L'avventura di un vecchio negoziante e la coppia rapinatrice

L'avventura di un vecchio negoziante e la coppia rapinatrice L'avventura di un vecchio negoziante e la coppia rapinatrice i i o e e n o i e , aa e e i l o — e u n o cao, o o, e u m lse aA oIl terzetto che è stato giudicato ieri dai giurati aveva esteriormente l'apparenza del solito « menage à trois » di cui si discorre con tanta abbondanza nei romanzi e nelle commedie : una donna, giovane e piacente, il marito di lei ed il terzo personaggio che potrebbe essere considerato come il distruttore della felicità del secondo. Senonchè tutto questo' non era possibile tra di loro ed il terzetto non si trovava in Assise per alcunché di passionale. Terzetto... variabile I due coniugi — Fior-indo Monticelli, ventottenne e Teresa Galletto, ventiduenne — hanno superato da tempo le barriere della morale, motivo per cui il proverbiale terzetto era assai facile da combinare con loro. E avveniva ogni giorno, anzi più volte al giorno : i » terzi personaggi » si avvicendavano in una rotazione senza tregua, scovati dalla donna e tollerati più che con sopportazione, con soddisfazione, dal marito. Dopo questi chiarimenti è facile capire quale fosso la professione di Teresa Galletto, una. giovane dai lineamenti gradevoli, che le brutture o l'infamia del suo mestiere non sono giunte ancora a guastare ed a compromettere. La vicenda che li ha condotti in Assise, insieme al ventitreonno Domenico Molina, muratore disoccupato, abitante in via Bidone 24, presenta uno spunto romantico e sentimentale ed un finale granguignolesco. Protagonista e vittima nello stesso tempo dei fatti fu un maturo negoziante, Luigi Olivero fu Cristoforo, di 66 anni, nato a Sommariva Bosco ed abitante in corso Grugliasco 868. Questo buon uomo, la sera del 20 gennaio scorso, dopo essersi trattenuto fino a tarda ora a fare la partita in un caffè di via Nizza, si incamminò verso casa. Il vecchio, abitualo a recarsi all'alba ai mercati per il commercio della verdura, quando cioè la città è pressoché deserta, percorreva senza preoccupazione di sorta la viti Nizza. All'angolo di via GaMiari si incontrò con mia giovane donna, che gli sbarrò la strada, sussurrandogli alcune di quelle solile frasi con cui le passeggiatrici notturne tentano di adescare i nottambuli. Il vecchio si mise a ridere e declinò l'offerta. Ma aLlo insistenze della donna, non seppe rifiutarsi di accompagnarla per una passeggiata., sentii mentale. Così l'Olivero, per apparire gaiante, cambiò rotta e anziché proseguire verso casa si avviò addirittura dalla parte opposta: verso il Valentino; chiacchierando, i due percorsero tutta via Galliari e sbucarono in c. Massimo d'Azeglio: la località a quella ora era deserta. Ma solo apparentemente, che ad un tratto tre ombre si staccarono dal muro e circondarono il malcapitato vecchio, il quale si vide puntata contro il petto la canna di una rivoltella. La passeggiata romantica minacciava un tragico epilogo. L'Olivero intuì che conveniva subire gli avvenimenti e si lasciò spogliare del portafogli, contenente 400 lire, di un borsellino con 13 Jjr« "i spezzati nonché della catena e dell orologio. Compiuto il colpo, i tre grassatori se n'andarono velocemente. E se ne. andò anche il vecchio prendendo la. direzione di corso Vittorio. Per sua buona ventura, egli si incontrava quasi subito con una pattuglia della squadra niobi!» alla quale raccontava 1 avventura o disavventura occorsagli. Senza indugio, gli agenti si davano ad indagare. Una donna e due uomini erano entrati pochi minuti prima nella « Trattoria dei viaggiatori » in via Nizza fin e gli agenti si misero sulle traccio di costoro. L'oste negli imbarazzi Bussarono alia porta dell'esercizio e al trattore, Tomaso Ferrerò, di 46 anni chiesero so ospitava il terzetto. 11 Ferrerò dapprima nicchiò e poi rispose negativamente, ma.gli agenti penetrarono egualmente nell'esercizio: in una saletta a terreno, due uomini ed una donna stavano allegramente bevendo. Quel che successe è facile intuire: il terzetto era composto delle persone che ieri sono comparso in Assise: i coniugi Monticelli ed il Molina. Addosso al Monticelli fu trovato un orologio; per terra, sotto il tavolo, una catena; una successiva perquisizione, subita dal Monticelli in questura, portava al ritrovamento di a biglietti da 50 lire, che l'arrestato aveva nascosto Ira gli abiti. I confronti tosto avvenuti in questura confermarono i sospetti: l'Olivero riconobbe il Monticelli, la Galletto ed il Molina, nei diversi ruoli che avevano rivestito. Il Molina era quello che impugnava la rivoltella. Ed il vecchio riconobbe anche l'orologio, la catena ed i due biglietti di banca a cagione della caratteristica pinzatura. Tutto ciò esasperò i due arrestati che si diedero ad imprecare ed a dimenarsi; con pugni e calci percossero il brigadiere Silvio ElePmnbtuladsl'l'cPlel'mppcLaaregsntdNsfvUp2lsvèisvsslpratplfadtdgcctdgsve—nmcrmgtvnfte a e l r a l e . o d o d a d e o Elia, e i vice brigadieri Salvatore Celeste, Salvatore Fiandra, e Sebastiano Passanisi, il quale, colpito più gravemente dei colleglli, fu costretto a tenere poi il letto per 15 giorni. Nel tranbusto il Molina mandò anche in frantumi una vetrata. Per quest'ultimo fatto, considerato alla stregua del C. P. come un reato di danneggiamento, il Molina fu poi assolto in istruttoria. E assolto fu pure l'oste Ferrerò, al -quale si era elevato l'addebito di favoreggiamento iier il contegno tenuto dinanzi agli agenti. Per il resto Monticelli, Molina e la Galletto vennero rinviati alle Assise. Con l'imputazione di correità in rapina a mano armata, ognuno di essi fu incolpato di altri reati minori. Nella gabbia i due uomini siedono in prima fila: la Galletto sul banco 6iic-| cessivo, rincantucciata in un angolo. La vita ha poi serbato per lei tante amarezze, ch'essa non si appassiona affatto al dibattimento. Se ne disiuteressa quasi. E 6olo quando è interrogata presta un ik>' di attenzione e risponde. 11 suo compagno, un giovanotto dai lineamenti energici, come tutti gli individui del suo stampo,, si difendo invece con calore e vivacità. Nega di aver partecipato alla rapina e spiega di essersi trattenuto la sera del fatto, sino oltre le una, in un bar di via Nizza con un amico, certo Cinzano. Uscitone, trovò la moglie colla quale passeggiò per via Nizza sin verso le 2,30. A quell'ora si recò in albergo. Nell'esercizio entrò anche il Molina ed insieme si fecero servir qualche bevanda. La miseria Pres. : — La vostra narrazione è inverosimile; siete stato riconosciuto e vi è stato trovato l'orologio del rapinato. — Quell'orologio l'avevo acquistato in qualche giorno prima da un conoscente. L'avevo pagato 20 lire. Presidente: — Perchè obbligavate vostra moglie a quel turpe mercato? L'imputato si stringe nelle spalle e soggiunge : — La miseria... Quindi accenna ad . una dolorosa storia di patimenti e di stenti. Il Mo lina esordisce: «Contesto nel modo più assoluto di avere partecipato alla rapina e comunque affermo di non aver conosciuto prima d'ora il Mon ticelli e la sua signora ». A questa premessa, impeccabile nel tono e nel la forma, fa seguire indicazioni e riferimenti che hanno la forza di un alibi. La terza imputata e assai parca di parole: accenna alla sua triste vita, cui fu costretta per la mancanza di aiuti da parte della famiglia, e spiega di essersi incontrata effettivamente coll'Olivero, ma di non essersi poi accompagnata con lui : — Mi offriva un'inezia e non ci mettemmo d'accordo. Luigi Olivero, a dispetto dell età, è dinamico e battagliero. Resiste energicamente alla specie di bufera che la sua rievocazione dell'avventura provoca nell'aula. Nel racconto è incisivo ed espressivo : — All'angolo di via Galliari — dice — mi incontrai in tre o quattro donno. Una di esse ini venne incontro e mi chiese se volevo andare ad un convegno d'amore. Risposi che l'amore era morto rjer me. Quella donna mi invitò allora a fare una passeggiata, lo ero un po' allegro, perchè, devo dirlo, il vino mi piace, ed accettai. All'angolo di corso D'Azeglio mi vennero incontro tre brutti ceffi. Due sono quei là — afferma il vecchio indicando gli imputati che si trovano nella gabbia — mi affrontarono e mi folsero il portafogli e l'orologio. Mon Ire facevano - ciò, la donna si allon tanò. I tre. allora fecero segno a lei e dissero in tono di minaccia: « Adess a chila! ». Invece erano d'accordo. Numerose, furono le testimonianze: ancora all'ultimo momento, poco prima del verdetto, il Presidente intese, coi suoi poteri discrezionali, l'orologiaio Felice Fusano. che aveva riparato il 4 giugno 1926 l'orologio dell'Olivero. Il teste lo riconobbe per la scalfittura convenzionale che vi aveva lasciata. Dopo la reauisitoria del P. G., comm. Taglietti, parlarono con molto impegno in difesa del terzetto gli avvocati Astore, Viancini e Torchio, che si erano costituiti in Colle gio di difesa. I giurati accolsero talli no delle lesi prospettate dai difensori: negarono la responsabilità del Molina, o ritennero la Galletto colpevole soltanto di complicità non necessaria nel reato di rapina, accordandole colle attenuanti la diminuente della semi-infermità mentale. Al marito di lei accordarono lo attenuanti. In base a questo verdetto, il Presidente, comm. Bobba, condannò Florindo Monticelli a 8 anni, 2 mesi di reclusione e 2 anni di vigilanza; la Galletto a 1 anno e 25 giorni di reclusione, e dichiarò assolto il Molina. preIziomequilarImdelQinfvitaro, delmeSquepotzioCsantutRenle)paognCmadi ■LstrGcurinsgave PalivinculefLnieunbIv.sPzmTpmaepita Boe INveDaSpdiLSfeacstnsaDPt« Pmmlau

Luoghi citati: Nizza, Sommariva