Venezia nuova alla maniera antica

Venezia nuova alla maniera antica Venezia nuova alla maniera antica aCom'è sorto il quartiere di S. Elena -- Niente « bric a brac » ; ma chiaro-scuro, aitano, a campana -- La storia della guerra illustrata da vie, colli e piazze Venezia, novembre. Chi non ha visto Venezia da qualche anno, quando vaporino o gondola ora lo porti a Lido, a certo punto del bacino di San Marco rimane stupito. L occhio, scorrendo sulla fronte della città — palazzi e poi cantieri e poi giardini — mentre attende ch'essa si risolva in quella bassa linea della Sacca e dell'isola di S. Elena, che aveva conosciuta tutta verde e picchiettata d'alberelli, rimane sospeso "Ma che cos'è? Una Venezia nuova? Precisamente: è un vasto quartiere cresciuto in due anni, mettiamo tre. Dunque, non tutte le iniziative qui maturano colla lentezza del dattero. 50 mila persone in più Intendiamoci: le costruzioni sor.-e ro in un fiat, ma ce ne volle del tem dcmirntvcqesrtpo prima che i muratori ricevessero 11 « via!»». Proposte, contropropo-te, progfilti, decreti, ordini del giorno, re-.more per ragioni militari. E la crisijmedilizia intanto affliggeva la c'tti. Lontane le origini di questa crisi. Figuriamoci che Venezia tra il .8.1 e il 1U21 (due censimenti) aumentò di circa cinquantamila abitanti; anzi, precisamente di 47,449, e che dal 86. le case diminuirono di buon numero a cagione di quei deliziosi sventramenti ila parola risponde veramente al fat-jto) che lasciarono cosi genuine testi-'monianze d'insipienza e d'insensibilità estetica. Fu appunto un periodo in cui l'Am- ministrazione comunale parve colpita1 dalla follìa demolitrice, in cui sul tap-ipeto erano — mica molti! — quaranta progetti di arretramenti (vedasi l'eufemismo) di case. E il piccone distrusse calli, corti, campielli, zone pittoresche, caratteristiche, in nome dell'igiene e del decoro, mentre la gente, andava a pigiarsi in alloggi non più1 decorosi dei primi. Fu Piero Foscari che comprese e sofferse del malanno che si andava compiendo. Con lui Pompeo Molmentl. Egli propose di alleggerire la press-'one demografica preparandone uno sfogo nell'isola di Sant'Elena. « Facciamo — egli disse — una zona operaia ». E da allora cominciarono, non già i lavori, i discorsi. Sant'Elena divenne argomento squisitamente elettorale. Tuttavia il problema si agitava. Tra i molti, i più discussi furono i progetti di colonizzazione MajvichSardl-Cadel (Venezia); Pesce-Maineri (Genova), Donghi, Cadel-Padoa, Sardl-Flnzl-Torres-Alessandri. Pasqualin e Vienna-Busetto-Perale (Venezia). Così si giunse al periodo post-bellico, al periodo fascista. Resesi sempre più grame le condizioni edilizie della città, si pensò a porvi riparo seriamente, e l'Ufficio comunale eseguì quel pianò regolatore della Sacca di Sant'Elena, che non può essere che elogiato, in quan-'gto fu stabilito che nella disposizione ! tdelle vie e nella forma planimetrica! ndelle aree fabbricabili ci si dovesse ispirare al carattere speciale della città. Una città minuscola Ora, che l'istituto autonomo per le Case popolari, sorretto dal Comune, dà mano alle costruzioni per sè e pei privati, ecco altri privati operare direttamente. La Congregazione di Carità subito s'accìngeva provvedere cae per le famiglie alloggiate nei tu:uri : la Cooperativa edile « Generale Giuriati » fra ex-combattenti, i Mutilati, gli operai dello Stato, la « Domus » ferroviaria, la Cooperativa Luzzatti. la Cooperativa fra impiegati, gli operai del Gazzettino, fabbricano, fabbricano. E il Comune, ove occorra, concede aree gratuite, concede premi di costruzione, aiuta, sollecita. E' una gara nobilissima, che si svolge silenziosamente, ad un estremo della città, fuori dalla vista della cittadinanza, che Sant'Elena è vicina al porto di Lido, di quel Lido che avrebbe potuto essere valvola di scappamento demografica se varie circostanze, e specialmente 1 mezzi di trasporto, fossero stati più favorevoli. Ed ora tutta la Sacca ò coperta di fabbriche. A vederle, appunto, dal bacino di San Marco se ne ammira il complesso pittoresco. Il biancore del materiale dice bensì che tutto è nuovo, ma quando il tempo — pittore egregio avrà carezzati, variegati d'ombre, i prospetti di quelle case, lo sguardo avrà intero conforto. Poiché, nel costruire, il gusto veneziano fu conservato, anzi imposto. L'esemplo del Lido zmCdETllPesfcrsDcsdlcsacNcbvlmbdbqBrgr(edBmrtCcdspdvdvnV dove si scorge un bric a brac edilizio che dà la vertigine, consigliò giustissimi dettami per dare al quartiere nuovo il carattere speciale ch'è della città. Un giuoco di linee Niente, dunque, rettilinei, niente sperimenti di modernissime tendenze, niente villini isolati. Le vie vennero tenute di varia larghezza perchè diverse fossero le altezze delle case dacché il regolamento d'igiene esige che queste non sieno più alte di due volte e mezza la larghezza delle vie su cui si elevano; le aree vennero tracciate in modo irregolare. Gioco di linee, varietà di effetti prospellici, movimento, chiaroscuro, insomma; e calli, campi, salizzade come nella città tutta. Quivi i vaghi aspetti risultarono via via nel tempo da successivi bisogni, a Sant'E lena si disse: « Vogliamo fare un po' di Venezia ». E fu falla, bisogna riconoscerlo, con molta abilità. Non era molto difficile, è vero. Bastò prendere un motivo romanico, un particolare gotico, innalzare delle altane, del camini a campana, aprire dei balconi a poggiolo, aprire qualche loggia terrena sui campi (piazze), usare pei poggioli il ferro battuto (tanto usato che si finirà col farne... fazzoletti da naso), e il quartiere nuovissimo fu fatto. E pensare che la Commissione d'ornato denunciava la tendenza di erige- re le nuove costruzioni ad Imitazione degli stili di altri tempi, tendenza che diceva non sana, trattandosi di falsiti- caz ione . Codesto quartiere è intitolato a Vìt gente, bisognava pensare alle sue pra tiene spirituali. Il quartiere appartiene alla parrocchia di S. Giuseppe, matorio Emanuele III ; esso vuol essere espressione del patriottico fervore della città cosi tormentata dalla guerra. Ne è testimonianza la nomenclatura delle vie, ognuna delle quali ricorda il pe riodo glorioso. Alla periferia i viali 24 Maggio, Isonzo, Piave, Vittorio Veneto; parallelo a quest'ultimo il viale 4 Novembre ; tra 1 due il Parco delle rimembranze; sul margine, verso il bacino, il Parco dei Caduti per l'idea fascista. Poi il campo del Grappa e al centro quello Vittorio Emanuele: le calli Armando Diaz, Thaon di Revel, Duca d'Aosta, genera le Cadorna, Gabriele D'Annunzio, ecc. : le calli del Montello, del Cenglo, del Podgora, del Pasublo, del Montesanto e d'altre posizioni di guerra. E' una specie di sinossi della storia recente fatta con garbo. Le vie dal nomi decondottieri irradiano dal campo Vitto rio Emanuele, ed è la calle Diaz che sbocca sul viale Piave, ed è la rane D'Annunzio che sbocca nella calle Bue cari. Tutto ha un logico legame e una significazione. La chiesa millenaria Nell'sola di S. Elena, accanto, lo Stadlum fascista. . , Provveduto al bene materiale dellale chiese ne sono alquanto lontane, pei cui il patriarca card. La Formarne espresse il desiderio che fosse restituita al culto quella di S. Elena di proprietà comunale. E il Comune aderì bentosto Naturalmente essa ha bisogno di radi cale restauro. Si pensi che è una fabbrica che ha circa mille anni e subì varie vicende sino a che i napoleonici le ridussero a magazzino demaniale; c magazzino era tuttora: custodiva le bissone. I lavori furono già iniziati e diedero luogo alla scoperta d'una tom ba terragna contenente i resti di cinque membri della famiglia fiorentina Borromeo di cui è nota la tragica storia. Appunto Alessandrp Borromeo, fi glio del notalo decapitato, fu fondato re dell'annessa cappella di S. Elena (H20). La tomba scoperta è quella che egli fece scolpire per sè. Il Cronista dice, infatti, che si vede « l'eflgie del Borromei vestito con le maniche a comlo e col cappuccio in capo alla fio rentina secondo l'uso di quel tempo» Chissà che questi restauri non portino ad altre scoperte interessanti i Certamente codesto sacro edificio, che custodiva il corpo di S. Elena portato da Costantinopoli, meritava tale ripristino. Non sarà lieve la spesa ch'esso imporrà, ma già si pensa al modo di renderla meno gravosa; 6i sta, tra altro, ventilando l'idea di dare dei concerti di musica sacra. C'è tempo per provvedere. Intanto il quartiere Vittorio Emanuele va popolandosi e il benefìcio di Venezia è certo. U. B.