Due coniugi truffatori

Due coniugi truffatori Due coniugi truffatori i a gSettantamiia lira sfumate ed un mandato di cattura ancora da eseguire Arturo Teruggi d'i 42 bitt il * è e . . a a , a i i e , e I o e a i e a Arturo Teruggi d'anni 42, abitante in via Cernaia 25, nutriva per i coniugi Nicolone una grande amicizia, che datava da molti anni. D'altronde Francesco e Carolina Nicolone, una coppia ideale di felicità e d'affetto coniugale, non sembravano indegni di tale amicizia; di origini distinte e signorili, con un vecchio casato, un nome onorato e molte ricchezze che essi magnificavano mille volte al giorno all'amico, mettendolo a parte dei loro progetti e di oertl grandiosi impianti per la coltivazione dei fiori che avevano ad Ospedaletti. Il signor Teruggi non aveva alcun motivo per mettere in dubbio le nobili origini e le ricchezze di cui la coppia felice era In possesso. Un giorno però i coniugi tennero al Teruggi un bel discorsetto. Avevano bisogno di quatrinl per alcune importanti riparazioni e sistemazioni urgenti da eseguirsi ai loro impianti per la coltivazione del fiori ecc. Ohi Un imbarazzo momentaneo, dovuto al fatto che l'acquirente di una loro villa in riviera, una artista lirica, non aveva ancora versato le residue 90.000 lire che doveva. I coniugi non volevano guastarsi con l'artista, ma avevano urgentemente bisogno di 70.000 lire per procedere senz'altro ai lavori di sistemazione e di riparazione. — Tu ci conosci molto bene, caro Teruggi, e non ci vorrai negare il piacere che ti chiediamo. Ma Teruggi invece era sprovvisto di denaro e benché a malincuore non potè accontentare gli amici. Non era questione di fiducia. Egli conosceva molto bene le persone colle quali aveva a che fare e sapeva anche che il padre della signora Carolina era un ricco Industriale di Mondovl, proprietario di una grossa fabbrica di ceramiche speciali e rinomate. Non interpretassero quindi il suo rifiuto come prova di sfiducia. I coniugi Nicolone, che sapevano come l'amico fosse in relazione con molta gente danarosa, essendo egli impiegato presso la Banca Donn, insistettero perchè fra le sue conoscenze trovasse qualcuno disposto a mettere fuori la somma di cui abbisognavano, per un brevissimo periodo di tempo. — Un mese, un mese e mezzo al massimo, caro Teruggi, e la somma di cui abbiamo bisogno sarà restituita con i dovuti interessi. L'impiegato di Banca che è un gran galantuomo e desiderava accontentare gli amici si arrese alle preghiere dei due coniugi e riusci a trovare presso la signora Alice Reda in Guardino abitante in Corso Galileo Ferraris 51, la somma. La signora però non conosceva 1 coniugi Nicolone e non sapeva delle loro ricchezze ad Ospedaletti e perciò richiese la garanzia del Teruggi, che e a e a i i a o e o i n a a a e ni o ie i e e , i i n e i a ia a e ò e volentieri gliela diede. Fu in tal modo che 70.000 lire passarono nelle tasche della coppia Nicolone. Alla scadenza del'obbligazione però incominciarono 1 guai. I coniugi Nicolone non pagarono ed accamparono mille pretesti. La famosa artista lirica non aveva loro versato ancora le 90.000 lire; gli impianti di Ospedaletti non erano in piena efficienza; Il com marcio della floricoltura era in crisi e via di seguito, tanto per tranquillizzare e la signora Gilardino-Reda ed il signor Teruggi. La signora fu Inesorabile e pretese la restituzione delle 70.000 lire. I coniugi Nicolone scongiurarono il Teruggi di toglierli dalla difficile situa zione in cui erano piombati e l'impiegato con suo grande sacrificio dovette racimolare le 70.000 lire e pagare di tasca propria. Àicunl mesi passarono ed I co niugi si... erano dimenticati di restituire al Teruggi le 70.000 lire che questi aveva dovuto rimborsare. Preoccupato del grosso peculio tirato fuori cosi a cuor leggero pensò che fosse l'ora di vedere un po' chiaro nella faccenda e si informò delle reali attività dei vec chi amici i quali continuavano a scor razzare per la nostra città in una eie gante e lussuosa automobile, dando prova di possedere molti quattrini Il risultato delle suo indagini gli fa ce l'effetto di una tegola sulla testa le ricchezze magnificategli tante volte dalla coppia Nicolone non erano che una invenzione della loro fantasia, due coniugi lo avevano truffato, spe culando della sua buona fede. Allora li affrontò e chiese le dovute spiega zioni. I Nicolone, offesi, gli risposero che avrebbe pagato il papà della signora Carolina, l'industriale di Mon dovi. — Non bisogna però rivolgersi di rettamente a papà, perchè è un uomo sui generis! E' meglio che sia prevenuto: gliene parleremo noi. A giorni ci sarà il denaro. Ed Arturo Teruggi aspettò ancora, ma invano. Rivoltosi a Mondovl al padre della Carolina Nicolone, questi non volle saperne di pagare. Non avrebbe sborsato un centesimo. — Di debiti ne ho già pagati per oltre 300 mila lire, ed ormai sono stufo I Al povero impiegato di banca caddero le braccia. Sporse denuncia all'autorità giudiziaria contro i due truffatori che lo avevano gabbato, ed il giudice istruttore del nostro Tribunale, cav. Solllanl, incaricato dell'inchiesta relativa, ha .spiccato contro i due mandato di cattura, che ora insegue i'due latitanti. Il padre di Carolina Nicolone è morto tempo fa a Mondovl, si dice, di crepacuore. Quanto ai due coniugi non hanno più dato notizie di sè. itusplndscgvccs

Luoghi citati: Ospedaletti