Ritorno dai cieli d'Europa

Ritorno dai cieli d'Europa Ritorno dai cieli d'Europa Il Comandante Maddalena rientra con un giorno di anticipo a Sesto Calende dopo 10.000 chilometri di volo avventuroso i o e o r o ò i i o è e o o d n l i a i e a ri è o o , i . i r Milano. Il Comandante Maddalena, che viene dall'aver visitato i cieli di tutta Europa, ha pranzato stasera alle 22 a Milano. Era ritornato a Sesto Calende alle 13 del pomeriggio, in silenzio, come era partito senza alcun preannunzio. Difatti, allorquando, a quell'ora, un idro. fu visto filare diritto dai monti verso il Lago e dirigersi all'Aeroscalo di Sant'Anna, quasi tutti gli operai che lavorano nel Cantiere si chiesero di chi fosse. E quando venne riconosciuto l'aviatore lo stupore fu grande, ma il Comandante Maddalena non lo condivise. — Meraviglia? E di che? Ho promesso ed ho mantenuto. Non dovevo ritornare il 3, vigilia dell'anniversario della Vittoria e scendere a Roma? Orbene sono qui. Ho soltanto anticipato di, un giorno perchè ho saputo ad Amsterdam che la celebrazione è stata rinviata al 6 ed allora invece che a Roma sono ritornato a Sesto. Per questo non vi furono all'arrivo nè autorità nè fiori, nè discorsi. Tanto meglio, sia per il Maddalena, pel Del Prete, e pel Rampini, i tre navigatori che fatta subito tailette, per nulla emozionati, vollero sottrarsi al più preso alle festosità di Sesto Calende e rifugiarsi soli e incogniti a Milano. Del Prete suggerisce... L'Intervista comincia. Del Prete, vivace, allegro, esuberante, ogni tanto interviene per completare il discorso del comandante. Maddalena è preciso, l'altro è colorito, e pare a questi che talvolta la precisione del comandanti'! vada a scapito della commozione. Ed allora Del Prete premettendo un « m sctisl comandante » arrotonda il particolare e lo porta anche all'iperbole. Maddalena tipo asciutto e freddo, di una energia che è già nei suoi occhi, vuol dire subito che apparecchio e nio tore — l'Asso dell'Isotta — sono stati meravigliosi: « Non un guasto; non un incidente ».'' — Si figuri! Si figuri! — Interviene Del Prete, — Non si è toccato un dado non una vite! Con questo po' po' di tempeste... ». In tutto il periplo Infatti, i nostri aviatori hanno avuto un cielo tormen toso e nemico. Fu necessario sfuggire la tempesta colla sicurezza che il materiale italiano <JJ ali é di motore non avrebbe sofferto. Le meno pericolose furono le prime tappe : da Sesto a Portorose; da Portorose a Belgrado, da Bel grado a Costanza. Per questa tappa l'aviatore fu obbligalo a variare la rotta in seguito a disposizioni precise lm partite dalle autorità soviettiche. Gli aviatori italiani dovettero cioè, evitando Sebastopoli e Odessa, sorvolare la frontiera russa non al di sotto dei 500 metri col pericolo di andare Incontro, in coso di disobbedienza.ad un vero e nutrito fuoco di fucileria. A Ghenicensk il « Savoia 62 » arrivò come può arrivare un mostro pauroso e sconosciuto. Nessuno laggiù aveva mai- veduto un aeroplano. Sei giorni prima, per il ricevimento d'onore, era piombato in quel paese pressoché spopolato. iL nostro vice-console di Odessa. Le cosidelte autorità del luogo si erano poste a sua disposizione, ma alquanto incerte e sospettose, » Un aero plano? Che sarà mai? ». La voce corse fantastica e favolosa e quando il Cdmandante Maddalena ammarò sulla spiaggia, nugoli di ragazzi lo attendevano trasognati per quel miracolo. Eppure quanto entusiasmo! — E che banchetto! — ricorda Del Prete. — Un banchetto a quattro e un discorso ! — L'originale lo tengo io. Fu il primo dono, — aggiunse il comandante.. L'interprete che diventa moto Il giorno dopo da Ghenicensk a Saratow," furono affrontate quasi otto ore di volo ininterrotto, sorvolando il mare d'Azof, il. corso inferiore del Don e Stalingrado. L'ormeggio compiuto sul Volga, che è sempre in furia fra barche e vapori che minacciavano l'incolumità dell'aeroplano, alla luce dei fari di un'automobile Ford fermata sulla riva dopo qualche preghiera fu fati coso e difficile. Il giorno dopo la partenza per Sa ratow, il c Savoia 62 » aumentò di un passeggero, l'ex aviatore russo Diaconoff, che tanto scongiurò e supplicò da indurre il comandante ad accoglierlo a bordo. Ma dove metterlo? Provvidero le spalle del motorista Rampini a sopportarlo, a cavalcioni per l'intero percorso. Del resto il Diaconoff, aveva anche calcolato il comandante, poteva servire da interprete: ma al contrario il poveretto gelò in tal modo, coperto come era di un giubettino di tela, che all'arrivo non potò più pronunciare parola in nessuna lingua, A Samara gli aviatori non trovarono benzina e fu giocoforza, per giungere a Kosan, la capitale tartara, mescolare quella leggera con quella grossa per automobili. Cominciava a soffiare vento del nord e gli aviatori furono staffilati dallo piogge « sciabolati dalle raffiche della steppa. Tappa dura, durissima anche quella da Kasan a Mosca. SI dovette navigare all'oscuro, a 40 o 50 metri di altezza, e costeggiare una riva del Volga, per assicurarsi l'ammaraggio in caso di pericolo. La nebbia era cosi densa che 11 pilota non vedeva alla distanza di venti metri. Nebbia fitti che sempre più si addensava, e quasi si coagulava: per trecen- l(0 chilometri, e cioè per l'ultimo tratto, u , savoia 62 », volò radendo 1 binari della ferrovia: strisele nere su di un terreno biapeo dalla neve. I pochi alberi lungo quella corsa cieca erano più alti dell'apparecchio, ina a Mosca 1 tre italiani furono salutati dal sole. Calde ed affettuose le accoglienze; numerosi Vpsmrqgdtdtedfssshdnlgc 1 v'oli con a bordo autorità; ammirazione in tutti per il velivolo. Dopo Mosca, verso Leningrado, rl-j tornarono -le nebbie e la bufera IT Comandante era stato sconsigliato di partire, ma in tal caso il suo programma si spezzava e i giorni dell'attesa sarebbero stati-''inutili. Appena lasciata Mosca, unica guida, ancor una volta I binari della ferrovia. Ma quali, in quella rete immensa, che si distacca dalla capitale? Un po' la bussola, un po' il... naso, fornirono la giusta rotta. Prigioniero Però 11 pericolo fu un altro; fa là bufera che colse 1 piloti sul Miske, un,' fiume rabbioso, incassato fra le montagne. Il Comandante fu costretto a" buttare l'idro sull'acqua. Non sapeva dove fosse. Un altissimo ponte gli sovrastava. Certo una città era vicina, Ballavano sulle onde da pochi minuti quando un battello li accostò. Erano vicini a Malaya-Vitschera; avevano compiuto 350 chilometri e ne mancavano oltre 40% per arrivare a Leningrado. Due guardie rosse sbucarono ad un tratto dall'imbarcazione e con gesti li fecero fermare. — Meno male! — pensò il comandante — che c'è genteI Scese a terra colle guardie e chiesa di essere accompagnato al telegrafo, fu condotto in una palazzina modesta, introdotto in una stanza. — E l'ufficio? La porta era chiusa a doppio giro e le guardie si erano allontanate senza una spiegazione. Il comandante Maddalena era prigioniero. Del tutto vand protestare, chiamare, urlare. Venti minuti dopo si presentava sulla,'sciglia un ometto dalla divtenj- imbrlllantata dalla faccia truce.'* — Mot, comandant garde rouge (Sono il comandante delle guardie rosse). Tanto piacere, mastica 11 francese. Ci Intenderemo, pensò il comandante. Ma quel capo della G.P.U. (che ora sostituisce la Ceka) non masticava del francese che quella sgrammaticata presentazione. Mandò a prendere da due soldati la sua rivoltella, poi ad ognuno fece caricare 11 moschetto e tenere le canne delle rivoltelle e dei moschetti contro l'italiano. Il comandante non tremò, ma pensò che la situazione non era gradevole. L'uomo della polizia si decise a prendere un foglio e scrivere due parole: Motor-passe? L'italiano capì subito. Voleva, sia pure con poca grazia, 11 passaporto. Venne Immediatamente accontentato ed allora, poiché il documento portava già 11 visto russo, la scena mutò di botto. Le armi furono scaricate, si prodigarono Inchini e persino furono, offerti a Madritena pane e latte Alle quattro del mattino successivo, con il cielo rischiarato, il Savola 62 riprendeva 11 cielo. A Bronnisy altra tappa a causa del maltempo. Ospitati in casa di una signora, si avvolsero nella pelliccia di questa e.passarono la notte. E filialmente giunsero a Leningrado ove furono ricevuti entusiasticamente. Qui restarono due giorni: poi partenza burrascosa, anche da costi e volo movimentato sino a Stoccolma. DI 11 ad Amsterdam, sbattuti fra 11 vento del versante del Baltico e quello impetuoso della Manica. Gli italiani non sanno... Ieri mattina da Amsterdam 6i alzarono col proposito di essere nel pomeriggio in Italia. Il periplo sarebbe stato effettuato regolarissimamente col vantaggio di tre giorni. Ma nelle vicinanze di Windorf, dopo aver volato sul Reno per chilometri e chilometri, tanto erano gonfie le cavalcate di nebbia, fra i pericoli di cozzare contro le ciminiere dei piroscafi ed esser in alto* imbrigliati ed inceneriti dai fili dell'alta tensione, dovettero arrestarsi. Infine oggi il glorioso ritorno al di sopra dello Spluga. Questa volta non più ostacoli al comandante, al disopra di quelle roccie contro le quali due armi or sono il Maddalena era andato a cozzare e ferirsi. — Impressioni? — domandiamo. Una soltanto. Dal 1919 al 1927 ritornai in volo sui paesi del Nord ben sei vole: orbene mai come da quest'ultimo volo rientrai in Italia con l'orgoglio d'esser italiano. Di sicuro gli Italiani non sanno quanto e come adesso siano stimati ed invidiati lassù.... H volo compiuto dal comandante Maddalena è il seguente: Sesto Calende-Belgrado, Km. 1300; BelgradoChendoevsk, 1500; Chenicevsk-Saratov, 1200; Saratov-Mosca, 1300; Mosca-Leningrado, 900; Leningrado-Helsingforss, 400; Helsingfors-Stoccolma, 500; Stoccolma-Amsterdam, 1300; Amsterdam-Sesto Calende, 1600. Con un totale di 10.000 Km. circa. GIUSEPPE BEVILACQUA.