Morta d'amore

Morta d'amore Morta d'amore Ella palpitava soltanto a sentirne pronunziare il nome. Allora il suo bruno viso appassionato subitamente si scoloriva e quei suoi grandi occhi d'orientale che sembravano illuminati d'un perpetuo sorriso'di tenerezza e tanto facili erano a velarsi di lagrime non appena musica^ poesia scendendole nel cuore la rapivano al mondo terrestre, s'accendevano estatici d'un entusiasmo bizzarro, e le paróle le si arrestavano sulla labbra sempre dischiuse, e l'universo intero scompariva per far posto nella sua anima a un'immagine sola: — quella di lui, dell'uomo che l'aveva scelta ed amata, che meglio d'ogni altro le aveva fatto "intendere che mai fosse il misterioso divino tormento dell'arte, che di lei aveva fatto quasi l'ombra del suo genio. Era il ricordo dei soavi abbandoni e. delle struggenti parole susurrate pur ieri nell'ombra della sera incipiente, che la faceva trasalire. Che mai le aveva detto egli tenendola avvinta a sè, mentre tutto taceva "nello studio e l'abbozzo del e Sonno di Venere » biancheggiava là in fondo! Adesso non ricordava, e riudiva soltanto il picchiettar monotono della pioggia sui vetri. Erano stanchi entrambi per aver molto lavorato, o languidi come al ritorno da uno stra-r no viaggio compiuto insieme fra anticho fantasie. Il maestro aveva, levato la mano accennando al quadro: Leonardo ? Correggio? sì, dov:va aver pronunziato questi nomi degl'idoli suoi. Poi la mano era scesa su lei; l'aveva tutta percorsa, le aveva accarezzato il viso; e si erano baciati. Ed ella, allora, aveva ben sentito di non essere più l'artista illustre ammirata vagheggiata, che l'imperatrice Giuseppina onorava di stima e di comandi, ma soltanto una donna, via povera donna che amava. *** Gli avevi dato tutto. Con 'dolce entusiastica adorazione gli aveva offerto le seduzioni capaci di consolare, di riscaldare, di riabituare alla felicità un vecchio rattristato cuore. E. il grande pittore del « Rapimento di Psiche », non più giovane, provato- da una dolorosa vicenda coniuga le, frusto d'aver troppo lottato con la miseria e l'oscurità, dura a dissi parsi, accanto a questo fiore di gio yinezza, a questa compagna ardente, intelligente, sensibile che di continuo lusingava il suo orgoglio tanto e a lungo mortificato, ed empiva .le stanze un po' malinconiche della Sorbonne di vivacità estrosa, di discorsi impensati, d'una ammirazione instancabile di donna espansiva e innamorata, s'abbandonava a una passione « che gli dava riposo, l'oblìo e la carezza di una dolce sera; o piuttosto vi :m 'precipitava con ardore giovanile e con tutti i fervori da tanti anni addensati nel fondo del suo essere >. Quando al mattino presto ella entrava nello studio recando col gaio augurio della buona giornata un gran fascio di rose bianche, e tosto andava spargendole qua e là con grazia di fanciulla memore ancora dei sentimentali soggetti del candido Greuze, e poi — alta e flessuosa — s'arrestava dinanzi al cavalletto e, fatta sùbito seria, portava le mani al capo a raggiustar quei suoi riccioli neri sempre ribelli, Pietro Paolo Prud'hoh pensava che la sua tarda gloria e i trionfi, del Salon e la lode della critica e il favore stesso di Napoleone, nulla erano a confronto del dono che il cielo'gn aveva fatto ponendo sul suo cammino questa fedele mentre già l'arco di sua vita piegava. Lungo la giovinezza scarsa di piaceri egli ben aveva sognato, e certo dipinto, donne più belle; ma non più incantatrici e care di costei che tutti già nel mondo delle arti circondavano d'affetto, come a far presagire che un giorno i più delicati scrittori ne avrebbero detto con le più lievi parole, e che la storia stessa avrebbe concesso un tacito inganno lasciando ai posteri d'offrire alla pittrice un. raggio d'immortalità che soltanto l'infinito amore del maestro fa oggi ancora brillare. E una traboccante tenerezza allora^ l'invadeva, insieme di gratitudine di passione di sensualità; e comprendeva allora che, quasi a sdebitarsi, egli « doveva » almeno tener accesa nell'allieva l'illusione d'una personalità artistica che in realtà non esisteva se non come delicato riflesso e fervida inter pretazione; e far sì che quel nome di Costanza Mayer non potesse mai più. disgiungersi dal nomo di Prud'hon. A vederli lavorare insieme, chi, come la buona signora Tastu, frequentava lo studio, di nulla s'accorgeva. Costanza diceva: « Monsieur Prud'hon... »; Pier Paolo la chia ni ava*-. « Mademoiselle... ». < Mais cela était la surface de l'àme; c'étaini]t; Ics eaux mortes. En dessous, il 7 ovaifc le feu qui couvait. Et, d'abord, il y avait leur art ». (Cfr. Edmond Pilon, Comtanct Mayer, Paris, Delpeuch éditeur, 1927). La loro arte. Di qui erano mossi Quando — morto Giovanni Battista Greuze — alcuni amici avevano proposto a Prud'hon di prendersi in studio definitivamente l'allieva del vecchio maestro, il pittoro, che pure' già l'aveva conosciuta ed aiutata di consigli, aveva detto di no. Soltanto con insistenza e preghiere s'era vinta la rilrttanza di un uomo fatto dalla vita solitario e diffidente " dell'avvenire. Poi, forse -«- com'era accaduto al voluttuoso Boucher con Giovanna Buaeau — nell'intimità del lavoro egli aveva cominciato a scorgere in quella che il Franco chiamò i jolie la.de » la compagna e Musa che di continuo avrebbe potuto suggerirgli l'idea delle grazie fuggitive. E l'aveva preBa a modello, con pudicizia. Quando, in quale imbrunire d'ajyrile, in un silenzio gonfio di trepi¬ lftspavttspmctdviulcdPv{CsgshcMshbsdsids.pn■ dazioni, ella, la prima volta, gli si era data? Quali muti fantasmi, dalle telo abbozzate, avevano inteso i felici singhiozzi della vergine e scorta la traboccante gratitudine del maschio maturo? Certo era stato nel punto in cui a Prud'hon la donna, attraverso l'opera d'arte, gli si era rivelata i amoureuse, moqueuse, sentimentale, ardente, persive, voluptueuse, passionnée » (Goncourt). Il suo ritratto. L'anima del maestro era passata in quest'immagine « lieve come un soffio, immortale comp un- bacio del genio », misteriosa e fascinatrice » « où l'on retrouve l'énigme du sourire de la joconde » ; e vi aveva incontrato l'anima di Costanza. E allora la felicità era cominciata: in calce ai quadri quelle due firmo unite orano simbolo. Diciannove anni, 1802-1821 ; tutta l'alba di un secolo fecondo. E dalla collaborazione uscivano: L'amour séduit -par l'innocence, Le Sortimeli de Psyché, La Mère malheureuse, Une jm jeune naiade, Le rive du bonheur... Spesso, come per quest'ultimo quadro, il nome solo della pittrice appariva. Ma — secondo la delicata frase dei Goncourt — Prud'hon faceva « passer son pineeau memo dans les doigts de M.lle Mayer ». Il 26 maggio 182Ì, alle 10 del mattino, Costanza si squarciava la gola col rasoio di.Prud'hon. Eugenio Delacroix, nel suo celebre saggio sull'autore di La Justice et la Vengeanee poursuivant le Crime, a proposito del tragico impreveduto suicidio di Costanza Mayer afferma con una certa brutalità ch'è inutile cercare il perchè di così crudele risoluzióne. « Chez certaines natures, de sombres idée» souvent au sein d'une situation qui présente les apparences du calme » ; e soggiunge : « elle avait perdu'la raison ». ' Giudizio sommario, ebe sorprende da parte di così acuto psicologo. Da altri si parlò di cause varie, di fatti concomitanti troppo grevi a sopportarsi da un'anima esaltata : di gelosio irragionevoli, dell'amarezza di sentirsi malvisa dai figli dell'amante, dello smarrimento provato di fronte alla banale ma ineluttabile necessità di dover lasciare lo studio della Sorbonne dopo così lunga e soave consuetudine di vita comune; si disse anche che la goccia che fa traboccare il vaso l'avesse lasciata cadere lo dasdlpsvvstesso Prud'hon con una stordita ri-jesposta a proposito della possibilità di riposarsi. (€ Si vous deveniez veuf, gli aveva domandato un giorno la Mayer, vous remarieriez-vous ? » E il •pittor.e, ripensando all'inferno della sua vita coniugale, aveva esclamato: «Ah, jamais!»). Ma da tutto questo triste inquisire oltre il mistero della morte, una voce si leva umana, veritiera, straziante: « Ma 'jeunesse est flétrie ! Je gvlspicsscsuis laide! »: — tragico grido dijmdonna stroncata nelle radici stessei della *ua femminilità: di donna che ancora ama e vuole amare, e nello specchio crudele contempla la rovina dei suoi quarantasei anni, la fine dell'illusione, non pur l'inutilità del presente ma lo sfacelo di tutto il passato. Con quel grido la donna aveva vinto l'artista. Meno di due anni dopo, il 16 febbraio 1823, accanto all'allieva fedele, veniya deposto al Père-Lachaise Pietro Paolo Prud'hon. Venti mesi era durata l'agonia, durante la quale il grande pittore, spezzato dalla sciagura, privato ormai della ragione di vivere, s'era attardato a terminare l'ultimo quadro incompiuto di Costanza, » La famille malheureuse », per la dolorosa voluttà di ripassare il pennello là dove aveva segnato contorni e posato colori quello della sua perduta. «Colei che doveva a me sopravvivere non è più. La morte che attendo verrà finalmente a dar- jmi la pace che anelo? ». i MARZIANO BERNARDI.

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