Il giubileo rosso di Mosca

Il giubileo rosso di Mosca Il giubileo rosso di Mosca Le bandiere, Pillaminazione propagandistica, vacanza generale, la gran parata, folla colossale - La parola d'ordine: contro la socialdemocrazia Clamorose scene provocate da Trotzki Mosca, 8, notte. Mosca è da due giorni assorta nei festeggiamenti per il lO.o anniversario della rivoluzione. Delegazioni sono affluite alla capitale (3a ogni parte della Repubblica e dall'estero. La città appare come tutta immersa in un mare di rosse bandiere fluttuanti. Giganteschi impianti di illuminazione accendono dovunque colossali iscrizioni a trasparenza, nelle quali partito e Governo celebrano la vittoria del pSÌB*ariat9»«sso-'ed in special modo mettono in rilievo la necessità di un'intensa collaborazione della classe operaia con quella dei contndini, sopra cui la repubblica sovietista tende sempre più ad appoggiarsi. Sulle mura degli edifìci sono affìssi grandi manifesti a colori. Si vede, per esempio, una colossale bilancia che reca la figura di un operaio su di un piatto, e quella di un contadino sull'altro, in perfetto equilibrio. Per quanto riguarda la politica estera, la parola d'ordine non è più questa volta il pericolo inglese, ma il pericolo della socialdemocrazia internazionale e della Seconda Internazionale, che è considerata oggi come il vero nemico da combattere. In un manifesto di Stalin ed in un ordiue del giorno del Komintern è detto che il primo punto del programma sovietico è la lotta contro la socialdemocrazia. La già tante volte annunziata amnistia, in occasione del giubileo decennale, non ha portato grandi sorprese. Essa mantiene, come si poteva prevedere, la più stretta intransigenza circa il carattere classista della giustizia sovietica, che non conosce grazia per i delitti contro il regime; ed anche i cosidetti delitti contro lo spirito comunista, come l'usura, la prevaricazione ed il peculato, non vi sono compresi. Le prigioni dello Stato sovietico, in una dichiarazione dell'Alto Procuratore, sono aperte anzitutto per i nemici della classe operaia. Nella seduta solenne dei Soviet-i di Mosca, Bukarin ha espresso, tra le ovazioni dell'Assemblea, in nome delTnternazionale comunista, la speranza fiduciosa che la rivoluzione prenderà d'assalto gli altri paesi d'Europa. Hanno parlato anche applauditi due rappresentanti del comunismo tedesco: Clara Zetkin ed il prof. Kollwitz. Ogni lavoro è cessato a Mosca. Sulla Piazza Rossa ha avuto luogo la grande parata della guarnigione moscovita e dei reparti di truppa ivi affluiti dall'armata rossa e dalla marina. Dai quartieri popolari'una folla colossale di dimostranti era, affluita sulla piazza suddetta. Sulla tribuna del mausoleo di Lenin erano i membri del Governo, quelli del Co mitato Centrale del Partito e del Consiglio di Guerra. Ai lati del mau soleo stavano i membri del Corpdiplomatico e centinaia di delegati esteri. Sotto il comando di Woroshiloff, Kalenin passò la rivista Quindi Kalenin tenne un discorso. Dopo di lui parlò Bukarin in nome del Comitato Centrale del partito, e Gallacher a nome dell'Internazionale comunista. I festeggiamenti non passarono senza tentativi sporadici da parte dell'opposizione, tanto a Mosca che a Leningrado. In parecchi punti di Mosca vennero esposti alle finestre i ritratti di Trotzky e di Zinovieff accanto a quelli di Lenin. Grida sediziose — alle quali la folla rispose cltisl con fischi — vennero lanciate qua e là tra Je file dei dimostranti. I ritratti suddetti vennero tolti, in qualche punto, dalla folla stessa con l'aiuto della polizia. All'angolo della strada Tweskaja è sorto oggi un tumulto il quale ha reso necessaria l'accorrere di uno squadrone di cavalleria. Trotzki e Kameneft* hanno qua e là tentato di parlare alla folla, suscitando scene clamorose. Come a Mosca, così anche a Leningrado, Zinovieff, Radale ed altri hanno tentato di parlare, ma anche essi sono stati impediti. Gli avvenimenti dimostrano che la disciplina delle masse rende impossibile il cosidetto « metodo diretto» degli oppositori.

Persone citate: Clara Zetkin, Kollwitz, Lenin, Stalin, Trotzki

Luoghi citati: Europa, Leningrado, Mosca