L'adunata sindacale al Teatro Regio

L'adunata sindacale al Teatro Regio L'adunata sindacale al Teatro Regio Il discorso dell on. Rossoni j ! ' : ! : ; | ; ! I I Il discorso delMoltissimo pubblico n accorso ieri al Teatro ltegio per parteciparti all'adunata .sindacale indetta in occasione della presenza a Torino dell'ori. Rossoni, capo del sindacalismo fascista, e dell'on. Panuuzio, sottosegrc- iniprptarlo di Stato. l'I. -a, palchi e. gallorie erano sgremiti d'una folla varia, fra cui ora un nbuon numero di signore e signorine. In al- nto, proprio sul davanti della terza galleria, < nera la graziosa ghirlanda vivente delle gio- vanctte della squadri ginnastica fascista, che j vcon le loro bianche maglio mettevano una snota chiara c vivace sulla scura uniformila» c'logli abiti maschili. Il servizio d'ordine era nnl«disimpegnato dalla i .mturia Piavo agli or dinl riel centurione cav. Chiappo, e la musicale dei tranvieri aveva preso il posto dell'orchestra. (ìli intervenuti Sul palcoscenico una quadruplice fila di poltrone accoglieva le personalità invitate. Dietro ad esso stava la folla schiera delle bandiere e dei gagliardetti delle organizzazioni ed associazioni. Due enormi fasci 1" tori facevano da quinte. Noi fitto gruppo del le personalità ed autorità abbiamo potuto uotare il prefetto D'Adamo, il generale Fer-1 prari comandante della Divisione, il generale Etna commissario al Comune, s. E. Casoli e S. E. il barone Torello della Corte d'Appello, il questore comm. Chiaravalloti. l'on. Olivetti, l'on Gianferrari e Roberto Forni, il commissario aggiunto Bardanzcllu, il colon- hsdsqoeltsdnello dei carabinieri Casagrande, il comm. ; avv. Codogni segrolario della Lega Indù-1 lstriale. bIn un palco di proscenio erano il senatore | pAgnelli e l'ing. gr. uff. Fornaca della Fiat. ] sPoi tutte le autorità de] Fascio, avv. Tunlnctti, maggiore Puoi, ring. Bertoldo Poi, il prof. Stampini, il prof. Arullanl, prof. Demagistris. il provveditore agli studi comm. Ronda, Luigi Pozzo, dott. Pero, l'aw. Giovanni Frola, l'aw. Quaglia, il prof. Gorgolini, i commendatori Meledandri e Panconesi dolln Federazione sindacalo fascista, l'aw. Pavesio, il comm. Porrachione, l'aw. Maccari, geom. Spadavecchia, il comm. Conigliene, l'aw. D'Aragona, tutti i segretari di Corporazione e di Sindacati e tutti i membri dei vari Direttorii. Appena giungono gli on. Panunzio e Rossoni. accolti da grandi applausi e dall'inno fascista, il comm. Meledandri apre la serie dei discorsi ringraziando gli intervenuti. Quindi dico che questa riunione ha un significato clic supera quello dello consueto manifestazioni, perchè « vuol diro ai vecchi uomini dei vecchi regimi e delle vecchie dottrine che indietro non si torna. Questa adunata significa che il popolo lavoratore di Torino comprende il valore delle leggi sociali fasciste e che vuole inquadrarsi nelle nostro organizzazioni ». Il segretario della Federazione prosegue dicendo elio ò stato affermato che il Piemonte 0 il focolaio del liberalismo, che nello sue fabbriche la lue comunista aveva ancora molta presa fra gli operai. « Ebbene, questa manifestazione dice invece che il popolo torinese non è ne liberale nè comunista, ma fascista. So la Federazione sindacale può presentare oggi al presidente delle Corporazioni od a! sottosegretario una cosi imponente riunione, ò porche il sindacalismo fascista si è rivolato indipendente da ogni cricca e vuol servire solo gli interessi della produzione ». Il comm. Meledandri soggiunge poi che la sparanza dell'on. Rossoni por una cordiale cooperazione fra capitale e lavoro si va realizzando. - Questo collaborazione non e una utopia. Abbattuto lo Commissioni interne, nella, nostra città r,ii Industriali collaborano con noi i lo vertenze vengono composte Lonza ricorrere agli estremi atti della lotta di classe » Conclude, fra applausi, dicendo cho Torino, grande di memorie, ricca di grandi uomini, fervida di grandi passioni, non mancherà alla mòta gloriosa per lo fortune della Patria. Pronuncia quindi poche paralo l'aw, Tuninetti, che reca il saluto della Federazione fascista « manda un saluto all'on. Farinacci rho t lavori parlamentari hanno trattenuto n, Roma. Termina con un accenno alla frase dell'on. Mussolini sulla questione morale da liquidare, e dichiarando che sarà fatta pulizia dei vecchi rottomi elio ancora inciampano il passo ai fascismo. E' molto apulaudlto. c I precursori sindacali del fascismo » Salutato da grandi applausi, si avanza alla ribalta l'on. Rossoni. Premotte che con una riunione cosi imponente si dovrebbe faro un comizio, ma dico di odiare i comizi e di preferire il tranquillo ragionare porche ~ corno ha già dichiarato — ha l'ambizione di essere il chiarificatóre del problema sociale. « lo fui sindacalista rivoluzionario ed ebbi sempre urti col Partito socialista. Noi sindacalisti abbiamo iniziato, nel IfiOl, la battaglia, cioè prima del fascismo, contro i socia- ciselccdnrdpftcciguacvgdtlqavvcni| s• c; c. si psgbcCsdadctIlQridalmrrmrtgmlisti e .specialmente, i riformisti, di cui de-1 lplorammo sempre la tattica, giacchè i capi i pdi essi dopo aver eccitalo le masse sono 'fUSfilti ». Continuando nel suo discorso, che è frequentemente irto di punto polemiche o lancettate contro i vecchi dirigenti del movi- flaltmento sindacalista socialista, l'oratore ncor-1 f<ln .^ri?iìn l'iin \InécAllnl fu j-.:,r»n Ani cimili- t da conio l'on. Mussolini fu capo del socia llsmo. E, aprendo una parentesi, soggiunge: « Se i conservatori si scandalizzano per questo hanno torto e perdono 11 loro tempo perchè noi vogliamo ragionare anche su questo. Por qualcuno Mussolini è un rinnegato, ma noi tinti siamo orgogliosi di essere chiamati rinnegati. Noi abbiamo ripudiato tutto ciò che di bestiale vi era nel socialismo e Mussolini aveva abbandonato il socialismo, giurando di sfasciarlo, da quando il Partito socialista si era schierato con l'imperatore degli impiccatori ». Venendo a parlare degli eventi del dopoguerra, il capo dei Sindacati fascisti dice che allora il sindacalismo fu la baldoria dei memoriali a ripetizione. In quel tempo la crisi industriale fu una realtà, non una finzione. Ma i nuovi ricchi avevano scarsissima coscienza del loro doveri verso le masse. « In quel tempo 11 sindacalismo si scatenò e perdette ogni linea, ogni dottrina, facendo un carnevalo protestatario. Ne consegui che te ilio sindacali ros:>e furono cosi poco consistenti che non ressero al primo urto dello camicie nere ». A questo punto l'on. Rossoni dice che in qualche momento, alla distruzione delle istituzioni sindacali ebbe dolore, ma poi pensò che II proletariato aveva avuto ciò che aveva voluto, perchè aveva confuso so stesso con le fortune elettorali dei socialisti. Ma pur soffriva nel vedere che eran le m'isso che pagavano Invece del capi respunsabili. • Dopo, noi rapimmo subito che la rivoluzione fascista doveva portare le masse verso l'amor della .Patria, offrire ai lavoratori di riconciliarsi col proprio Paese. Il Partito socialista teneva come suo vangelo la dottrina di Marx, di Bebel e di altri santoni, e dopo la guerra mise in soffitta Marx per esaltare Lenin. Noi dicemmo agli operai che avevano diritto di rivendicare taluni loro diritti, ma elio non dovevano gridare abbasso l'Italia perchè l'Italia orano loro stessi » ((apporti fra capitale e lavoro L'oratore si addentra poi nel vivo della vecchia dibauuiissima questione dei rapporti tra capitale e lavoro, sempre attentamente ascollato da) pubblico. Afferma che vi ò la possibilità d'un'intesa fra operai ed industriali. « Ma la collaborazione non l'ho mica inventata io. Essa e nella natura dello coso, fi capitai.-, quando ha eretto una fabbrica o l'ha t'ornili dell'attrezzatura, ha tetto ancora nulla, per agire gli occorre il tecnico e la mano d'opera, sono tro elementi indissolubili: il capitale non può trascurare o maltrattare il lavoro, ma il lavoro non può sostituire il capitalo. Potrà occupare le fabbriche, ma una volta occupate avrà un pugno di mosche nelle man!. Occorre dunque la solidarietà dei tre elementi per la produzione. « Arriva poi il momento della distribuzione dei proventi, momento delicato e che solo può esscioto di 1 ctcdR"rsdirsdoiPllmrctmèPi cI sn| b; noi**t U<*HUWW u<-i : i_.a t u suiu :- pimenta disciplinato dal contrat1,0 non darò tregua a questi J l on. Rossoni nduslriali cui agricoltori cho non avranno contratto di lavoro coi loro dipendenti erchè chi dice: «Qui comando lo », meta non uno ma venti bolscevismi. Occorri; ersuaderai cho il vecchio padronato non esi¬ te più in Italia, almeno nel senso tradlzlo aie. La proprietà ora e attiva partecipuzioo alla vita nazionale, non più tranquillo e eghittoso impoltronimonto ». Dopo avei ripetuto cha il contratto di laoro è la sua fraziono, l'on. Rossoni oserva che il sindacalismo socialista si preocupava essenzialmente dei lavoratori del ord trascurando i proletari del Mezzogior¬ o, mentre In Sicilia minatori e contadini avorano dieci o dodici ore per poche lire 1 giorno, in un recente viaggio — dice — A questa gente bisogna pensare, e non roseguo poi alternando carezzo e trecciate I I p■ 'mra20lisigv(-| it' la1 ddai n1 uppo potuto constatare come a'trecento metri I ottoterra i minatori tutti nudi in mezzo a ^cboll tlainmelle lavorano come bruti e per10famarsi mangiano un po' di pane grigio e 1 :lualche oliva. Ed esclama- ì ^j dratorie ora agli industriali ora agli operai I dice, fra l'altro, che i buoni contratti di avóro debbono essere stipulati tenendo con- \ o che la cassa dell'industriale non è ine-. auribile ed avendo una buona conoscenza 1 ell'industria e delle sue possibilità. Ma poi — dice — di dove verrà i! sa- ì ario"? Dall'azienda, vero? Ed allora non isogna dimenticare la leggo di Lassallo e ersuadersi che le paghe non possono erecere indefinitamente. Ho detto altre volte he bisogna « educare » gli interessi. Tanto capitole come il lavoro devono essere diciplinati. L'appetito all'infinito è malefico d assurdo. Per queste ragioni il Sindacasmo fascista è per la collaborazione. Però, on gli industriali cho si impuntano e diono a comandiamo noi » faremo la lotta tpnladnrnmrsiecisa Ver"toe'aVTavo7atórl"iaT* posto dem ella vita della Nazione I c... I trUna legge contro gli oziosi d«» l*iini>ità rf.i D,,!.-»!. \tie i unicità aei variamento ] ]UUn vivissimo interesse e una discreta ila- ìdita suscita cubito dopo l'oratore quando i cice: — Io vado persuadendomi che bisogna romulgare una logge contro l'ozio e confo gli oziosi, contro tutti i perdigiorni che rascorrono il loro tempo nel cane, politianti chiacchieroni e noiosi. E l'on. Rossoni — ripetendo cioè una dihiarazione da lui fatta recenieuiento alla naugurazione del Congresso degli impieati dello esattorie — spiega che vorrebbe na legge brevissima, di non più di aue rticoli: Lo « E' proibita m Italia la disocupazione volontaria ; » 2,o « Coloro che engono trovati ad oziare nei caffè e luohi di ritrovo e che non possano provare i aver lavorato almeno oUo ore saranno ratti in arresto ». Voce: — Non basteranno le carceri! A proposito dell'inserzione del Sindacasmo i-ello Stato, l'on, Rossoni dice poi cno uesto fatto risponde agli oppositori i quali ffermano che nel sindacalismo fascista non vò nulla di nuovo. Il sindacalismo, ossera, non può negare lo Stelo per esaltare la lasse ili sindacalismo deve essere nazioale E annunzia che nell'anno 1867 sarà niziata la campagna per unilicare le asemblee legislative. La unica assemblea 6l hiamerà Senato, ma non sarà composta ome l'attuale Camera vitalizia e le rappreentenze sindacali vi arie. mVtuè cpcdmnPassa poi ad occuparsi delle nuove leggi ul lavóro e ci tiene a precisare che sbaliano coloro che parlano di arbitrato obligatorio. Da noi, d'ora innanzi a giudiare delle contese economiche non 6arà un ollegio di arbitri ma il magistrato cho, olo giudicherà e semenziera. C'è dunque; ice, un nuovo iure che l'Italia insegnerà l mondo. Rivolgendosi quindi agli operai icliiara che si vogliono lavoratori probi he facciano il loro dovere intero. • Se siee stati socialisti o comunisti non importa. fascismo è al di là. Coltiva l'idea uniaria della nostra stirpe, del nostro popuio. uando avrete questa convinzione non saete più proletariato disperso e negletto, na inombri Iloti di questa nostra Patria aorabile ». Concludendo, l'on. Rossoni annunzia che Roma sarà erotto un grande tempio del avoro, cho esalti innanzi al popolo ed al mondo intero i simboli del lavoro. « Lavoamo tutti con fede e con ardore e concoreremo tutti a far più grande la grando madre nostra, l'Italia!». Una prolungata ovazione saluta la peroazione del discorso che è stato frequenemente inframmezzato da applausi. Poche parole aggiungo ancora il sottoseretario on. Panunzio, cho dice superba la manifestazione sindacale. Porta il saluto OprddpercoinstuAsiinavranno "adeguata j pcvdddfiteBsatamcoPsoincaginMavloadesione dell'on. Mussolini, ed esalta n ensiero sindacalista e l'opera spiegata dal ascisnio, concludendo con un cordiale sauto alla « grande Torino » ed un reverente ffettuoso saluto aucurale alla grande Itaa. E con le rinnovate acclamazioni suscialo da questo breve discorso l'adunate ò nita, poco dopo le 12. - ... I gagliardetti dei Sindacati vengono acompagnati, per via Roma e via Maria Vitoria alla sede delle Corporazioni, in corteo on musica In testa. Nel salone della Feerazione viene offerto agli on. Panunzio e osso™ un vermouth ss! si recano opa. reaficoteconKVzitrstnfalivi S hHLwr,?%>aSE2JI a,Vt?„ teai Dancnetto au Aioergo aM-:rlL'on. Rossoni fra i postelegrafonici Nella serata, alle ore 1", presenti tutti 1 potetagrafonici torinesi — molti dei quali inossano la nuova divisa wriRlo-verde —, i rtll.genti il sindacalismo fascista, hanno assitito alla pòsa di un fascio littorio nel grane salone al secondo piano del palazzo. Gli norevoli Rossoni e Panunzio etnamo accomm«-nn.1i dalle autorità posteli e sindacali, dal Protetto D'Adamo, dal Oueetore Chiaravaloti, da un ranoresentante del Comune, dal«w. Tuninetti. dal maggiore Puel e da molte altre autorità. Il significato della cerimonia stato illulralo dall'avv. Orazio Ouaorna. L'oratotre sa omiiiace dello spiri*o di lavoro e di attivià che informa i sindacati ; e auspica alle maguiori fortune del fascismo. I,a conferenza vivamente applaudite. Il sottosegretario Paciunfcite ha preso la parola per compiaerei della disciplina e dello spirito dei potetegrafonlcl. Si deve a essi il regolare e normale funzionamento dei servizi, dono la burrascosa parentesi bolscevica. La cerimon!a «\ terminata con rinnovate ovazioni agli onorevoM Bossonl e Panunsilo L'on. Panianzio ò ripartito per noma col diretto delle 20,25. ingri plaLinI pugllasl all'on. Panunzio Al sottosegretario on. Panunzio il Circolo dei pugliesi ha offerto un sontuoso ricevirmsnto. Il pi«sldente D'Aragona ha pollato all'on. Panunzio il saluto della colonia pugliese di 'l'orino. Il sottosegretario, che è steo molto festeggiato dal suoi conterraue-i, ha pronunciato un breve discorso di ringraziamento. Pronunciarono pune applauditi discorsi l'aw. Orazio CuagUia, che accompagnava il sottosegretario, e il sostituto Procuratoree de.l Rr. avv. Siracusa. (ili esplode un petardo tu mano li contadino Pietro Mioheletto tu Antonio, di 37 anni, nato e residènte a Muriaglio. ha dovuto ricorrere aite curo del dottor Trabucco, del S. Giovanni, per farsi medicare la mano destra sfracellata. La disgrazia gli Ci capitata ieri, mentre assisteva allo sparo dei mortaretti dinanzi alla chiesa del paese. Egli volle portar via un mortaretto inesploso, ma l'aveva appena raccolto cho questo gli scoppiava fragorosamente in mano. Fu trasportato in automobile a Torino. Il sanitario lo ha giudicato guaribile in V) giorni ialvo complicazioni, All' oi RpdnttnavCmetmSrMU6pna; bi abC: n. n: j ì ,