Giulietti assolto per amnistia La condanna di tutti gli altri imputati

Giulietti assolto per amnistia La condanna di tutti gli altri imputati Giulietti assolto per amnistia La condanna di tutti gli altri imputati j i i e l a n i à . i e . e e i , e n o aain e nS> lcneo oii. aao o eacdi ia u> si a oate a atirdi e. ne 'o nai o tiaei asi erara li be ta oale ni osmgaleta pnte di go, orza e mmne m 18 rineli ce vi o lla ati sente devaanpo roUfsane ne sdtaalni ne in ne a are onRoma, ,sera. Siamo ella fine del processo Giulietta. Alle 10, quando si apre l'udienza, il presidente dà subito la parola all'ultimo difensore, aw. Todaro, che paria nell'interesse del Raggio. Il difensore di Raggio F.gJt comincia con l'osservare che, richiesta dalla pubblica accusa )a soluzione sia pure per insufficienza di prove del Raggio, la maggior parte dei difensori degli altri imputati hanno creduto di aggrapparsi a questa tavola di salvataggio; ciò non è necessario, secondo l'aw. Todaro, e non risponde neppure ari equità, perchè ben chiara e distinta è la posizione processuale del Raggio in confronto di quella degli altri imputati. E' questo il motivo per cui il suo difensore dichiara ai dover respingere « a priori » qualsiasi possibilità di applicazione del decreto di amnistia del luglio.'25 nei riguardi del suo cliente .Anche se si credesse di applicare l'amnistia nei confronti di qualche imputato, il Tribunale dovrebbe in ogni caso prima approfonaire il grado di responsabilità di ciascuno ed allora si vedrebbe che sarebbe assurdo di voler far beneficiare dell'amnistia il Reggio, che non ha con suolato alcun reato e che, se pure n« commesso qualche debolezza. Ina sufficientemente pagata L'oratore si addentra a questo .mjTO in un esame analitico sulle risultanze del processo per dimostrare la ^lona fede del suo difeso, che mai nascose la verità, e che si trova rinviato giudizio perchè fu male tote[PgwJP qualche suo silenzio, inspirato esclusivamente ai doveri deU'amleiaia con troppo scrupolo osservati. La appropriazione indebita non.sussiste, perchè bisognerebbe prima dimo strare che il Raggio si propose di' detrarre dai milioni depositati presso ai lui le differenze di Borsa cui egli era esposto per parte dell'avv. Raimondo. Ma questo è lontano dalla verità, e lo prova il fatto che, quando il fascista. Azzeno si presentò a lui per chiedergli se egli fosse il depositario, di quattro milioni, egli risposo che invece ne aveva sette od otto, cioè non pensò affatto a rivalersi della somma cui lo avevano esposto le speculazioni borsistiche dell'amico Raimondo. Se l'occultamento dei fondi costituisce reato, non si comprenderebbe perchè esso dovrebbe essere addebitato solo al Raggio, nelle cui cassette t milioni furono depositati solo nel gennaio del lfr24. mentre • fondi erano stati occultati fino dal settembre 1033. E nemmeno può affacciarsi l'ipotesi della ricettazione, in quanto lo stesso comandante Barengbi, uno cioè dei triumviri preposti dal preietto di Genova alla F. I. L. M., ha ammesso nella prima istnittoria che il Giulietti aveva avuto dall'assemblea dei marittimi i pieni poteri per disporre dei fondi sociali, non cosi di quelli della « Garibaldi •, che però qui non sono in discussione. « La verità è — conclude il difensore — che se 11 Raggio, anziché presentarsi spontaneamente all'autorità competente, avesse lasciato agli elementi locali maggior gloria nella scoperta dei famosi milioni, egli non sarebbe qui. io confido che il Tribunale voglia dichiarare assolto il Raggio, non per insufficienza di prove, ma per non aver com messo il fatto ». La sentenza Gli avvocati I.ova, Bisceglie e Carcassa rinunciano alla parola, e alle 11,30 il Tribunale si ritira. Alle 12,45, rientrato in aula, il Presidente legge la sentenza con la quale dichiara l!avv, Raimondo Riccardo, ring. Raggio Carlo, Pellègri-! no Ernesto e Amelio Francesco, colpevoli: il primo di correità'e gli altri di complicità nel delitto di appropriazione indebita qualificala di ingente valore, di cui alla, lettera D del capo di imputazione, riferentesi al Giulietti; il Raggio, inoltre, di appropriazione indebita qualificala di ingente, valore; il Raimondo e il Raggio, inoltre, di correità nel delitto di appropriazione indebita qualificala di ingente valore, infine della sottrazione di 4 milioni 500 mila lire, di cui alle lettere B e C del rispettivi capi di imputazione; l'Amelio anche di appropriazione indebita semplice di 250 mila lire; delitti tutti commossi a danno della F.I.L.M., e condanna: . Riccardo Raimondo e Carlo Raggio alla pena complessiva di anni 6 di reclusione e a lire 10 mila di multa per ciascuno; Ernesto Pellegrino ad anni 2 di reclusione e 2000 lire di multa; Amelio Francesco ad anni 2 e mesi sei di reclusione e 3000 lire di multa; tutti in solido al danni verso la parte lesa e «He spese. Dichiara condonati per l'articolo 4 del Regio Decreto 31 luglio l»25, anni due d) reclusione e l'infera multa a favore di ciascuno di essi. Applica l'articolo 86 del Codice Penale e 1 del Regio Decreto-Legge 31 luglio 1925; assolve Giuseppe Giulietti dalla Imputazione ascrìttagli, per essersi estinta l'azione penale per amnistia.'. Iai ed LVieperspatarstuimISchsuldirallsofscite sidfignocassciliretalmoratchedrrerattprepoQucaginse comameFalsificatori di assegni condannati a Milano Milano, 8, notte. Alla sezione XII del nostro Tribunale si è svolto oggi il processo contro l'aw. Luigi Jilia l'assetti, détto Gino, di Bergamo, banzio Signori, di Cremona. Emilio Venturini, di Milano, Antonio Primo Sbuchi, Carlo Passoni pure di Milano, imputati il primo di truffa per avere aperto conti correnti su diverse banche depositando assegni a vuoto, di falso, per avere falsificato le Unno di Arturo Turani, di Guido Panizza e di Giovanni Barberi»; di appropriuziont. indebita a danno di Teresa Bortolotti, di Omero Bacchiega, di Alberto Aspesi, del dottor Achille Montibelli e di Vincenzo Bravi; inoltre di una grossa truffa di pelliccerie ai danni di Carolina Oriani e di Angelo Valsecchi, irufla in cui 11 Tassetti ebbe per correo il Venturini Emilio, sedicente cavaliere della Corona d'Italia, e colpevole anche di false generalità per essersi fatto passare'per suo fratello Pietro; il Signori e il Sacelli, imputati di emissioni d'assegni a vuoto e il Passoni di correità col Tassetti negli imbrogli sofferti dal Panlzza e dal Barberis. Il Tribunale, sentiti i patroni di Parte Civile, il P. M. e i difensori, ha ritenuto l'aw. Tassettl responsabile di falso In assegni, truffa, appropriazione indebita e assegni a vuoto, e, accordato il beneficio del vizio parziale di mente, chiesto dalla difesa, lo ha condannato a 2 anni, 2 mesi e 15 giorni di reclusione, 2400 lire di multa e L 4537,30 di pena pecuniaria, con il condono di 6 mesi; ha poi condannato il Venturini, per falso, truffa, appropriazione indebita, false generalità ed abuso di titolo, a 6 anni e mesi e L. 1433 di multa, e il Passoni, per correità nella truffa, a 9 meal e 1200 lire di multa. Per emissione di assegni a vuoto ha infine condannato Montlbel.11 a L. 650 di pena pecuniaria, Sacchi a L. 1460, e Signori a lire 385. <-*-. dmpeOgsishasilagipasignprmalcrfetosoe inRe DpasiarhavibecefiglvegatuBgucaaplededofpasalelialuzpdptrtaoAintu:aavdspmdsvLrrcanvspstdmptrgdgpcstbvpPc

Luoghi citati: Bergamo, Cremona, Genova, Italia, Milano