La Francia firma nel giorno dell'armistizio il trattato con la Jugoslavia

La Francia firma nel giorno dell'armistizio il trattato con la Jugoslavia La Francia firma nel giorno dell'armistizio il trattato con la Jugoslavia Parigi, 10, notte. TJ ministro jugoslavo degli Esteri, Voia Marinkovic è arrivato sta| mattina in compagnia del suo capo :'. di gabinetto, Pelisanovic, e del se1 gretario generale del Ministero degli Esteri, Gavrilovic. Erano ad attenderlo alla Gare de Lyon il sottocapo del protocollo al Quai d'Orsay, Garré, il ministro jugoslavo a Parigi, Spalaikovic, e il console generale Yankovic. Recatosi alle 10 da Briad, il Ministro degli Esteri • serbo è rimasto al Quai d'Orsay fin quaai alla fine del pomeriggio. Marinkovic-Briand-Laroche La conversazione d'affari venne interrotta, è vero, il tempo necessario per fare colazione; ma anche il tempo della colazione non fu perduto se poniamo mente che la fra*',;, ternità delle mense diede occasione " a Marinkovic di abboccarsi anche con ! in care e con Berthelet, nonchò con l'ambasciatore Laroche il quale, con la conoscenza personale < del Ministro degli Esteri, ormai alleato, potè integrare oggi brillantemente il proprio tirocinio di candidato a reggitore delle sorti di Palazzo Farnese. Se il segreto principale della buona diplomazia consiste, come nel giuoco del poker, nel conoscere con esattezza le carte « S e lo stile del proprio compagno, il signor Laroche, intrattenendosi oggi a lungo confidenzialmente, fra il caffè e i sigari, col capo della politica estera jugoslava, può dire di essersi assicurati i mezzi per farne della eccellente. In quanto a Marin- ' kovic, il tempo passato oggi insieme con Briand poteva bastargli non solo ad esaminare le modalità del trattato — un trattato che, essendo fatto da un anno e mezzo, i due uomini dovrebbero ormai sape- * re a memoria — ma a stipularne di sana pianta uno nuovo. Comunque, la firma del documento è stata rimandata a domani. Ed è stata rimandata a domani non già per pentimenti sopravvenuti negli ■> stipulatoli, ma unicamente perchè domani è l'il novembre, anniversario dell'armistizio, e perchè, in questa apparentemente fortuita — ma in realtà meditata — coincidenza, si è voluto cercare un artifizio di più per ingrandire, con l'eloquenza mu- « ta delle date, il significato di un atto che l'eloquenza delle parole pretende ridurre ad una formalità. Due date Jacques Bainville scriveva aeri v smT« Action Francaise » che « a for- < za di'differ&re la firma del patto, si è arrivati a farla coincidere con la visita della squadra italiana a Tangeri, in modo da correre il pericolo di lasciar credere che i due episodi stiano in relazione fra loro ». Ma che cosa dire di un ritardo che fa coincidere l'evento diplomatico di Parigi addirittura con l'annàversa- , rio della vittoria? A prescindere da qualsiasi apprezzamento concreto sul valore di un'alleanza che non conosciamo se non quanto basti per dubitare delle sue autentiche intenzioni, sta di fatto che la più elementare opportunità sconsigliava * di associare la consacrazione della solidarietà francese verso uno Stato che ha creato e crea all'Italia, senza sua colpa, difficoltà di ogni genere, con la più patetica delle ricorrenze, destinata a perpetuare il ri- , cordo.della lotta che Francia e Italia combatterono fianco a fianco, mescolando insieme sangue, lacrime e speranze. Possiamo accogliere con filosofia il patto franco-jugoslavo in se' stesso: ogni paese fa Fa politica che crede. Ma non pos- « siamo, senza emozione, constatare come, per pronunziare i voti di tale politica, la Francia scelga proprio l'undici novembre, data che non dovrebbe mai ricorrere sul suo calendario senza esservi accompagnata da un'altra data, da quella che solo , la rese possibile: il 24 maggio. Se il signor Briand., che gli avversari all'interno accusano tanto spesso di sentimentalismo, ha voluto con questa scelta infliggere loro una smentita, riconosciamo volentieri che vi è riuscito.. « Cose da Jugoslavia Passando ora a far menzione degli echi che il patto franco-jugoslavo continua a suscitare nella stampa parigina, non sappiamo esimerci da riportare il tratto più significativo di un nuovo articolo che la « Libertà », continuando nella propria coraggiosa campagna, dedica all'argomento. Riportato il testo appros . simativo del patto, quale venne esposto dal « Vreme » di Belgrado e che il « Matin » stamane assicura falso, — l'organo nazionalista scrive: i « Dopo l'assassinio del generale Ju goslavo Kovaoevic, da parte di terroristi bulgari, la stampa jugoslava si è scatenata, come seguendo una parola d'ordine, contro l'Italia, accusata di incoraggiale moralmente la Bulgaria nella sua lotta contro la Jugoslavia. Una immensa dimostrazione si è tenuta a Ragusa davanti alla chiesa di San Leone per onorare la memoria < della vittima, al grido di: «Abbasso gli assassini! Morte all'Italia! Viva il nostro mare liberoI ». Il sindaco di Ragusa, e il prof. Bukavich, rappresentante i Sokols (cioè gli innumerevoli gruppi di gioventù sportiva organizzata militarmente) hanno preso la parola facendo violenti attacchi contro l'Italia. « Noi desideriamo la pace... » han- ' no detto, come è detto nel trattato che firmeranno domani. Ma vediamo in quai modo essi la preparano. « Noi desideriamo la pace — ha detto 11 prof. Bukavich — ma voialtri che guadagnate il vostro pane quotidiano nella nostra patria, abusando vergognosamente della nostra ospitalità, ricordatevi che non ci è difficile lottare . contro forze oscure. Dio ci ha sempre aiutato in questa lotta... Onoriamo 11 popolo di Garibaldi e di Mazzini, come quello di Stambuliski, ma se il popolo Italiano non riesce a scuotere il giogo del banditi che lo schiacciano sotto la loro dominazione, sputando sul suo glorioso passato, se la Bulgaria non si sbarazza di volgari banditi come Pro- 4 tageroff, se l'Europa rimane Indifferen¬ te davanti a questo spettacolo, la misura sarà colma ed il gigante jugoslavo traverserà il Rubicone e la Maritza e scuoterà da cima a fondo la Città Eterna e Sofia! ». , . « E' questo il linguaggio diplomatico in uso nel Balcani? Rivolgendosi quindi alla folla, l'oratore esclamò: «Voi seguirete le traccie dell'eroe Kovacevlc? ». E la folla rispose: « Sì, le seguiremo. A morte l'Italia! A morte la Bulgaria! ». Notate che questo avveniva durante una cerimonia ufficiale. Ecco il pacifismo all'opera nei Balcani, ecco il vespaio nel quale noi ci cacciamo! Quando si riavvicinano queste parole a tutto il passato della Serbia, si è costretti a dire che è ad una Potenza di guerra che vincoliamo il nostro destino e, quello che è peggio, nel senso contrario a quello consigliato dalle preoccupazioni della nostra sicurezza. Temo di indovinare perchè René Besnard, che da tre anni cercava di fare riuscire una politica di riavvicinamento franco-italiano, ha chiesto di essere esonerato dalle sue funzioni di ambasciatore a Roma ». Citiamo senza commenti, aggiungendo soltanto le parole della Presse secondo cui «Il patto franco-jugoslavo deve sere seguito da un trattato di commercio negoziato in modo tale che permetta scambi vantaggiosi di affari tra i due paesi, avendo i popoli serbo e francese il dovere di completare l'unione spirituale e politica con um'unio ne economica ». Lo scambio delle firme tra Briand e Marinkovic avrà luogo domani al Quai d'Orsay, a mezzogiorno, dopo la grande parata militare all'Arco di Trionfo. ti. P.