La pittrice viennese che fa chiasso a Parig

La pittrice viennese che fa chiasso a Parig La pittrice viennese che fa chiasso a Parig PARIGI, dicembre. TJn giorno Joseph Delteil ne fece una delle sue. Sapete tutti chi è Joseph Delteil, autore dei Cinque senti e di Giovanna d'Arco, nonché di una recentissima Passione di Giovanna d'Arco; uno dei più scalpitanti poliedri della scuderia Grasset: c un nomo che si è fatta una celebrità presentando al colto e all'inclita, nella cornice della proprie prose epiche, santi del calendario ed eroi di manuali scolastici in atto di fare toilette o di manducare cipolle. La sua formula artistica consiste nel restituire il peso della carne alle figure che la tradizione ha rese meramente spirituali. E' una formula che ne vale un'altra. La storia procede per andate e venute: una generazione lavora a spiritualizzare figure tutte di muscoli e d'ossa, un'altra a rimaterializzarle, affinchè una terza possa spiritualizzarle di nuovo. Se non facessimo cosi, il mondo avrebbe sempre lo stesso aspetto e il viverci sarebbe di una monotonia superiore alle nostre capacità di resijtenza, laddove, grazie al piccolo artificio in questione, siamo sicuri di procurarci almeno una volta nella vita il gusto di assistere a un cambiamento di scena, che è come pranzare alla trattoria ma dopo aver fatta spiegaro sulla tavola una tovaglia di bucato. Joseph Delteil, dunque, ne fece un giorno una delle sue. Dovendo stpiDcaledidasi veomribirociqugoscnelacidigiavnvaliuvedmmvdtiduppresentare alla clientela parigina una ! gpittrice scoperta allora dai buongu stai, scrisse, quasi si trattasse di re suscitare dal cobalto aereo delle ogive o dall'oro dei messali uno sbiadito profilo di vergine leggendaria : « Manetta Lydis è il più paradisiaco pittore del mondo. Scese dal cielo un giorno d'estate su di un ara. Mi fa pensare di continuo ad Eva, ad Eva dopo il peccato. Quegli occhi, quegli immensi occhi abbagliati dall'Albero della Scienza ! E quella freschezza, quella purezza, quella carnalità dei primi mattini della vita, allorché un angelo più ebbro degli altri gridò : La tavolozza sia ! E la tavolozza fu. Qui tutto è fiore, carne. E' una foresta vergine di pieno mezzogiorno, nelle liane delle vene, con quello sguardo dello donne madide negli alberi come mammiferi. Uno scorrere a piene pupille di vernici e di pelli dal lato dei nuovi mondi, ■olla riva dei Mescacebei. Dna cavalcata di vacche nei limi rutilanti della bella terra di Dio. Marietta Lydis è un Rubens d'Asia con le tasche piene dei colori del cuore, e ■al bel viso stravolto delle sue donne quei toni sadici, e quell'angoscia. Giacché ella dipinge col suo seno... ». Apriti cielo ! Finche questo linguaggio da Cantico dei Cantici era servito a tessere l'elogio della Pulzella d'Orléans, il pubblicò aveva, si, gridato allo scandalo, ma, non potendo accertarsi di persona sino a qual ponto il ritratto irriverente somigliasse all'originale, aveva finito col lasciar correre. Oggi che si trattava di una donna viva, tutti vollero toccar con mano. Marietta Lydis dipingeva o no col proprio seno? Provate a immaginare l'effetto prodotto in una città curiosa e avida di novità quale Parigi dall'annunfào di una così insolita maniera di dipingere, e giungerete a farvi una idea del numero dei cronisti lanciati dai fogli della capitale sulle traccie dell'artista meravigliosa. Le cronache pubblicate in quell'occasione resteranno memorabili. « Joseph Delteil — scrisse Bianca "Vogt — ha scoperto un'artista unica. Cotesta signora dipinge col suo seno. Esposte in una galleria del Boulevard Raspail, le tele al latte recano la firma di Marietta Lydis. Rassicuriamo anzitutto le anime timorate e i profani che la novità sconcerta. Manetta Lydis non farà scuola: le donne hanno accettato dai maestri della moda la soppressione del seno, e quelle poche che ne conservano tuttora un simulacro sotto la camicetta sono agalatti. A Parigi solo il seno di Marietta Lydis deve distillare ancora di quel prezioso licore, giacché, come tutti sanno, i neonati vi sono da un pezzo al regime del biberon... ».E su un altro foglio Maurizio Waleffe spiegava: « II primo uomo che eseguì un disegno sul muro della propria caverna lo fece con un osso, una punta di freccia, un tizzo o un pezzo- di piombaggine. Dipoi si dipinse con tutte le sostanze coloranti . • . • a t»._ - che esistono in natura. Fu però sem >re ammesso che si dipingesse con a mano. Domini privi di bracoia tennero talora il pennello fra le dita di un piede, ma le loro opere non varcarono mai la soglia dei Musei. Quello che assolutamente non si era mai visto è quanto espone oggi una galleria del boulevard Raspai!: dei paesaggi che non sono nò ad olio, né rodtengicavmscrilagpalastbcfarcnttdmnpdlatnliprmncsuvscmlpnlnssciimrodctLoopgrstsdad acquarello, ne a pastello, né a carbone, né all'inchiostro di China bensì al latte. La cosa non sarebbe straordinaria, se riflettiamo che pri ma dei fratelli van Eyck si dipinge va al bianco d'ovo. Ma sappiate che si tratta di latte di donna. E, quel che è più, la pittrice che eseguisce questi quadri si serve, del proprio latte. Come potrebbe, d'altronde, fare diversamente, visto cho dipinge col suo seno? ». E qui, aposi ro fan do l'artista, il popolare presidente di giurie per l'assegnazione di premi di bellezza ad esclamare con raccapriccio: « Certo, l'arte vale un sagrinolo ed ebbe sempre i suoi martiri. Nondimeno, confesso di preferire quegli artisti greci elle utilizzavano il seno di Elena troiana per model-la™ i„ ««rmp anr«. rleofan-kte aerli al.lare le coppe auree destinate agli al-J ^ _1 - . ■ i s\ t- i wi li-trivi I. 1 hniln W-lnll1 tari dei sacri misteri. E' bello dipin jjBre con un bocciolo di rosa intinto nel latte, ma in quale stato dev'essere il bocciolo di rosa ! ». Marietta LycKs ebbe tm bel giurare a croni- gsti, negozianti di quadri, amatori di pittura e curiosi che quella di Joseph Delteil era stata una figura rettorica: Parigi prese la metafora alla lettera, c fu la sua fortuna, voglio dire la fortuna dell'artista, giacche dall'oggi al domani il suo pennello si trovò celebre e i suoi quadri si vendettero a peso d'oro. Col che non voglio nemmeno per ombra insinuare che la fama di Marietti Lydis sia unicamente imputabile ad un equivoco. Poche volte la rotata Dea, che i pittori dipingono cieca, è stata più chiaroveggente di questa. Viennese castigata da un lungo soggiorno nell'Attica, arsa dagli scali asiatici e africani e maturata nel raccoglimento di una villa fieso lana, la Lydis è venuta a far sboo ciare nelle serre parigine i fiori densi di un ecclettìsmo che non poteva giungervi più a proposito. Avendo avuto il buon senso di specializzarsi nelle illustrazioni di Libri, questa giovanissima artista ha posto la duttilità del proprio ingegno a servizio di una serie di opere del genere più diverso, che vanno dal dorano al Jardm des supplices di Mirbeau, dai romanzi di Gomez de la Sema alle immagini di santi. Elegante, mondana, volentieri affratellata alle comitive di nottambuli internazionali che coltivano il rito faticoso della tournée des Grands-ducs, Marietta Lydis è una di quelle curiose, figure di dissipati per fìnta di cui è ricca la Pari ! gj contemporanea. Il pubblico igna a a o s ? a i a i e e o e a o , o ».ae a o, n iti n a a n i. a a ei é ro sgrana regolarmente tanto d'occhi davanti al miracolo dell'attività ininterrotta di queste creature di cut non vede se non le scollature prodigiose, lo ginocchia fatte al torno, le cascate di perle, le gole tubanti di voluttuosa ilarità e le dita amorosa mente strette intorno alla coppa di sciampagna. Ma il miracolo è sempK rissimo. Marietta Lydis non perde la testa per una coppa di sciampagna né pei lai di un sassòfono, né per gli articoli dedicati dai cronisti agli arcani poteri del suo ipotetico latte. Tornata a casa, infila sulla veste che la denuda un camice di tela bianca che la improvvisa Clarissa, accende le lampade sul tavolone di faggio dello studietto lindo e ben ravviato, al suo sesto piano vetrato come un'acquario, donde l'occhio nuota, di là dalle mobili alghe del terrazzino, verso la vertebra di cetaceo antidiluviano del vicino Arco di Trionfo, e ripiglia, puntando a mo' di fanali da palombaro, sulla notte, le due perle di giajetto delle pupille sospese al pallido diadema della fronte, il consueto dialogo con la propria fantasia. D foglio di cartapecora fermato da quattro puntine di metallo e i vasetti di colore allineati in fondo al medesimo fanno pensare, sotto le sue dita, alla tastiera e ai registri di un organo. Le melodie che se ne sprigionano, nel notturno silenzio, sembrano, in ogni caso, ammorzate dal pedale, fuse e soffocate dalla penombra calda di un'abside. Sono spesso melodie perverse, ma l'amore paziente di questa alluminatrdce che ha ripudiato carta e tela per tornare alla perga mena dalla bella grana sensibile come la corda del violino le riscatta. Le pagine dipinte da lei sono meditazioni poliedriche e poliritmiche, pari a lastre fotografiche su cui una gelati na troppo vibrante abbia sovrapposto le visioni, sposando l'aspettò e sterno alle intenzioni segrete delle cose, presentando insieme il dritto il rovescio delle medaglie dell'essere intrecciati col garbo disinvolto misterioso dei monogrammi Sarebbe l'ilrustratrice ideale delle opere di Eoffmann, di Gogol di Rilke, di Poe. Sono convinto che prima o poi un editore in telligente gliele affiderà. Marietta Lydis è, del resto, donna capace di ottenere quel che desidera. Padrona oltre che di una scimmia e di un pappagallo, di quattro o cinque lin gue, fra cui quella dolcissima imparata sull'Arno e non dimenticata sulla Senna, nella sua anticamera il telefono squilla tuttodì per conversazioni d'affari: e allorché, rimessa dalla veglia laboriosa mediante po che ore di sonno ed un buon bagno, ha calzato davanti allo specchio il cappellino di veau mort-nè ed é entrata con energia nell'ascensore per calarsi giù dalla propria torre d'avorio sui marciapiedi affaccendati della Parigi "meridiana, guai a resistere a questa viennese nate, con buona pace di Delteil, tra il Grabpn e la Karntnerstrasse ! Il solo inconveniente é che gli editori parigini hanno ormai imparata la geografia, e sanno benissimo che le Onde del Danubio (valzer) non videro mai nascere, almeno sino a tredici anni fa, una donna pratica che non avesse anche il suo vulnerabile tallone sentimentale. Marietta Lydis ne ha due, dentro l'infido astuccio di quegli ironici scarpini cho i calzolai d'oggi si divertono a forare e intagliare per le donne come sandali da ninfe di allegoria: e il risultato è che il suo pennello arricchisce, per distrazione, mezza dozzina di israeliti di Montparnasse e del faubourg Saint-Honoré. Ma quando si dipinge col proprio seno, come mettere sempre in salvo il cuore, questa residenza obbligata della bontà t CONCETTO PETTINATO. in della•erizmilioincernirese sbazzInt..a tuin gomrtuttosoprD'ori rollacugistatotentosenNuovdell'per lustrdariscatopropquesastensvjfUgià vremtorequaltornche, eredcollosi rstonnatupomtrovne*mntod chiamaisuo ltiletuttaHEglva d'unper ronatellial rclic invebriecervstitalionvistfi fse lpercconLapatrMta: nonComdel un chiotaleto va riflesolesullgnia tvutsogterete inioqueno picodellsuaun le napsena a be i e he el ce io age n te mi aCil pbileperravpaepavcionarna detGabsiecol—studiv(iMtrinLsie—E' Lunbuosemnosuraltgenconsotchetatto serlo to mopiere cospUunal serdi ecsupilorsepegiDtmqududivaalavricfosula rice bemmnasestgusila

Luoghi citati: Asia, Parigi