci, tradotti prima in siriaco e poi ini persiano e in arabo, ai quali si aggiunsero poi tratteti originali in lingua araba. Allorché in Europa, nei documenti e nelle cronache degli ultimi secoli del primo millennio dopo Cristo, si fa menzione di medici, essi sono riferiti ad una scuola italiana, quella di Salerno; ma questa scuola era sul tipo primitivo, di insegnamento limitato a membri delle famiglie o a pochissimi altri ; una vera corporazione chiusa. Si era cioè rimasti, come sistema d'istruzione, al punte in cui si era quattordici secoli prima, con questo di peggio: che la scuola Ippocratica non era ìa sola in Grecia, ma ne esistevano altre ; e che Coo, che era la sua sede, non era un luogo di cura, ma una sedo di stùdi, da cui partivano medici che si sparpagliavano per tutti i paesi che erano sotto la influenza della coltura greca. A Coo prevaleva la attività didattica, a Salerno quella professionale ; le sue scuole erano destinate al tirocinio dei sanitari! ohe occorrevano a quella rinomata stazione climatica. * * TI sapere è ricchezza, è anzi la forma più elevata, più. schietta di ricchezza. Tutto quello ohe la civiltà possiede è il prodotto dell'intelletto umano. Non è vero che la forza padroneggi ; padroneggia l'intelligenza, che sa sottomettere a sé la forza e costringerla ai suoi voleri. Se l'uomo, la più debole, la più inerme, la più delicata di tutte le creature ohe popolano la terra, è padrone del mondo, è perchè VintelJàigenza gli ha fornito i mezzi por difendersi e aumentare il proprio benessere. L'intelletto, che è la fonte del sapere, c la prima, la vera ricchezza ; ma è una forma di ricchezza in tutto diversa da quella che è la ricchezza rappresentata dal possesso di beni materiali o dal loro equivalente in oro. Il patrimonio intellettuale non può essere distribuito in misura eguale a tutti ; esso non si trasmette per successione, né per cessione, come una porzione di materia o un diritto. E' una prerogativa innata dell'individuo, che gli è conferita in virtù di leggi biologiche ohe ignoriamo ; tutto quello che sappiamo sulla trasmissione del genio nelle generazioni, non ci permette di presagire con sicurezza la comparsa di un uomo d'ingegno. Quanto a ciò che si' chiama sapere e scienza, essi non esistono per so, indipendentemente da chi li possiede ; non sono mai rrs nvllius, come le galere affondate nella baja di Vigo, a disposizione di chi riesce a tirarle a galla. Esistono soltanto delle intelligenze che posseggono questa scienza, questo sapere, ohe se li sono acquistati col proprio lavoro, senza che con ciò abbiano sottratto alcuna porzione ad altri come avviene nel campo economico allorché si spartisce un capitale. L'acquisitore nel sapere non è un negoziante, nè un ladro, uè un indisoreto; non si impossessa della roba d'altri, non ne ritiene più di quanto gli spetti, e gli spetta tutto quello che è capace di ritenere. Eppure questo gravissimo errore d'aver trattato le cognizioni come una cosa preziosa ohe può celarsi, e custodirsi, e vendersi e trasmettersi per eredità, è stato commesso per secoli, ha costituito norma fra gli uomini dotti della Società umana più colta e più intelligente che mai sia esistita. Ed è appunto per aver adottata questa norma che la civiltà antica si è così rapidamente esaurita; come si esaurisce una coltura, quando il terreno non si rinuova. Questo ci insegna la storia delle scuole di medicina che ho esposto così sommariamente; questo, a chi lo sa vedere, apparisce assistendo alle vicende dell'evoluzione della civiltà, ohe dimostrano come ogni tentativo di limitare l'istruzione, di vincolarne la libertà,.di costringerla in determinate forme e dimensioni, costituisca un ostacolo al progresso umano, terribilmente formidabile se pure è fatalmente condannato ad essere eliminato. Ma, — tornando all'errore di cui dicevo — quello a oui forse non si pensa abbastanza è al mezzo col quale si riuscì a porvi riparo, al rimedio a cui la civiltà deve11 suo rinvigorire e la ripresa del suo cammino. Questo rimedio c stato l'istituzione delle Università: cioè di scuole aperte a tutti, dove tutto si insegna, senza esclusione di alcuna materia nò di alcuno scolaro, senza gelosie di contrasti, o imposizione di gerarchie, liberamente e sinceramente, sotto il governo doto, logica e ned limiti della realtà e dell'esperienza per quanto si riferisce alle scienze positive. Questa vasta disseminazione del patrimonio intellettuale non è utopistica come lo sarebbe la disseminazione di ricchezze materiali, essa ò una condizione necessaria per lo sviluppo della società umana, alla quale essa assicura l'alimento intellettuale. E' l'aria, è l'acquaè il cibo dello spirito. Ma perchè il principio della libera distribuzione del sape| re, che beiu si può chiamare la pietra fondamentale della civiltà moderna, fosse riconosciuto era necessario che la massa sociale ad perfezionasse e si organizzasse in modo da acquistare funzioni che nell'epoca classica orano allo state rudimentale. Bisognava ohe si formasse un ceto numeroso di persone intelligenti, capace di affermarsi e di imporsi. Di questo ceto medio, dal quatta si formò poi la borghesia moderna, abbiamo qualche traccia nelle città più evoltile dell'antichità, in Atene, e a Roma, dove talora ha perfino condotto alla formazione di una opinione pubblica capace di influire sulla connoti a dello state. Ma la vera formazione matura e cosciente di questo cèto ha luogo veTso il mille ; è allora ohe.v «sso apparisce coinè composte di elementi giovani, intelligentibaldanzosi, grossolanamente istruiti dalle scuole, ecclesiastiche, ma più efficacemente educati dalle nuove condizioni sociali che dimostrano come l'esercizio dei commerci e delle ariti dà ali 'uomo la possibilità di crear?! Un'esistenza indipendente, sicura e gioconda, sonza costringerlo a legarsi ad uno dei due corni del dilemma medioevalc che non accordava altra possibilità di vita dell'uomo libero, che non fosse il seguire la carriera ecclesiastica o quella delle armi; accodarsi 6 al papa o all'imperatore, aggregandosi alle due gerarchie opposte o sacerdotale o feudale, che parvero anche agli spiriti più elevati di quel tempo le sole costituenti della compagine sociale. I nuovi elementi giovanili, insofferenti di gogò, sicuri di se, vivaci, festosi, e pratici videro che fra lo due strade maestre aperte a chi non era servo, s'apriva una terza via, la via della vita stessa; vita libera, piena, calda, affaccendata, promettitrica di gioie e di ricchezze e di potere. Essa pulsava in loro, pronta ad ascendere alle sfere dell'ideale, pronta a cedere agli istinti corporei, senza timore di degradarsi, anzi esaltandosi nella libera elezione d'una condotta che teneva conto sinceramente della d-uplicità della natura umana, in cui anima e corpo non sono nemici, ma alleati a costituire Iti figura vera, schietta, divina dell'uomo. Questa enfiala di uomini nuovi che cominciarono ad affermarsi e a riconoscersi come artisti, come architetti, come artigiani, come viaggiatori, come commercianti, come poeti; rivoluzionarli ini apparenza, ma in realtà coiise.rvat.ori delle migliori attività dei migliori istinti della razza, costituirono là scolaresca elio si affollò intorno a uomini, di cui sentivano la superiorità spirituale, ai quali chiedevano luce e tenzono di idee. Lo aule dove, si insegnava e si discuteva sorsero prima clie l'autorità fosse messa sull'avviso e provvedesse a sanzionare legalmente un movimento che poteva essere pericoloso, ma. poteva anche esse-re utile quando fosso indirizzate verso gli intenti dell'autorità stessa. Così lo Università già vive, già ricche di energie latenti ma non ancora battezzate furono obbligate a decidersi per l'ima o J altra dello due vie; quella imperiale o quella papale. Ma ormai la via di mozso, quella dall'umanesimo e della libertà, era bracciate e lungo quella via camminò la gioventù europea che custodiva e perfezionava le nuove tendenze spirituali. Era come, una isola di tessuto vivente che due. grandi vasi sanguigni cirecudano e alimentano. Più tardi, allorché colla invenzione della stampa la diffusione del sapere ebbe assicurata per sempre la sua esistenza, le Università non furono più cori necessarie, come nel periodo precedente. La loro funzione si restrinse di nuovo a scopi più definiti, alla formazione di categorie di professionisti liberali; il primitivo carattere di universalità di scuole o di scolari si perde in molte di esse. Ma non esiste più il pericolo di un ritorno ai tempi antichi ed al pensiero umano oggidì si aprono troppe vie perchè si possa temere che il sapere possa rimanere proprietà di pochi privilegiati ohe lo maneg- giano ai loro fini. PIERO GIACOSA.

Persone citate: Bacco, Vigo