Filosofia del cocktail

Filosofia del cocktail Filosofia del cocktail Chi 1» seguito la letteratura americana B questi ultimi •ani ha avuto spesso l'ocaa&oa divertente di assistere agli spettaoli iconoclastici offerti da d«« o tre critici acrittori affannosamente occupati a getar giù dai piedistalli tutti gli idoli poliici, letterari, religiosi degli Stati Unito, battersi contro tutti i luoghi cornimi di Broadway; a schiaffeggiare lo zio Sam dovanqne lo incontrassero, m casa, al tearo alla banca, nel giornale, in chiesa, al Concreato e fosso tempo di pace o tempo di guerra, tempo di ©lezioni o di compundi Y.M.C.A. o di Ku-Kluz-Klan Lo spettacolo, specialmente per uno spetatore europeo, eva sempre divertente almeno per due motivi: il primo che onesti ritici e scrittori, soprattutto H. L. M«nken e G. M. Nathan, eououommi di spirito, i' quali sanno nianepsiare la penna on nna sempre piacevole intrepidezza, he realmente li differenzia dal novero pesso melenso e barbogio dei loro conratelli, il secondo, che, per un europeo, molti di ouesti assalti, di quarte effrazioni di queste decapitazioni, che in America ancora spaventano e fanno gridar allo eandalo. sembrano imprese ormai degne deTIa nott* dei tempi e fumisterie da bambini appena appena svegliati alla luce dela rinascenza. Quel che vi è di *più sorprendente u» questo anti-americanismo americano è la nevitabile e forzata constatazione che gli Stati Uniti abbiano. ancora bisogno di enir curati in alcune delicatissime parti el loro organismo intellettuale, morale e ociale con degli acidi così corrosivi e dei eagenti così esplosivi e che il nonconformismo americano possa aneor in qualche modo giovarsi di rimedi ohe alla nostra pelle troppo dura o troppo scaltrita non arebbero più alcuna impressione. Tant'è. À nomini come un Mencken ed un Nahan la sensibilità americana sembra anora così torpida da aver bisogno delle oro frustate e chi legge le loro pagine si mmagina spesso e volentieri ohe, in realà, 3 filisteismo e la sonnolenza mentale degli Stati Unito necessitino d'urgenza nna cura energica di petardi critici e di eosse elettriche risvegliatrici. Non sarà vero, ma, per nn Mencken e wa Nathan, l'America, malgrado tanta apparenza di vita strenua e tanta precipitazione di ideali e tanto rigurgito di apporti e di mescolanze plurinazionali, e ancora ai primi vagiti di una libertà poitica al riparo dagli intrighi e dagli affarismi, di una religione senza quaccherismi radizionali, di un'arte veramente sincera e personale, di una critica scevra da pregiudizi sociali e retorici, di una filoofia non soggetta alla credulità e alla dabbenaggine. E il loro intento dichiarato e ostinato di giudici spietati e devastatori è appunto quello di indurre il loro paee 'ad un quotidiano esame di coscienza, di scuoterne l'anima e l'intelletto perchè riescano a disancorarsi dai convezionalismi n cui mentono e poltriscono. Naturalmente, codesti crihioi e scrittori scono appena ora da una rinomanza conrastata e cenacolare ad una fama più ccettata e diffusa e appena ora si libeano dalla triste accusa, non solo di non ssere buoni americani perchè di origine piuttosto europea, ma • addirittura di esere venduti allo straniero, accusa fatta oro sovente al tempo della guerra di cui ssi non avevano accettato le ideologie. Oggi, anzi, i loro volumi paradossali si mpongono anche ai loro nemici; essi dirigono o ispirano le 'rivisto letterarie più appresentative, i loro nomi s'incontrano nevitabilmente in tutte lo gesta e le cronache ■ della vita intellettuale americana, ono oggetto essi stesti rii biografie e di bibliografìe eulogistiche e qualcuno, perfino, comincia a celebrarli come americani he celano il loro cocente amor patrio otto un manto d'ire e.di rimbrotti semplicemente perdio non vogliono mostrar pubblicamente di essere quegli ingenui azionalisti che sono. . Per spiegarci bene come stanno le coso suo riguardo, George Jean Xatlian pub- lica oErsi tutto un volume intitolato: L autohiagrafia di un atteggiamento 'New York, Knopf, 1925) e composto, non di na lunqa trattazione apologetica, ma di na serie di aforismi, conclusioni, opinioi su i più vari argomenti, che vanno alla donna all'arte, dalla politica alla giecologia, dalla religione all'alcool, dalla etteratura a) matrimonio. Sinora il Nathan si era occupato quasi oltanto di teatro, prendendo di mira, in uasi venti anni di critica teatrale miliante, il cattivo gusto e i grossi- interessi ei suoi concittadini per ciò che riguarava il teatro^ mirando ad_ allargare olre le frontiere dogli St Stati Uniti od oltre a cerchia delle rinomanze ammesse negli tati Uniti, le curiosità e le predilezioni el pubblico in questo campo. Ma oggi, ome si vede dal contenuto del suo libro, gli comincia a tender l'arco da ogni parte er mostrare che il suo atteggiamento non circoscritto al teatro e che la aua filosoa è adatta a- considerare e a criticare la ita come un tutto e in tutti i suoi aspetti. Si tratta, in fondo, di un atteggiamento di una filosofia .che dovunque, anche al i fuori degli Stati Uniti, si sarebbero imerniati sopra un amaro e gaio scetticimo, un elegante e antidemocratico danismo, e un volterianesimo impenitente, oiché, mentre da noi in Europa i dandies gli antidemocratici si g0n distinti, per olito, con un ritorno-alla fede e alle chiee, riadottate se non come religione almeo come stile, questi dandies americani ci engono ad esser volteriani nel pieno sonso ella parola a a nuotare di tutta forza ontro la corrente o le correnti pietistiche he, a quando a quando, rimescolano i uori e i cervelli dei loro concittadini. Fin dalle primissime pagine dell'Autoiografia di un atteggiamento, il materiasmo del Nathan si manifesta in pieno. gni filosofia è per lui il resultato della uona o della cattiva salute, dell'abito he si indossa, del deposito che si ha alla anca, della cuoca che si ha in cucina. Per esempio — egli scrive — qualora la ressione del sangue di Nietzsche e in che odo lo perseguitava il sarto, quaudo egli ompose Umano, troppo umano? Che cosa ai la graziosa cameriereìta Gusti aveva atto a Schopenhauer quando egli si mise suo saggio sulle donne? Quali erano, mi ono spesso domaudato, le preciso rotazioi ira- Stuart Mill e aua moglie, al trjnpo ! ' flsa» celebre .taettar^l quando ci ripensa bene - troppo al disotfo ,u quun0 degli altri paesi. Per alcunilati c sotto alcuni aspetti, anzi, l'America vale, anche per lui, 'più di quanto valgono altri paesi. Certi difetti, certe ipocririe, certe deficenze, sono comuni a tutto il sulla schiavitù delle femmine della specie? Che cosa mangiava o beveva Spencer, e il medico lo aveva obbligato a portare una maglia di flanella, c, se così, questa maglia lo pizzicava? E a che cosa rassomigliava, l'ho chiesto migliaia di volte senza riuscir mai ad ottenere una risposta soddisfacente, la suocera di Darwin quando gli balenò la prima idea della teoria dell'evoluzione? ». Leggiamo ancora: « L'altruismo, mi sembra, è la più alta fioritura dell'egoismo. Nel cuore del più grande altruista si troverà sempre uno specchio di prima grandezza. La storia dell'altruismo è una lunga serie di autoincisi, adulatori epitaffi ». « Trovo, dopo una onesta riflessione, che io sono rallegrato non dallo mie virtù, ma dai miei vizi. Essi mi allietano, mi reudon felice e contento, mi rendon la vita degna d'esser vissuta quando il mio lavoro è compiuto, e fan sì che m'invada le vene il sangue della tonica gioia e bandiscon da me il cattivo umore e il dubbio c la stanchezza e il nervosismo ». « Non mi curo di sentire quel ohe gli altri pensano di me. Possono aver ragione ». "Volete leggere alcuni dei suoi aforismi riguardo alla religione e alla teologia? « Per essere completamente religioso uno devo essere amaramente deluso. La fede in Dio cresce quando la fedo nel mondo diminuisce. Più l'uomo o la donna h felice, più l'uomo o la donna s'allontana da Dio ». « Immaginatevi un Budda nato, non ai piedi dell'Itimalay» nel Nepal, ma al numero 4 di Wn-Wu Street a Pechino, un Maometto nato, non alla Mecca, ma in una pensione di famiglia vicino alla stazione di Costantinopoli, un Cristo nato, non a Betlemme, Palestina, ma a Betlemme Pennsylvania, un Mose elio rechi il suo messaggio, non dal Sinai, ma da una delle montagne di Catskill. Quante chiesenon più confortato dal mistero e dal fascino romantico della distanza, sarebbero subito convertite in sale da ballo e in sale da cinematografo ! ». « I dieci comandamenti: la teologica dottrina di Monroe ».Intorno al patriottismo, il Nathan non ha opinioni più elevate e idealistiche di quelle sopra citato a proposito della filosofia e della religione. Secondo lui, in generale, l'uomo comune ama il suo paese non per le virtù etiche e morali che esso possa vantare, non per il suo splendore, la sua bellezza, la sua gloria, ma semplicemente perchè la patria è per lui un paese più confortabile degli altri, perchè tgli si è abituato al suo paese come ad paio dscarpe usate, perchè la cucina del suo paese è più confacentc al suo stomaco di quella dei paesi stranieri e perchè lo ragazze compatriotte sono più piacevoli di quelle d'ogni altra terra. « Un uomo è generalmente patriotta per la stessa ragione per cui porta sempre lo stesso numero di colletto ». Per fortuna il Nathan sente subito tutta la profonda irriverenza di queste affermazioni e si affretta a dichiarare in un aforisma immeriiatanierite successivo : « Troverete in generale che l'uomo che irride con maggior sarcasmo al patriottiunio è egli stesso un patriota nel suo intimoLa sola differenza t.ra lui e l'uomo di cui egli si fa beffa è una differenza di scala geografica. Egli può non amare o può prendere in giro la sua patria, ma se voi vi arrischialo a dire qualche cosa contro la sua città nativa, novo volte su dieci egli si precipiterà eloquentemente alla sua difesa ». Dato questo stato mentale, o questa posa, o questa innata crudeltà di pensiero, potate facilmente immaginarvi quali giudizi possa darvi il Nathan su il politicantismo, i! commnrcialismo, lo psetidomoralismo americano e l'università, la moda, l'arte del suo paese, o su jirobleim che più interessano il suo paese come il proibizionismo o il Ivu-Khix-Klan. Ma fra tanto requisitorie, a quando a quando, troviamo più calmi e relativistici giudizi. Anche per lui, il livello politico, morale, intcllettuale licerli Stati Uniti non è poi —paesi. «ie, certo deficenze, sono comuni a mondo e non è detto che gli Stati Uniti restino addietro agli altri Stati, magari ai più evoluti e antichi Stati europei, anche in quelle cose che riguardano più da vicino lo spirito. Ci sono, iu verità, dei momenti in cui anche: il Nathan sembra essere un buono e tranquillo e compiuto americano al cento per cento. Si direbbe che, a quando a quando, la sua mania devastatrice abbia bisogno di quietarsi e di riposarsi, per riprender subito dopo più lena a nuovi sarcasmi e a nuove escandescenze. Si direbbe che almeno, a quando a quando, nel bel mezzo d'una diatriba e d'una scomunica, lo sorprendano dei dubbi insopprimibili o che, messo qualche volta il capo fuori delle finestre di casa sua, egli s'accorga repentinamente che le cose non vanno altrove meglio che in America e che, n fondo, tutto il mondo e il suo paese. Ma dove il suo giudizio si fa ditirambico nvece che catastrofico è dinanzi ad una creazione puramente americana, una creazione che dagli Stati Uniti ha invaso il mondo e ha aperto tutte le strade dell'orbe terracquo alla bandiera stellata, una creazione insuperata e inimitabile: il cocktail. Qui il Nathan si rimangia o si ribeve tutto il suo antiamericanismo, e il suo capitolo sul cocktail è delizioso di brio e di amenità, di immaginazione è di stile, tanto da valere tutta quanta la sua filosofia. Dell'infinita varietà di filtri escogitaci per a decorazione e l'incanto dell'anima umana — egli dice — il cocktail ò il più prezioso e timabile. Ha un umoresco e un fascino romantico che non ha nessun altro beveraggio. Anele il tempo della sua ingurgitaione è speciale. Non lo si sorseggia nei momenti di gioia e di piacere o dopo ; ma sempre prima. E' una promessa e un preannunzio d'una felicità ventura. E' una bevanda d'amici. Di rado o mai lo si prende on uno straniero. E' una bibita riservata per coloro che amiamo e per coloro che ci amano. Non induce al litigio e alla zuffa, ose riservate per il whisky e per più bassi elisiri. E' tranquillo, senza ostentazione, vita i luoghi rumorosi e troppo splen- Ter» denti, non si annunzia con un colpo secco ome Io champagne, ma ama accomr -arsi on una dolce musica avventili- ' cino è formato anphe dulia s Lo si trangi- ;a subito e in t iaeere: è ] dura. Anche il bicchiere in cui lo si beve è il più carezzevole all'occhio. Tutti gli altri bicchieri degli altri vini, liquori, sciroppi debbono cedere di fronte al bicchierino del cocktail, che somiglia nel suo aspetto lille prime note d'un waltzer di Strauss, tutto insinuazione, ritmo e. promessa melodica. I sessantatre bicchieri in cui si servono le sessantatrè varietà di cocktail — e guai a servire una varietà di cocktail nel bicchierino non adatto per lei — hanno tutti la stessa attraenza, lo stesso incanto indivisibili dal loro contenuto. La più seducente ora del giorno, l'ora del crepuscolo, è l'ora del più seducente beveraggio: il cocktail. Che cesa altro infatti si potrebbe bere in quest'ora? Il giorno dilegua. La sera si dischiude". Il lavoro è terminato e il riposo s'avvicina. I fischi delle sirene delle fabbriche si confondono con l'arpeggio delle chitarre. Il cocktail battezza la sera. E la sera scivola lungo il dolce pendio della musica, del riso, dell'amore, della serenità di cuore.... Ho riassunto pallidamente le pagine del Nathan in lode del cocktail, ma spero di aver reso il suo entusiasmo e di aver convinto molti dei miei lettori che, almeno in questo, possono consentire con lui : t Bisogna salvare" il cocktail, non per la democrazia, ma dalla democrazia ». Se la filosofia dell'antiamericanismo finisce coll'essere la filosofia del cocktail possiamo trovarci tutti d'accordo, da ambo le parti dell'Oceano. ALDO SORANI

Persone citate: Aldo Sorani, George Jean Xatlian, H. L., Monroe, Nietzsche, Schopenhauer, Strauss, Stuart Mill