Epistolario

Epistolario Epistolario . G«nt5ite amica, posso chiamaria così? Sì, perch Questa mattina, Bella tbsca' del mio «frak, scritto sul rovesci» di un mioJbiglietoto di visita di nano femminile che non pub essera che la sua, trovo il suo indirizzo. Questo di scrivermi, e, a quanto immagino, di mettermi in tasca il suo indirizzo, nelle condizioni d'animo sjigolari in cui•t ° - mi bravavo la scorsa notte"" èTstatoun atto gentile, è stato un attofumico, dunque igentile amica», Ma perche me lo ha scritto e dato, questo indirizzo? Evidentemente (mi!bobo detto leggendolo e rileggendolo),percne io me ne eerva. Ora, un rn-[ dirizzo può servire in due modi: o per andarci in persona, o per scrivere. Ma 86 fosso per andare in persona, accanto all'indirizzo ci sarebbe scritta un'ora. Non c'è. Dunque devo scrivere. Come vede, non occorre essere un Sheriock^Holmes per arrivare Bilia conclusione. Eppure questa mattina per arrivarci ci ho messo una buona mezz'ora: quella che ho passato nel mte bagno, pensando e ripensando alla serata di ieri, e al misterioso indi rizzo, e ogni tanto esaminandolo. Lo avevo appoggiato a fianco al bagno, sull'accappatoio: ogni tanto tiravo un braccio fuori dall'acqua, mi asciugalo una mano e prendevo religiosamente il biglietto da rileggere. Avevo ancora la testa pesante. Bellissima, la festa della marchesa Brandimarti, ma c'erano troppi colori. Ora tei deve sapere che a me i colori, e specialmente le luci colorate, fanno un effetto curiosissimo, mi fanno girare la testa, e non capisca più nien te. Io ricordo bene di avere parlato a lungo con tei: sì, certo tei: nella mia memoria turbina una tempesta fluida di colori e di luci, e in mezzo c'è lei: sa dove? nell'angolo di siimi«tra di quelite sala allungata dov'era un grandioso bar all'americana. Ricordo perfino che eravamo seduti. Ma quelle luci, quei colori... Oh c'era un cocktail che non. conoscevo •noora, il barista mi ha detto il nome, Fildang-cockta.il (un barista meraviglioso). E aveva un colore stranissimo, traverso il vetro del bic; chiere: colore bruno caldo con striataire violacee: uno dei colori che danno più alla t-osta. Mi ricordo anche che lei invv»t) beveva del champagne biondo ossigenato: pericoloso anche quelite, per me che la guardavo bere. Ma veda se dovevo nascere tanto sensitivo per i colori. Mi accorgo che sto divagando. Quanto a lei, le confesso che molti particolari mi sono sfuggiti. Per esempio non ricordo di esserle stato presentato, ma questo.' non è grave: il grave si è, che non sa dire esattamente se lei è bionda o bruna: mi pare che anche allora non lo capivo bene, e che ne abbiamo parlato,, e così anche dei suoi occhi, vede come mi ricordo? Mi pare anche che lei ridesse spesso: si vede che è allegra, brava. Cera anche, mi pare, una musica in lontananza, qualche cosa di molto eroico. Fero è strano, in un ballo. Bisognerebbe che lei mi aiutasse a ricostruire tutto questo. Perchè a un certo punto ogni ricordo mi sfugge: so solamente che questa mattina (cioè al tocco o poco più) mi sono svegliato regolarmente nel mio tetto, con la testa ancora piena di colori: i colori dei lampadari, dei vestiti, del bar, probabilmente quelli dei suoi occhi e dei suoi capelli. Tendo a credere siano soprattutto questi che mi hanno dato alla testa. Come vede, nonostante non mi senta ancora bene rimesso dalie scosse morali della fantasmagorica festa di ieri sera, ho immediatamente profittato dell'indirizzo prezioso, e te ho scritto. Ora non manca che di servirmene col venire a tei di persona. Quando? Presto, la prego: sento qualcosa di misterioso e fatale in questa prodigiosa avventura che sta lambendo te nostre due vite: aiutiamo il fato, diamo una spinta al prodigio. Attendo ansiosamente la vostra chiamata, anelo all'ora in cui potrò dirmi tutto vostro n. Caro signore, la sua lettera mi ha molto divertita. Anch'io, quando l'ho ricevuta, questa mattina, ero in bagno. L'immagine d'una ideale vasca da bagno presiede dunque al destino della nostra amicizia? La sua lettera, dicevo, mi ha molto divertita, ina più mi aveva divertita tei in persona, l'altra sera. Per chiarirle la situazione, che lei confessa di vedere un po' in nebbia, te farò una rivelazione che forse la riempirà di meraviglia: lei l'altra sera era perfettamente ubriaco. Mi perdoni la crudità di questa parola, ma la nostra a gentile amicizia » deve soprattutto essere sincera e non deve aver paura delle parole. E poi, lei era ubriaco in una maniera assai piacevole, amabile, pittoresca, e disinvoltamente patetica: lei, mi permetta di dirlo, dispone di una ubriachezza incantevole. Era già notevolmente ebbro quando mi si è avvicinato, all'angolo di sinistra della sala del bar, mentre di là tonavano Manolo. E lei mi si è rivolto come ispirato domandandomi: o signora, dai vostri occhi si capisce che siete musicista : ditemi se questo che sruonano non è il terzo Canio della Gerusalemme Liberata. IcTle ho risposto invitandola a sedersi perchè temevo di vederla da un fomento all'altro precipitare a terri E mi sono seduta in facoia a lei, Lei la cominciato a parlare, trattando specialmente della politica di Perice e della coltivazione intensiva nell'ajricoltura di collina, ma con una glande varietà di brillantissime digressioni: ogni tanto mi domati dava diche colore orano i miei occLi.- e ogni volta che mi domandava questo, si faceva porta/re un altro Fildang-cockbail (meraviglioso davvero grl ^ ^^P3-^, « nel calore i? °lla_?ua improvvisazione la beveva quel barista della marchesa Brandi- smarta). E ogni tanto mi versava con ile sue mani (molto cautamente) una p, Ivino barista. sasclei. E* stato tei a chiedermi il mio indirizzo : con la stessa commovente cautela con la quale mi versava lo champagne, mi ha porto il suo bi-ì bgliebto di visita: io ho scritto con [nuna stilografica fornitaci da quel di-jtejvl"° barisfca- .1 b'- -redo che tuttl c*1,08tl Partlcolarl Ble dimostrino quanto interesse io ho messo nella nostra conoscenza. Ha ragione, è bene che lei si tolga !tat*i i dubbi che la affliggono intorno ,^ particolari della mia persona. Ven [ a ga domani, a prender© un tè. Naturalmente alte cinque. A.vrò la gentilezza di essere sola : se ci fossero altre signore, tei, che non si ricorda come io sono, potrebbe lì per lì non ca pire quale è la padrona di casa e non saper chi salutare, e io voglio evitarle anche un solo istante d'imbarazzo. Alle cinque dunque, di domani, lei si accerterà dei punti dubbi. Ma una cosa le voglio diro subito: io non sono bionda, come tei credeva al cocktail numero 5. E nemmeno bruna come te pareva al cocktail numero 8. Sono bianca. Sono la nonna della marchesa Brandimarti Il resto a domani. Con t gentile amicizia » dev.ma MASSIMO BONTEMPELLI.

Persone citate: Canio, Fero