Fra Zanne e Pantalone

Fra Zanne e Pantalone Fra Zanne e Pantalone Sì, anche le maschere della Commedia dell'Arto sollecitarono i favori Ideila musioa ! ' E perchè avrebbero dovuto rinunciarvi, se <gni altro e «più nobile » genero teatrale nel canoro Cinquecento la desiderava e accoglieva 9 La minuta gerte che veniva su dalle tavole del palcoscenico spregiudicata e infcraprend-inte, ricca delreeperienza acquisita rei contatto col popolo, intendeva bene l'utilità di musiche opportunamente inserite nella scena di prosa, anzi, è da crejdere, alla musica si volgeva mono per calcolo che per naturale entusiasmo artistico, per quella spontanea esaltazione dionisiaca che spinge il popolo e i suoi artisti a inebbriarsi di suoni e di ritmi. (Uno schietto capocomico popolaresco dei nostri tem pi, iFViviani, chiama sovente la mu sica a' colorire ambienti, a evocare Sfondi, a ' liricizzare l'espressione delle passioni). Come le torve tragedie e lo* lunghe commedie erudite ospitavano intermedii, anche musicali, secondando così le molte relazioni antiche della musioa con il teatro, da quello modioevale a quello del Rinascimento, così le commedie comuni, o le faree, e infine le commedie all'improvviso si giovarono di cantori e di strumentisti. D'un tale evento, certamente pittoresco, ai vorrebbe gustare ogni aspetto. Se non che all'abbondanza dei documenti utili alla ricostruzione delle forme e degli spiriti della commedia improvvisa, alla numerosa letteratura degli scenarii, dello tirate, dei lazzi, dei trattati intomo allo maniere e condizioni della rappresen tazione, alle ricche raccolte dei bozzetti, dei costumi, delle maschero, e fino degli oggetti più usati su i palcoscenici, non corrispondo, nei tosti teatrali e nei trattati dell'arto sce nica, che qualche fugace notizia delle relazioni della musica con la commedia dell'arto e della consistenza di (quella musica. Ancora una volta, come nel Medio Evo, la musica c l'amante inebbriante, desiderata e presa dallo altre arti, e negletta, 'della quale resta ai posteri solta.nto nna debole memoria e qualche vezzo temi amen te profumato, Chi conosce la musioa del tempopuò facilmente supporre che i comicinostri, rinunciando alle difficili com-posizioni dei maggiori poiifonisti,aprivano le porte ai suonatori diagili danze e di canzoni, ai cantoriIdi madrigaletti,. di villanelle e diviÙotte amene e salaci, ai mono-'disti (ramili che fiorettavano dilari canti spensierati . mento. Anzi, è verosimile che i co-mici stessi imbracciassero liuti e ar-ciliuti, cantassero, danzassero, comepotevano e sapevano, per non assol-dare gente estranea, per evitaremaggiori., spese. (li comico di razza èeconomo, provvede da se a moltecose)'. 'Il che ò analogo alle originimodestissime dell'intermezzo musicale'del Settecento. Un'altra ipotesi ò verosimile: insieme con i dialetti entrarono nella commedia dell'arte le musiche regionali, e accrebbero la policromia delia scena popolare. Di siffatti spettacoli cinquecento-Bchi restano poche cronache. Una diosse, benché riguardi un awenimen-to eccezionale, illumina tutta la pra-tica teatrale. La redasse il Tfoja.no,musico alla Corte di Baviera, il quak>partecipò a una n commedia all'improvviso alla italiana», in Monaco, nel 1568, ed ebbe compagno nellarappresentazione il grande e bizzarroOrlando di Lasso. Questi, già univer-salmentc stimato non minore del Pa-lestrina, volentieri cedeva ai capriccitìel suo signore, fino a vestire dat»...4.„i„_„ ~o tv™™ ^i;„„.Pantalone, recitare col Trojano dive nuto Zanni, agire da perfetta maschera, e anche cantero e suonare in ìsoena. Fu dunque abbozzato uno scenario. Zanni, incaricato di « portarpollastri'» alla Camilla, l'amante del_.j „„4^ Ai „-_i,„, padrone, a promette di parlare per lui e fece il contrario », donde liti, botte, lazzi e via dicendo. I tre atti furono ornati di musica. Dopo il prologo, «Orlando fe' cantare un dolce madrigale a cinque » voci. Più avanti, egli stesso uscì in isoe.na, » vestito da Massifico, con giubbone di raso cremisino, con calze alla veneziana di scarlatto et una veste nera, lunga in sino a terra, con una maschera ch'in vederla forzava la gente a ridere, con un liuto alle mani, sonando e cantando: Chi passa per questa strada e non sospira, Beato se... ». In seguito «si fece una musica di cinque viole da gamba et altre tante voci », e poi «una musica di quattro voci, con duo leuti, uno strumento da penna, un iìffaro et un basso di viola da gamba ». Alla fine « fu dato la Camilla peT moglie al Zanne, e per onor di queste nozze fecero un ballo alla italiana». Spettacolo certamente rarissimo, questo, per la presenza del Lasso e del Troiano, e pertanto tipico. Si noti l'esecuzione di polifonie vocali e strumentali, e di una'canzono, chs, popolare in Italia, fu' pure mus.cata dall'Azzajolo. Fra noi, i comici facevano del loro meglio, Specialmente gii Zanni, i serv^ erano addetti agli intermedii musicali. Numerosi bozzetti del tempo ^e li rappresentano nell'atto di suon-kVe la chitarra o altro! istrumento. Un famoso Scapino, il Gabrielli, fec*; costrarre parecchi butani istrume^ti, compose canzo9, arde, e conquistò il titolo di cmtkrrista di corto; esparto di molti imenti, compose, per farn* sfoggio,] la commedia Oli istrumenti di Scagno. In un tastaniento scherzoso legòlil suo violino a Cremona, la violai a Milano, lyjj chitarra a Venezia, l'arpa a Napoli, il trombone a Genova, il mandolino a Perugia, la tiorba a Bologna, vi liuto a Ferrara, e tolti gli altri suoi istrumenti a I trattati del tempo recano cenni brevi, ma utili. Prescrive il Perrucci, nel 1G99: « Finito ogni atto, si deve suonar© o farsi qualche ballo, ed alle volto intermedii ridicoli, essendo stato il suono nella fine degli atti introdotto invece del coro, e questo servirà per riposo dei rappresentanti e per diletto dell'udienza ». Alcuni comici si limitavano a parodie musicali, come il Gherardi (Flautino), che imitava tutti i legni; altri cantavano e suonavano, guidati dall'istinto e dalla pratica. Gli Innamorati, ad esempio, abbondavano di pezzi musicali. Nello scenario II vecchio geloso Orazio provoca il sonno di Pantalone con melodiosi canti, e rapisce sua moglie. Due comiche divennero famoso per la loro arto ca nora, la Cecchini o quella Isabella Anrtreini, che, chiamata a sostituire la famosa Martinelli come protagonista dell' Arianna di Rinuccini e Monteverdi, ottenne in quella parte un grande trionfo. Frequenti erano pure le canzoni in dialetto e quelle onomatopeiche. Il Fiordlli fu a lungo ricordato con simpatia dai parigini, perchè, accompagnandosi con la chitarra, cantava la « canzonetta dell'asino innamorato »: L'asinelio innamorato canta e raggia a tutte l'ore; pare un musico affannato, quando narra il suo dolore.- K cantando d'amor va Ut re mi fa sol la [raglio). II Perrucci dà varii esempi di canzoni, napolitano, calabresi o spagnuole, raccomandandone l'esecuzione agli Zanni, secondo che siano napolitani, calabresi o spagnuoli. La « canzono napolitana del gatto» così comincia : Amrnore, e che t'ha fatto chillo nigro moscillo U/attino), che sleva lunno e chiatto (grassot- [lello), e mo' fatto è tantino [magro) 1 >Jon magna, rascag-na {graflia), zoinparmo, sautanno. Sicco p'ammore, comme a mescemao, vane strillanno: miao miao miao! Parodie e scherzi sugli istrumenti e sulle onomatopeiche passarono poi anche nelle liete musiche accademiche di quell'ameno compositore che fu il Banchieri, frate olivetano del psdol!}3™110 Seicento. Ma la commedia deij1 art* proietta la sua luce, oltre il j300010 decimosetfcimo, anche sull'o P61* co?™» del Settecento. Si può (Sommariamente accennare all'uso ìd?lle parlato straniero e al personag te10 della Servetta. Il Capitano spa!Sn.uol°111 sostituito, nell'opera co- |Parfce di intruso o di buffo, destinato ja far. ridere appunto con la parlata 'EtrameTa- **a dal Seicento, il Per1 ruota ricordava « le voci barbare stor Plato da tutte le lingue: un turco col contrafare salemelech, sala, jebunda; I1 tedeschi goth morghen, mainer; i francesi giti guì; gli spagnuoli re!"'*!?0 de barrala*, leso sus manos », ;tec®nt°- ecc. Fra tutte le macchiette rimase dunque quella del soldato tedesco, ruvido e impacciato; esso appare ancora nella Cccchina del Goldoni, e in qualche opera della fine del Set- I Pju, sostanziali trasformaziom e j n.iaK.?10r , Poesla seguirono 1 evolu Z10n,? .de !a servetta, la « fantesca ; dogli rbahani, la soubrette dei franl0<?si- Ne]la commedia dell'arte si di- cova la Zagtta: s'era coniato cioè un vocabolo che designava il femminile dello Zanne. Era astuta, linguac- !clute> arrogante, insolente, perfmo i1"3"^»• Aiutava gli intrighi amo 1-051 della sua padrona, e curava i propru; negletta dagli innamorati i?10™1». era prediletta dai vecchi e Idagli Zanni. La fine della commedia le reca un marito; ma spesso è maritata fin dal primo atto, e pure fa la civetta con parecchi. Il Perrucci inveisce contro certe servette impu- |d<mtj che pensano soltanto a denu darsi sulla scena. Per lo pm par pm par lava toscano. Non aveva costume sti¬ lizzato, non portava maschera. Fer ingentilirsi, la fantesca o servetta dove recarsi in Francia ; colà, divenuta Colombine, acquistò tratti più fini ed elefanti, forse sotto l'influenza di Molière. Superato il momento più volgare dei primi intermezzi italiani, al principio del Settecento, la servetta, pur rappresentando un'anima popolaresca, apparo garbata e frivola. Tale la formarono il Federico e il Pergoksi, tale la rappresentava ancora il Paisiello quarant'anni dopo. Il tipo dolila donnetta vezzosa ed astuta, rispecchiar.te l'aspetto più decanto e meno patetico dello spirito settecentesco, cedette poi davanti alle sentimentali eroine derivate dall'ìstorictta di Manon Lescaut. Divenuta padrona, la servetta aveva compiuto la sua avventura e la sua vita. A. DELLA CORTE.