Nuovi voti francesi per il riavvicinamento con l'Italia

Nuovi voti francesi per il riavvicinamento con l'Italia Nuovi voti francesi per il riavvicinamento con l'Italia Parigi, 29, notte. D Figaro pubblica oggi una lunga lettera romana {del principe di Beauveau nella quale la situazione francoitaliana è esaminata come segue: « La Francia .non deve discutere il Fascismo, che é un movimento nazionale i cui sviluppi non possono minacciarla. Scartato cosi ;l principio di intromettersi nella sua politica interna, che cosa abbiamo contro l'Italia? Che cosa ha potuto farci dimenticare i suoi servigi di ieri all'inizio della guerra mondiale e quando si schierò al nostro fiancoT Mi si risponderà: le sue ambizioni. Anzitutto, bisognerebbe sapere quali, ed in qual misura esse sono compatibili coi nostri interessi. La miglior cosa è di chiederglielo cordialmente con tutta franchezza e di aiutarla a realizzarle, se possiamo acconsentirvi, ciò che è più che probabile Ma non vi sono ragioni per cercare in Italia un'ambizione che non esiste. Bisogna semplicemente farle il favore, al quale essa sarebbe sensibile di aver fiducia nelle sue dichiarazioni: «Noi non vogliamo nulla — ripetono gli italiani; — non vi chiediamo nulla all'In fuori della garanzia di poter lavorare in pace * con onore, senza più provare il sentimento di un disaccordo .fra noi ». Per quanto ci si può renderne conto interrogando ooloro che la dirigono, l'Italia sarebbe lieta di riprendere con noi tradizioni di unione fraterna. « La Francia non può rimanere. indifferente davanti alla riunione dell'Austria alla Germania. Essa sarebbe più minacciata, senza dubbio, da questa riunione in avvenire che non l'Italia. Per questa, VAnschluss è già cosa fatta. Alla frontiera della Germania, tranne il Trentino, lo Zolverein è quasi costituito. Queste minacce già 'entrano in azione contro d' essa, e l'Italia ha dovuto già prendere certamente misure di garanzia. Per noi, si tratta di un numero considerevole di Corpi d'Armata che dovremmo contare in più davanti a noi sul Reno in caso di conflitto fracco-tedesco. Orbene, 'e conversazioni di J3riand e di Stresemann allontaneranno per sempre la possibilità della guèrra fra due Paesi che furono fino ad ora remici ereditari ? Nell'eventualità contraria, qual pericolo ci verrebbe dall'avere un testimone eli e potrebbe parteggiare contro i nostri interessi? E non parliamo della probabilità di -garanzia territoriale chi l'Italia potrebbe recare alla Francia!... L'Italia, sistematicamente urtata, non troverebbe un'occasione naturalissima di vendicarsi, semplicemente anche non facendo nulla e, contraria mente a quanto awenne nel 1014, mantenendo la frontiera delle Alpi in istato di difesa? Per'quelli di noi che si trovavano allora rji Lorena presso Morhange, Dio sa come la vista dei berretti azzurri dei nòstri alpini, tolti dalla frontiera HaMana, fu salutata come una liberazione. E 'a vittoria della Marna non è forse;stata facilitata dalle eqttntattSascdmltsaimdndquvrvptzagSqcdng?lpnsgnszpiriserve di uomini, ;di cannoni e di imi- c-izioni di cui si èra sguarnita la no-,stra frontriera del jsud-est?... « Tregua dunque a questi ragionamenti sleali, che consistono, per esempio,-a spingere l'Italia in Anatolia-ad una guerra contro i suoi interessi e di cui es=a non vuole saperne, 0 a cercar zizzanie sulle rive dell' Adriatico, ai di fuori dalia nostra zona di influenza, o di espansione. Perchè rendere difficile la sua azione in Albissima ed in Eritrea: contribuire atte difficolta che essa incontra, 0 suscitargliene? Briand non sarebbe senza debbio lontano dal disapprovare questi procedimenti. Ogni volta che egli si trova di fronte ad un ■rappresentante dell' Italia, che gli espone le lagnanze del 6uo Governo, egli si arrende volentieri al suo ragionamento e si dichiara pronto a dargli soddisfazione. Egli promette di inviare ordini in tal senso. Ma questi ordini sono dati?... Fino ad ora, per lo meno, essi non sarebbero stati seguiti da risultati. Chi dunque li ridurrebbe al nulla? E' meglio non citare nessuno. Auguriamo piuttosto che, quali che siano gli uomini che da noi hanno la responsabilità della politica estera, si volgano francamente verso l'Italia con un sentimento di sincera cordialità, col desiderio di risolvere le questioni che ci dividono 0 sembrano dividerci. Ma, per ottenere un risultato efficace, bisogna evitare i negoziati, che hanno per oggetto una serie di piccole questioni e ohe perciò vanno per le. lunghe. Conviene procedere a nuovi negoziati dip1omatici, col desiderio non soltanto di esaminare gli affari pendenti, che sono in numero piccolissimo, bensì di concludere una intesa «larga e rapida», secondo le parole di Ssydoux. Ho la convinzione che tanto da una parte, come dall'altra, si deva giungere alla liquidazione dplle nostre dispute e del nostri risentimenti: voglio diTe, delle nostre reciproche suscettihflità. E lo 6i desMcira egualmente, ne sono certo, in questa «Italia fascista», dove i dirigenti, che ci affermano in francese le loro simnartrie per il nostro Paese, dicono: e La Francia, nostra allenta di ieri e di domani ». A nostra volta voghamo che l'Italia, che fu nostra alleata, lo sia anche in avvenire. E' una cosa altrettanto urgente per noi quanto per essa ». Segnalando la coinoklenza tra t voti espressi dal principe di Beauveau nella chiusa doHa propria lettera relativamente atta « estensione » da dare agii imminenti negoeiati franco-italiani e quelli da noi già formulati, non vogliamo passare sotto silenzio il me -ri-torio sforzo di obbiettività fatto oggi dal Journal des Débats nel commentalo le vooi sul viaggio di Michaìacopulos a Roma e sul colloquio Bodrero Marinkovic. Si tratta soltanto di poche righe: ma il fatto di vederle nscire dalla pernia d'Augusto Gauvain è la prova ■migliore che qualche cosa è realmente cambiato ìielfl'atrrKsfera franco-italiana e che gli sforzi intelligenti degli uomini che amano rimanere nell'orbita politica dei due paesi cominciano, se non a4tro, a imporre hi rispetto agli incalliti rancori di certi cdircoM. G. P.

Persone citate: Bodrero, Briand, Marinkovic