II Governo francese sopprime

II Governo francese sopprime ITALIA E FRANCIA II Governo francese sopprime ppl'organo del fuoruscltìsmo «Il Corriere degli Italiani» « Vera provocazione all'assassinio » Parigi, 13, notte ,H ministro degli Interni comunicaila seguente nota <« Il Consiglio dei ministri ha. deciso questa mattina di proibite ia circolazione, la méssa in vendita e la distribuzione, del Corriere degli Italiani. Questo giornale, invitato a diverse riprese ad osservare streliomente i termini della circolare del ministro degli Interni del 5 ottobre 1926 sugli obblighi e i doveri degli stranieri in Francia, non ha tenuto alcun conto, dei severi avvertimenti che gli sono stati dati. Il signor Borda, direttore del Corriere degli Italiani, aveva tuttavia promesso il 29 ottobre scorso che ai redattori del giornale ti sarebbe imposta una misura ed una forma che armonizzassero con i doveri verso la generosa ospitalità della Francia. Questa prò. messa non essendo stata mantenuta, e il numero deWll dicembre 1927 portando il titolo seguente ; «E? necessarlo che un uomo muoia perchè sfa salva la patria », dichiarazione che costituisce una vera provocazione all'assassinio, il ministro degli Interni ha firmato il decreto d'interdistona ». L'Action Frane aite riproduce in «extenso » le dichiarazioni fatte dal. l'on. Mussolini ad un redattore della Dépiche Tunisienne; quindi scrive che è nell'Interesse della Francia la buona intesa coll'Italia. Il giornale aggiunge che nelle condizioni in cui il Fascismo , si è affermato, ■ esso «aprirne certamente il pensiero della immensa maggioranza degli italia ni; è il capolavoro dei suoi elementi più intelligenti e più energici, cioè dei migliori. Il giornale conclude di cfaiarando che Roma e Parigi sono i due poli del mondo latino; che vi è urgente necessità di federarli e che tale federazione risponde alle esigenze dell'amicizia umana. In un articolo della Liberté tra ffcltro è detto: . « U Governo francese ha finalmente vinto la sua ripugnanza dottrinale per 11 R6gln,e fascls,a! Ia fond0> si tretta' va proprio di questo, e bisogna riconoscere che gli Italiani non si ingannavano. Noi non saremmo sorpresi se Poincaré, molto rigoroso nella sua ortodossia, fosse meno amante delle novità che non 11 signor Briand, poco dottrinario e pronto ad adattarsi. Ma non si tratta di amare o di non amare il Regime italiano. Questo Regime esiste e dura, e v'è un'Italia che la Francia non può* ignorare. Se non si fosse voluto parlare e firmare accordi che con Governi della stessa natura del nostro, la cerchia delle nostre relazioni sarebbe molto ristretta. La Francia deve, da parte sua, tener conto di tre cose: del legittimo desiderio del Governo italiano che non si cospiri contro di esso sul nostro territorio; del bisogno che esco ha di dare sfogo alla .sua popolazione crescente; del malessere che crea, dall'altro lato delle Alpi, una certa ambiguità della nostra politica con la Iugoslavia. Sul primo e sul terzo punto, è facile dare soddisfazione all'Italia senza mancare alla nostra dignità. E' facile anche non guardare alle apparenze, al solo line di non irritare l'Italia col semplice ostruzionismo dal lato dell'Albania e dell'Adriatico. Sarebbe poi assurdo che la Francia prendesse un atteggiamento che venisse a chiudere dappertutto i chiavistelli sul naso a 40 milioni di Italiani •. (Stefani). I rilievi inglesi Lendrat 13, notte. Commentando l'intervista dell'on Mussolini con il corrispondente della Dépèehe Tunisienne, il Times dice di considerarla come un sintomo notevolissimo. Le disposizioni francesi verso una détente, benché tardive, .sono bene accolte da parte del Governo nazionale italiano. Secondo il Daily Herald, le prossime discus sioni mireranno alla conclusione di un patto di amicizia italo-francese. Se riuscissero, determinerebbero un radicale spostamento del ' centro di gravità della diplomazia europea. La Westminster Gaiette scrive che, in base all'attività essenziale posta in rilievo dall'on. Mussolini, un accordo tra Parigi e Roma sarebbe possibilissimo- e costituirebbe una solidissima garanzia di pace, specialmente nei Balcani. (Stefani)

Persone citate: Briand, Mussolini, Poincaré