La celebrazione nazionale di Crispi a Palermo alla presenza del Re

La celebrazione nazionale di Crispi a Palermo alla presenza del Re La celebrazione nazionale di Crispi a Palermo alla presenza del Re Il messaggio di Mu ssolini Rappresentanze di tutta Italia Al Pantheon — Al monumento — La grande cerimonia al « Massimo»; Roma, 21, notte. 1 MII" Capo del Governo ha inviato al!vpgCmMnaepsprincipe Di Scalea il seguente messaggio : « Oggi l'intera Nazione, ritrovatasi nel fascismo, si raccoglie spiritualmente nella capitale della, Sicilia per onorare la memoria di Francesco Crispi e ricordarne la vita, tutta dedicata min nrnnrii>r-n rieìin Patria m/pilo 'alla grandezza della Patria. Quello,che Crispi sognò e volle durante mes-jo secolo di battaglie sta tramulan- l... .... ... idosi in realtà. Il popolo italiano, ai-] sciplinato e consapevole, cammina dietro l'Insegna del Littorio, verso un nuovo periodo di potenza ». Palermo, 21. notte. L'Italia ha sciolto oggi a Palermo, alla presenza del Re e per volere del Governo fascista, il suo voto di rico- noscente devozione alla memoria di Francesco Crispi, lo statista che nel,periodo delle incertezze e delle nega- zioni additò alla Patria il suo grande,cammino. Ben dunque a ragione l'Ita-jlia tutta celebra in questa giornata, a|Palermo, la memoria del grande sta-jtista e ne colloca le spoglie sacre nel Pantheon siciliano, in segno di peren ne gratitudine. Folla di rappresentanze .ii^.o' Palermo italianissima si è svegliata in uno sventolio di bandiere, in un mattino luminosissimo, ed ha accolto con cuore fraterno le rappresentanze; che da ieri sono giunte da d'Italia. Dalle Alpi al mar. sentanze di tutte le città italiane souuiaccorse con i loro labari e con i loro, gagliardetti che. più tardi, nel maesto- Ja ogni parte alla tomba di Crispi. Per tutte le città italiane, 11 rappresentante di Roma madre deporrà sull'ara la targa votiva. E con le rappresentanze delle città sono le rappresentanze dei fasci, dei combattenti, dei mutilati, dei volontari, del Nastro Azzurro. L'Italia eroica di Vittorio Veneto e della Marcia su Roma. l'Italia giovane, forte e temuta, reca il suo omaggiò al volontario dei Mille, e allo statista insigne. Fin dalie prime ore la popolazione palermitana e le rappresentanze italta ne giunte ieri e stamane, si sono riversate verso la. Stazione Principale, per testimoniare al Re la loro commossa devozione. Il treno reale, proveniente da Messina, è1 giunto alia Stazione in perfetto orario, alle ore 8,30, preceduto dalla staffetta e accolto dal suono della « Marcia Reale >.. A ricevere il Sovrano si trovavano tutte le Autorità, con alla testa il Podestà, on. Di Marzio, il Prefetto grand'uff. Mori, il presidente della Camera on. Citstìrtano con la rappresenianzn dell'Assemblea elettiva, le rappresentanze del Senato, l'on. principe Di Scalea, l'on. Barbaro in rappresentanza del triumvirato nazionale e dell'Assoriiaziome Combattenti, il Duca di Spoleto, !u principessa di Linguaglossa, deputati e senatori, convenuti a Palermo, tutte le Autorità civili e militari. Un caloroso applauso ha salutato '.'arrivo del treno reale alla Stazione, applauso che si è tramutato m ovazione, allorché il Sovrano è apparso nell'ampio piazzale ferroviario, rigurgitante di popolo, che era a stento trattenuto dai cordoni di truppe. Un grido formidabile: « Evviva il Re! Viva l'Italia! Viva il Duce! », sì e levato da migliaia di petti e si è ripetuto vibrante di entusiasmo lungo lutto il percorso del corteo, fino a Palazzo Reale. Le manifestazioni del popolo esultante si sono rinnovate allorquando Il Sovrano è apparso al balcone, circondato dalle alta cariche dello Sta. . to e dalle Autorilà cittadine, e si sono rtpatute durante tutto il tempo in "ili ] il Re ha ricevuto nella sala del Trono a o i i e r i o i o Pantheon, si inchineranno dinanzi] ' l'otnacgio delle Auitorità civili e mili tari. Insieme al Re è giunto, in rappresentenza del Governo, il Ministro delia Pubblica istruzione, on. Fedele. Nel Pantheon siciliano Alle ore II ha avuto luogo la prima delle cerimonie celebrative. L'ampio piazzale di San Domenico, dove si erge maestoso e 6evero il Pantheon siciliano, è tutto gremito di popolo che 6i assiepa dietro ! cordoni di truppa, fra cui mette una nota di esotico colore un plotone di zaptiè eritrei a significazione della politica coloniale iniziata dal grande statista siciliano e che l'Italia fascista persegue e ingigantisce in quest'ora di rinascita e di riaffermazione. Nell'interno del tempio si ammassano verso il sepolcreto di Francesco Crispi le rappresentanze ufficiali. Il maestoso tempio presenta un colpo d'occhio imponente. 11 loculo che accoglie le spoglie del grande statista sorge in' una cappella laterale all'altare ed è costituito da un superbo mau'=oleo di marmo nero. Sulla tomba di Francesco Crispi. le città di Napoli, Homa, Torino, ecc., depongono corone di alloro, ed i volontari di guerra, a mezzo dell'on. Dino Alfieri e del comm, Pepe, recano due grandi fasci di lauro del Palatino. Prima dell'arrivo del Sovrano, si svolge nel tempio un solenne ufficio funebre, al quale assiste l'eletta figliuola del grande statista donna Giuseppina Crispi, principessa di Lin guaglossa Alle 11 precise, annunziato da squilli di tromba e accolto da una formidabile ovazione, giunge il Re, che b ac- compagna!o dal Duca di Spoleto, dal ministro Fedele, dal podestà on. Dì 1 Marzo, e dalle altre autorità. A rlco!vew «Sovrano, all'ingresso del tem¬ pio si trovano la principessa di Lin guaglossa. i! principe Di Scalea, l'on. Casertano, le rappresentanze della Camera e del Senato e l'on. Maurizio Maraviglia, rappiesentante il direttorio nazionale del P. N. F. Il .Sovrano, con ai lati la principessa di I.inguaglossa e il Duca di Spoleto, attraversa il tempio fra due ali dì rappresentanti, clis salutano romanamente, mentre la co- 'lonia «3reco-albane.se eleva un inno al ,^ t.ailia|0 ,n JiIlg.u:). albanese. 11 So- jvrano discende quindi nella cripta, ove la salma imbalsamala di Crispi fe re»- igiosamente custodita, e vi si sofferma ] inchinandosi. l - ivmornmravrsdcdnTnome dell'Urbe e delle n.aggiori città j italiane, consegna ai Podestà di Pa- La targa de?le città italiane Il Re è poi risalito davanti al monumento marmoreo di Crispi ed ha ascoltato il 'discorso del conte D'Ancora, vice-governatore ili Roma, che a lermo la targa votiva. Questa targa è di bronzo, opera dello scultore Nioco- i fini e recante le parole dettate dal M l,nistro Federzoni. Il Podestà di Pa- lermo, prendendo in consegna la tare,ga, ha pronunciato a sua volta un -jbreve discorso di esaltazione della fla|gura di Crispi e di omaggio al So-jvrano l Quindi il Re, accompagnato dalle autorità civili e militari, si reca al Museo di Storia patria, dove si sofferma lungamente innanzi ai ricordi di Francesco Crispi. Il Sovrano resta qualche ' minuto innanzi al letto di morte del Krande 6tatista e alla storica camicia onc ].-ranC€SC0 crispi indossò nel!a erotca traversata da Quarto a ; Marsala E- gtata accesa una lampada uicrisni , ufe'ia precise il Sovrauo fra nuove «- e catorose eliòni della Uà.lascia szdagf votiva oSeraìerarriiite tto Rutèni, mà a i a u , n m o n a o o l o o , . o i o i] ji Museo.'dirigendosi alla Reggia, do- ' ve ha luogo una colazione intima. Il corteo Alle 14 le rappresentanze e la popolazione si ammassano in via Ingharn, dove si ordina l'imponente corteo che si reca in pellegrinaggio al monumento a Crispi. La manifestazione è superba ed imponente. Ad essa partec,pano oltre 50.000 persone precedute dai labari delle cittì di Palermo, Roma, Napoli, Torino, Firenze e delle altre città italiane, delle Federazioni fasciste. In testa sono quelli dell'Urbe, del Combattenti, dei Mutilati, dei volontari di guerra, dei Sindacati, delle Madri e Vedove dei Caduti, ecc. Questa imponente massa attraversa via Roma e corso Vittorio u-a gli applausi di una enorme folla che si assiepa lungo il passaggio e sui balconi, dai quali cade una fitta pioggia di fiori. Quindi il corteo raggiunge la piazza dove sorge il monumento a Francesco Crispi. Dinanzi ad esso sfilano, inchinandosi, i labari ed i gagliardetti e, salutando romanamente, le rappiesentanze. Poscia la immensa marea di popolo sfila innanzi alla tribuna dove hanno preso posto !e autorità. Alle 15,30 giunge sulla piazza il Re con il Duca di Spoleto e le alte cariche dello Stato. Un nuovo entusiastico grido di «Viva il Re!» sale e si diffonde, emesso da migliaia e migliaia di petti esultanti. Il Sovrano prende posto sul palco reale tra la principessa di Linguaglossa ed il Duca di Spoleto ed il ministro Fedele. Il rappresentante del Governo Ha preso la parola per primo, calorosamente acclamato, il segretario provinciale fascista di Palermo, Duca di Belsito. Accolto da un nutrito applauso, il Ministro Fedele, rivolto al Re, pronuncia quindi il seguente discorso: « Il Capo del Governo Benito Mussolini, il più degno fra gli italiani di onorare, sotto gli auspici della Maestà Vostra, la memoria di Crispi, volle che si deponesse sul suo monumento una corona di bronzo. La gig;uue-sca figura dello statista domina per oltre mezzo secolo la storia d'Italia. Chi avrebbe potuto prevedere, quando le folle co darde, aizzate dai retori, gridavano abbasso Crispi, che oggi, dalla Maestà Vostra, dal Governo e dal popolo, concordi, si sarebbe celebrata la sua apoteosi? « Pochi uomini ebbero come Crispi contrasti, rivincite, cadute e trionfi. L'apoteosi di oggi non ó soltanto il riconoscimento dell'opera sua per creare e rendere grande la Patria italiana, ma l'inizio della rinnovellata coscienza del popolo italiano, che giudica ed esalta Francesco Crispi come un eroe della Nazione. « lo sono un principio — egli disse — sono un sistema di Governo (fai quale può dipendere l'avvenire della Patria ». Oggi noi possiamo intendere pienamente la verità delle sue parole. Egli fu un convinto e forte assertore dell'unità d'Italia, e la presenza della Maestà Vostra in questa isola generosa, dove da Crispi fu lanciato il grido che fu tutto un programma: « Italia e Vittorio Emanuela », è la consacrazione più alta e più degna dei grandi meriti suoi. Il suo sogno fu la grandezza d'Italia, il suo merito fu di aver creato il sentimento eroico della Patria italiana. Che importa che l'oscura età nella quale visse non l'abbia compreso T Mentre la Nazione moriva, Crispi impersonò la Nazione intera nelle sue tradizioni, nelle sue aspirazioni, nella sua fede, nei suol eterni destini; e l'opera sua e la sua fede rivivono oggi nelpo- a o rie a, oie e ii o i n e a o a , e a , o e a c- polo italiano dopo la guerra Vittoriol sa, sotto la guida della Maestà Vostra e ì per merito del fascismo che ritrovò in sè gli ideali di ■ Crispi, ed accolse, vivificandola, la grande eredità. Il nome di Crispi, già odiato e temuto, è oggi il simbolo della forza e della gloria; è ben degno di essere inciso sulle navi destinate a solcare vittoriose 1 mani; è il grido di vittoria; è la parola d'ordine che Benito Mussolini dà al popolo italiano, in marcia sotto la vostra guida, o Re, verso nuove, sicure conquiste ». Sul i Crispi » Appena il miailstro Fedele termina 11 suo discorso viene sollevata la bandiera, tricolore che ricopre la grande corona bronzea che è deposta sul piedistallo del monumento, su cui vengono- anche deposte numerose corone. Tra queste si nota quella delia colonia ungherese, dei combattenti, del Fascio di Napoli, del Direttorio nazionale dell'Associazione combattenti, dell'Isti- j ^.K^^i « te L'on. Altieri, mentre mite le Sezio- «mora Lojacono. Infine il comandane ggtaa che, la bandiera d. combatti ni dei volontari di guerra innalzano davanti al palco reale i loro gagliardetti, depone ai piedi del monumento a Gnispi un lascio di lauri del palatino. Terminato il rito, il sovrano si reca ad assistete alila cerimonia della consegua della bandiera di combattimento al cacciatorpediniere « Crispi ». Sul « Crispi » ricevono il Re il Duca di Spoleto, l'ammiraglio inglese Preston, la principessa di Linguaglossa e monsignor Anichini, in rappresentanza del cardinale arcivescovo. Il comandante del cacciatorpediniere presenta al Sovrano gli ulllci.ali; quindi monsignor Anichini benedice la bandiera offerta dalle dame palermitane con un magniflcp artistico cofano, pronunziai o o a a a i l i à e a a o e o à i . l , T a a - e ò mento venga issata sulla nave. Mentre la bandiera sale, l'equipaggio grida: « Giuro! », mentre dall'esploratore « Quarto » sono sparati colpi di cannone a salve, le sirene delle navi fischiano, ed i reparti di marina presentano le armi. U discorso Di Scalea al Teatro Massimo Molto tempo prima dell'ora fissata per la cerimonia il teatro è gremito in ogni ordine di posto di autorità, di notabilità, fascisti e cittadini desiderosi di tributare il loro devoto omaggio ai Re e di rendere onore alla memoria del grande statista siciliano. Lungo tutto il percorso le acclamazioni della folla al Sovrano ri rinnovano entusiasticamente, deliranti al passaggio del corteo Reale. Quando il Re, accompagnato dal Duca di Spoleto, dal ministro Fedele e dal podestà on. Di Marzo, entra in teatro e prende posto nel palco reale, tutti i presenti sorgono in piedi acclamando. 11 principe Di Scalea, dal palcoscenico, ove sono pure riunite tutte le autorità cittadine e le notabilità fasciste, prende quindi la parola Prima di iniziare il suo discorso l'on. Di Scalea legge il :xrn?messaggio direttogli dal Duce ascoltato con religiosa attenzione e salutato alla fine da entusiastiche acclamazioni al Sovrano ed al Duce. All'inizio del suo discorso Di Scalea ha esaltato il Fascismo, che oggi risolleva trionfalmente l'ombra martoriata di Francesco Crispi, il cui spirito trova finalmente pace « nel gaudio della invocata rivelazione vendicatrice di ogni oltraggio e di ogni miseria ». La voce di oltretomba lega dunque U 6ògno di ieri al mito di oggi e alla giovinezza trionfatrice indica la via del futuro. Francesco Crispi fu maestro di quella pedagogia patriottica che Insegnò l'arie della nobile rivoluzione e la sapienza di non farla fallire. Con tali sublimi ammaestramenti la stirpe dispersa potè costituirsi in unità di Nazione. Da quei precetti molte volte Inascoltati, Benito Mussolini estrae il nettaae spirituale per imbeverne le norme che all'infiacchita Nazione donano l'energia, il ricomporsi nell'unità dt uno Stato risanatore. L'oratore, dopo aver dcuo che l'epica figura di Francesco Cnspi appartiene alla eletta schiera di eroi eccitatori ed annunziatori. illustra il vaticinio dell'apostolo circa l'unità d'Italia e rievoca l'epopea garibaldina, allorquando le camicie rosse, cosi come oggi le camicie nere, trasformavano il pensiero in azione, rivelando le secolari primavere della stirpe al mondo incredulo e soipi-eso. Sulia bandiera dell'eroe che vince per offrire, Francesco Crispi, l'antico repubblicano volle subito impresso il motto incancellabile : « Italia e Vittorio Emanuele ». ma non tollerò che il trionfo garibaldino rappresentasse l'occupazione ambita di un territorio, bensì la conquista sospirata di una patria, perchè nella vittoria delle armi popolari egli vide l'esaltazione della volontà nazionale, e il miraggio rivoluzionario dell'unità. L'oratore ha poi illustrato come gi, ganteggi contro la lotta delle fazioni là; figura di Crispi. che reagì con la sua.i religiosità patriottica, con il suo eroici* atteggiamento dello spirito, col. sucl alto sentire, e parlando della sua' attività di governo, ha cosi continuato:' « Mai cedette nei puoi atti di governo a pressioni deformatrici della sua regola severa che oggi 11 Fascismo ln> pone, ritenendo che governare sia sentire nel proprio cuore battere 11 cuor» di tutto il popolò, perchè i popoli camminano e si trasformano ed, hanno nel prosieguo del tempo nuovi bisogni e nuove passioni. Questa unità morale Isi incarna nello Stato e mina la bel*