La Rappresentazione di Abram ed Isaac
La Rappresentazione di Abram ed Isaac La Rappresentazione di Abram ed Isaac CBte tnjwiiftc!? questo improvviso fiorire di rappresent.azio.m sacro in Italia? E proprio nello cine città clic par sviluppo di industrie o di commenti, per copia di ricchezze dovrebbero essere, e, forse, sono alla testa di ogni moto spirituale nella penisola? Questo fiorire di forme sceniche chi .'il sarebbero credute peoTn.ps.rse por sempre, « segno di iva sentiinont-o mimo --bo lo nwriv» nello Spinto eh <-.lri lo contempla3 Non credo. !Non ce nessun indizio m Italia ■- anche se 3 'anno passato sia etato giubilare e questo sia francescano - - nessun indizio di rrvrvirnenti religiosi. Ed "e fortuna, perchè un movimento spiritual - «he. si sfogasse in rappresentazioni teatrali o sorpassato .-. espressiour. di vn decadentismo letterario ■ ■.he non si adatta a morire:, farebbe gravemente dubitare della sua serietà. L'improvvisa fiorila, primaverile altro non c ohe, da una parto, fastidio di formo che paiono morte perchè manca il poeta capace di infondervi un contenuto vigoroso, dall'altra c • - o ci auguriamo almeno che sia — desiderio di conoscenza storica. E questo soprattutto vorremmo fosso Ja prossima esumazione, al •> Teatro di Tonno », della Rappresenta' ■'ione d'Abraam <;. d.'Isaao. Tutte le forme del passato diventano in tale caso interesHartbij e tanto più quanto più s'allontanano dall^ nostre, o comunque segnano un momento significativo r^.lla storia dell'arte. "Non illudiamoci por questa Rappresenta■lone d'Abraam e di Isaac. Essa non e gran I' 'io. E molte altro, mólto più interessanti, la stona del teatro snero ri avrebbe potuto offrir»», quando ci si for.no proposti di farlo owlinafcanient.(? rivivere, nel vario suo processo, dinanzi agli occhi nostri. Ma por gustate una. lauda drammatica umbra o una devozione abruzzese nella loro potente drammaticità, ma insieme nella loro rozza, scabrosità, il nostro pubblico non è ancora preparato. Questi esperimenti scènici rie! » Torino » — se non deviino nella so- ve-rchia predilezione per alcune forme speciali d'arte e continuino con serietà di gusto e d'mi'ormazionc storica — possono ■xxiperare non poco a portaro il pubblico lino a tal punto. Sta qui anzi .il loro valore culturale. E perciò ■ • vinta la natii Tale nostra repugna nza verso ogni manifestazione che possa in qualche, modo carezzare ogni sentii mcutaltisnio d'una società decadente, e prona per conseguenza verniciare di letteratura l'aridità sua spirituale — perciò siamo lieti dell'esperimen<», e ci auguriamo trovi pieno favore presso il pubblico più colto. Quando <r la prima, volta, iti Firenze nella chiosa di Santa Maria Maddalena, m luogo detto Cestelli », net 1/149, Feo Belcari, rappresentò il suo « Abraam e Isaac » Firenze, fiere veramente d'Italici, Baliva verso la pienezza del suo splendore per la rinnovata coltura. I dolori per lo guerre esterne, lo paure per le malattia Bpidemiche, le tristezze por la libertà se iman ancora del tutto perduta minacci anlo rovina, sparivano, almeno dinanzi agli occhi del forestiere, sotto Jo sfarzo delle Ignudi feste e la gioia naturale del vivere, tja consacrazione' di Santa Maria del Fiore mei-.'1436, arrivi di principi, di capilani, ri'ambaeciaton, esultanza di rittorio e di Jpaci, nozze cittadineschfj, erano occasioni frequenti a mettere in mostra ogni magnificenza di pompe.. Più solenne d'ogni altra Jìa festa annuale per il patrono della città. irOn'ostentazione meravigliosa di lusso per Oatta la città, addobbi sfarzosi per le caso, per le vie, per le chiese ; processioni figurative ricchissime, e canti c balli e brigate «ollazzevoli per ogni canto. In una di queste piooessioni — della quale ci lasciò ricordo Matteo Palmieri — furono allestiti dalle varie Compagnie religiose nientemeno che ventddue « edilìzi » (palchi su carri), e in ognuno di essi venne rappresentata una scena del vecchio o del nuovo Testamento, il sentimento religioso, .non ancora attu rito della nuova coltura, e l'artistico, da questa coni potentemente**ravvivato, s'intrecciavano con il desiderio del piacere a creare nuovo opere, ove i tre sentimenti si potessero interamente appagare. In tale ambiento sorse, a mezzo circa il r»colo XV, e fiori por circa un secolo la sacra rappresentazione. Derivazione certo e. svolgimento del teatro sacro umbro ed abruzzese dei secoli XIII o XTV — ma spettacolo tutto ed essenzialmente fiorentino. La a devozione» umbra od abruzzese, l'.i rapprej.eutava in chiesa dai fratelli della iJontYateriuta, «otto la direzione del predicatore, che interrompeva di quando in quando la sua narrazione per lasciar posto alla rappresentazione del fatto omi'egli parlava. La * sacra rappresentazione » si svelge in ogni luogo, in chiesa come in un prato, al rezzo degli alberi, sui colli ii' Fiesole. .Non accompagna più la voce del predicatore, < non è più recitata da |c':ckùiac-tie.i e. da "Disciplinati, ma da giovani: ■u borghesi ascritti a qualcuna delle Imolte Compagine della Dottrina cristiana j-iior.-iati nella citta. La devozione si rappreLentava su di un palco o tavolato detto tauaóiio, o.o si aprivano certa, oapannucci, [detti 'luoghi Jrpuiati, i quali figuravano Si luoghi óve si svolgeva l'azione e dove sraIvano i personaggj quando noni s'incontraIvano sui talamo. Chi ha visto la rapprewnH-ij:ano della Pstsioue, a Torino, si può raffigurare bene la scena. La rappresentasacne conserva il talamo e i luoghi depilati, ma, diveduta essenzialmente spettaIcolo, quello e questi abbellisce con gli adorInamenti dell'arte «e da Filippo BrunelleHschi in poi insigni artisti ai. adoperano a pnveniaro ingegni, che aiutino l'illusione kcenica e meglio riproducano i fatti rappresentali e suscitino la pia maraviglia degli spettatori ». E fissa, la forma dell'opera.. Scritta tuLta in versi, ha per metro sempre l'ottava ; c so non ha divisioni, ma procedo unii» o filata da cima in l'ondoha però iu principio una specie di prologo, chiamato annunziaziouc, posto per Jo più in bocca ad un angelo, che dice in tcrjmini generali l'argomento dell'opera; e alla fine si chiude con.la licenza, dove l'angelo ìawerte che la rappresentazione è finita p conforta gli uditori a trar profitto da essa. Qualche verso che traggo dall'annimgzìazione de) San Giovanni e Paolo di Lorenzo il Magnifico e dalla licenza dello 'Abraam spiegheranno quanto s'è scritto Izneglio di ogni discorsa Nella prima ie l'angelo annunzia, e dice » : Silenzio, o voi che ragunati siete. § Vai vedrete una storia nuova e santa. Senza, tumulto stien le voci chete I Massimaménte pei quando ti canta ! T.a compagnia del nostro S. 'Giovanni ' ! 'Fa. questa festa: e slam pur giovinetti Pero scusate i nostri turerà anni. Nella, seounda » fatto il ballo, l'agnolo che annunziò la festa, licenzia il popolo, c dice questa stanza »: (Maro compreso avete W magna fruUo Mil'osservar tutti i divin precetti; 13 innamorati ili banfa ubidienza Ciascun si. natta con nostra licenza. La t Rappresentazione o festa di Abraam o di Isaac » di Feo belcari fu dèlia prime che si dettero in Firenzi-. Prima di essa uon si ha notizia che della i Rappresentazione del di del giudizio i> d'un lai Antonio di Meglio, araldo o trombetto del Comune. Feo era un pio cittadino, che la sua pietà, esercitava specialmente nello scrivere, di cose spirituali. E scriveva con la semplicità c la schiettezza di un mercanti: fiorentino non ignaro di lettere. Tre anni prima dalla rappresentazione aveva tradotto il Prato spirituale, larga raccolta di vite di Santi Padri, che un umanista aveva di fresco tradotta dal greco ; badava allora a comporre la Vita del beato Colombini, gosuato senese del trecento. Ma ii Colombini aveva con la sua virtù c ù suoi scritti commosso tutta Toscana, c il popolo precorrendo il giudizio della Chiesa. 10 aveva gridato beato. Il Bel cari dunque scrivendo di lui era sotte la commozione diretta della sua opera e poteva della canta di lui, anche senza adda.rseno, riscal dare il proprio racconto. La rappresentazione di Abraam e di Isaac compose probabilmente a petizione della cara Medica, della, quale egli era familiare, o che coltivava le feste, sacre o profane che fossero, come strqmenfco squisito ii popolarità e di potenzi). I laudari umbri ed abruzzesi quando cantavano della Vergine o la fac.i-.va.iio piangerò davanti alla croci-, scrivovann ioni!'; la vedevano piangere e. cantare nelle processioni del Venerdì santo pericrocicchi e per .le piazze delle loro città e dei villaggi, viva e parlante nel loro cuore e nella loro fantasia; a Feo, per quante uomo di pietà, quella storia dell'antico patriarca ebreo era fuori dal .suo spirito. Avrebbe potuto supplire alla mancanza (ti sentimento con la fantasia, ma fantasia poetica egli non aveva. Rimò dunque semplicemente, la storia coree l'aveva letta, nei sacri lesti. Ma il racconto della Bibbia è breve cosà. IV autore, nella distretta,, por allargare la sua narrazione non badò a. ripetere il l'atto tre volte. La riassunse prima nel prologo dell'Angolo, che, contro la consuetudine, stende la sua annuuziazionc per ben. sette ottave; lo rappresentò poi, o lo fece infino per la terza volta riepilogare da Isacco nel racconto che, dopo il sagrifizio, egli ne fa alla madre. In realtà per allargare la storia o farne rappresentazione interessante, non c'orano che due rie: o introdurvi la vita circostante, conio altri faranno dopo il Belcavi, c speodalmente il Castellani, che non si perita di coglier dalla vita e. introdurre nel mezzo della propria rappresentazione litigi fli balie, baruffe di mendicanti, truffe di giocatori, asinerie di medici, e mercanti, birri, manigoldi, osti, servì, tutta la vita, insomma ; ma questo il Belcari, nella gravità e coleundt'a. sua, non. osò, e forse era troppo presto per poter usare. Non restava che rivolgere gli elementi sentimentali. Ma 11 sentimento nel nucleo del dramma non c che in potenza, c. l'abilità dell'artista è appunto scoprirlo c svolgerlo. Gli elementi sentimentali della propria opora il Belcari vide, sia puro confmamente, ma pur vide subito. Slava però contro di lui, come contro tutti i colleglli suoi, la psicologia stessa del genere da essi coltivato. La sacra rappresentazione cercava la pietà e la moralità, e queste erano suscitate dalla obbedienza a Dio c dal miracolo. Non l'analisi dunque ond'è spiegata la conversione dell'anima a. Dio, ma per Vh)torve»to diretto di questo l'adesione tri può dira fulminea alla parola di lui. f~Hie farà Àbramo quando l'angelo gli ordina di prendere i l'unigenito figlio! dilette » e sagriiicarlo? L'ordine divano >[g!i par»', scherno» alle promesso che Dio stesso gli ha dianzi fatto ; ma egli non pensa neppure di lottare o risponde senz'altro che obbedirà. Così con J'umanità della tragedia ho n'e andato l'interesse, ahnono per Àbramo, ini dal primo momento. Solo sulla vetta del monte* quando il padre, a faccia a faccia con il tìglio, gli sta peur annunziare la terribile verità, l'umanità pare riprenderai : 0 dolco e coro figliuolo mio. Odi il parlar del tuo piansemte padre : E non si sa indurre a manifestargli l'ordine che ha ricevuto, e s'indugia a celebrare le virtù del figlio diletto e le speranze che egli e la vecchia madre avevano concepito di lui. Ma quando finalmente arriva alla tremenda rivelazione, la commozione è già sparita, ed egli non è più se non l'esecutore del Dio: ,Ma. piace a lui ch'i' li debba, ufferarc \e) suo cospetto in santo tóga-iflcio. Per la qual morte avrai sran beneflaio. Siamo al momento capitalo del dramma. E lo scrittore lo aente. Come si comporterà Isacco di fronte alla spaventosa rivelazione, 'i O non ha sentito egli or ora dal padre ch'egli c * sano, ricco, buono e dotto », c die tutta la speranza e la felicità do' suoi vecchi ganitori era in lui? Per quale altro amore, dunque ogli ]jotrà rinunziare a questa vita che grimprometto tanto bene'* Isacco inlatti ha uno scatto, non dirò di ribellione, ma di amaro dolore. Come il padre ha consentito a dare per sagrifizio sì gran dono? Poi domanda pietà, e confessa l'angoscia dell'anima 6ua. E con un abbaudono bellissimo invoca la madre. O la. sua mamma mai avrebbe <x3nsentito, a nessun Iddio, tanto sagrifizio di so: O santa Saasr, madre di pictadc, fio lussi in questo loco io non indirei ; Con latiti piani! e venti ed umilt-a/le . Pregherasti il Signor, ch'i* camperei. •Se tu m'uccidi, o padre di boutade, Cenivi; potrà' tu ritornare a lei? 11 figlio conosceva, bene la sua mamma. Lo parole di lui giungono anzi al lettoiv: tanto più comnioveuti, quanto il poeta, cou bell'avvedimento, tra la scena della partenza dei sagrificanti per il monte Moria e il sagrifizio, ha inserito quello della madre, che angosciata per la lunga assenza del marito e del figlio suo t bello », e più ancora dell'esser esso partito « senza farle motto », con l'anima piena di neri presentimenti, domanda ai servi se abbiano novelle di loro L'affetto le fa presentire la terribilità della situazioce: O patriarca. Abian, signor mio caro, O dolce Isaac mio, più non vi, veggio EL riso m'è tornato m pianto amaro. E. come donna, ve* cercando il pégsio; Signor del cielo, t'ir» non ho riparo Di ritrovargli più, \ivcr non chieggio. Men doglia m'era di sterile starmi, Che del marito e tìgliuol privarmi. Ma questi abbandoni del sentimento bril¬ lano, purtroppo, come lampo, fi line dello scrittore non e oommovere ; b edificare. La scena della madre non è che u.n'iutermessa, e Isaac, a mia volta, si piega subito alla volontà del Signor»;. Queste rapido cambiamento, questo desiderio di mostrare che tutti fanno, e che sempre bisogna fare Ja volontà del Signore, arriva a punti per noi sconcertanti. Cos'i Abramo por consolar il figliolo della sparizione improvvisa, e confortare insieme so stesso di essere costrette proprio lui a farlo ncomparire, giunge Uno a dire: 'fu non morrai di lunga rnailaitt.ia. Ne divorato da Itera crudele, Ma nell'offerto, degna, santo o pia. i. per !e mairi dei padre tuo fedele. Qui e la. debolezza dell'opera, come la pienezza sua non possiamo avere se non nel momento ohe gli elementi lirici della vita si fondono con gli ascetici. Cosi fe quando Isaac — dopo l'intervento dell'angelo che forma la mano del padre già alzata sopra di lui, e dopo il sagrifizio del montone al posto suo - - udito dall'angelo l'avvenire di letizia e pieno di storia che lo attende, « prendo in mano il coltello » che lo doveva scannare, « e discendo il monte giubbilando e cantando ». La vita, tutta la gioia della vita ora rifluisco in lui, che l'ha avuta salva perche ha fidato in Dio: Tutto so' dolce, Dio Sbmorc eterno, Lume, conforto c vita del mio core : Quando ben ini t'accosto allor discerné Che l'aiHegrezza. fi senza te dolore: Se tu non russi, il cicl sarebbe inferno, Quo) che non vive teco sempre muore. Il vero gaudio o '1 massimo sollazzo Si trova solo in divina amicizia, la quial s'acquista con fede operata. Osservando le sante sue maiiidato. lì poiché rwBorvando le sante, mandate eh Dio crii vive ed è ternate, la. madre potrà annhVilla alzare a. sua volte il proprio cantino di ringraziamento e di gioia al Signore : MìrucPiiotiiMiiento io l'ucquisUd, Con ntiracol maggior sci ritornato; Pcrcln; finiii sun lutti i miei guai, Con tulio il cor il Signor sia laudato. Religione c vita qui ri fondono a creare poesia. Vero c che queste opere a intenderle e gustarlo non bisogna guardarle con i criteri nostri. Il Romanticismo ci ha abituati ad ima analisi di passiono che non e del tempo dell'.-ultore. Il B.i nascimento invece che sviluppare diminuì l'interiorità dell'individuo. E perciò esso ai compiacque soprattutto dei pregi esteriori dell'eleganza, dor.'armouicMtà, del canto, l.-a rappresentazione di Abraam è un momento insigne della storia della drammatica di questo tempo. Inseriamola in quella storia, e non c-rebiamo ciò che questa non ci può dare. Ogni difetto allora, troverà la sua ragione nel processo delle forme, in cuj l'opera d.-di'artefice è stata gettata, e gusteremo le bellezze e i sentimenti che allora furono gustati. L'anno che Feo Belcari rappresentò il proprio dramma, 1849, nasceva, e rn-oprio nella casa onde egli era familiare e devoto, quello dei Medici che i contemporanei chiameranno, e la storia consacrerà come, il Magnifico. E pochi anni appresso in quella casa vorrà ad insegnare un quasi fanciullo, che per la meravigliosa sua conoscenza del più grande tra i poeti greci, sarà, chiamato l'omerico giovinette. Tutti e due, vivo egli ancora, tenteranno le forme da lui primo o dei primi tentate ; sco lari 8uoj dùnque ,in un certe senso. Ma il Poliziano in quelle forme canterà un mite \ pagano; Lorenzo, mentre scriverà una | «aera rappresentazione, .oopororà proprio j con i suoi canti e lo suo feste a render pn nana l'anima del suo popolo. E il frate invoco che con prediche c con canti si sforzerà di ravvivare negli animi quella fede, per la quale Feo tante aveva scritto — anzi per lei solo aveva scritte — ; quel frati: — per questo rispetto a lui più vicino ch'egli non fosse ai suoi padroni — quel frate sarà di questi il più fiero nemico. Senti il buono e pio Belcari, almeno sulla (ine della lun!M 0 nobile sua vite (1410-1484). lo belli tragico dell'età che Non sappiamo- Ma certe queir lezza \isso. r per gli ideali che. prosegui, por Jo formo di bellezza che in ogni aspetto dell'arto concretò, per il dissidio onde fu lacerata., meriterebbe, di essere più conosciuta che dal grande pubblico non ria. E se la Rappresentazione di Abraam ed Isaac fosse il principio di altri spettacoli, per modo elio parte almeno di quel meraviglioso Rinascimalto fiorentino ci potesse risorgere dilanzi, e so poi, venendo man mano su, 1 pubblico potesse conoscere e. capirò quclo che fu. nello svolgimento delle forme e mente fiorentino ci potesse risorger..; innanzi, e so poi, vanendo man mano su, i lo „ nel processo dei tempi, il teatro nostro italiano ; allora veramente <t il festaiolo » — parlando d'uno spettacolo del quattrocento la parola e di rito — avrebbe diritto di orgoglioso dcll'op'-ra sua U. COSMO " V b" --Chi voglia leggere la. rappresentazione di Abraam potrà facilmente precedersi del seguente lìbreito: FEO 13EI.CAM. o<i" ore rappresentazioni c laude, Introduzione e note, di Onorato Castellino. Torino, Unione T.i.poFrra.noa Editrice. L. 4. Fa parte della beiu 1 Collezione di classici italiani 'hret- ! ta da distavo Balsamo Crivelli
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