La donna, la principessa, la regina

La donna, la principessa, la regina La donna, la principessa, la regina Quando Ferdinando di Savoia, Duca di Genova, in una triste sera toriuese del febbraio lSjT), si senti presso a morte chiamò vicino al suo letto la consorte, Elisabetta di Sassonia, le parlò teneramente dei figli, le ricordò poveri clic non aveva mai abbandonati, e poi, tratto di sotto al capezzale' il suo libro di preghiere, lo raccomandò, con un profonlo accento di malinconia o di fede, di serbarlo .i per Margherita ». « Voglio che mia figlia cresca pia, buono ed amica di chi soffre ». Margherita Maria Teresa Giovanna, nata in Torino il 20 novembre 1851, aveva dunque quattro anni quando le mori ù padre. Il battosim La principessa Margherita nacque nel Palazzo Reale, in quell'ala destra detta del Chiablese, elio dà sulla corte d'onore e sulla piazza di San Giovanni. La camera in cui ella venne alla luce, squisito gioiello d'architettura barocca da! gran baldacchino drappeggialo di sete, fu poi la stanza matrimoniale del Duchi di Genova Tommaso c Isabella. Il lieto avvenimento venne annunciato nel giorno stesso sulla « Gazzetta Piemontese » giornale ufficiale, e cantato da Giovanni Frali. Un mese dopo il Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri, Massimo TapparéUl d'Azeglio, mandava da Torino u tutti gl'inviati straordinari e ministri plenipotenziari d'Europa la lettera con cui Vittorio Emanuele II partecipava che «SA. H. la Duchessa di Genova aveva dato alla luco la principessa Margherita ». Tenuta al fonte battesimale dal principe Giovanni Nepomuceno e dalla regina Maria Teresa, la neonata aveva intorno a sè, sorridenti alla culla già radiosa di bellezza, alcuni personaggi dal nome illustre, alcuni uomini tra i più significativi dell'ultima storia d'Italia, vecchia nobiltà di sanguo e dt armi: il capitano Carlo Felice Nicolis di Bobilaut, il generale Enrico Morozzo della Rocca, Giacomo Durando, Alfonso La Marmora, ed accanto al D'Azeglio il conte Camillo Belilo di Cavour, ministro allora dulia marini, dell'agricoltura c del commercio. Intorno alla bimba regalo tutta l'Italia, antica e nuova, si chinava a cogliere un augurio. L'educazione della principessina si formò a poco a poco in modo mirabile. La vigoria e la delicatezza s'univan per fare di Margherita un temperamento degno del Trono. Elisabetta di Sassonia volle che la figlia fin da piccina s'avvicinasse al popolo, por conoscerne i bisogni, per intenderne lo amarezzo. Ella aveva l'abitudine di accompagnare i ilgliuoli in passeggiate quotidiane sotto i portici di Po, lungo i viali di Piazza d'Armi. I principini Margherita e Tommaso erano seguiti per via dall'ammirata devozione dei cittadini, che sentivano tutta l'affettuosa amorevolezza di quei Signori che dalla Beggià con tanta dignitosa famigliarità sapevano scendere in mezzo al popolo. Si narra che un giorno la piccola Margherita s'Imbattesse in due monelli che bisticciavano, contrastandosi l'elemosina fatta ad uno di essi. L'undicenne principessa lì rimproverò, ■ poi domandò loro i nomi e li accarezzò affabilmente: di ritorno a casa Intercesse presso suo zio, Re Vittorio Emanuele, ed ottenne che quei poveri ragazzi da strada fossero ricoverati nell'Ospizio degli Artigianelli e sottratti cosi alla miseria, c forse alla mala vita. « Ihm noth, 'MrctHhtol » Dopo la prima educazione impartita dalla madre. Margherita fu affidala allo cure costanti di una buona e colta istitutrice, la giovano signorina Rosa Arbesser, poi divenuta baronessa Korn de Rudelsdorff. La prima sera in cui l'istitutrice accompagnò la principessa nella camera da letto, dopo averle rimboccato le coperte e le lenzuola, la salutò dicendole in tono scherzosamente gentile : — Buona notte, sorcettino! — Mi ripeta, mi ripeta ojnesta dolce espressione. Mi fa tanto bene! — «ectenò Margherita tutta tolice. La buona principessa abituata allo frasi ed alla terminologia convenzionale della corte, o che non aveva mai avuto altra corrispondenza i affetta che nella madre, trovò nella signorina Arbesser un'amico, o lo andò incontro con il suo cuoricino gonfio di tenerezza c di gratitudine, osiamo dire. Ciò tanto più si spiega che tra il periodo dalla diretta vigilanza materna o quello della « cara Ro sa » (cosi ella chiamava la sua nuova educatrice) la principessa era stata sotto la guida un po' dura e torse un po' troppo ancien-regime della contessa Clelia Monticelli di Casalrosso, ottima dama, ma che, come tutto le piemontesi d'allora, faceva consistere i doveri morali e sociali quasi unicamente In certe pratiche religioso. Le taceva toglierò la colazione, anche d'inverno, quando non recitava con fervore le preghiere mattutino e l'obbligava a fare molteplici fioretti al giorno. La principessina teneva un tibriccino ove annotava le sue devozioni e che oggi ha un sapore delizioso di cose antiche, ingenue e primaverili: PetW cdliter d'acles offerii à Marie Immaculée pendant les mois de mai 1861: L'Arbesser rappresen tò dunque una specie di liberazione: all'etichetta subentrava la profonda educazione dell'anima, quella che insegna le vie della pietà e dell'amore. La tMtrtua par il fratello Margherita si alzava dì buon'ora, prendeva una o due lezioni nella mattina, passava un'ora cou la madie, lavora\a un po'. Spesso al ritorno dalla passeggiata si fermava dal fratello. Con (iuet.fi, con il principe Totamoto, ella p**>ò la sua adolescenza fra I) palazzo di Torino e la villa della madre a SUesa sul Lago Maggiore. Fino dall' infanzia. Margherita e Tommaso s'erano abituati a passare insieme lo ore di studio c di svago. Il Principe aveva per la sorella un'affezione deferentc e ammirata. Le obbediva sempre, e nessuno poteva distoglierlo da questa o quella cosa, quando gli era stala suggerita dalla Principessa. — Me lo ha detto Margherita! — egli esclamava. A sua volta la Principessa serbava per il fratello una tenerezza mirabile, il Duca Tommaso accompagnò a Firenze l'Augusta sorella, quando andò sposa al principe Umberto. Uscita dal palazzo dello Cascine la Principessa stava per salire sulla carrozza reale che doveva portarla al Palazzo Pitti, ove il Re l'attendeva. Ad un tratto il ''riucipe Tommaso, elegantissimo ncll uniforme di semplice artigliere, si avvicinò in quel momento d'intensa commozione a Margherita, splendida nel candore della vesto nuziale, e le baciò la mano di nascosto. Al momento la Principessa non st accorse dell'atto gentile, ma dopo un istante, essendole balenata l'idea dell'omaggio inaspettato, di slancio si mosse verso il fratello, lo strinse tra le braccia e lo baciò affettuosamente in viso, malgrado che ciò le tosso vietato dalle severe esigenze dell'etichetta. Romanticismo e ballo Nella Reggia di Torino, ove s'adunano tante memorie patetiche e araldiche, il suo spirito, istintivamente poetico lo suggerì tutto un mondo immaginoso d'avventuro medievali, e cartelli e cavalieri e paggi e castellane biondissime: il suo vero inondo, quello che doveva poi creare intorno a lei si vaghe suggestioni ed una atmosfera sognante e profonda nella quale l'antica glor.a ucaa sui casa confondevasi colia pre-sente regalila, in un misterioso modo. A quattordici anni la Principessina si dilettava a far versi in lingua italiana e francese, e compose atuhe un piccolo poema: Le gantelet, che poi illustrò con disegni di sua mano. Le merav,glìose leggende, le cronache di Casa Savola le canzoni di gesta, i cicli di carfomagno e della Tavola Rotonda furono per lei una tonto freschissima di emozioni spirituali. Aveva alcune amiche, lo signorino della Rocca, la Verasis di Castiglione, la San Martino d'Aglio o via dicendo Con queste s'intraitteneva volentieri a conversalo di poesia Ed un giorno nel gentile areopago femminile si fece il nome di Alfonso Lamartine, glorificato dalle signorine delia Rocca come il più grande dei poeti. Ma la Principessa con bel garbo corresse : « il più grande dei poeti sì, ma di Francia ». Poiché infine,..malgrado la sua tenera età a tutti i poeti già preferiva per la forza la robustezza dei pensieri e dello stilo Dante e Victor Hugo. Con lo amicne sue ella non s'intratteneva però solo di poesia. Una volta la settimana temeva le sue riunioni, cui ancho intervenivano il fratèllo Tommaso, il cugino Amedeo duca d'Aosta, e qualche altro giovinetto dell'aristocrazia. Erano le famose lezioni di ballo del maestro Carlo Desio. Una volta l'anno quelle riunioni si trasformavano in piccole feste da ballo. Margherita faceva gli onori di casa in un modo veramente delizioso: animava quelle testicciuo'o, in cui era la prima e per la bellezza e per il grado. Naturalmente spesso I Principi giovinétti amavano vestirsi In costume, e corcavano antiche acconciature, che ricordassero il fasto della Corto in tutti i tempi: man toilette di paggi cinquecenteschi, sete fiorite del settecento, abiti da imperatrici teutoniche o da dolci regine di Francia. 11 suo carattere cesi acceso per tutto ciò che era gentilezza, grazia o emoziono della vita, era poi audio pieno di forza e di dignità. La sua figura uiilo c liLia. ad un tempo ben rispondeva all'animo suo buono e timorato. Una volta l'istitutrice lo narrava alcuni episodi della Rivoluzione a Vienna le parlò della fuga della famiglia imperiale che aveva abbandonato il popolo in un inomento criticissimo: — Vergogna! — «sciamò, Indignata, la Principessina. — Piutlostoclie fuggire, io avrei voluto morire in mezzo al popolo! L'amore dell'arte n primo vero maestro di Margherita di Se. voia fu un prete: ma un prete liberalo, amico di Vincenzo Gioberti, il teologo don Cipriano Mottura. Fu lui ad impartirle lo prime lezioni di coltura generale, le quali furono una solida base a quella continuità di studi, cui sempre si dedicò la Principessa prima e poi la Regina; c questo insegnamento ebbe anche il merito d'essere, pur nell'austera linea delle discipline classiche, aperto ad ogni novità e freschezza di pensiero Dal prof. Andrea Tintori fu istrutta nella 6toria e letteratura italiana, dall'istitutrico e dalia Madre apprese la lingua tedesca. Anche l'inglese poi studiò ed io inglese lesse molti di quei romanzi d'amena lettura, scritti da signore e signorine, ed alle giuvinetto in particolar modo adatti. Ma ben presto manifestò le sue predilezioni per Shakespeare e per Elisabetta Barrett Browning. Di questa tradusse alcune poesie che recitava poi con ingenua enfasi al fratello ed alla madre. Ivi a capire il gusto che Margherita di Savoia sempre etibe por le cose dello spirito e delia coltura, per le opero d'arte particolarmente, non si deve dimenticare che da] 1805 al 1SG8 fu iniziata dal pittore paesista Ernesto Allasou al disegno. Elia feco quadretti ed acquarelli, ma uon osava farli vedere ad alcuno. Tanto che li nascose persino a Giacomo Favretto ed a Michele Gordigiani, quando, divenuta Regina, da essi prese lezioni di pittura. Del vecchio Allason Ella peto conservava sempre vivo il ricordo. Si racconta anzi che nel 1883, trovandosi a villeggiare in Courmayeur, Ella assistette con il Principe di Napoli, alle esercitazioni di tiro di una batteria da montagna al Lago di Gomba!c. Saputo che il capitano che aveva il comando di quella batteria era Ugo Allason, lo fece chiamare o gli domandò so fosse pai-ente del pittore Allasou, che era stato il suo maestro, e che gli stava ancora ne] cuore come una cara figura della sua fanciullezza. La fidanzata bruciata viva Vittorio Emanuele II, avendo riconosciuto, dopo il matrimonio del principe Amedeo con la principessa. Maria Vittoria della Cisterna, la necessità dinastica di affrettare il matrimonio per l'altro suo tiglio, il Principe Ereditario, si rivolse ai ministri più devoti affinchè lo consigliassero nella scelta di una sposa per Umberto. Nell'ottobre del 1S66. dopo che fu finnata la pace fra l'Italia c l'Austria e furono ristabiliti cortesi rapporti di amicizia calla Casa d'Absburgo, il generale Menabrea. presidente de) Consiglio del ministri, fu incaricato dal Re d'intavolare trattative di matrimonio con la figliuola dell'arciduca Alberto d'Austria, Matilde, che dimorava in un castello del Tirolo. L'imperatore d'Austria, Francesco Giuseppe, ed il padre della giovane Arciduchessa accolsero assai favorevolmente la domanda; e già sfavasi per conchiudere il matrimonio, quando una raccapricciante, pietosissima sventura uccise quell'infelice Principessa- Un giorno ella aveva appena acc«so una sigaretta, quando d'un hauo entrò nella sua stanza la severissima governante. Essamone celare agli sguardi scrutatori dellajjjpBia il suo piccolo peccato, e cercò di nasconderò la sigaretta con un modo piuliosto impacciato. Fatto sta che il fuoco s'appiccò al leggerissimo abito di velo da lei indossato. Fu una scena orribile, in un attimo fu circondata dalle fiamme divampanti, e quando queste poterono essere spente, il corpo di lei era stato talmonte tocco che, in mezzo a crudoli tormenti, sopravvetuie, inevitabile e benefica, la morte- Per qualche tempo nè il Re, nè il Principe Ereditario, che pur non avevu mai veduto l'Arciduchessa, non pensarono più al matrimonio. Ma a l'è na maina!... > Ma dopo non molto tempo il desiderio di ammogliare Umberto,si fece più vivo in Vittorio Emanuele, per ragion di Stato. Erano momenti tristi per l'Italia: correvano gli anni 13C6-67, ed il Governo ed I governati, oltre che per le disgraziato vicende militari, erano assai preoccupati per le non floride condizioni finanziarie del paese. Vittorio Emanuele disse dunque un giorno al generalo Menabrea che era tempo di corcare una sposti al Principe. — Maestà — rispose il ministro — io l'avrei già trovata nella vostra Casa. Il Re guardò sorpreso il generale a gli domandò : — E chi 6 que ta sposa T — E' vostra nipote, Sire : S. A. R. la principessa Margherita... — Come?... .Va a l'è na masnà! — esclamò re Vitto''o. — Non lanio masnà... ò una graziosa giovinetta. — E lei che mi dice? — domandò poi il Re al ministro Cantelli, presento al colloquio. — Anch'io mi faccio lecito consigliare a V. M. il matrimonio. Occorre però far presto, perchè so che il principe Carlo di Romania intendo chiederne la mano. A Vittorio Emanuele H arrise l'idea che la prima Regina d'Itali», avesse ad essere una dolina dì Casa Savoia, c prendendo la risoluzione ai concedere -al suo primogenito la llsliuola del proprio fraWUo. il Ro Ga¬ fiaMinaltgittEngGgefsmfmpnClsspgsdsgceqgnfgpRnrstlsri laaitucono accarezzò la speranza di poter coni» giungere due cuori, che attingendo allo origini cornimi le stesse aspirazioni, avrebbero potuto, con perfetta concordia d'intenti, cooperare al consolidamento dell'opera sua: la indipendenza o l'unità d'Italia, È Margherita non fallì all'alta speranza. Alia vigilia delle nozze ella si manteneva pero sorridente e pacata e modesta, secondo la promessa fatta ad un suo vecchio amico. Questi, per l'età ed il grado, aveva la prerogativa di avvicinare la Principessa o di par. larle affettuosamente e con franchezza; e »• gloriando cosi del fidanzamento e della sua futura situazione, le espresse il dubbio ch« il nuovo stato potesse farlo dimenticare gli affezionati e vecchi amici della sua infanzia. Margherita protestò. E poiché l'interlocutore insisteva, affermando che i grandi dapprima non allontanano gli antichi famigliari, e poi, a poco a poco, ne fanno senza e li tengono lontani, la giovanetta augusta s'alzò di scatto, prese una fotografia n firmandola « Margherita di Savoia »-, gliela diede. — Se avverrà mai che mi trovi mutata P*5P i miei vecchi amici, mi rimandi questo ritratto I Ma il ritratto-non fu rimandato. Le principesche nona a Torti» A Torino fri riserbato l'alto onore di ospi. tare le nozz-3 di Umberto, allora Principe Ereditario, con Margherita di Genova. E le nozze furono celebrate sotto gli auspici dal. grande Sovrano, Vittorio Emanuele IL U Ro Galantuomo volle accelerare le pratiche pe* giungere alla cerimonia nuziale, certo «omo era che il matrimonio avrebbe affrettata la felicità dei fidanzati, che si amavano appassionatamente Il 2 gennaio 1868 il Re invio B marchese Filippo Gualterio a presentare ufficialmente alla Duchessa di Genova la domanda di matrimonio per l'augusta Principessa, n l.o febbraio dello stesso anno il Ro ne fece dare comunicazione ufficiale alle duo Camere da! presidente del Consiglio, generalo Menabrea. Le feste nuziali furono sontuose, fra il tripudio di tutta Torino. R Ite volle diramare personalmente l'annunzio delle nozze ai sindaci delle città italiane, che avevano inviato indirizzi di augurio. Un grande ballo fu poi offerto aa-fi augusti sposi dall'Accademia Filarmonica torinese, dove avvenne un gentile episodio. La principessa Margherita, ballando la. quadriglia-d'onore col principe Federico di Prussia, che fu poi Imperatore di Germania, ebbe da altri lacerato un lembo del lungo strascico. Federico si fermò, trasse di tasca un astuccio, vi prese una piccola forbice e. piegando un ginocchio davanti alla Principessa, cavallerescamente tagliò il lembo strappato e lo raccolse come una reliquia, dicendo: Lo conserverò sempre in memoria di questa faustissima giornata ! Altri imponenti festeggiamenti ebbero lue» go a Torino per le nozze. Iti quel fausti giorni ebbe poi grande diffusione a Torino una fotografia rappresentante Gianduia che reggo in mano 1 ritratti degli sposi, con la seguente leggenda in piemontese: Guarda che póciónin. Dio ch'ani perdonai. Oli, còma un si bel cluiur den'esse bón; V. aiess eh,'a l'abbia an lesta una corona Come a dev lè felice una Sassión! Umberto e Margherita partirono da Torino per Firenze, allora capitale provvisoria del Regno, il 27 aprile, ove furono fatti segno a nuove imponenti feste. Gli augusti sposi si recarono mundi a Genova, dove nuove gale scintilìaronn in loro onore. Il 22 maggio partirono per Venezia, la città incantata dpUo lune di miele. Il trionfale viaggio di nozze si chiuse il l.o giugno, a Monza, tra gli evviva della folla giubilante. Sarebbe lungo enumerare i preziosissimi doni che la sposa ricevette dalle Corti europee. Ma più caro di tutti lo fu il ventaglio in 16 pezzi d'oro cesellato e tempestato di gemme, regalatole dalle signore torinesi. La atadra Dovendo dare alla luce il Primogenito e approssimandosi il fausto evento, Margherita di Savoia, principessa di Piemonte, specialmente per consìglio di Vittorio Emanuele 11, scelse Napoli conie patria del futuro principino. Il Re aveva felicemente intuito che il lieto avvenimento, ambientato nella metropoli partenopea, avrebbe stabilito un nuovo vincolo d'affetto tra le popolazioni del Mezzogiorno e quelle del Settentrione. U 28 giugno 1869 Vittorio Emanuele U faceva comunicare ufficialmente ai Prefetti che la Principessa stava per diventare madre. Mar» gherita volle, nella imminenza dell'evento*recarsi a Stresa, dove soggiornava la Dit. chessa sua madre; quindi partì alla volt* di Napoli. Caratteristica questa frase di tenera accoglienza esp.essa dal popolino, memoro delle opere caritatevoli della Principe;» sa di Piemonte: — 'U Signore l'adda fa sta' bbona p'« boenó che fa. Nel mese di luglio due ■ pratici ■» Inviati Jaì dottori De Martino e Capuano, ebbero dalla Rcal Casa l'Incarico di cercare nella) campagna napolitani la balia pel naecituio, Passando per una strada di GrucAO Nevai», i « pratici » s'imbatterono in una giovano contadina incinta e ammiratane x> beltà fi la robustezza, s'avvicinarono a lei e le chiesero il nome e U cognome. Timidamente la' bella napoletana rispose: — Maria Maisto, maritata Cristiano. Tre giorni dopo la Maisto. la madre di te! e il marito furono chiamati a Napoli e condotti alla Reggia di Capodimonte. La prima cameriera della principessa, la torinese Vl»> glnia Galli che l'aveva veduta nascere, introdusse la Maisto nella camera di Margherita di Savoia. I congiunti della Maisto, rimasero in un'altra sala, stupiti del tasto che li circondava. Quando la Maisto torno dal marito, gli fece i più grandi elogi della» Augusta signora ed esclamò: — Quanto è cara! Quanto è darai Quando) rui ha congedata mi ha dato un bacio aa fronte. Iddio la benedica! Fino a! pomeriggio del 9 novembre la prilf» cinéssa si era mostrata con la madre al pas» seggio di Ghiaia. Il 10 rtuiase a palazzo. Verso le 7 di sarà Oel giorno 11. si man' stimino i dolori tei vario ABe 10,10 U .'u;-.ii'j Re nove anni li Principe Tommaso a la Principessa Margherita 0963) i t i