I primi racconti del naufragio

I primi racconti del naufragio I primi racconti del naufragio Dal drammatico quadro ancora confuso balzano in viva luce l'eroismo del Comandante ed il valore dell'equipaggio Il Capitano Gulì sarebbe scomparso con la sua nave inneggiando all'Italia o e , o l e , a , a n O e l n o a i 1 e i a a i i r o a a e a r a a a a i a o e e a i e a r v LONDRA, 27, notte. 1 Continua a regnare tale una confusione net notiziario sul naufragio del Mafalda che un orientamento positivo sulle cause, stillo sviluppo e sugli strascichi del disastro rimane impossibile qui a Londra. Il Times esprimeva stamane le sue meraviglie editoriali sul carattere inafferrabile dei tumultuari ragguagli di ieri. Ventiquattro ore successive non hanno migliorata la situazione. La telegrafia senza filo, tra i suoi immensi vantaggi, reca anche lo svantaggio, umanamente inevitabile, di dare la parola a molte labbra lontane, le quali, senza volerlo, fondono a generare qualche momentanea confusione di lingue. La ridda delle voci e il fatto certo Sino a ieri sera i testimoni oculari, che disponevano di impianti radiotelegrafici sulle loro navi, attestavano che, nelle ore del disastro, il mare era tranquillo. Oggi invece riferiscono che il mare era grosso. Sembra poi che sia sorla una tacita gara alla suddivisione del merito per i salvataggi operati e che non sia mancata qua e là la voglia di arra garsi la parte del leone. In tal modo l'elenco dei vapori accorsi varia di ordine e di contenuto, conforme alle intenzioni di chi lo trasmette e lo pubblica. Per esempio, nel pomerig gio di oggi balzava in primo piano il piroscafo francese Mosella, al quale si attribuiva il primo sbarco di un gruppo di sopravvissuti nel porto di Bahia. Stasera invece si incrociano messaggi secondo cui il Mosella non avrebbe imbarcato e perciò neanche sbarcato alcun superstite. Nessuno meglio di noi ha il diritto di elevare critiche a questo curioso andamento delle notizie che concernono i no bili sforzi tratti da navi di varie na z'ovalità per salvare l'esistenza di nostri connazionali. Ma è inevitabile indicare il - fenomeno-per n/negare tutte le possibili inesattezze delle.in formazioni di seconda mano che si ripercuotono a Londra. Un fatto centrale in ogni caso si mantiene limpido: il contegno del. l'equipaggio del Mafalda, anzitutto emerge virile e stoico dalle narrazioni di qualsiasi piega e tendenza. Il guasto insanabile nella sala delle macchine, oppure il cozzo contro uno scoglio subacqueo o contro una vecchia carcassa invisibile di nave naufragata, non è fatta risalire menomamente a negligenza od a temerarietà, ma viene piuttosto classificata tra gli eterni casi imprevisti della grande navigazione. Da ultimo la salvezza di quasi tutte le persone di bordo viene segnalata come un rallegrante colpo di buona fortuna tra le incalcolabili minacce di un naufragio nelle circostanze dell'altra notte. L'eterno selvaggio Questi sono i rilievi che si imbattono nei commenti odierni di una stampa, che, come l'inglese, non lascia mai passare senza glosse alcun avvenimento marittimo importante. Sono commenti di natura quasi esclusivamente tecnica e niente affatto sentimentale. Essi indicano che dei sinistri marinimi non sorto quasi mai incolpabili gli uomini, ma quasi sempre quell'eterno selvaggio che rimane il mare. Le sue collere e le sue insidie sono state in certa misura menomate dallfi meccanica, ma risultano tutt'aliro che abolite. In pari tempo il numero delle loro vittime si è già ridotto e tende a ridursi sempre più grazie alla telegrafia. Questa speciale gloria di Marconi è mentovata da tutti i commentatori. Essi colgono anche 'l'appiglio per esortare tutti quanV gli armatori a generalizzare gli impianti radiotelegrafici sulle loro navi. Un'osservazione comune è che una completa ecatombe dei passeggeri e dei marinai del Mafalda sarebbe seguita ineluttabile se non fosse esistito il nuovo mezzo di comunicazione istantanea attraverso le lontananze. Quanto alla perdita del b3l tran satlanlico, sia pure quasi al termine della sua lunga carriera di regolare spola tra i due continenti, la Mot ning Post scrive che ciò rientra nel « prezzo dell'ammiragliato », ossia non è se non l'immancabile Sconto che si paga quando ti innasta la propria bandiera mercantile sopra un largo numero di alberi. L'Inghilterra — ricorda il giornale — lo ha pagato e ripagato ad usura. Si può aggiungere che il Daily Te.legraph, dal canto suo, di fronte al [turbinio di versioni sulle cause di un disastro prodottosi, in uno specchio d'acqua costantemente intersecato anche dal naviglio inglese per i grandi traffici col Brasile e l'Ar¬ - ,, diehia-a essere mjìltn im tgentina, aicma.a essere mono im- [portante che « il motivo autentico di questa misteriosa e penosa tragedia venga assodato senza indugio ». / messaggi dalla costa brasiliana tendono frattanto a farsi più nutriti; ma, riportandoli npr debito di cronaca, dobbiamo insistere sulle riserve che premettemmo. All'ora del pranzo Il corrispondente della Reuter telegrafa da Rio de Janeiri di avere appreso, per il tramite dei comandanti dei vapori accorsi al salvataggio, il seguente racconto fatto loro dai sopravvissuti : « Il Mafalda rimase colpito a morte, come nel caso dei Titanio, mentre i passeggeri erano a tavola. Era stato servito in quel momento il pranzo e la prospettiva di approdare U giorno di poi a Rio de Janeiro e 48 ore più tardi a Buenos Aires, dava luogo a manifestazioni di gioia specialmente tra gli emigranti. La nave bruscamente si arrestò ed il capitano fece diramare ai passeggeri l'ordine di schierarsi immediatamente presso le scialuppe e gli zatteroni. « Un certo numero di passeggeri si precipitò verso le cabine per raccogliervi qualche loro effetto personale, ma per la maggior parte i viaggiatori si riunirono subito sulla tolda del vapore. Il panico fu vivo- ma l'equipaggio si sforzò per fare rinascere la fiducia. « L'operatore radiotelegrafico aveva già diramato un « S. O. S. », occompagnandolo dal particolare che un importante guastohi era prodotto nella sala delle caldaie in seguito al super-riscaldamento delle tubature. Ma alquanti minuti dovettero trascorrere prima che la cabina della radiotelegrafia potesse far sapere che il vapore francese Formosa ed il piroscafo olandese Alhena avevano re plicato al richiamo e stavano avvi cinandosi al Mafalda colla massima velocità possibile. Le esplosioni e l'affondamento « Poco di poi il vapore inglese Em pire Star trasmetteva al Mafalda un messaggio successivo : « State tranquilli; stiamo accorrendo sul posto» Senonchà le navi di salvataggio erano a mala pena arrivale sulla scena del pericolo, quando entro la sala delle macchine del Mafalda av venne un'esplosione ed il transatlan tico prese velocemente ad affondare. Le scialuppe furono subito lanciate in acqua tanto dal Mafalda quanto dai vapori sopraggiunti, mentre il Formosa assumeva di fianco alla nave colante la posizione più acconcia per operare il trasbordo immediato dei passeggeri. Per fortuna il mare era calmo ed il cielo sereno, talché l'unico impedimento alle operazioni di salvataggio derivò dall'oscurità ». L'Agenzia International News, da parte sua, dirama questo cablogramma del suo corrispondente da Rio de Janeiro : « Due superstiti ripescati dal vapore greco Pera narrano che il Mafalda affondò rapidamente a prua, dopo tre assordanti esplosioni nella sala delle macchine. 1 due testimoni oculari elogiano altamente ufficiali ed equipaggio, che fecero tutto per impedire il panico. « /I disastro accadde — raccontano i due sopravvissuti — mentre i passeggeri di terza classe stavano a desinare. Sull'istante tutti incominciarono a fare irruzione in coperta. Il capitano gridò: « Calma! calma.' Non c'è alcun pericolo immediato!». La prima esplosione scosse la nave poco dopo le 17 diffondendo un enorme allarme. I passeggeri correvano di qua e di là chiedendo se il Mafalda stesse per affondare. Capitano ed ufficiali per mantenere l'ordine replicavano : « Tutto si riduce ad un piccolo guasto alle macchine, stiamo riparandolo ». Le scialuppe « Ad onta degli sforzi degli uffì ciati si diffondeva intanto il panico specie tra le donne degli emigranti 1 passeggeri di terza classe invasero il ponte della seconda classe. Giù ufficiali dovettero farsi in quattro per dissuadere molti dal lanciarsi in mare. « Poco di poi si j verificavano due nuove esplosioni e la nave cominciava a sommergersi verso prua. La notte era molto buia. La confusione ed il vocio a bordo si moltiplicarono. Alcune tra le donne smarrì rono i sensi, mentre i passeggeri va lidi presero ad aiutare i marinai a calare in acqua le scialuppe ed assistere le donne ed i bambini a cingere i salvagente Furono le donne ed i bambini che furono messi prima di tutti gli altri a bordo dei canotti di salvataggio. Qualche paxseggiero poscia entrò nelle scialup pe. Ma, presto, si scoperse che, na- turalmente, non c'era posto tuffi-] dente nei canotti per tutte le persone a bordo, giacché per una porzione di passeggeri erano riservati gli zatteroni. Quindi i passeggeri maschi che rimanevano in coperta attesero il lancio delle zattere. L'equipaggio del Mafalda si prodigò per trovare posto a tutti quanti nelle scialuppe. In queste venne caricala soltanto una provvista di acqua potabile. Si ritenne che non fosse necessario caricarvi nibariey poiché il luogo del disastro non era molto lontano dalla terraferma. La formidabile ondata Le preghiere a Dio « i lavori vennero resi estremamente difficili dal buio pesto. Il contegno di tutta la ciurma, inclusi i camerieri, fu eccellente. I marinai fecero del loro meglio per assistere i passeggeri, calmando le donne ed i bambini. « Il Mafalda si mantenne a galla per circa cinque ore, dopo l'ultima esplosione. Una formidabile ondata corse sull'Oceano quando il transatlantico sprofondò negli abissi. Una tremenda esplosione finale fu udita in quel terribile istante. » Il vapore inglese Rossetti, una nave di 6500 tonnellate, registrata nel porto di Liverpool, arrivava sul posto in quel momento. Il suo comandante si mise d'accordo col comandante del Formosa, nel senso che una delle due navi avrebbe raccolto i passeggeri che si trovavano sulle scialuppe e l'altra quelli rifugiatisi sugli zatteroni. Le donne e i bambini vennero issati per i primi a bordo delle due navi di soccorso. Vari passeggeri, non appena trasbordali, si inginocchiarono recitando preghiere di ringraziamento a Dio ». L'Agenzia British United Presse afferma, in un telegramma da Rio de Janeiro, che il vapore francese Mosella approdava oggi a Bahia con 32 membri dell'equipaggio del Mafalda. 1 passeggèri, che il Mosella aveva raccolti, erano stati trasbordati in mare sul vapore MassMlia. Il comandante del Mosella, capitano Privet, narrò ai giornalisti di Bahia, che lo spettacolo, del naufragio si fece spaventoso allorquando molti tra i passeggeri, in preda al panico, inconsideratamente e rendendo più arduo il salvataggio, si lanciarono in acqua, dopo che molti altri si erano staccati in piena sicurezza dal transatlantico sulle prime scialuppe calate a mare. lì Comandante a II capitano del Mafalda — prosegui il comandante del Mosella — restò al suo posto finché tutti i passeggeri e marinai ebbero abbandonata la nave. Il disastro venne causato dal frantumarsi dell'albero di un'elica. Ciò aperse nella carena del vapo. re una falla attraverso la quale l'acqua irruppe nella sala macchine. Per fortuna cinque o sei vapori nelle vicinanze raccolsero lo « S. O. S. » e si precipitarono al soccorso. In caso diverso ritengo che tutti-i passeggeri e i marinai sarebbero annegati. Io sono un vecchio lupo di mare, ma fui terribilmente impressionato dalle scene che seguirono l'affondamento. Le acque brulicavano di passeggeri, di salvagente e di zattere. La notte era tenebrosa, il mare grosso, il ven to tagliente. Ciò rese ardui i salvataggi. Gli equipaggi dei vapori sopraggiunti non risparmiarono i loro sforzi per strappare le vite umane dall'Oceano » Uno dei marinai raccolti dal Mosella, Angelo Baldieri, mostrò ad un corrispondente il proprio orologio che si era fermato alle 21,20. Que sto — egli disse— fu il momento esatto dell'immersione del Mafalda ». I superstiti dell'equipaggio sbarca ti dal Mosella a Bahia sono persuasi che il capitano Simone Guli colò a picco colla sua nave. L'operatore ra dìolelegrafico rimase al suo posto fino all'ultimo istante. Sembra siano periti degli. inservienti della sala macchine. Quattro passeggexi del Mafalda sono morti a bordo del Mosella, che li aveva ripescati dall'acqua. Un' sacerdote cattolico, padre Angelo, somministrò loro i Sacramenti. Gli spettatori, profondamente commossi, piangevano. La « Marcia reale 9 L'Agenzia Exchange Company riceve da Bahia che il primo macchinista del Mafalda, sig. Carlo Luieto, dichiarò che il capitano Guli agi con rapidità ed efficacia, rimanendo al suo posto fino alla scomparsa della nave. Le scialuppe furono lanciate non appena le condizioni della nave emersero chiare. Ma dei disgraziati colti dal panico non vollero attendere la calata delle scialuppe e si precipitarono in mare : questi furono salvati a fatica. Il urtino macchinista, sempre secondo l'Afferma, ha 4*tto che varie scialuppe dovettero lottare continuamente fra ì flutti tempestosi. La banda del transatlantico si tenne al proprio posto e suonò la Marcia Reale prima di abbandonare il .Mafalda. 71 capo operatore radiotelegrafico non si mosse finché la nave andò sott'acqua. Nello stesso messaggio l'Agenzia offre il particolare che un funzionario brasiliano dell'emigrazione il signor Chaves, che viaggiava sul Mosella, riferisce che la prima comunicazione ricevuta dal Mosella sullo stato del Mafalda giunse martedi sera alle ore 20. La scena del disastro non era che a trenta miglia di distanza. Il Mosella immediatamente accorse. Il Mafalda appariva adagiato su scogli invisibili e stava affondando. La notte era buia. Il capitano del Mosella ordinò il silenzio a bordo per poter rintracciare i naufraghi, disseminali sulle onde. Ciò continuò per l'intera notte. All'alba il Mosella salvò due persone e raccolse quattro agonizzanti. Le autorità di Bahia insième col console italiano salirono a bordo del Mosella non appena il vapore giunse in porto. Il capitano Privet, descrivendo il disastro, ha le lacrime agli occhi. Egli ripetè che il vento furioso ed il mare agitalissimo non gli permisero di salvare che 24 persone trasbordandole più tardi sopra una altra nave, mentre trentadue • membri dell'equipaggio del Mafalda salivano a bordo del Mosella da un altro vapore che li aveva pescati. Il vapore francese Formosa e l'olandese Alhena, con a bordo la maggioranza dei sopravvissuti, sono attesi a Rio de Janeiro entro stanotte. L'eroismo del capitano del Mafalda Di'ene elogiato da tutti i giornali del gran porto brasiliano. In base alle ultime notizie il numero delle vittime continua ad essere calcolato a 68. Si riferisce che il capitano del Mafalda colò a fondo con il bastimento. La causa del' disastro fu la rottura dell'albero ad un'elica e la conseguente immissione dell'acqua che generò lo scoppio delle caldaie. Il guasto si verificò verso le ore 20 di martedì. Il vapore affondò un'ora e mezza dopo, ossia alle 21,30. Il corrispondente dell'Exchange Telegrapb. da Rio, in un dispaccio dell'ultima ora riporta che, secondo quella sede della Navigazione Generale, i supersliti sinora accertati ammontano a 1202. Da Madrid intanto si apprende che, secondo quei giornali, 175 sudditi spagnuoli si trovavano sul Mafalda. MARCELLO PRATI. «Viva l'Italia!» Bahia, 27, notte. 21 rappresentante dell'Agenzia Americane, appena dal vapore Mosella vennero qui sbarcati i naufraghi da esso salvati, ebbe dal Cornati-/ dante del Mosella medesimo queste dichiarazioni : « Il naufragio del Mafalda si deve alla rottura di un'elica, rottura che permise la immissione dell'acqua nell'asse determinando cosi Ve^vlosione delle caldaie, il Comandante del Mafalda,, capitano Gulì ed il radiotelegrafista restarono a bordo fino al momento estremo. Poi si udirono gridare dalla tolda ; « Viva l'Italia». E mentre il telegrafista si gettava in acqua, ci è parso che il comandante sia rimasto sulla nave inabissandosi con essa ». Roma, 27, notte. Secondo un telegramma della International New Service da Rio de Janeiro pubblicato dal Lavoro d'Italia pare ormai assicurato che tra i mancanti all'appello si debbano purtroppo registrare i principali ufficiali del Principessa Mafalda. Il corrispondente aggiunge: « Evidentemente lo stato maggiore del transatlantico ha voluto essere ultimo ad abbandonare la nave ormai condannata oppure ha voluto perire con essa. Infatti, se si riflette che il Mafalda è rimasto a galla c:nque ore dopo avvenuta l'esplosione che ne segnava la sorte, ciie in questo lungo periodo di tempo hanno potuto compiersi con la maggiore regolarità tutte le operazioni di salvataggio, non riesce facilmente spiegabile perchè non abbiano potuto salvarsi nè il comandante della bella nave. Salvatore Guli, nè i primi ufficiali. — » —