Un discorso che dura da secoli

Un discorso che dura da secoli Un discorso che dura da secoli La visita di Marx e di Stresemann a Vienna Non parliamo dell' « Anschluss » Berlino, 12, notte. IV Cancelliere Marx e il ministro Stresemann saranno lunedì a Vienna. A Berlino si è tenuto a pubblicare e spiegare a sazietà che il viaggio altro non è e non vuole essere che una pura e semplice restituzione della visita Ria altra volta fatta a Berlino da) precedente Cancelliere Ramek; e che in Germania Governo e Partiti considerano i'Anschluss come un problema, caso mai, teorico e lontano, e tutt'altro che entrato in quella sfera entro cui soltanto i problemi di razza possono cominciare a chiamarsi politici... Il senso delle realtà politiche assiste troppo tanto il fine prelato Seipel quanto il libero pensatore prolestante Stresemann perchè essi possano esprimersi diversamente. Ma di che cosa devono essi parlare quando si trovano insieme? Del bel tempo? E poi, tra Austria e Germania qualunque discorso, anche quello del bel tempo, non può portare che a una sola conduzione: V Anschluss..'. Discorso che dura da secoli Non c'è via di scampo: tra i due paesi non v'è altro argomento possibile di. discorso. Se ci si pensa bene, sono secoli che essi non parlano d'altro, fra loro. Solo che, più d'una volta ne hanno parlato a colpi di spada o di cannone. Senza bisogno di risalire, come faceva tempo fa la Kreuz Zeitung, alle remote competizioni tra Marbod il marcomanno e Arminio il cherusco, il discorso dura (certamente da. quando, sul declinare idei Sacro Impero, la monarchia degli Hohenzollern cominciò a costituirsi di fronte a quella degli Abbburgo. Con Federico II, crisi acuta: chi doveva comandare, gli austriaci o i prussiani?... E dal 1815 a Sadowa, attraverso il Parlamento di Prancoforte, la questione non fu sempre quella? La « grande » o la « pie cola » Germania? Cioè : la Germania unificata con o senta lo Stato au ptriaco?... Si sa : Bismarck tagliò con Un colpo di spada la questione, ma tagliandola la risolse terribilmente, la modo suo: scacciò gli Absburgo 'dalla Confederazione, ma, non prendendo loro nemmeno «un pollice di territorio, rese possibile, appena qualche anno dopo, la tt fedelissima » alleanza. Esclusione al dettaglio, ma annessione all'ingrosso... Spariti gli Absburgo, la cui presen za e là cui non ancora esaurita fun. . zione storica sud-est europea erano Mate la sola-ragione della realistica manovra di Bismarck, ogni sipario è ormai caduto sulla realtà delie cose. E la realtà nuda appare, e s'impone a tutti gli animi: l'annessione, lvlnschluss. n problema sorge) preme, orge, confluisce da tutte le parti. Non v'è più nessuna ragione — nessuna ragione « germanica » s'intende — per cui VAnschluss non debba effettuarsi. Il problema nessuno lo pone; esso è; è per forza naturale, per forza intima delle cose. L'Anschluss dopo la scomparsa degli Absburgo è come il problema' dell'unificazione degli Stati tedeschi dopo la caduta delle Dinastie interne; è quasi un problema interno, anch'esso, sia pure di un secondo momento. E' per i tedeschi una cosa fatale, necessaria. Inevitabile, che nessuna forza umana potrà impedire. I tedeschi — an che quelli che hanno delle ragioni momentanee e transitorie di partito per opporvisi — vi dormono sopra tranquilli. Tanto, è una questione idi tempo. E possono essere generosi e longanimi, col tempo. Il problema, 'del resto, è in atto... Ma c'è — si ri corda loro — un diritto, un diritto europeo che deriva da un trattato firmato. Ebbene? Che per ciò?... Aspettare? Aspetteremo. Non parlarne?... Non ne parliamo, non ne parliamo... L'articolo 80 Ma fi guaio è che — per l'ironia e la fatalità delle cose — anche questo diritto europeo, questo diritto che sorge da un trattato firmato, anziché escludere, come parrebbe e come vorrebbe, il problema, è in fondo, esso stesso per il primo che lo pone/ teoricamente almeno. L'articolo 80 del Trattato di Versailles dice testualmente così : « La Germania riconosce e rispetterà rigorosamente l'indipendenza dell'Austria, dentro le frontiere fissate nel tratto concluso tra questo Stato e le principali Potenze alleate e associate: essa riconosce che questa indipendenza sarà inalienabile, se non col consenso dei Consiglio della Moneta delie Nazioni ». Dunoue il Trattato non esclude propriamente, in via di principio, la alienabilità della indipendenza dell'Austria, anzi — sia pur teoricamente quanto si vuole — la pone, dal momento che ha cura di indicare la condizione necessaria e sufficiente alla quale soltanto essa potrà, in osmi caso, avverarsi, cine il consenso del Consiglio della Società dell? Nazioni... Si giudichi, do. po ciò se mancano ras-ioni — intendo ragioni serie — per un" paese almeno nellp condizioni della Germa nia, di appartenere alla Società del le Nazioni. Non per nulla il signor Stresemann ci si è buttato f corpo morto P tempo è il tempo... Non dico die questa interpretazione sia giusta : dico che essa costituisce il terreno politico non piò che un angoletto, sia pure; non piò che un semplice appiglio — «u cui ì partiti tedeschi, non meno del resto che quelli austriaci, credono di potere, trià fino da ora. politicamente impostare un problema di razza, co. me quello àe\VAnschluss. Costrette, dopo Versailles, a cancellare dalle loro rispettive Costituzioni gli articoli che vi avevano inserito per ri servarsi la possibilità di una unione. l'Austria e la Germania se ne Bono compensate riconoscendo prò prio nel terribile atatuto •internazio naie il sostituto degli articoli a cui vstinnscdfamsprntulotrevpintpgcinq«inqtcatsenspbfenmsdvfltceègbdspgsclsarmdglcmuttpgrsslnnbgnrptEdptAmzlttifcmcttftfuvavevano doyuto rinunziare. Tanto , ' o, / 0 e o a a e n r i e a e . r o ò ò i i e . , e e i vero che un problema, quando è posto da certe date condizioni di fatto inabolibili, e soprattutto da una strenua volontà di porlo, anche se è scacciato da cento porte, ritorna da cento finestre... I Partiti che non bari fretta Che. tutti i partiti tedeschi considerino VAnschluss come una cosa fatale e ' sicura, coinè un bene promesso che non può fallire e su cui si può anche largheggiare col tempo, e che nessuno in cuor suo sarebbe' mai disposto a rinunziarci; non vuol dire però che tutti, proprio tutti, sarebbero disposti ad affrettarlo, o che, se esso venisse tutto a un tratto elargito, lo accetterebbero con entusiasmo e senza preoccupazioni vi sono dei beni che, dati troppo presto e tutti in una volta, fanno indigestione... Anzi, per alcuni partiti la coscienza che questo bene non potrà venire tanto presto, è' la ragione precipua per cui essi non lo combattono. Qui, complicate ragioni di politica interna — e non è, abbiamo detto, quello deU'Anscfehws, un problema « interno » per i partiti tedeschi? — interferiscono e s'intromettono nella questione, e la rendono irta.di contraddizioni, per lo meno apparenti e certo non facilmente comprensibili all'estero. I partiti più rappresenta tivi di queste intime contraddizioni sono i tedesco-nazionali, prussiani, e nazionalisti in genere. Pangermanisti per definizione, per tendenza spirituale e per dottrina, essi dovrebbero essere — si direbbe — i piò fervidi sostenitori deHMjwc/ilMss. Sono invece i più tiepidi. In qualche momento, in qualche parte, ne sono stati i più decisi oppositori. Le loro dichiarazioni sono contradittorie di volta in volta, e, sempre, a. doppia faccia. Si fanno un gran giuoco delle opposizioni della Francia, dell'Italia, della Piccola Intesa, della Ce coslovacchia. In sostanza, tengono e trattengono il tempo. ISAnschluss è una gran bella cosa; ma quanti guai e quanti pericoli per questa bella cosai Intanto, cominciamo coldire che-la Prussia — olà, la Prussia! — rischierebbe di perdere il suo predominio nel Reich: per la contiguità geografica e l'affinità religiosa, Vienna graviterebbe e farebbe corpo sù Monaco, a scapito di Berlino. L'ingresso di questi fratelli vissuti fuori dalla famiglia, in altra atmosfera, con altre idee, ne guasterebbe troppo il comodo equilibrio di maggioraselo... Che scompiglio!... Non diciamo, poi, nel Reichstagl L*ta gresso nello Stato di questi sei mi lioni di cattolici, e di socialisti o sccialisteggianti, senza contare i comunisti — vedi spauracchio degli ultimi mota di Vienna — sposterebbe troppo pericolosamente i suffragi, a tutto vantaggio del Centro da una parte, con tutte le temibili conseguenze di un aumento dell'influenza romana in materia di concordato e simili, nelle cose del Reich; e dei socialdemocratici e comunisti dall'altra. Tutti pericoli e complicazioni di difficoltà di cui la Germania, oggi come oggi,. non ha proprio bisogno. C'è tante altre cose da aggiustare prima dell'AnseftlMSS. Tenere il tempo dunque... II rovescio di ciascuna di queste ragioni — o piuttosto momentanee perplessità tedesco-nazionali — milita per ciascuno degli altri partili. E mentre ciascuno di essi, Centro, democratici, socialisti (il populismo, protestante e libero pensatore, è più tiepido e più riservato) vede nella Anschluss uh desiderabile rafforzamento delle proprie rispettive posizioni politiche, e un contrappeso salutare al prevalere dell'ingombrante tradizionalismo prussianeggiante dei tedesco-nazionali nello Stato, tutti insieme poi vedono nell'ingresso dei fratelli austriaci — tra cui il monarchismo non è che una insignificante minoranza — un consolidamento sicuro del regime repubblicano che tutti li accomuna... In complesso dunque per i partiti tedeschi, i quali su questa questione fondamentalmente dormono su quattro cuscini, è una gran fortuna non soltanto che il tempo sia, come si dice, galantuomo, ma anche che qualche volta... prenda tempo. Essi fanno a fidanza con lui e perchè vada e perchè lento vada. L'assimilazione Nella certamente lunga mora frapposta dai divieti internazionali da un lato e dai contrasti interni di partito dall'altro, vi son tanti modi d: riempire il tempo che passa e di preparare e facilitare la via agli eventi. Intanto, Y Angleichun g ; l'assi, milazione. E£ un sostituto provvisorio dell' Anschluss; una sorta di contentino; ' quel che potrebbe essere il palliativo immediato in attesa della cura radicale e definitiva. Ma un palliativo, però, non privo del tutto di valore curativo, badiamo... L'Angleichung è un insieme di provvedimenti, di scambi e di progetti in vi sta della progressiva e sempre «. intima assimilazione di istituti dei due paesi, corrispondentemente alla loro fondamentale unità di razza e linguistica e culturale e letteraria dei due paesi. L'assimilazione dei due codici penali, intanto, è in corso. Commissioni parlamentari rispettive lavorano in proposito, d'intesa, in occasione delle due riforme penali che si stanno elaborando Poi, una unione doganale, una monetaria forse... Le due gocce d'acqua son lì, una vicina all'altra: basterà una impercettibile scossa esterna, perchè si tocchino e si riversino l'una nell'altra h'Anschiuss così, mentre l'Europa riposa sulla lama di rasoio dell'articolo 80 del Trattato di Versailles, in qualche modo si fa, anche se non si dice, anche se la visita del Canee! liere Ma.-x e del ministro Stresemann , 'a Vienna sia dovuta alle pure ragio¬ nzsisfDscvamfns ni di cortesia internazionale annunziate... La tattica di Berlino sembra sempre più quella del tacere. Anche il signor Lobe, il presidente socialista del R'eichstag, che qualche tempo fa ancora faceva dell' Anschluss il Delenda Carthago di ogni suo discorso, da qualche tempo sta zitto e cheto. La « grande madrepatria » Tacere, e lasciar maturare gli eventi, e — caso mali — lasciar fare assai di più a Vienna, che può realmente' fare assai di più. Non esiste forse ancora, teorico quanto si vuole, e pur costretto dentro le maglie di un articolo 80, un diritto di libera decisione dei popoli?... Poi, a Vienna, anche dal punto di vista della situazione interna e del contrasto reciproco dei partiti, le cose sono al riguardo infinitamente più semplici e più spicce che non a Berlino. A Vienna, in pieno Parlamento, un der putato pangermanista si è già affrettato, con discreto anticipo, a salutare- «,la visita dei ministri responsabili della grande madrepatria, di cui è indomabile volontà dell'Austria di far parte per ogni avvenire »...■ A Vienna la dimostrazione è semplice: un piccolo Stato, attrezzato una voita per tutt'altra funzione, imperlale, che ora ha perduta; monco, rachitico, con un suolo insufficiente, malaticcio, vedovo, senza ideali, senza missione, senza funzione; senza mezzi — anche — per sostituire, caso mai, questa deserta vedovanza di ideali con la moltiplicazione all'infinito del benessere e del godimento; e, per di più, con la irresistibile attrazione alle porte della massima e Borente organizzazione statale, economica e culturale della sua razza; può, a lungo' andare; uno Stato così fatto, esser costretto a viver da solo?... L'Italia, la Francia, l\ Cecoslovacchia, la Piccola Intesa, la Società delle 'Nazioni, l'Europa insomma, son lì tutti i momenti a sorreggerlo, a fornirgli di tanto in tanto 1 mezzi di sussistenza, a fargli iniezioni di forza e a somministrargli inalazioni d'ossigeno... Ma sa l'Europa che l'ammalato più grave è colui che non vuole, e che è convinto di non poter guarire?... GIUSEPPE PIAZZA

Persone citate: Arminio, Bismarck, Federico Ii, Hohenzollern, Marx