Beata solitudo, sola beatitudo

Beata solitudo, sola beatitudo Beata solitudo, sola beatitudo Sulla facciata, nel centro dell'aristoriato con bassorilievi d'ispiraziobiblica, una piccola lapide in marmverde recava incise quattro paroammonitrici: < Beata solitudo, sobeatitudo 1. Ma quando vi giunun mese fa, dopo la breve salita fi pioppi altissimi, che parvero inchnarsi con dignità al mio passaggio, lapide in marmo era scomparsa. Trovai in vece sua un lungo retangolo bianco con quattro volgaparole di richiamo: « Pensione pturisti internazionali » e sostai ccapo sollevato e gli occhi stupefatAhimè ! Imcy Gregori aveva dunqvenduto la sua villa? Lucy namava più la sua « Beata », la spittoresca casa paterna, circondada un largo giardino di vecchissimbossi quasi neri, tagliati a siepi colonne ad archi e a cubi, come certe illustrazioni di giardini setteceteschi? La « Beata » era una di quelle vilche i francesi, più amplificativi noi, già onorano col nome di chateaAveva le sue torriceUe rosse, il logiato silenzioso, il cortile quadratil pozzo rotondo nel mezzo del cortilEra un rifugio signorile e malincnico per spiriti contemplativi o pamanti estatici. Anche l'amore è uncontemplazione. Nessuno poteva immaginare al di là di quella facciata bassorilievi biblici una banapensione. Eppure una bizzarra creatura comLucy, separata da un marito pivecchio e anche più strambo di leabituata a disperdere al vento dtutti gli oceani le paterne ricchezzormai ridotte, s'era forse adattatper necessità di vita, a profanarcosì miseramente la sua « Beata >Non sapevo, risolvermi a dare unstrappo alla catena arrugginita decampanello d'ingresso, a informarmsulle vicende di quel rifugio che conoscevo da molti anni e che amavoTemevo di vedermi accogliere da ungrassa ostessa, felice di supporre ime una cliente della sua pensione internazionale. — Signora, qui si parlano tutto llingue. Oh yess! Si guardi intornoGiardino molto antico, molto beatifull Finalmente mi risolai. E la catenella rugginosa trasmise al di là dellfacciata un tintinnio calmo. Attesdi qualche minuto. La porta s'aprcon cautela. — Lucy? Sei proprio tu? Lucy Gregori sorrideva della misorpresa e già si difendeva dalle accuse non ancora formulate. — La pensione? E' uno scherzo, saiuno scherzo di genere cosmopolitche ho combinato d'accordo con Max— Max? Tuo marito? Ma di dovgiunge? — Da Washington ove rimase non so quanti anni. Ora, stanco del nordmi ha proposto d'ospitarlo allc Beata » per una stagione. — E ne hai fatto un hotel peviaggiatori stanchi d'oltreoceano. — No. Si tratta di ben altro. Tspiegherò. Il vetusto giardino spandeva interno quel caratteristico odore un poco funebre dei vecchi bossi che ridestava in me, con la potenza delle suggestioni olfattive, molte immagindimenticate. — Dovresti trasportare qui, in questo angolo d'ombra piena di confidente mistero, la lapide in marmo verde: t Beata solitudo, sola beatiindo ». « * * Sedemmo fra i bossi decrepiti e ascoltai il racconto di Lucy, imprevedibile, curioso, quasi pazzesco. — Appena Max fu di ritorno, appena ebbe trascorso qui una settimana, incominciò a lagnarsi e a sbuffare perchè alla o Beate » si moriva di noia. Veniva dall'America, dopo anni di vita disordinata e scapestrata, aveva viaggiato venti giorni a bordo di un transatlantico ove si giocava e si ballava da mane a sera e dalla sera all'alba e questo silenzio di solitudine, o di beatitudine, glriusciva intollerabile. Mi ripetè infinite volte che la « Beata » è un ricovero per misantropi, finche l'altra mattina entrò nella mia camera e msvegliò per comunicarmi una sua trovata perfettamente americana. * Vedi — mi disse — passano di qui tante automobili cariche di gente ricca, o che sembra tale, si fermano a guardare la facciata poi, atterriti da quella lapide funeraria, fuggono in quarta'velocità. Io voglio scrivere invece sulla porta: i Pensione per turisti ». Qualcuno entrerà a curiosarea informarsi delle camere, del vittodei prezzi. Se è persona di nostro gusto, se ci pare piacevole e interessante possiamo continuare il trucco della pensione, offrirle una bella stanza, godere per poco o per molto la sua compagnia. Magnifica trovatati pare? Non si tratterà dei soliti amici noti fino alla nausea, ma sarà l'inatteso, l'imprevisto, la sorpresatshe disperderà la nostra noia ». — E tu accettasti una simile proposta? Lasciai fare. In fondo, l'idea benone audace non mi dispiaceva. O mclio, mi piaceva appunto per la sua" audacia. Ieri l'altro la a Beata » divenne una « Pensione per turisti internazionali » e ieri si ottennero i primi piacevoli risultati : la cuoca e la cameriera, che da sei anni mi servivano, si licenziarono in segno di protesta. 0?gi Max è in città alla ricerca della nuova servitù, ed io sono sola, così sola che mi vedo costretta ad aprire la porta ai visitatori. * » » Una settimana dopo mi giunse im telegramma urgente di Lucy: « Ospite interessantissimo. Ti aspettiamo questa sera ». Lucy Gregori aveva bisogno di condividere meco i suoi primi entusiasmi eà io che mi annoio sempre, anche rco one mo ole ola nsi, fra hi la etari per col tti. que non ua ata mi a in en lle di avogto, le. coper na mta ale me iù ei, di ze ta, re >. no el mi oo. na in nle o. aela sa rì ia ci, a x. ve n d, a er Ti nn ie ni eio ie epifa o ea oe o li ietmi oee o ra n ue, , o so a o , i à , a O a » i i e i o a m o i e senza vivere alla « Beata », accettai l'invito. Questa volta fu Max che mi accolse: sorridente calvo monocoluto scurissimo di colorito come un uomo che attraversò poco prima l'atlantico e ne reca ancora le traccie evidenti. Lucy si stava vestendo per il pranzo e Max mi descrisse l'ospite interessantissimo. — E' un giovane principe egiziano, parente di re Fuad. Abita di solito a Parigi nel suo palazzo del Trocadero, ma ha stabilito di passare l'autunno in Italia. Contava di percorrerla nella sua macchina in largo e in lungo quando, oltrepassato da poche ore il confine francese, uno scoppio di pneumatici lo inchiodò ieri sera a un mezzo chilometro di qui. Figuratevi la sua gioia quando seppe che esisteva a poca distanza una pensione per turisti in panne. Max continuò a parlarmi con mi nuti particolari del principe musulmano che si chiamava sonoramente Sua Altezza Mahmud el Rahman, e del giovane segretario e del giovanis simo ehaufleur, finche Imc.v s'affacciò dall'alto del loggiato e nii chiamò per accompagnarmi nella camera che mi assegnava. — Occorre che tu ti vesta. Fra poco Max suonerà il colpo di gong che ci chiama a tavola. Mahmud el Rahman è molto elegante, come pure il suo segretario. Ti ho voluta qui perchè tu nr devi aiutare. — Aiutare? Tn che modo? — Dovrai figurare come una signora ospito della nostra pensione. Max funziona da direttore e com proprietario. Tu ed io siederemo alla stessa tavola come due amiche, a poca distanza dal principe. Ti piace questa commedia? — E' divertentissima e la mia parte non è difficile. Descrivimi il tuo egiziano. — Ha trent'anni all'incirca e una apparenza di grande signorilità. Si sonte l'uomo eli razza. Finora non gii ho parlato. Io sostengo il mio ruolo di signora sola e disillusa, romantica e silenziosa, che passeggia nel giardino con un libro fra le mani e sospira guardando il paesaggio. — E Mahmud el Rahman in tutto il giorno non si è occupato di te.? <— Per nulla. Non ha fatto che discutere e consultare carte col suo segretario. — Che screauzato ! Un colpo di gong ci chiamò nel salone della t Beata ». Siedevamo da qualche minuto alla tavola d'angolo, infiorata di pallidi colchici, quando il principe musulmano entrò accompagnato dal suo segretario occhialuto e da Max in marsina e gilet bianco, perfetto maitre d'hotel, che sorridendo cerimonioso e inchinevole 10 condusse al tavolo centrale fiorito di garofani e luccicante d'argenterie. — Si direbbe che tuo marito non ha fatto in America altro mestiere che il direttore di grandi alberghi — notai perfidamente a Lucy. Ma ella non si scompose: — Perchè no? Potrebbe anche darsi. Mahmud, con lo smoking che gli modellava le spalle atletiche e il fez che gli allungava il cranio, contrastanti ma pittoreschi, divorava le pietanze raffinate che un cameriere gli offriva su vasti piatti d'antico argento cesellato ch'erano un vanto della famiglia Gregori. Il segretario mangiava poco, ma considerava con profondo interesse attraverso gli occhiali i lavori a cesello e a sbalzo dell'argenteria e mi parve persino di sentirlo citare Benvenuto Cellini. Alle frutta Mahmud si lanciò alle spalle con gesto poco principesco il fez e apparve la sua fronte pallida, già segnata di rughe, coi capelli piantati bassi. Sul suo volto magro risaltava un paio di baffettini neri alla corsara, come li portavano quest'anno gli eleganti sulle 3piaggie in voga : un insieme molto europeo che segnalai con stupore a Lucy. — Più che dalle Piramidi il tuo egiziano mi pare disceso dalla Torre Eiffel. — Difatti, abita a Parigi. — Conobbi un tempo un egiziano che pur vivendo da anni a Parigi, conservava un sorriso selvaggio e uno sguardo torvo da beduino. — Che mestiere faceva? L'allevatore di cammelli? — No. Faceva il giornalista. Professione non eccessivamente barbara. — Ma non era un principe, un parente di re Fuad. Altro ambiente, altra vita, altra razza. Eravamo al caffè e d'un tratto il segretario s'alzò, s'accostò al nostro tavolo con un inchino: — Sua Altézza il principe Mahmud el Rahman vorrebbe avere l'onore e 11 piacere d'offrire una coppa di champagne alle due gentili signore che gli sono compagne in questo delizioso hotel. Max sorridente scostò le sedie, ci accompagnò alla tavola di Mahmud e stava per allontanarsi con discrezione quando il musulmano lo richiamò : — Prego, signor maitre d'hotel, segga anche lei qui, fra le due signore. La sua conversazione è piacevolissima. Si sente l'uomo che ha molto viaggiato e molto vissuto. Il segretario era scomparso. Giungeva il cameriere recando pomposamente il grande secchiello d'argento cesellato, uno dei vanti della famiglia Gregori, che posò nel centro del tavolo. E saltarono i tappi dello champagne con uno scoppio giocondamente aggressivo. * * * Dolce il risveglio nel silenzio della «Beata», lontano dal cupo rintronare delle ruote vertiginose sui binari metallici, dalla rombante petulanza dei motori, dalla stridula insolenza delle trombo dogli autoveicoli lungo le vie ingombro d'umanità frettolosa! Dolce lo stormire lieve dei pioppi e il btmermFdappcmvcoamdscminvomtumFmfuI diavnoPrchtoL'ristzoabeslicdaprOlponocodechTrdeferinfainunmconi cacala nadiCoposplesPla vebliIraArluoglalazcivtarTunvismidein in RePasimcorLstaperpiedetstrdaLprorevne.Fraun to Gfidtà no aurecpodII luole ed unil spoIpresonCirIneiDuzogsioPudevfremevozLa mitsalspoUnasIntatavanla. perpicstridelcinaogninc rillo d'addio d'una rondine in parenza per l'oriente! L'oriente? A mea» della mia oraione in lode della «Beata» la fronte bassa, gli occhi sfuggenti, i baffettini alla corsara di Mahmud el Rahman mi riapparvero con quellaespressione di feroce beffa a cui s'erano atteggiati la notte innanzi, nemomento del nostro commiato: — A domattina, gentili signoreFaremo insieme una bella gita, poco dopo l'alba, nei dintorni. Il sole invadeva, già il giardino sino a metà e l'alba era svanita da un pezzo. Lucy che conosceva la mia pigrizia, mi aveva forse evitato il sacrificio troppo grave d'alzarmi in ore mattutine? O aveva invece manovrato por trovarsi sola a passeggio col principe musulmano? M'indugiaa riflettere sulla possibilità e sull'a-menità d'un amore esotico fra quei due tini originalissimi, quando l'uscio parve crollare sotto i colpi veementi e ripetuti di due mani irritate— Apri ! Apri ! Perche ti sei chiusa in camera? Avevi dunque intuito... E Lucy entrò con un viso stravolto, spettinala, stretta nervosamente in una vestaglia. — Spiegati! Che cosa avevo intuito? — Che il falso principe, il falso musulmano, il falso parente di re Fuad non era altro che un volgare malvivente, un miserabile ladro. E' fuggito stanotte coi suoi due com- rae thplici, segretario e ehauffeur, portandosi via nella sua automobile sgangherata tutta la mia argenteria, la famosa, la preziosa argenteria dei Gregori, la mia più cara ricchezza, l'unica ch'ero riuscita a conservare ajintatta attraverso a tante bufere! e-i Tutto mi ha rubato quel mascalzone, eljtutto... Ci ha raggirati. Ha giocato e. o o n a ae o ai su di noi un colpo audacissimo valendosi della nostra stupidità! Max è corso a denunciare il furto, ma non si potrà ricuperare nulla. E la colpa è sua, la colpa ò delle sue trovate di pazzo e d'idiota! La lasciai urlare per oltremezz'ora, vRmevore capelo anci mila lasciai singhiozzare, gemere, sfo- fetaare in vane parole insensate la sua "a i - j-s- • i e collera e la sua disperazione che non ' mi sentivo in alcun modo di consolare. Poi, piano piano la costrinsi a -j scendere con me nel giardino, la gui i . a o e e ' - dai lungo le siepi dei bossi fino al l'angolo d'ombra che io prediligevo. — Siedi qui. Non desolarti più. Il pianto è una fatica enorme ed inutile. Riposati. Attraverso alla porta d'ingresso, ancora spalancata dopo la fuga dei ladri, si vedeva il giardiniere intento a staccare dal muro il gran rettangolo bianco con le parole profanatrici: * Pensione p<r turisti internazionali » Riappariva a sommo dell'arcata la piccola lapide in marmo verde: « Beata solitudo, sola beatitudo ». AMALIA GUGLIELMI NETTI. supo« mcos«Ila pote, lo la siolonbo zo orgogglorradfurallesiaomlucPòmupos

Persone citate: Amalia Guglielmi, Benvenuto Cellini, Gregori, Lucy Gregori, Mahmud El Rahman, Max? Max

Luoghi citati: America, Italia, Parigi, Washington