Quando, Carol verrà...

Quando, Carol verrà... Quando, Carol verrà... a e e BUCAREST, dicembre. Jonel Bratìanu è morto innanzi tempo: nessuno sospettava che a così breve distanza dalla scomparsa _i Re Ferdinando dovesse scendere nella tomba pure colui che maggiormente aveva contribuito a indurlo a bandire dal paese l'erede della Corona. Nemmeno Ferdinando può aver creduto che l'uomo al quale egli affidava i destini del Regno dovesse cosi presto sparire dalla scena. Dal gennaio '26 a oggi, dal giorno in cui Carol fu dichiarato decaduto dai diritti di successione erc..itaria, la situazione interna della Rumenia si è profondamente trasformata. Dei vecchi attori rimangono Vintila Bratianu, fratello ed erede politico del defunto Jonel, Duca e Titulescu, Manin, Vaida-Voivoda, pure Carol rimane, però sono tutti di fronte a fatti nuovi dai quali devono trarFo conseguenze che ancora non si delineano. Spirato Jonel Bratianu — un colosso vigoroso e imponente, che sembrava dotato di vitalità giovanile — il Governo di Bucarest fece subito pervenire alle frontiere precisi ordini per l'arresto del Principe, ove l'esule si fosse presentato. Ma Carol non venne: la sua partenza, con vari mezzi di locomozione, fu segnalata da Parigi, da Belgrado e da altri centri nei quali si credeva perfettamente logico che egli fosse salito in un aeroplano o in un treno, ma Carol non arrivò. Temettero pure che avesse assunto mentite spoglie : suo nonno non era forse, nel '66, arri vato in Rumenia con abiti da po«ti gliene, guidando la vettura del padre di Jonel Bratianu, colui che l'ha etronizzàto? Passata la frontiera, Bratianu padre scese dalla carrozza fece atto di omaggio al Sovrano : perchè mai per Carol II l'episodio non avrebbe potuto avere una migliorata edizione? Altri tempi, conveniamone, ed altri uomini. L'odiernp problema ru meno consiste in gran parte in un roblema di uomini, e Carol (che per 1 primo ha pòrto il destro a giustificate critiche) non ha dietro di sè ndividui capaci di sgominare i leaders nazionali-liberali, i quali, si np a quando Jonel Bratianu visse ben dimostrarono di sapersi inchinare al cospetto di una perspnalità. La vecchia Rumenia, quella che ha fatto la nuova grande Rumenia tri plicata per estensione, e numero di abitanti, aveva Jonel Bratianu e Take Jonescu, Carp e Marghiloman, Lascar-Catargiu e Lahovary, tutta una schiera, insomma, di gente che s'intendeva di Governo 4 di facceli de internazionali. Diventato più grosso il paese, la schiera, invece d'ingrossarsi, si è resa più sottile, anzi coloro che nel passato tenevano il potere si sono rifiutati di divi derlo con altri. Loro erano i privi ~egi e indiscutibili i diritti po itici acquisiti. Avessero pur fallito lell'esperimento, a nessuno doveva esser concessa la libertà di rinnovaro. Di qui l'irritazione e la reazione dei nazional-zaranisti, i quali però, diciamolo subito, sanno assai bene che, impugnando il timone, poco potrebbero di colpo mutare all'attuale assetto delle cose. zagcisproucozadiltunredchnladlidnespprespzslisaintegtenseia rà e l ra e n i o a e aa l eoo di Ma come: questo Principe Carol non è già alla vigilia di ricalcarsi sulla testa la Corona? Se Vintila Bratianu va via, amabilmente con gedato dalla Reggenza, Maniu sue cedendogli non avrà premura di in dire il plebiscito nazionale dal cui esito Carol fa dipendere il suo ri torno in patria?... Gli è che il caso Carol rappresenta soltanto uno degli rfspelti della innegabile crisi rumena: la politica interna ed esterna della Rumenia oggi si impernia an che sul caro-vita, sulla questione de gli optanti, che rende più duri rapporti con l'Ungheria vinta ed in domita, e sul problema delle relazioni con la Germania, restìe, a motivo di controversie finanziarie serissime, a ridiventare normali. In Rumenia non c'è denaro circolante, il credito ristagna, la fertile Transilvania si rivolge alle banche ungheresi e tedesche e chi non gode dei favori della Banca Nazionale, in sostanza uno strumento della politica del partito nazionale-liberale,, è costretto a pagare interessi che toccano l'orrendo tasso del 120 % all'anno: ha fatto il giro dei giornali il caso di un contadino che avendo preso in prestito 18.000 lei (qualche cosa come circa 2000 lire), dopo un anno risultava debitore di 6000 lei, pure avendone versali al suo capitalista 34.000. Per la gran massa il/^nome di Carol si è dunque ridotto a un ideale la cui realizzazione più facilmente determinerebbe la soluzione dei mille problemi pendenti: lui farà i miracoli, il Principe che Bratianu ha cacciato; lui combatterà l'usura, darà la vita a buon mercato e renderà di nuovo la Rumenia rispettata e forte. Da questo si deve dedurre che se Carol e i suoi partigiani, venendo al potere, non dessero alla massa tali soddisfazioni, la delusione sarebbe troppo forte ed allora i nazionali-liberali potrebbero prendersi una rivincita atta a consplidare ad multos annos la loro formidabile posiziono Formidabile non più come al tempo in cui Jonel Bratianu viveva (che anzi già si delineano certe crepe), ma sempre salda, quale può darla un'organizzazione estesasi per anni attraverso tutto un paese. I nazional-zaranisti hanno, dopo la morte di Re Ferdinando e di Jonel Bratianu, una responsabilità assai maggiore di quella degli avversari. La loro tattica devo diventare più prudente, le decisioni hanno da essere a lungo ponderate. Certo hanno fatto bene a non andare al potere con ima Camera che li avrebbe potuto rovesciare nelle 24 ore, ma questo li obbliga a spiegare cont-Hiuamentc ai seguaci l'esitazione a stringero la inaup tesa da Vintila Bratianu e dal suoi. Ed infine' rmal'è il vero punto di vista del aazional- bdCtletvpgetdddfgcavamlvderlptrgmpnfldbvzaccstdcssmiCddM zaranisti nella faccenda Carol? Vogliono essi davvero rimettere il Prin« cipe sul trono, o è vero invece, come spesso si sente, che la questione Ca* rol è stata per Maniu e compagni un semplice istru mento per la lotta contro Jonel Bratianu?'I nazionalzaranisti, accortisi che Bratianu vedeva la questione Carol come il toro il panno rosso, lo stuzzicarono a tutto spiano, mai però assumendo nei confronti del Principe esule un reciso atteggiamento. Mai hanno detto che richiameranno Carol, mai che indiranno il plebiscito: essi hanno solo parlato della illegalità e della rlvedibilità delle famose decisioni del -i di gennaio del '26, senza stabilire coi cartisti contatti dirotti o Indiretti. Nemmeno adesso i nazional-zaranisti comunicano con i maggiori, esponenti del Principe e da taluni lo i spiega col loro desiderio d'esser prudenti, dato il vicino avvento al potere; i nazional-zaranisti non vorrebbero, intensificando l'agitazione, spaventare il Consiglio della Regger^ za, il quale li tome dal punto di vi--sta dinastico, e da quello economico li sospetta di tendenze anti-capitaliste e di sinistra. Ma l'obiezione, cha anni addietro avrebbe calzato, oggi ioli regge: gli zaranisti non parlano più di Feconda spartizione della terra e agitano viceversa un programma di evoluzione culturale ,e tecnica della massa agricola. Nel vino che era troppo rosso, hanno . ~rsato molta acqua. Ci devono dunque essere altri motivi. e e e n è ci o e n i, idi ai i u , a e a i ù ao e en o el ai i. ù eo e oeana'è l- Nella sua forma odierna,-il problema dinastico rumeno ha cessato di essere il problema del ritorno di Carol, per diventare quello della detronizzazione del piccolo Re Michele. Abbia questo Re sei anni, e continui a baloccarsi coi cavallucci invece di firmare decreti, e si aggrappi allo gonne della governante inglese quando lo si intimidisce, egli esiste e bisogna tenerne conto. Ne tiene copto; del resto, lo stesso padre, il quale giorni addietro, procedendosi nella Reggia alla spartizione dell'eredità di Re Ferdinando, ha fatto leggere dal suo rappresentante/ generale Condescu, una lettera in cui protesta amore ed attaccamento alla patria, e devozione al Re Micbee suo figlio. L'impressione è stata viva, e s'è pensato che ormai l'esule avesse riconosciuto il nuovo assetto, ma subito dòpo il Principe ha parlato di sua prontezza a ubbidire alla voloutà del popolo, così riaffermando la nota tesi, che se lo si richiama egli ritorna. Garol non può ricamminare su terra di Rumenia che ih seguito all'accordo di lutti i partiti, oppure per effetto d'una sommossa. Un moto rivoluzionario è altamente inverosimile: Maniu è il primo, per voce generale, a dichiararsi alieno da simili metodi. Ma moto rivoluzionario potrebbe essere considerato un pronunciamento dell'esercito, il quale facesse sapere che desidera l'avvénlo di Carol. L'accordo dei partiti per ora non si delinea all'orizzonte:- ì nazional-liberali si arrenderebbero solo se convinti elio i mutamenti nella situazione politica li costringono a fare agli avversari ulteriori noteveli concessioni, patteggiando con essi anche su punti in merito ai quali si sono finora dimostrati intransigenti. Che poi, per effetto di un accordo, si decida di far ritornare Caról con dignità di Re o membro del Consiglio della Reggenza, come taluni suggeriscono per uscire elegantemente dall'imbarazzo, è dettaglio di importanza secondaria: sedendo nel Consiglio, Carol sarebbe il vero Re di Rumenia, tale e quale come sedendo sul trono. A riportare la vittoria decisiva, Maniu e compagni devono incominciare con l'assicurarsi, mediante lo scioglimento della Camera, la grande maggioranza parlamentare la quale, dato lo stato d'animo della popolazione, con elezioni libere, certamente avrebbero. Senonchè allo scioglimento della Camera ed alle elezioni nuove si potrà giungere dopo faticosa schermaglia politica, solo se l'opposizione saprà attendere che il Gabinetto di Vintila Bratianu sia rovesciato dalla stessa situazione. Ogni errore di tattica di Maniu può prolungare la permanenza al potere dei nazionali-liberali, che d'altro canto può essere prolungata da successi di BFatianu nel campo economico. Il Consiglio della Reggenza, per una somma di motivi, ha paura di vedere una campagna elettorale trasformarsi In pericolosa agitazione carolista. Nel Consiglio della Reggenza il giovane principe Nicola rappresenta la volontà della Regina Maria, e il presidente della Corte di Cassazione, Buzdugan, e il patriarca Miron Cristea (entrambi chiamati alle loro alte, cariche dal partito nazional-liberale) rappresentano lo spirito conservatore che in fondo, con Vintila Bratianu, non più giovanissimo,' deve intendersela meglio che con MahiU. Buzdugan, di mentalità giuridica, di nitro non,si preoccupa se non della forma, e se la forma è rispettata, agli occhi suoi tutto è a posto. Miron Cristea, che per il tramite dèi suo compagno di scuola Ottaviano Goga ha mantenuto contatti con gli avereschiani. non può dimenticare d'essere patriarca greco-ortòdosso. mentre la vittoria di Maniu e del transilvani gioverebbe all'elemento srreco-cattolico. Quanti interessi di uomini e nartiti non sono in eiuoco! Intanto il Principe sta lontano dal Paese e la sua forza si riduce a un sentimento. ITALO ZINGARELLI. Le dimissioni del Gabinetto lettoni Riga, 13. notte. Il Gabinetto SKuyenioks1 ha dato ..le dimissioni senza attendere il vot'einsu di una mozione di ' sfiducia • posta all'ordine del giorno della Dieta, „ ..