La scoltura alla Mostra degli «Amici dell'Arte»

La scoltura alla Mostra degli «Amici dell'Arte» La scoltura alla Mostra degli «Amici dell'Arte» Scrivendo delle opere esposte attualmente agli « Amici dell'Arte ■>, notai che la scoltura v'ò scarsamente rappresentata. Non è questa, del resto, un'eccezione. E non è neppure un'eccezione il vedere il pubblico — e in mpeciai modo il pubblico impaziente e curioso de' primi giorni, tutto fugacità di impressioni immediate, tutto intento a cercare un palpito di vita assai più nella gioia del colore clic non nella austerità della materia foggiata plasticamente — passare indifferente dinanzi le opere di scoltura, quando almeno non lo costringa a soffermarsi l'autorità d'un grande nome, o una trovata bizzarra, 0 ii breve aneddoto, raccontato magari in maniera pedeslramente borghese, purché piacevole. E' del resto abbastanza naturalo che ciò avvenga. L'opera monumentale non può, e non deve trovare posto in un ambiente, per cui non fu pensata, in cui non 6 destinata a. vivere. Le sue stesse dimensioni sono d'altra parte un ostacolo materiale, spesso insuperabile. Ne giova certamente all'artista l'esporre di essa soltanto qualche frammento. Quanto alle opere minori — come le piccole figure isolate e i ritratti in busto — esse valgono quasi sempre per un loro Contenuto formale, che non interessa il grande pubblico, non adatto a penetrarne per lo più l'intìnto valore... E cosi la povera Cenerentola se ne sta appartata in melanconico atteggiamento, mentre i visitatori ungono alle pareti, ove la pittura canta il suo inno fastoso e festoso al colore. Come se la scoltura non fosse essa stessa colore! E la pittura non si affaticasse alla sua volta a fare suoi i segreti del chiaro-scuro, c del volume, e dell'equilibrio delle masse I Ma tant'è. E insistere non giova 1 * * Facciamo piuttosto un rapido giro per le salo. Ed ecco, poco discosto da due targhette jin bronzo di un'esecuzione. dcLicata, dovute ad Enrico Saro-Idi, la figura massiccia e bonaria di Mario Costa, rievocata in un busto in creta naturale, dà Giaimbattista Alleati. L'autore dell' « Histoirc d'un Pierrot », — l'occliio rigonfio, le labbra turgide, un sigaro in mano — ci sta vivo innanzi, nei tratt i più espressivi delia sua figura. E bene nell'esecuzione nervosa, qua e là ancora impreeisata nella forma, ma significativa, travediamo l'anima dello scultore, e quanto è in lui di deciso, di vigoroso e di nobilmente autoritario. Dell'AMoatl è altresì un piccolo THiilo, patinato all'antica, non privo di pregi : « te valanga ». Alitivi tem,pra quella di Prassilele Barzaghi di cui trovo una mezza dozzina di piccoli bronzi, avo la ricerca dell'eleganza sconfina <iua e là in quafichecosa di raffinato, che sa di marniera, e la sentimentalità prevale sul sentimenito, come in « sola al mondo ». D'altra parte ecco un saggio di ben inteso umorismo in « la'disputa », e — attraverso l'esecuzione sommaria, ma solida — accenti vigorosi, che rivelano il vero artista, in « Mammina » e « pulcino ». Arturo Stagliano, cui devesl lo studio par Ivi trasformazione delle prime salo della mostra, espone un frammento di statua: c il lioairo ». Vitalità quasi esuberante; gioco di chiaroscuro visto con occhio acceso e gioioso; esaltazione di ogni vibrazione muscolare; spirito vivacemente decorativo fanno di codesto gesso dell'autore del movimentato fiTuppo ai gloriosi caduti di Novara una delle cose più vive e perciò più interessanti della mostra. Non ha invece alcun carattere di incisività, o di movimento, il bronzo tii Giuseppe Romagnoli, inteso soltanto ad ottenere una cer ta eleganza di forme attraverso un modellare largo e simpatico, ma senza « personalità ». «è valgono a indicarci qualche cosa di più di un grazioso bozzettista « di genere » il « pastorello » e c la massaia », di Giambattista Ricci. Alla drammaticità volge invece Pasquale Sgandurra. E si possono condonare a lui certe esaltazioni — chiamiamole cosi — di forma, in grazia al sentimento, che indubbia mente erompe dalla composizione di < maternità » e di « pietà ». Plachette. e medaglie ci mostrano invece in Giannino Castiglioni un artista delicato, signorile. Ne mancano di pregi per finezza di esecuzione e ricerche di armonie chiaroscurali le piccole opere di Albino Dal Castagne, di Anacleto Barbieri, di Nillo Beltrami, di Giuseppe Romagnoli. Una t baccante », di Gerolamo Pavesi, può piacere per una certa vivezza di spirito decorativo. Ed ecco un pittore, che oggi ci compare in veste di scultore. Preferibile per altro la veste primitiva, che in lui ci diede modo di apprezzare un ingegno vigoroso, capace di forti cimenti in ampie e ben costrutte composizioni di pittura storica. Parlo di Romolo Bernardi. Il bozzetto per il monumento al caduti di Porto Empedocle mi sembra cosa slegata, e in qualche punto di una melodrammaticità troppo convenzionale. Certo sono anche qui le vestigia di un artista, che sente la grande arte. Ma altro è sentire, ed altro esprimere. Ed altrove, cioè come pittore, il Bernardi dimo strò di sentire, ma anche di saper esprimere, se non sempre con semplicità, certo con vivacità tìi immaginazione e con grandiosità di movimento. Poco cavallerescamente lascio ultima una scultrice: Claire Selmair. Ciò non vuol dire che la stilizzata « silhouette » in gesso, esposta nella quarta, remota saletta, manchi di una certa vivacità. Ed è tutto qui? Tutto, o almeno mi sembra. Poco cioè, anche per una piccola mostra. E. F.

Luoghi citati: Albino, Novara, Porto Empedocle