Il "Poeta anonimo,, della Polonia

Il "Poeta anonimo,, della Polonia Il "Poeta anonimo,, della Polonia Sigismondo Kt*asiftski 33 voto, formulato sin dal 1847 da|viGiuseppe Mazzini, di una versione ; tointegrale del dramma La non divinai commedia del «Poeta anonimo» della; semPolonia s'è compiuto soltanto da po ohi mesi, grazie all'opera appassionata e intelligente di un'Ardente ammiratrice italiana della poesia polacca, Maria Antonietta Kulczycka (Roma, Auon. Editoriale, Scritt. Stranieri, voi. XII, con un proemio del prof. R. Pollai dell'Università di Posnan). Ora, per cura di un'altra fervente ammiratrice di quella poesia, Clotilde Garosci, vedo la luce in una bella veste italiana l'altro dramma maggiore del i Poeta anonimo », VIridione, un autentico capolavoro, à cui serve di presentazione una garbata e commossa introduzione di Cristina Agosti-Garósci (Libreria A. Signoroni, Roma). * * Così, un altro poeta della gloriosa triade del romanticismo polacco viene oggi fra noi con la sua voce alta e pura e degna di sonare accanto a quella nobilissima di Adamo Mickiewicz, che oramai può dirsi, senza esagerazione, santificato, nel giudizio dei posteri, dalla sua missione nazionale e dalla sua incoercibile fede nella resurrezione della patria, oltre che dal suo genio, e dalla sua poesia potente e solenne. Meno noto è ancora in Italia il terzo grande poeta del fa.tidico trinomio, Giulio Slowacki, le cui ispiraizoni contribuirono anch'esse a compiere ciò che potrebbe essere detto il c miracolo polacco » del sec. XLX: la Eostituzione, cioè, alla Polonia sanguinante, smembrata e distrutta d'una Polonia ideale, intatta, inespugnabile e vivente nella lingua, nella letteratura e nella tradizione, che è quanto dire nel cuore di ogni cittadino. Patria fu per tutto il sec. XIX ai Polacchi la poesia della loro terra, poesia, che evocava ininterrottamente la gloria dei padri e la speranza dei figli e in cui l'anima si dilatava nella sacra comunione coi morti e nell'ansiosa aspettazione degli eroi nascituri. Chi l'ha intesa passare, questa poesia, come un brivido e come una benedizione di Dio, noi proprio cuore dal cuore e dalla bocca dì giovani studenti polacchi, che ne impallidivano, mentre i loro occhi malinconici si accendevano d'un bagliore vivo di speranza, ne ha tratto un'impressione che non si cancella più... Bisogna non dimenticare che, per tutto il sec. XIX sino alla guerra mondiale, la poesia in Polonia divise con la religione l'ufficio, come diceva Clazko, di dirigere le anime. La Polonia ai è venuta educando poeticamente. Si leggevano nella notte i poemi di Mickiewicz (Taddeo,- Gli antenati). Erano letture affannose, ripetute, febbricitanti. Si distruggevano le copie, ma i versi si stampavano nella memoria. H poeta aveva tra posto, in Polonia, paragonabile a quello di un povero cieco polacco nel poema di Mickiewicz intitolato WuU lenrod; il quale cieco deve ricordare sempre, con la sua presenza, all'eroe, Corrado Wallenrod, strappato dal suolo, condotto a vivere fra nemici e favorito dalla sorte, la sua nascita, le sue tradizioni, la sua fede. La poesia era, insomma, la stessa patria fatta spirito, che seguiva il cittadino nell'esilio: patria una, e non tripartita, inscindibile nella sua ideale unità. La poesia era, infine, la stessa volontà eroica polacca divenuta parola. Se non teniamo conto di tutto ciò, non potremo mai renderci ragione dell'azione esercitata sul popolo polacco dalla musa dei suoi tre maggiori romantici, ne potremo intendere appieno la loro grande e singolare poesia. Tanto meno, poi, intenderemo quella del più tormentato fra tutti: Sigismondo Krasinski (1812-1859). * * Il quale, sotto l'epiteto di « Poeta anonimo », rinunciando per tutta la vita al plauso del pubblico, ha tenuta nascosta un'atroce e nobile sofferenza, essendosi condannato da se stesso all'oblio il giorno che vide suo padre di famiglia aristocratica e ricca, che aveva dato prove di arditezza e di valore nelle guerre nazionali, farsi devoto, per vanità o per debolezza, dello czar di Russia. Il poeta era allora poco più che adolescente, ma già partecipava alle angosce del paese e soffriva acerbamente, non sentendosi in diritto nè di rinnegare il padre, nè, d'altro canto, di accettare il sacrificio della Polonia senza protesta e senza indignazione. La lotta fra questi due sentimenti opposti fu causa che abbandonasse, per vergogna, la casa paterna e si esiliasse a Ginevra e a Roma, ove ultimò il dramma La non divina commedia, opera nota fra indicibili angustie morali e materiali. In una luce fosforescente di tempesta, vi si svolge un'azione imperniata sul grandioso problema delia lotta di classe. Vi passano, come baleni, presagi di vicine trasformazioni politiche e presentimenti di rivoluzioni sociali. Ma la tesi del dramma è paurosa, poiché Krasinski vi sostiene con un simbolismo, che oscura talora e rallenta lo svolgimento dell'opera, che le classi degli oppressi e dei reietti — 1* classi democratiche, in somma, idolatre della pura ragione — sono destinate allo sfacelo, non meno delle decrepite classi diligenti chiuse nella gabbia senza uscita del loro egoismo, prive (li ideali famigliari e nazionali. L'orrore della tragedia sta nella disfatta ineluttabile di entrain ba le parti. Le vecchie e le nuove ideologie precipitano e rovinano come castelli di cartone e i loro difensori cadono vittime della loro stessa igna melodenodipidepeKunspraQe insamscprderovicogodeminalmsiunasziil rezipeermgodel'setruntocoskdenail Pmtal'aialetrigucail demsvchme fogiL—upoli a « « « ii a « ii « « a li « « gaprichmsichngchvdcutrgfaclasodcocvadsuvopnmcnpogfte« a < « li« « « c ««ti« •« a, rinfacciandosi l'un l'altro i loro torti. II dramma, quando oomparve, mbrò una sfida ai tempi. L'atteggia- ento implacabile del poeta contro la tta di classe gli attirò le antipatie ei democratici. La sua severità coi obili, rappresentati come gli avanzi i un ordine sociale giunto alla decreitezza, gli alienò tutte le simpatie ell'aristocrazia, a cui apparteneva er sangue. Ma da tanto sfacelo il Krasinski non traeva argomento per n pessimismo disperato. Dalla diperazione sorge il fiore della speanza; dalla morte un'altra vita. uando il mondo è tutto una rovina, l'orizzonte, chiuso da ogni parte, ncombe sulla terra come l'arco poante d'un sepolcro, ecco sorgere l'amore, Dio, bene supremo, immarcecibile, infinito, che rinascerà semre fulgente sulle perenni sconfitte ell'umanità. Soltanto, è logge indeogabile che ogni ordine nuovo di ita sia destinato a immiserirsi nella olpa e a scomparire per lasciar luoo a un'eterna palingenesi. Questo è il concetto fondamentale ella infernale o t non divina » commedia dettata dall'autore col cuore n tumulto e coi nervi tesi. Vi sono cune ineguaglianze e sproporzioni; ma vi sono squarci di altissima poea. C'è tutto il fremito convulso di n'anima di poeta non placata e non ssurta a quell'estatica contemplaione, che sarebbe stata, anche per Krasinski, la liberazione vera e eale dal suo tormento o la traduone di questo in una compiuta e erfetta opera d'arte. Il Krasinski ra allora ossessionato da un problema, che costituisce ii motivo più anoscioso e acuto di non poca parte elle letterature slave: che, cioè, uomo intrawede il beine, ma è empre impotente contro il male. Ispirato dalle sofferenze della paria, ma concepito, oltre l'orbita di n problema politico particolare, soto una luce di universalità, il seondo e maggiore dramma di Krasinki, VIridione, fu scritto durante una elle crisi più acute del sentimento azionale che abbiano mai turbato poeta. Neil'Iridione le sorti della olonia sono raffigurate allegoricamente sotto specie di un duello morale, fra Grecia e Roma, durante antico periodo di schiavitù dell'Elade. Forse a scegliere la Grecia quae rappresentante della Polonia conribuì nel Krasinski il ricordo della uerra recente dell'indipendenza grea in cui aveva incontrato la morte Ryron, araldo primo e più vero el romanticismo polacco. In ogni modo, il poeta fece che l'azione si volgesse a Roma in tempi antichi e he Iridione di Anfiloco fosse insieme il simbolo della Grecia oppressa della Polonia smembrata. Domina nel dramma una volontà orte e decisa di vendetta, che è ioia dei vinti, od è figlia dell'odio. L'odio vi è elevato a dovere, « L'odio — scriveva Krasinski interpretando n sentimento diffuso allora fra i olacchi — è per me un comanda mento di Dio, poiché la patria, la lingua, i costumi sono doni di Dio e il difenderli è un dovere. Ora, senza passione non si può agire fortemente, e precisamente l'odio abolisce ogni calcolo e vi spinge diritti per il sentiero che è per voi dignitoso seguire. E, vedete, amare la Polonia non basta, perchè io vi chiederò: dov'è la Polonia? E' un ricordo. Un ricordo serve solo per sognare. Per agire occorre uno sco po o una speranza. L'odio è Pan gelo di luce che ci condurrà alla mèta ». La vendetta era, così, lealizzata e considerata sacra. Ma il oeta, mentre enuncia questa teoia, si direbbe che si spaurisca, perhè gli pare dettata da un, senti mento alimentato soltanto da penieri di morte. Dio, in cui crede, vuole he anche il patriottismo si purifichi nel dolore e nel sacrificio per risorgere più ardente e fecondo. Così, anhe in questo dramma d'odio e di vendetta, trionferà l'idea religiosa delr*amore. Iridione, venuto a Roma pieno il cuore di sprezzo per la città vincirice e ingannatrice, riesce con l'ingegno e con le arti ad ottenervi il avore della fortuna e ad essere reato prefetto del pretorio. Simuando e dissimulando, irretisce in un ogno perfido di ambizione e di grandezza lo stesso Cosare e lo induce a cospirare contro Roma. E affinchè la ongiura trionfi e l'urbe intera rovini senza più speranza di risorgere, ardisce chiedere l'aiuto dei cristiani delle catacombe, guadagnando alla sua causa Cornelia Metella, la santa vergine, che un fascino divino rende oggetto di adorazione a tutti. E' la più dolce e la più pura delle donne nazzarene, col suo cuore acceso di misticismo e con la sua fede immacolata, che le dà una forza i che non è di questo mondo ». Iridione si propone di contaminare, per la 9ua opera di distruzione, quell'anima ingenua e santa. Seguirà i consigli nefandi di Massinissa — genio e potenza del male — che gli insinua: Era le fanciulle, che sfioriscono, a in mezzo ai Cristiani, in preghiere e digiuni, una ne scegli e serviti di lei per agire sulle loro anime, i Ricordati di lodare il suo Dio, « ogni ferita di Lui, di parlare con « tenerezza d'ogni chiodo che lo tra« fisse. Essa è innamorata di quel c corpo crocifisso, di quei lineamenti « che imagina belli, languenti nella « vittoria dell'amore. Conduci il peni sciero di lei, da Lui a te. Egli è « lontano. Egli vis&o un tempo sulla « terra, Lia non ritornerà più. Tu « vivi e sei presso di lei. Tu sarai u il suo dio », La lotta che si scatena nell'anima di Cornelia c straziante. Le parole, che Iridione le sussurra — parole in- feruali di classica bellezza, che ca dono come goccie roventi sopra il suo povero, dolce cuore — travolgono la vergine in un turbine di disperazione: « 0 Signore, Signore, rispondi n alla tua serva! Mai dalla croce su « volto umano ho abbassato lo squarci do; ed ora, o Signore, duo» occhi« si sono impressi nella mia me- i moria, gli occhi di lui, o Signore. !j E come profeta, corno 6anto, corneii arcangelo egli si leva dinanzi a me [li e parla, ei io l'ascolto, o Signore ! a E vorrei morire ». Dio non permetterà che l'orrendo sacrilegio si oompia. E, per il mancato aiuto dei Cristiani delle cata- combe, Iridione sarà disfatto e i suoipropositi d'odio e di vendetta »a- ranno frustrati. Ma poiché egli, ven-dicatore, incarna un'idea destinata a vivere nel mondo, rinascerà po!ac-co. E allora, ner la seconda voltavedrà trafitto il suo sogno e non potrà morire. « E le angoscie di « mini'quello che ha dato da secoli « migliaia d'anime s'incarneranno in a lui... E solo dopo un lungo mar« tirio Dio farà rispondere sopra di lui la sua aurora, darà agli uo n„ «v,„ u. j_ i: a agli angeli: la felicità; ciò che ha « promesso: la libertà ». Malgrado l'allegoria e il simbolismo cari al Krasin.-ki, non mancano, n questi due drammi, note vivaci lo orine profonde di umanità. I pro j l-agonisti della Non divina co ! e dell'Iridione vivono grandi ore di i disperazione e di delirio. La voce [sospirosa della dolre Cornelia Mecommedia] tella non ci abbandona più. La sorella di Iridione, Eisinoc,"è una delle creaturo femminili più belle della poesia polacca. Le altre figure — nobili, mediocri o vili — mettono a ! nudo la loro vita morale come uno ; scheletro sotto i raggi ultravioletti, jE per un singolare contrasto, una luce fredda investe in pieno il dram|ma laddove più scoppia la passione, i Le tragedie di Krasinski incutono sgomento e paura, | Ciò perchè l'arte, per questo in- felice poeta, fu più spasimo che gioia. Egli non attinse, oltre il dolore e iì tormento, le vette della serenità, dove l'anima si placa in un'estasi, alla quale giungeva Mickiewicz con la sua poesia limpida, cristallina e aerata. Ma la potenza delle rappresentazioni di stati tumultuosi d'animo e l'altezza dell'ispirazione e la grandezza ed elevazione morale di tutta l'opera fanno del Krasinski un poeta compagno all'umanità sulla via del suo perfezionamento interiore. Egli, co! Mickiewicz e con lo Slo- Iwacki, appartiene al mondo non meno che alla Polonia. La sua poesia ci tocca alle radici dell'essere. La sua voce non andrà perduta. Ha predicato la purificazione nel sacrificio e l'azione (« Ti sia vita l'azione. Quanir d'anche il cuore ti si disseccasse nel « petto, quand'anche tu dovessi du■ bitare dei tuoi fratelli, vivi nel* l'azione, nell'azione continua e « senza riposo »), e ha voluto, nella Non dirina commi-dia, che l'eterno Amore riapparisse agli uomini dalle profondità stesse dell'Inferno. GIULIO BERTONI. arPgfadadrhdcIatrdpldgnHs