Lo spirito di Locarno e la realtà di Ginevra

Lo spirito di Locarno e la realtà di Ginevra Lo spirito di Locarno e la realtà di Ginevra nell'eloquenza di Chamberlaìn e Briand (Deal uoaltro inviato apeolalt ) Ginevra, 17, notte. I dieci giorni passati ci hanno veramente viziati. Non vi è stata una giornata nella quale, non si sia avuto un piccolo o un grande avvenimento improvviso e scombussolante. Nessuna, meraviglia quindi che anche questa mattina fosse da attendersi, nella, sedute. dell'Assemblea, qualche subitaneo avvenimento che mandasse ancor una volta per aria le decisioni di ieri. Le voci più discordanti correvano, suffragate da qualche dato di fatto innegabile. Si sapeva per esempio che ieri a mezzanotte, dopo quattro ore da che era stato diffuso il comunicato annunciarne (sia pure con molti condizionali e molti congiuntivi) il rinvio della discussione sull'ingresso della Germania a settembre, qualche ora dopo che tutto il inondo era già stato avvertito di questa decisione, si cercava ancora negli ambienti delle Potenze facenti parte del Consiglio se non fosse possibile tornare indietro, e riaprire i negoziati. La risposta, del Brasile tardava a venire, e probabilmente poteva contenere qualche elemento conciliante. Pure di spirito conciliante si dimostrava la Germania. Mello Franco e il veto del Brasile Stamane quindi quando alle 10 nessun segno di apertura della seduta fu dato nella disadorna sala della Riforma dove era convocata l'Assemblea, e si apprese che il Consiglio si era riunito ancora una volta in seduta segreta si affermava tosto, nei crocchi, che il Brasile aveva completamente ceduto e che bisognava incominciare daccapo. Questa voce si dimostrò presto figlia del desiderio, e nulla più. Alle 10,30 in punto il presidente portoghese Costa sale al seggio presidenziale, e — davanti olla sala gremita, nei seggi e nelle tribune — apre la seduta. La parola è subito data a Chamberlaìn. 1! delegato inglese fa però una brevissima dichiarazione, che suscita la generale curiosità. Egli dice che la proposta che egli aveva in idea di presentare all'Assemblea nella sua qualità di relatore della prima Commissione incaricata di esaminare la domanda di ammissione della Germania nella Società delle Nazioni dipende da una dichiarazione che verrà fatta alla tribuna dal rappresentante del Brasile. Fra la generale curiosità, Mello Franco salo alla tribuna. Un viso magro e angoloso, bruno, sotto una grande chioma grigia accuratissimamente discriminata ed aggiustata con civetteria, incomincia a parlare con visibile commozione. Egli legge, facendo con la destra un gesto nervoso, quasi spasmodico. La, sua lingua urta spesso contro le sillabe, poco famigliari, della lingua francese. Mano a mano la sua voce si innalza; il tono e diventato più franco, più deciso Le parole assumono una durezza quasi metallica. Mollo Franco legge il testo della dichiarazioni» fatta dal Brasile al governo tedesco quando questo interrogò tutti gli Slati rappresentati nel Consiglio sopra l'ammissione della. Gmlitania nella Lega delle Nazioni e ricorda, che nella sua risposta il Brasilo esprimeva l'opinione che la domanda presentata dalla. Germania era di natura tale da non dover essere trattata da governo a governo, ma da essere, preferibilmente, esposta e discussa dal complesso dai membri della Società delle Nazioni, e nel seno della Società stessa : « A questo principio il Brasile hi e. sempre attenuto ne! cereo delle discussioni che si sono prodottii nelle sedute segreto del Ornsisito di guasti nliirrii giorni. Mai .noi ci siamo imitilischiati xiv&'n fumicose negoziazioni, condotto per appianare i vari interessi politici in giuoco, ma ci siluraci Ut ni* ali a non tra ustejsro con j principii tracciati nei la. nostra risposta, sopracttaàa nel l.o dicembre 1034 e continuiamo a pensare elio lo questione della riforma 'lei Consiglio non riguarda soltanto otiti Stati europei, ma i; di nalura tuie che esige che si», interessata ia proposito l'opinione di tutu gli Stati della Lega r>enza eccezione Del resto, questi principi rawresmano | 1 foodwmenw etesso del pano della Società !li. s* si parisi al sentimento unanime d: un popolo ideaMsta e pacifico come il Brasile, che Ita inscriùo l'arbitraggio tra ì principii essenziali delti sua costituzione politica Tuttavia, per grande che sia il valore di questo sistema di acoordo, noi non possiamo ddineniiiea,iv3 che l'opera mirabile di Locoumo lieve rientrare nel quadro della Società tlelto Nazioni e non. invece, la Società dello Nazioni rientrare nella eostinzione politica del patto di Locavi io i>. Mello Franco difende l'azione del Brasile da qualsiasi accusa di egoismo, ina conferma che esso si è ispirato a questo principio: al diritto d' reclamare, come i azione americana, una rappresentanza più equa e più numerosa nel Consiglio all'America. Come parie integrante de! territorio dell'America, il Ri-asilo ha il diritto di for¬ mulare «mesta rivendicazione che deriva Wcm»^ ™i,%Z^U^m£7Ì.I logicamente da usa comunanza di aste, ressa: il comproprietario può difendere,come suo bene proprio, quello che è pos- seduto in 'comune, res sua propria agitur. Mello Franco continua dichiarando che ™* °2SStoc±0i^'S Iiazl<me puIe^a -"lmi'"-r-1 teruA deplora profondamente che la nazione germanica non sia stata ammessa immediatamente nella Lega delle Nazioni, « ma gli eminenti rappresentanti degli Stati nel Consiglio — egli dice — non potranno rifiujtairmi la giustizia di riconoscere La lealtà della nostra condotta e delle ragioni superiori alle quali essa si e inspirata ». Mello Franco, che ha letto fin qui con vivacità commossa, depone il manoscritto sul tavolo, e rivolgendosi a tutta l'assemblea, afferma con voce alta: « lo debbo anche comunicare all'Assemblea, che le istruzioni del mio Governo sonò irrevocabili e. de lini Uve ». Queste ultime parole di Mello Franco sono accolte da applausi, a cui si mescolano dopo qualche secondo numerosi zittii che partono dalle tribune od anche da qualche angolo più remoto dell'assemblea. Chamberlaìn 11 presidènte da allora di nuovo la parola, a. Chamberlaìn. Il ministro degli Esteri inglese, che appare nervoso, sale alia tribuna. Egli paria senza appuntì, con un'eloquenza lenta e monotona, più da predicatore da tempio che da oratore da comizio. In principio, le frasi pare stentino ad uscirgli dalla bocca. Ogni tanto, egli si arresta per cercare il seguito di una frase, c con un gesto nervoso trac fuori t polsini dalla manica della giacca a codaMano mano che egli proseguo il suo discorso, la. sua oratoria, si rinfranca, ed egli ottiene numerosi applausi dall'Assemblea specie, quando egli ricorda i sacrifici compiuti, con ammiranda abnegazione dai rappresentanti della Svezia e della Cecoslovacchia. Il ministro inglese dice: « Sappiamo che, fin dal pnincipio, il Governo tedesco aveva presentato la sua domanda sorto riserva di una condizione assai naturata e motto ragionevole, che cioè la sua domanda di ammissione nellu, Società dolio Nazioni implicasse nello slr^o tempo un seggio permanente nel Consiglio, compatibile con in. sua situazione e con la sue. influenza nel mondo. Fra. quindi necessario — prima di potere propeare di votare l'accettazione dilla domanda della Germania -- di essere sicuri che sarebbe otu-to riconosciuto questo legittimo desiderio della. Germanio, ina la tUoniairazionu di voto udita or ora 'iull'on. Mello l'i-.ui; e, rappresentante del Brcelle, ruoóira. die. non si possono ilare queste astsicuiazicnii al Governo tedesco. In tuie*uircostanza, mi è impossibile — per dovere di lealtà verso la Germania — di proporre ili accettare lo. sua domanda di ammissione a membro della So.-ioià delle Nazioni ». Cliamherlai'n deplora poi che non si sin potuto risolvere (prima di riunire il Convegno di Ginevra) il punto critico delia discussione, da una parie e dall'altra. Egli, ad ogni modo, si dice lieto di potere annunziare all'Assemblea che le difficoltà sorte fra le potenze firmatarie del protocollo di Locamo sono sparite. Se esse rilessero costituito un ostacolo, si potrebbe ora votare l'ammissione della Germania, che otterrebbe nello stesso tempo un seggio permanente nel Consiglio. A questo punto, Chamberlaìn tributa, un pubblico elogio alla generosità manifestata, da due membri del Consiglio e. dagli Stati che essi rappresentano. Uno di questi Stali è firmatario del protocolli» di Lucanie; l'altro non ha partecipato ai lavori di tale conferenza. Si tratte della Svezia « della Cecoslovacchia. Vivi applausi interrompono queste parole, mentre Chtnnbcrlaiii invia — a nome della, delegazione inglese ed anche dolio delegazioni dell'India e dei domiKlaus — la sua riconoscenza a tali Stati per la. prova di attaccamento alla pace ed all'interesse della Società.'delle N'azioni che essi hanno dato. Poi riprende: - Nel iiiì'imc-mo ni cui pareva dlesinato il pericolo di vedere ancora una volta l'Europa dividersi iu due campi, come qualche anno di riconciinciampi ile, ma. anche come delegato della Gran Bretagna, mi permetto di assicurare che le sette potenze firmatarie del proTo--o"Jo di Loi-arno e dei patti annessi hanno deciso che la buona, opera intrapresa non sarà interrotta, e che. il patto di Locamo sani ratiiìcato ». « Cosi, l'opera di pace, di riconciliazione e di cooponizione incominciata a Locarne non subirà interruzioni. Ho compiuto cosi la missione che ini era stata confidala, lo dichiaro atu-he. quanto e ttaio grande il disappunto nel constatare l'impossibilità di realizzare quello che con tanta passione abbiamo cercato di fare riuscire. Sono tuttavia persuaso che l'assemblea, dividendo il mio ramni.arico, esprimerà, come io esprimo, la speranza che la Conferenza sarà soltanto a.efdornata. Dobbiamo essere sicuri Ohe ia prossima assemblea accetterà le doniande delia Germania, e ohe la. Germania i: * ■ "'"i* ,: ** uermum* p-^a P«a.4e™ 11 a e-:fa *a di- ritto-, 1 ! Le parole di Chamberlaìn sono accolte con vivi applausi. Il ministro inglese scen j de sorridendo dalla tribuna e, passando, stringe la mano ai rappresentanti della Francia e siede quindi al suo roste. La grande oratoria di Briand Briand sale quindi alla tribuna. Le sillabo sonore e musicali della sua parlata di vecchio oratore parlamentare incriininciano a blandire l'Assemblea, amici e nemici, in una melopea piena di grazia o di malizia, ma la grazia è palese a tutti, mentre la malizia è soltanto intravveduta e. sospettata. Briand parla stando per traverso della tribuna, con una mano in tasca, facendo con la destra un gesto di continua carezza sul tavolo, come blandisse un invisibile animale, riottoso e riluttante. Poi, ogni tanto, la destra si eleva in un gesto preeisatore o ammonitore. Egli leva alto il dito e lo abbassa davanti alia tribuna, come per minacciare. Disegna circoli sul tavolo come per una dimostrazione matematica. Mai la. Lega delle. Nazioni ha avuto la. più sobria, la. più appassionata, la più... diplomatica difeso.. Quando accenna alla Germania e alla, serenità con la quale i suoi delegati hanno accolta la decisione, un freddo applauso di convenienza parte dalie tribune e dalla sala Ma generali e cordiali applausi si fanno sentire quando Briand, con un gesto nobile ed affettuoso di avversario che ha dimenticato, invita l'Assemblea ad impegnarsi fin da ora, in modo moralmente solenne, per l'ammissione della Germania alla prossima Assemblea. Briand comincia a parlare dichiarando che si associa di tutto cuore ai sentimenti espressi, con tante eloquenza e nobiltà, dal suo collega ed amico Chamberlain : * Io esprimerò, cerno egli ha detto, un rammaneo e una speranza. Certo, quando l'assemblea, si è riunita-, esistevano alcune gravi difficoltà fra i mombri del Consiglio. Serii niiiliiMesi — aggravali da polemiche — esistevano Ira di noi e. la Germania, e potevano sembrare d-itticile da risolvere. Ebbene, li ••liibia.mo risolta. A minio o. mano che discutovamo eon une» spinto di conciliazione e. di transazione, i malintesi diminuivano e si dissipavano. Questo accordo, signori, non ò Stato fatto senza eerti sawlfioi a cui Chamberlain ha fauo onore ot ora ». E qui Briand si associa, di tutto cuore, al riconoscimento pubblico dato da Chamberlaìn ai rappresentanti della Svezia e della Cecoslovacchia Poi continua: Per motivi che noi non possiamo studicare, e che si inspirano a considera Gioiti ed a priiieipii elio ò nella tradizione della Sooioià delle Nazioni eli ris.pet,taire: ci siamo trovati in presenza di un'impossibilità attuale. Non posso credere che questo fatto, cosi deplorevole, sia di natura nil:: da farei abhaudonare tutte le nostre speranze. Già Un d'ora, possiamo affermare che non si sono avuti da esso tutti gli effetti disastrosi ohe si sarebbero forse potuti, prevedete. Vediamo ormai ohe, dopo tutto, noi ci troviamo in presenza della necessità di rinviale lo nostro, speranze, ma non in presenza, ili un'impossibilità. Sono profondaulente convinto ohe usciremo da questa tdtuaaiouc delicata senza lo» va re per 'mila l'opera di pive ohe noi abhi amo realizzate in comune, Odo già ;a bella eloquenza dejrii spiriti scettici, inerti, portati veleni ieri a. criticare ia. Società dello Nazioni, e che non si rasse.cnano a elio nu... Ma o?ni anno diventi sempre più nobile sempre più forte, sempre più bella. Odo già apprezzare questi avvenimenti con spiri.o catastrofico, e parlare di definitivo disastro. Signori miei, si è detto spasso che io sono un impenitente ottimista. Ebbene, io ini accuso eli esser ancora ulti» volta tale». Briand tesse quindi l'elogio dell'opera della Società delle Nazioni, che ha potuto affermarsi ed ottenere il riconoscimento di tutto il mondo anche fra gravi difficoltà: ■ Noi ora. siamo m presenza di avvenimenti pas-seggert. elio non potranno certamente Intaccata la forza o la. prosperità di questo edilizio. Con questo .spirilo, e per le difficolta ohe abbiamo incontralo in questo momento, io -- corno rappresentante delia. Francia —• pe*sc-n dire aita mente Che sento forse più ohe ciascun altro il dispiacevo che la Germania non possa in questa tk-ssa sessione entrare fra di ni?!, e collaborare eon noi nel eeno del Consiglio Qui Briand, ricordato il patto di Locarne concluso d'accordo e. con la collaborazione della Germania, prosegue: « E' dunque cosa assai triste per me, che seno stato imo degli artigiani più appass.ionati di quest'opera, vedere che essa, non può trovar* — noi rnomen'o presente — nell'atmosfera se;cita delia Società, delle Nazioni la e-coisaierazionn che noi avevamo prevista, tediamo oggi che la Società delle Nazioni (che ha saputo crescere e prosperare in un modo ohe non era nemmeno nulle sperante dei suoi costruttóri) ha assunto compiti molteplici, i quali superano gli elementi stessi delia sua- costituzione. Ora, noi non ci dobbiamo nascondere le. difficoltà che vi saranno da risolvere: per l'avvenire, sarà necessario che le cause di paralisi che sono in ! essa scompariscano. « E' necessario quotili iniziare un'opera di riforma; opera dintoile e delicata che deve compiersi nel centro stesso dei prinepu che hanno presieduto alla nascita delia Società, delle Nazioni Cerio, una. mano prudente noti ! devo ilisuuiSiieri' nulla, .l'ut'-aui, qualche neve cuetmggerfl nuda, tuttavia, qualche i cosa, da nuovo ni è da fare.. Gli avvenimenti di a-rgi pcs&oas c-^rvire come lezione ed sere '

Persone citate: Briand, Chamberlain, Mello