Gli ostinati dinieghi del presunto colpevole

Gli ostinati dinieghi del presunto colpevole li* DELITTO PI VIA P KTAXBSI Gli ostinati dinieghi del presunto colpevole Uh drammatico confronto - Importante questione di ore Gravi circostanze a carico dell'arrestato - Anche la moglie di lui " fermata- Interrogatori e contestazioni - I funerali della vittima La. Questura, uscendo in parie dal riserbo impostosi, ha comunicato il nome deil'arreetato. Si tratta, come avevamo detto, di un compatriota del marito della vittima, certo Giovanni Opes di Gavino Angelo, di anni 22, da Pozzo Maggiore, ex-carabiniere e sedicente piazziste il maresciallo Cummaudo delia Squadra Mobile insieme all'agente eardo Masia che conosceva assai bene l'Opes, dopo averto Invano cercato all'indirizzo segnato dalla Laura Carino su quel notes fatale, finirono per rintracciarlo ieri l'altro, poco dopo le H, in un caffè d.i via Galliari, dove egli si trovava insieme alla moglie Domenica Prato fu Bartolomeo, di anni 21, da Viìlafranca Piemonte. L'Opes aveva da pochi minuti terminata di giuocare una partita col proprietario dell'esercizio, il quale conoscendolo come assiduo cliente, non aveva alcun motivo di dubitare della 6ua onestà e volontieri si attardava molte volte a chiacchierare con lui. Quando gli agenti entrarono nel caffè il giovanotto stava seduto ad un tavolino insieme alla moglie ed alcuni amici. Sentendo entrare, gente egli volse la testa ma, vedendo il Masia non provò alcuna sorpresa, o almeno non dimostrò di provarne alcuna.; anzi gli sorrise c lo invitò a sedersi al suo tavolo e prima che l'agente avesse avuto campo di pronunciare parola l'Opes proseguì: — Vieni dunque che ti presenti mia moglie. E colla mano indicò la Prato che gli stava ili faccia. L'agente manifestò al giovane conterraneo il desiderio di parlargli a parte aggiungendo che al colloquio avrebbe potuto assistere anche Ha moglie. L'Opes non dimostrò turbamento e senza alcun cenno di resistenza, seguito dalla Prato, usci dall'esercizio. Qui il Masia ed il maresciallo Cummaudo comunicarono ai due che dovevano condurli in Questura per alcune delucidazioni. Con quanto... piacere fosse accolito quell'invito il lettore può immaginare, tuttavia i coniugi, facendo buon viso a cattivo giuoco, pi acconciarono all'ineluttabile. (Hi oggetti d'oro mancasti La Questura ha pure comunicalo l'elenco 'degli oggetti preziosi che fino ad ora sono risultati mancanti dall'alloggio del Diez e dei quali si suppone si sia impadronito l'assassino. Cd troviamo per questo lato sempre nel campo delle ipotesi poiché, date le abitudini che aveva la povera morta di nascondere i propri gioielli in luoghi sempre diversi, potrebbe darsi che da un momento all'altro essi (potessero anche venire rintracciati in qualche angolo inesplorato. Le perquisizioni, eseguite per quanto fu possibile in forma minuziosa ed accurata, non permettono ancora di asserire in modo definitivo che questi gioielli siano stati rubati, come pure non è detto che ìa donna non ne possedesse anche altri senza che il marito lo sapesse. Ecco ad ogni buon conto l'elenco degli oggetti d'oro che risulterebbero mancanti: una catena a maglie da uomo con sterlina, del valore di lire TOO; una seconda catena, lunga, a maglie stretto e oblunghe, da donna, del -valore di lire 400; una terza, corta, con ciondolo, pure da donna, del valore di lire 350; una quarta, anch'essa da donna, con medaglietta portante incisa una data ed una dedica, del prezzo di lire 150 ; un braccialetto con orologio d'oro, a maglie intrecciate e snodate, valutato in lire-500; due spille d'oro: una in forma di aeroplano, l'altra con tre pietre, una rossa, una verde e l'ultima bianca, del complessivo valore di lire 250; quattro o cinque anelli d'oro, valutati in circa 1000 lire; e per ultimo una rivoltella automatica • Berretta • che porta il numero di matricola 52615 di calibro 6,35, del valore di 150 lire. Fin qui le informazioni della Polizia, la quale non ha naturalmente voluto fare alcun cenno dell'esito ottenuto dai diversi interrogatori, i quali, prolungatisi l'altra sera Ano a tarda oira, sono stati ripresi ieri mattina. Sembra tuttavia che l'arrestato si mantenga sempre nella più recisa nega Uva, ma, come spesso capita, questo sistema di difesa non sempre offre buoni risultati. Se le nostre informazioni non sono errate — come abbiamo fondale ragioni di ritenere — l'Opes per sottrarsi alla gravissima accusa a cui è fatto segno avrebbe fornito un alibi circostanziato, ma la moglie sua, ignorando la deposizione del marito e nell'evidente intento di giovargli, gliene avrebbe preparato un altro in completo contrasto col primo. Questo potrebbe essere considerato come un primo passo falso che dovrebbe inevitabilmente portare l'arrestato ad un cumulo di contraddizioni, in capo alle quali dovrebbe sbocciare la confessione. Ma è l'Opes individuo da arrenderei anche davanti alle prove più schiaccianti? E' quello che vedremo in seguito. « Guardami negli occhi! » Una' scena veramente drammatica la si ebbe nel confronto fra l'arrestato e il Diez nel pomeriggio di ieri. L'Opes trovatosi improvvisamente in presenza del marito della povera morta, di colui che l'aveva beneficato in passato, che aveva cercato di dargli sempre dei buoni consigli perchè riprendesse il cammino della rettitudine, dell'onestà e ' del lavoro, dal quale egli si era purtroppo allontanato, provò, forse per la prima volta dal momento dell'arresto, un visibile imbarazzo. Quell'uomo che in passato aveva cercato di salvarlo era lì ad accusarlo recisamente del pru grave delitto, e lui, pur negando, perdeva di minuto in minuto il suo contegno spavaldo, il tono reciso che prima usava per le 6ue risposte. Si sentiva che l'Opes perdeva terreno, si ebbe per un momento la speranza che una confessione affiorasse al suo labbro; ma fu-vana speranza. Egli seguitò a negare sempre, ostinatamente. Ma i suoi sguardi, come spauriti, erravano or di qua or di là come cercando di frugare gli angoli della stanza dove avveniva l'interrogatorio, ma effettivamente per sfuggire allo sguardo acuto, scrutatore, del suo antico amico e benefattore. Quella manovra appariva tanto evidente che ad un certo momento il Diez esclamò: — Ma guardami negli occhi 11 Vana esortazione. L'arrestato non osò affrontare il puro e franco sguardo del suo accusatore. Anzi, quasi avesse timore che, aliirati da un fluido magnetico i suoi occhi avessero potuto suo malgrado volgersi in quella direziono, voltò ' ostentatamente la faccia dallo, parte opposta. L'Opes appariva scosso ed affranto da quella prova, ma non aveva ceduto. Evidentemente qur-M'uorrio dove essere dotato di una forza di volontà eccezionale. Ma nonostante i continuati dinieghi, nonostante non piano emerse, prove circostanziate a suo carico, dal complesso rielle indagini, da un'infinità di indizi gravi risultati dalle ricerche della Polizia (indizi che per la segretezza che si è imposta l'Autorità noi non possiamo conoscere, l'Opes ritenuto autore dell'assassinio della giovane Laura Die'z-Garino, è stato rimesso ali»; carceri a disposizione dell'Autorità giudiziaria. All'ultimo confronto fra l'imputato e il Diez, come pure ai precedenti interrogatori assistettero ili Procuratore del Ho gr. uff Colonnettj, il sostituto avv. cav. Prassonc, il capo della Polizia giudiziaria cav. uff ' avv Palma e'il comandante della Squadra Mobile commissario dott. Ramella. Anche la moglie dell'Ones, Domenica Prato, è stata f-NUtenirta in Questura, per misure di Pubblica Sicurezza in attesa che giungano sul suo conto informazioni dal 6uo paese d'origine. ^ . „ Un'altra dolorosa nota è data dalla visita che io sventurato marito ha /atto ieri agli Istituti del Valentino alla salma delia moglie, prima che i medici settóri, procedessero al'autopsia. Egli ha voluto ancora una volta vedere la buona compagna che 11 destino crudele — anzi la crudeltà d'un assassino — gli ha in cnsl barbaro modo rapita, salutarla e picmetterle che essa non rimarrà invendicata. Chi ha assistito a quel drammatico colloquio < del superstite con la morta, ne ha riportato una straziante impressione. I professori Carrara e Tovo procedendo alla perizia del cadavere hanno constatato che i replicati colpi di ferro da sliro, inferii dall'assassino alla vittima, le avevano in più punti fratturata la volta ■ i. anica. Questa mattina la sriima ridila Laura Carino viene dal Valenlino riportala nella sua casa di via Fonianesi. Essa ritornerà morta e per poche ore in quel suo nido che amava tanto. Per poche ore, poiché per le 14,30 sono stati fissati i funerali della vittima. Le indagini della Polizia non terminano però coll'invio in carcere dell'individuo che tanti indizi indicano quale colpevole dell'assassinio. Esse proseguiranno ancora per raccogliere nuovi elementi che vengono ancor più a consolidare il castello dell'accusa e fra l'altro per ricercare quei gioielli di cui abbiamo segnalata la scomparsa. Si può ora aggiungere che l'atroce delitto non fu evidentemente premeditato. 11 fatto che l'assassino si è recato in casa della povera Laura Garino inerme e che, per colpirla, ha adoperato il primo oggetto capitatogli sotto mano, cioè un ferro da stiro, nè è la prova convincente. L'idea del crimine deve essere germogliata improvvisamente nell'animo del delinquente nel momento in cui si trovò so]p con lei in quell'alloggio silenzioso. Forse egli — come tanti altri — credeva che i Diez, i quali avevano voce di danarosi, tenessero in casa somme ingenti, ed a portata di mano. Commesso il delitto, nell'affanno che anche nell'animo più indurito dal vizio deve nascere inevitabilmente in simile contingenza, egli deve essersi messo affrettai ani ente a cercare, e trovati i primi gioielli se ne sarà impadronito e dopo di aver tolto dalle dita della vittima i due anelli che portava, nella tema di una possibile sorpresa sarà fuggito a precipizio. Disogna però notare che nè gli anelli rubati alla povera morta, nè i monili dichiarati come mancanti nell'alloggio di via Fontanesi, sono stati trovati indosso all'Opes e neppure alla moglie di lui. Quali fine avranno fatto quei pochi monili per impadronirsi dei quali un uomo aveva crudelmente assassinata la disgraziata Laura Carino? Già per la china Questo, che si può ormai chiamare il o caso Opes » è uno di quegli sciagurati esempi del potere malefico della città su certi animi. La città, la vita cittadina è stata per costui la maliarda, la sirena che lo ha incantato, lo ha perduto. Venuto dall' « isola selvaggia » per prestare servizio sotto le armi in qualità di carabiniere, egli, come già dicemmo, ne venne scacciato perchè sorpreso a forzare la cassetta di un commilitone. Fu condannato e passato in fanteria, e a suo tempo congedato. Sarebbe stato assai meglio per lui 6e si fosse recato a riprendere la sua vita al nativo pae. se di Pozzo Maggiore. Invece la vita della città lo aveva già afferrato coi suoi tentacoli e vinto coi suoi fallaci incanti. Decise di rimanere a Torino. Al suo paese, diceva, ormai non si sarebbe più trovato a 6iio agio. Non era però ancora l'uomo traviato, e cercò un'occupazione. Fu lo etesso Diez che glie la procurò, ottenendogli un posto di plazzista presso un negoziante di tessuti, sardo anche lui, certo Delsona. Ma, col tempo, egli si era 6empre più addentrato nelle distrazioni e nei piaceri che una grande città offre, e già per lui si era fatto prepotente il bisogno di denaro. Come procurarsene? Il guadagno che gli veniva dal mestiere di piaazista non bastava, era misera cosa, iTisufflciente alle sue accresciute esigenze. Egli non indietreggiò «lavanti .ad una cattiva azione. Combinò, ai danni del suo principale, un pasticcio, appropriandosi di merco a lui affidata per la vendita e realizzando a proprio vantaggio la rispettabile somma, di sedici mola lire. . Il danneggiato ricorse al padre dell Ope». il quale pure abbia sborsatala Oomma e i - mediato alla malefatta del figlio. Ma queatt. da allora, non volle più.saperne di occupa- zione. Quel denaro malamente acquisito gli permise di vivere in ozio e di spendere largamente per qualche tempo. I soldi finirono presto, ma ormai in lui il dolce far niente era diventata abitudine, una di quelle abitudini cosi difficili a scrollarsi di dosso. E continuò per quella via... ' Richiese soldi al padre, che gliene mandò Ma ad un cerio punto uriche, la famiglia &'- stancò di quella passività clic minacciava ai diventare cronica, e chiuse i cordoni delia borsa. Comincio allora per il giovanotto la crisi cui abbiamo già accennato ieri, cipè. la sua costante lotta con la .penuria di da- naro. Fece presto debili di qua e di la, di- monticandosi volentieri di regolarli. Anche espedienti, era la disonestà... Ripetutamente, allora, il Diez gli consigliò di tornare dai suoi, a Pozzo Maggiore. Qui la famiglia Opes possiede beni al soie e. conduce vita da benestante. Desiderio vivissimo del parenti del giovinetto era che egli avesse falto ritorno alla casa paterna, dove avrebbe trovato, con l'onesto e tranr.uillo lavoro, esistenza corno lo abbu'ino detto, oramai èra iuta- menerà Prato, la quale però, dopo il matrimonio, rinunciò al suo modesto mestiere per vivere anche lei senza occupazione. Malgrado ciò. risulta che i coniugi conducevano vita abbastanza dispendiosa. Alloggiare e mangiare all'albergo costa sempre; ed era precisamente questa l'abitudine dei due giovani sposi. Di dove -precisamente provenissero questi danari non appare molto chiaro. Alla* Polizia 6tchilirc con precisione tale fon. te; ma già fin d'ora si può ben affermare che l'origine di quei danari, fosso essa impresa ■dell'uomo o della donna, appare iion troppo onesta e regolare. - Il pomeriggio del delitto L'Opes uscito alle 15 dal Caffè Da una ventina di giorni i coniugi avevano preso alloggio all'Hotel Meublé di via Principe Tommaso, dove occupavano una stanza matrimoniale. I loro pasti li prendevano in una trattoria dei pressi, ed il caffé e l'aperitivo, a seconda dei casi, erano soliti sorbirli in un caffè di via Galliari. In una parola, avevano stabilito come loro centro di attività (attività... negativa, si intende) in quei paraggi di Borgo Sun Salvarlo, adiacenti a piazza Madama Cristina. Al caffè, dato il loro tenore di vita, i coniugi trascorrevano motto tempo, alcune volte degli interi pomeriggi. Spendevano, complessivamente, molto denaro, e....non concludevano nulla. Anche nel tragico pomeriggio in cui venne compiuto il delitto 1 coniugi Opes furono al detto caffè. E questa circostanza, per il valere che le viene conferita dagli avvenimenti, merita di essere riferita con una certa ampiezza. Potevano essere le 14 -15, quando nell'esercizio entrarono gli sposi, clienti ormai conosciintissimi. Sedettero ad un tavolino e ordìnarono due caffè. .Sorbita la bevanda, essi indugiarono a chiacchierare fra di loro, allegramente, come 6i conviene a due giovani sposi che non hanno troppe preoccupazioni iict 1 avvenire. Ad un dato punto — potevano essere le 15 circa — l'Opes 6i alzò, pagò cu usci. La Prato si avvicinò al banco e preso a discorrere col padrone dell'esercizio, poiché ormai fra questi e i clienti c'ara quasi conlulcnza. Essa narrò al proprietario come ella c4 il marito fossero in procinto di rilevare un esercizio. Era un ottimo affare, 11 negozio era stato stimato 60.000 lire, ma sarebbe alato possìbile averlo per 30.000. Era tale la convenienza, che essi avevano d»ci60 di non lasciarsi scappare l'affare. A suo marito non sarebbe stalo difllcile procurarsi le 30.000 lire occorrenti. La donna non si ad- dentro in particolari su questo minto. m fece capire che avrebbero potuto sperare nell'aiuto di una sorella di lei, pure sposata a Torino. — Anzi — aggiunse la Prato — aspetto qui mio maritq, perchè siamo d'accordo di recarci insieme da questa mia sorella, per parlare di questo aitare. Effettivamente la donna aspettò il marito; ma questo non si faceva vedere. Senza farvi gran caso, essa non tralascio di manifestare al proprietario dell'esercizio il. proprio disappunto ed anche un poco di sorpresa per il mancato ritorno del marito contrarinimente alla promessa fattale prima • di uscire. Sta di fatto che la Prato attese fin verso le 17, quindi, persuasa che ormai il manto non sarebbe più venuto, se ne andò. 1 coniugi ricomparvero nel caffè la sera stessa, verso le 20,30. Erano Insieme, Ordinarono una consumazione e se ne andarono quasi subito. 11 proprietario nulla notò di anormale tanto nel contegno dell'uomo quanto in quello della donna. Dimostravano la solila espansività. Conviene però aggiungere che il proprietario, rtatn l'ora di affollamento dei esenti, non fece particolare attenzione ai due sposi. Quando, ieri, egli lesse sul giornali dell'arresto dell'Opes, ne fu molto sorpreso. . Ma ne fu anche un poeo punto e addolorato per... motivi personali. Egli avanzava un credito di 3C0 lite dal giovane sardo. Costui, un paio di mesi addietro, gli aveva.richiesto quella somma, assicurando che doveva ricever? ria casa un vaglia di tremila lire, ed avrebbe pagaito tosto il debito. Poco dopo fece un'altra richiesta di 100 lire. Cosi l'esercente, parendogli che il' cliente fosse solvibile, gli diede le 4O0 lire. Qualche tempo dopo ebbe, in restituzione 100 lire, con la promessa di saldare in hreve tutta la pendenza. Ma le 300 lire rimanenti non erano ancora venute ed egli oramai è rassegnato a perderle... L'Opes, come dicemmo,-non gli era sembrato uomo da dibattersi in difficoltà finanziarie. Aveva sempre .pagato. Uria volta sola aveva chiesto di dilazionare di un. giorno il conto delle consumazioni, e difetti 11 giorno dopo aveva saldato il piccolo contò. Assillato dai debiti Evidentemente il padrone del caffè ignorava molte cose; ignorava, cioè, che i debiti del giovanotto erano, se non proprio grossi, molto numerosi. Noi, per dare un'idea di questo stato di cose, che serve anche, di riflesso, a spiegare l'atroce delitto, possiamo aggiungere qualche episodio venuto a nostra conoscenza. Qualche mese fa l'Opes era uso pranzare, in compagnia della Prato — che però non era ancora sua moglie — in un albergo posto in via S. Anselmo, presso corso Valentino. I due mangiavano, ma... non pagavano; l'uomo ammucchio cosi un debito di 400-500 lire. L'albergatore richiese più volte ed anche vivacemente il ealdo, ma visto che non veniva nel suo intento, minacciò di denunciare l'In, solvibile giovanotto e di cacciarlo, per sempre fuori del suo esercizio. La minaccia non fu eseguita semplicemente perchè si interposero parecchi altri clienti dell'albergo, studenti e impregati, che erano ivi dozzinanti. Costóro, dal più al meno, avevano- prestato soldi al giovane sardo, e questi teneva tutti a bada, assicurando die presto sarebbe andato in Sardegna e, ne sarebbe tornato coi denari, cioè con la possibilità di far fronte a-tutti i suol impegni. In vista di queste formali promesse, l'Opes continuò ad essere tollerato come cliente del. l'Albergo. Ma un bel giorno scomparve e non si fece più vedere. I suoi numerosi creditori, però, vennero a sapere che .egli nel fraftem. Po si era sposato con la Prato e che entrambi conducevano un treno di vita piuttosto brillante, spendendo con..una certa larghez- ; za. proprio" in questi ultimi giorni alcuni di ! ques{i t.redilori sì imbatterono per istrada | t.0j giovane, lo fermarono, eli rinfacciarono , le sue mancate ripètine -promesse, e gli in giunsero, adesso che dimostrava di posse¬ dere de! denaro poiché ne ependeva, di veistituire i loro soldi. .L'Operi trovò ancora delle tctoe, fece dello promesse, dimostrò -insomma di non voler pagare. Allora gli alivi lo-minacciarono di trascinarlo in Questura, e diedero luogo a una scena assai-vivace e j movimentata."Egli pregò, scongiurò, promi , se ancora. soJ!a testa dei suoi cari..! E allo ra fetale lasciato libero, abbandonato al suo destinò 1 | Quest'episodio, di per sè solo, può appa | r-.re mn molto importante. Viceversa-ha un sienifica)to suo proprio. Dimostra in quale me assillante di debiti si dibatteva il giu vane, dimosiva che costui, minaccialo d: de ; nuT,Cia. poteva ormai essersi ridotto come bundono dei freni inibitori, in una' esaltazione di questa specie di istinto di conservazione, abbia, questo sciagurato, potuto alzare la :ni:iio omicida contro una inerme e debole créatura, por derubarla, per depredarla del 6uo peculio

Luoghi citati: Prato, Sardegna, Torino, Viìlafranca Piemonte