L'agonia della terra

L'agonia della terra MOTE DI VJftQGBO L'agonia della terra . Vardo, Vadso, Kirkouee, le ultime tappe idei viaggio sul mare di BarenU. Kirkenes ò città calda e fumante d'unìcine: le sue ciminicro alio su la collina cimpennacchiate di nuvolo nere offrono uneingolàro contrasto con l'atmosfera afona ediafana. E' una sorpresa alla quale settegiorni di viaggio fantastico non ci avevanpreparati. Arriva inaspettata e impreveduta: la realtà inserita nella fiaba. Si hal'impressione di aver dormito a lungo e desser tornati inavvertitamente nei territordel sud. Il Tolarlys ha compiuto il suonel meraviglioso e improvvisaviaggio mente, come avviene di tutto In fantasieè approdalo ?.l porto del lavoro quotidianoI viaggi di ritorno nono sempre rapidi. Ma no, siamo ancora in Norvegia, aconfini della Finlandia, su l'estuario largo c pallido del Pasvik-elv, che non potrebbe essere più caratteristicamente ocandinavoUna buona marcia di un'ora nel bosco, svarca il confine, sorvegliato gentilmente da duo ragazze, si entra nel territorio della repubblica e si può giungere sino alla cappella di Boris Gleb^ l'altare più lontano della chiesa russa, esilio di eremiti una volta, ora soltanto ultimo punto d'arrivo di turisti. Biù in là cascale e miniere. 1iield anche qui, come in Lapponia, è ricco di minerali di ferro. Sarà forse ricchezza inesauribile, favolosa: per ora l'esplorazione e l'esercizio di queste miniere, che datano da pochi anni, non possono essere che ridotti. Gli ostacoli sono ancora insormontabili. La prima necessità ò stata realizzata, il porto, Kirkenes. Questo territorio, fuori da tutte le vie di comunicazione che non siano le correnti dei fiumi, lontano dai porti del Baltico e dalla ferrovia translappone, ha corcato uno sbocco nel suo maro più vicino, e lo ha trovato in Kirkenes. Il villaggio non esisteva pochi anni addietro, non c'era nemmeno un qualunque approdo in questo fiord. Ora c'è una fumante c rumorosa città piena di folla in movimento. Le miniere hanno creato Kirkenes, e Kirkenes ha dato impulso alle miniere. Questo porto 6 quasi perennemente sgombro di ghiaccio, quando jl gran porto della Russia, Arcangelo, sei gradi in giù, deve subirne il blocco tutti i mesi dell'inverno. Privilegio delle costo norvegesi sino iall'ulthna pietra di confine. Vardo e VadsS sono invece villaggi di pescatori, quartieri, magazzini e mercati di tutto il Finmark. Il prodotto della pesca qui eguaglia quasi quello del Lofotcn : e la pesca continua ancora quando li è finita. Jj'hicll, questa distesa costruzione di cavalietti che si arrampica di roccia in roccia per tutta la scogliera oltre la nostra vista, anche qui c in gran parte dispogliata; ma alcuni reparti più vicini all'approdo delle barche sono tuttora in piena funzione. Si penaa a un'aia sterminata non ancora sgombra dalla trebbiatura. Si può andare intorno ai magazzini sotto una strana pergola di stoccafissi, rigidi e tintinnanti al vento eom/? una diffusa sonagliera. E i magazzini, grandi quanto castelli, ne sono tutti colmi, non han mandato a Bergcn-lr loro mercanzia. L'aria è satira di lezzo che traspira dalle finestre e dalle fessure. Su la roccia, ntgli spiazzi del Meli, si vedono enormi cataste bianchicce che danno un senso di paura e di ribrezzo perchè sembrano da lontano montagne di teschi umani. Da presso potrebbero piuttosto essere scambiate per carogne di montoni e di cavalli; ma sono soltanto teste di morluzzi disseccate : così leggere e friabili! A Vardo se ne incontrano ad ogni passo: tutta l'isola, da un mare all'altro, è un accampamento di queste catasto bianchiccie: nel porto un piroscafo panciuto ne fa carico. Vardo rosta nella mia memoria come la città dalle teste di merluzzo. Per le strade crocchi di pescatori. Vorrei dire, coppie. Non vanno mai e non si raccolgono a più di due per volta. Le loro discussioni sono colloqui. Si scambiano le idee e lo intenzioni con gli occhi. Altrove si son già ritirati nei quartieri d'estate, qui restano ancora su la breccia a contrattare. Fibre di marinai solido e delicato. Qualcosa di femminilmente trasognato ammorbidisce la secchezza della loro virilità. Baffi biondi, occhi grigi, non hanno impressa e scavata nel volto la sofferenza dei travagli solari. #*# Il Polarlys arriva a queste ultime stazioni del suo viaggio quasi vuoto. I passeggeri sou discesi a uno a uno o a comitive, a Svolvaor per escursioni tra le isole del Lo'oteri, a Lodingen per raggiungere Narvik fon altro battello e nrenderc il trenoper Stocccima, "a Trórnso'' por affari, adHonninghaag por l'ascensione del capo Nord. Ogni approdo s'è trattenuto un comtagno di viaggio. Svegliandoci, ogni mat!na non abbiamo più ritrovato un volto -e la sera innanzi ci era stato vicino; a ensa molti posti intorno a noi son rimasti serti; ci siamo raggruppati tutti interno una sola tavola per non dare alla sala i sor.so di desolazione e alle cameriere un autile sovraccarico. Intorno al ponte di comando e sul castello di poppa non c'è più diffusione di scialli, di binocoli, di kod::k e di Baedeker: si possono fare a gran passi gare di resistenza podistica. Compagni di viaggio. Sembravano estranei, e con diventati in pcco tempo familiari. Li abbiamo accolti con dispetto e diffidenza, abbiamo sentito disagio della loro promiscuità e fastidio.delle loro voci estranee, abbiamo sfuggito il loro contatto discostandone la nostra sedia ogni volta che ci sedevan da presso, abbiamo abbreviato la loro inevitabile compagnia non fermandoci a tavola oltre lo stretto necessario: ed ecco a poco a poco ci siamo assuefatti alla loro faccia, alla loro voce, li abbiamo tenuti vicino, li abbiamo sopportati, li ubbiamo cercati, li abbiamo guardati con curiosità, abbiamo tentalo capirli. Dieci giorni di compagnia, ma così intensamente assidua, senza distrazioni di atti separati, che avrebbe potuto riempire di se una lunga stagione. Compagni di viaggio: baleni di dimestichezze improvvise, cordialità pronte e sicure, soccorsi scambievoli spontanei e disinteressati. Confidenze di segreti pensieri che si fanno senza esitazione perchè si sa che il depositario domani andrà lontano e le abbandonerà per istrada. Aiuti che sprestano volentieri perchè non si aspetta gratitudine e non si teme che il beneficato possa giovarsene a lungo. La familiarità di ogni giorno crea l'attrito dell'emulazione e da quell'attrito sguizzano r.empre le scintille dell'invidia e della gelosia. E forse non soltanto per cotesto: non conviene esser pessimisti a qualunque costo. Due per- . pe nì¬ sonecevengonoaonanuog,gente diversa, che per poco s'incentrano, clic si vedono in un paese straniero por la prima volta o torse non si vedranno più, sono c I sempre tra loro mollo cortesi, premurose, un generosa. Quasi che vogliano in un solo e j giorno comunicarsi tutto il bisogno di far tte j del bene elio è sempre nel fendo della Kaan ì tura umana. ve- ! Uno è un giovano inglese magro o attoha j »iito. schivo e dimesso, compagno di con di versaziòni e di scorribande alacri su tutti ori gli approdi. Camminatore instancabile: — uo Attòiuj faisons de l'crercicel ,— Bidè del sa- suo francese, e cerca il paesaggio più bello e, o. ai go be vo. si da la pno na vo 11 co za ahe re orarine no suo rni nna in rite to ù, nno di di ca la a. acra opna n uò na na. ne rdi si, he rdi tnte ani o, nne a ei ciee n ee. lrffi e li age, el rno par fissa-rio nella pellicola della macchinetta fotografica. Viene da Leicester : impiegato in un'industria, trascorre la sua vacanza annuale in questa crociera sino al capo Nord : tra pochi giorni sarà di ritorno a Bwgpn, poi da Bergen a Newcastle, da Newcastle a Leicester, un altro lungo anno di lavoro. Parla del suo lavoro come di una pena: ricorda le ciminiere della sua città, le miniere della sua terra senza enfasi. Non pensa che alla vacanza dell'anno venturo e al nuovo viaggio che si proporrà di fare. E' un fanciullo indolente e malinconico in un paese di fanciulli ilari e operosi. Non bove e non fuma. Se ne sta ritto a prua, abbottonato nell'impermeabile, con le mani in tasca e il capo scoperto, corno per essere più vicino, por arrivare prima degli- altri ai luoghi nuovi. Un altro è un bel vecchio dallo barbe gemelle che gli pendono lunghe e grige dallo tempie. E' un architetto, norvegese del sud, e viaggia por suoi lavori sino alle terre disabitato. Parla italiano senza deformare l'accentuazione delle parole : la sua pronunzia c limpida e non soverchiamente lenta. Ecco una compagnia utilissima. Ma viene dall'Italia? No, c'è stato nella prima giovinezza: dunque almeno trent'anni fa. Poi non c'è tornato più, e non ha avuto dimestichezza con italiani. Quest'uomo ha una memoria portentosa: parla italiano come parla spagnolo, tedesco e inglese, perchè c stato anche in Spagna, in Germania, in Inghilterra o forse è portentosa l'attitudine di questa gente a imparar le lingue. Il compagno architetto, uomo dall'abito e dal portamento semplice, bonario, un po' rozzo, mi parla del suo viaggio in Italia con occhi accesi: venne per studio: visitò Roma, Firenze, Venezia, Napoli, e la città distrutta, la città sepolta... Pompei... Che bellezza! Quanta arte ! Quanto amore dell'arte, quanto rispetto per l'arte!... — parole sue ammirative — Parla con entusiasmo anche della Spagna e dogli spagnoli, della Francia e dei francesi : parla molto male dei tedeschi. Ma forse è maldicenza 'soltanto convenzionale. La terza è una signorina: bruna o quasi in un paese di fanciullo bionde. Forte, prorompente, in un paese di fanciulle delicate ed estatiche. E' nata a Stavanger, vive a Stavanger, viene al nord a cercarvi un po' di fresco. Parla anche lei francese. Male, ma lo parla. E ride benissimo. Si fa capire meglio ridendo che parlando. Ride non occhi vividi e acuti. Ha avvertito in me il meridionale e sin dal primo momento mi è attorno con un volto che mi sombra piuttosto ostile. Maschia : misurava su e giù a gran passi la tolda. Ma quando mi è venuta vicino c diventata timida e curiosa. Parla un po' di francese, per essere stata sei settimane a Parigi ; ma non. le son bastato. — Ci torni, signorina. — Il babbo è stato anche in Italia, a Roma, a Napoli, a Venezia. Come il vecchio architettq. — Venga anche lei in Italia, signorina :'| anche l'Italia è un bel paese. — Lo sa poche glielo ha detto il babbo. Dal babbo ha imparato alcune frasi di lingua italiana — Quanto costa? — Acqua calda. —■ Ti si rannicchia, incrociando le mani sul petti, come si raccolga in uno scialle. Già, quell'acqua calda le motte addosso i brividi. Mczzanolt'!. Cristiana è in piedi perchè deve scendere, \insieme con sue amiche, alla prossima fazione : io sono in piedi perchè le facci)) compagnia : tutti sopra coperta 30120 inlpiedi per vedere il sole di mezzanotte. Nessuno oggi dorme. Il cielo è clemente: dopo essersi una settimana ammantato di nuvole oggi dischiude uno spiraglio su l'orizzonte, verso il nord, dove il sole dovrà dscendere. Quello spiraglio a mano a mano si allarga e rischiara: è una promessa ole diventa certezza. I passeggeri con gli occhi fissi su quel varco sembrano cacciatori alla posta : oggi il sole finalmente non sfuggirà. Ma discende con una lentezza'esasperante : passano mid j »«ti che sembralo ore. La frangia delle po mtto a ti no la n di 'è di a aifro aihe to ned la ebuci te ti, na tisidiri sa e si ta to di ne nse eser- nuvole, che era (li porpora diventa incandescente: il sole il lì sospeso su l'orizzonte, quasi a fior d'acoua, ma non si decide al gran salto, lento] svogliato, boato: paro che si diverta soltanto'a schizzare spruzzatine di raggi dkgli sdruci delle nuvole. Ma quando alla fine il corteo dello nuvole d'oro fa largo e si ritrae, il solo appare al suo baicene in gran pompa, trionfalmente, come una regalità inviolabile e inaccessibile. D'improvviso un senso di grandezza gonfia e solleva gli spiriti : anche le cose sembrano animate di stupore e d'estasi. L'aria si riempie di meraviglia. E il sole, rosso, Totondo, enorme, sosta alquanto su la scalea del mare, divenuta un infinito tappeto di porpora, poi senza discendere l'ultimo gradino, dopo aver lungamente contemplato lo spettacolo del ereato nell'incantesimo della sua presenza, si "'trae e risale dietro la cortina delle nuvole. Cristiana, il sole riprendi? la sua diuturna fatica senza aver riposalo. E Cristiana discende al prossimo approdo, e saluta i superstiti compagni di viaggio, col gesto della sua mano breve e rapido. Amica trovata e perduta nello spazio di tre oro. •*# Il viaggio, così, tontamente finisce. Silenzio e solitudine, ora, su la terra e sul mare. Il Polarlys non approda alle piccole ultime stazioni: aspetta al largo che le barche da carico gli si accostino. L'estrema costa del Finmark è squallida, senza più il senso del graiilioso e del meraviglioso del capo Nord. Il licld avanzando verso l'oceano glaciale è disceso gradualmente a fior d'acqua. Gli alti biluardi di rupe sono scomparsi, lo dotte di promontori superbi si son ritirate nei loro porti. Ora la' costa bassa e nuda, le isole piccole, piatte, livide danno la sensazione inquietante di qualcosa die finisce, che muore. E le nuvole alte, rade, spianate, immobili, senza colore, senza "olo rendono paurosamente rima;;me del ' A O c o , o r freddo, dell'inanimato. Questa ò l'agonia della terra. Si pensa di aver fatto un viaggio non tanto nello spazio quanto nel temilo. Abbiamo percorso molto miglia o molti secoli? Il mondo somiglierà tutto a quest'agonia quando l'ora sarà giunta della sua fine. E tuttavia ecco ancora un ultimo anelito di vita: una famigliola di capanne, una chiesetta al riparo dell'ultimo scoglio. Residuo, pare, di una tribù scomparsa, ultimi sapersi iti di una razza inghiottita dall'oceano. Non agricoltori più o nemmeno pescatori. Vivono insinuo con i gabbiani e con gli altri uccelli abitatori innu¬ mdntpcze a a , . , a eau¬ merevoli di questo solitudini. Si nutrono dello uova degli uccelli raccolte a nidiate nei crepacci della rupe. Agonia, non morte: e la preghiera dell'agonia. La chiesa più alta, più vicina a Din. Oli, approdare a questo scoglio, inginocchiarsi a quest'altero, placare in questa preghiera la mente inquieta o ingorda, e tant anima attingere qui dalla verità essenziale elio soverchia lo realtà diverse nostre e dogli altri, da gridare sul mondo, perchè in ogni casa e in ogni piazza l'ascoltino, una parola di paco e di letizia a tutti gli uomini in rissa. MICHELE SAPONARO.

Persone citate: Boris Gleb, Vardo, Vivono