Documenti del patriottismo piemontese bruciati a Vienna nel Palazzo di Giustizia

Documenti del patriottismo piemontese bruciati a Vienna nel Palazzo di Giustizia Documenti del patriottismo piemontese bruciati a Vienna nel Palazzo di Giustizia L VIENNA, ottobri. Ea sommossa del 15 luglio è costata la Vienna non soltanto le emozioni di una ricaduta nel periodo rivoluzionario» ma anche il sacrilicio di considerevoli beni materiali e intellettuali. Il Palazzo di Giustizia dato in preda alle fiamme dai rivoltosi potrà, un giorno 0 l'altro, essers riparalo o ricostruito (architetti e Governo su questo punto non sono ancora d'accordo), ma il tesoro di documenti storici che in quel palazzo era custodito da quando si ;era deciso di riunire in esso tutti «li archivi della vecchia Polizia imperlale e regia, non potrà essere ricuperalo che in minima parte. ■ I documenti perduti rappresentavano una graziosa fonte di studio anche per la storia delle terre già soggette alta Monarchia absburgica e dei paesi che con questa Monarchia, nel periodo della sua maggior floridezza, ebbero più intimo contatto. Superfluo dire che gli atti riguardanti il LombardoVeneto, il Piemonte e gli altri Stati nei quali si divideva l'Italia verso la metà del secolo scorso formavano il grosso dell'archivio. Poco tempo prima che il Palazzo di Giustizia diventasse preda di incendiari, spinti da curiosità storica, avevamo giusto esumato documenti interessanti ti vecchio Piemonte, la Lombardia, il Veneto, la Toscana e i patrioti italiani rifugiatisi a Parigi dopo la caduta della repubblica di Venezia. A riprodurre un cosi abbondante materiale storico nelle pagine di un quotidiano è impossibile pensare. Diamo Jierò, nel loro testo integrale, alcune àttere da e per il Piemonte intercettate dalla Polizia austriaca a Milano e rapporti diplomatici segreti che il Piemonte interessano più da vicino. Corrispondenza intercettata . H 27 ottobre del 1833 la censura milanese segnalava al capo della Polizia Un Vienna, conte Sedlnitzky, la seguente missiva a firma T. M., diretta ad Antonio Stirie Legnoni, in Torino, e cod data Bellinzona, 18 ottobre 1833: • Amico carissimo. Appena ricevuta la presento partite Immediatamente da Torino se ri è cara la vostra vita. Voi sielc scoperto ed in breve sarete denunziato alla Poliria. Ora la vostra dimora In codesta città è lnuttle, ed anzi può compromettere ogni cosa. A questo effetto vi avverto che m'è or ora staio spedilo dal vostro cugino un passaporto svizzero sotto 11 nome di un tale « Agostino Scolari », che riceverete per mezzo di certi « Signori Bolognini eli Coirà », dimoranti a « Caselle ». Il passaporto è per la Francia, e prima di partire voi non dovete mancare di farlo vidimare, finché siete in tempo, presso codesta Polizia generale in Torino, per andare più sicuro. Sappiatemi dire se per mezzo dei nominati Bolognini avete ricevuto un pacco di libri e stampe che vi è stato spedito sino dalla metà di luglio dall'amico Bonardi. essendo essi passati per Belliuzona; erano cinque copte dell'ultimo volume « La Giovane Italia », «re della «Guerra Nazionale, l'Insurrezione per bande in Italia », venti » Istruzioni secrete pei volontari Italiani » e SO proclami. MI assicurò l'amico che sono persone da potersi fidare, e massime del fisrlio e di un suo cognato N. N., che sono due buoni svizzeri, ambedue Iniziati nella nostra congiura, e franchi che si lascierebbero tagliare a pezzi piuttosto che tradire il segreto. Se avete con voi delle carte e,altre notizie rimettete loro ogni cosa; hanno accertato Bonardi che fra qualche mese qualcheduno rtl loro ripasserà di ritorno per questa città. Fateci sapere qualche cosa del detenuti. Addio, mio carissimo, non mi estendo di più perchè 11 tempo 6 prezioso. ■ Vostro cucino» Lago, e tutti gli amici sono sani e vi salutano. Fatevi cuore, e sperate, che le cose sono hene incamminate, e non sarà tardo lo scioglimento. • che darà la libertà » agli oppressi. Addio, e nuovamente addio. Appena giunto al vostro destino fatecelo sapere Credetemi sino alla morte l'immutabile vostro amico T. M. ». Il conte Sedlnitzky rispose al governatore della Lombardia, conte Hartig, che bisognava fare di tutto per arrestare l'ignoto mittente nel caso che egli fosse apparso sotto il nomo di Agostino Scolari: quel mittente gli pareva » uno dei più pericolosi corifei rivoluzionar: », come pure lo preoccupavano gli svizzeri Bolognini, il Lago, e il resto. Hartig era funzionario Intelligente e certe istruzioni non era necessario dargliele; però da una sua risposta a Vienna si apprende che il Governo torinese, sollecitato favorirlo nelle ricerche, non assistè troppo. Una lettera al Ero fi e rio Nel 1846 capitò nehe mani della stesSa censura milanese una lettera ad Angelo Broflerio di Mauro Macchi, inoltrata per il tramite di un Carlo che la Polizia austriaca identificò per Carlo Corso, sommesso nel negozio di musica Lucca. Scriveva il Macchi al Broiferio: • Anche In questi ultimi giorni fui travagliato da gravissime molestie e persecuzioni le quali pare non vogliano finire finché non m'abbiano costretto ad un passo estremo e decisivo. Ormai sono stato destituito da ogni diritto civile, e ciò senza la minima legalità nè tampoco formalità di processo. Pare che la più grave colpa che mi si apponga sia quella di nutrire per te una fraterna amiciila, ed una stima pari. Ma non credere ch'io mi trovi menomamente avvilito nè mortificato per questo. Sicuro della mia innocenza Eirto la fronte alta e sdegnosa-, nè voglio sciare, al tristi la gioia di vedermi alla fine umiliato. Io non so tampoco immaginarmi chi mal ti possa aver scritto ch'io ▼Iva In « continuo tremore » dopo lo ultime vicende, ma certo non può essete che un Imbecille od un calunniatore: e confido che tu mi conosci abbastanza bene per non prestare fede a tali insulsaggini. Non sai che io avrei potuto scongiurare d'un tratto tutta l'orrenda procella che ha minacciato sommergermi con una sola parola, e che mi sono rassegnato a tutto soffrire, anziché sottoporrai alla benché minima umiliazione? La povertà e la miseria non mi spaventano per nulla, ma il più piccolo rimorso di versatilità e di bassezza mi ucciderebbe, per Dio Ma capisco che i nostri nemici, non paghi di perseguitarmi nel corpo, vorrebbero as salire anche quanto abbiamo di più caro e sacro al mondo, l'Illibatezza del nostro nome e qui non mancarono le voci diaboliche che" miravano a denigrare lo splendido tuo nome- ed io non ho mancato di alzare la carola contro 1 vili, henchè fosse a tutto mio rischio o pericolo. Non curiamoci però Jjì oneste umano miserie; fortifichiamoci » «uro le avversità, amiamoci ognor vieppiù, «lasciamo pure cho t malvagi trionfino, lUrchèil mondo è per loro. Volesse il cielo Kmq Dolessi rivederti ed abbracciarti nella prossimatua visita all'amico Monti! Ma coinè si fa a viaggiare senza passaporto-i Addio». Il censore scriveva, a proposito di Mauro Macchi, che indubbiamente peli si doleva del divieto del quale era stato colpito di impartire lezioni private agli studenti ginnasiali . L'amico Monti », di cui era parola alla fine della lettera, non era un uomo, bensì una donna' e precisamente la Giuseppina Zauner. amica de! Brofferio. Vasta è la documentazione per il tumultuoso gennaio del Vi8. ricco di rivolte in massa e isolate; quel mese rimane memorabile nella storia del nostro Risorgimento, per l'inizio nel Lombardo-Veneto del boicottaggio dei tabacchi, inteso a danneggiare l'imperiale regia finanza. Da Torino, Angelo Drago scriveva al padre Angelo, in Ravenna, con data del 15: « M'Immagino che a quet'ora ti saranno noti 1 barbari casi di Milano, gli assasstnll della cieca rabbia tedesca! Giorni sono sue cesse lo stesso col poveri studenti di Pavia, dove si dice che otto restassero morti e venti e più feriti; s'aggiunge ch3 11 numero del morti e feriti militari sia maggiore: fosse almeno vero!... Intanto l'Università fu chiusa ed alcuni studenti si rifugiarono qui da noi e furono bene accolti. Ieri abbiamo fatto cantare una messa in musica nel sontuoso tempio della Gran Madre di Dio In suffragio delle povere vittime lombarde; v'intervenne fior di gioventù e di signore e distinti personaggi: la funzione fu commovente alle lacrime ed 11 generale raccoglimento era imponente. « Vedi se 1 buoni Piemontesi siano o no »eri Italiani, e lo vedrai meglio nel pochi detti che stavano in fronte all'Invito, che ti danpiego, per la sottoscrizione aperta per raccogliere danaro da far fronte alla spesa C* dei)* funzione, ebe In un momento fu cosovrvril biQudepepoe fateCiricofadenucacopupodichsicotifuvazicoscMlaesstnoLaCoclsuqupedrl'uprleququmdpebiucicoalprcicorolinerpuqudaVsuforanedaaffil vestbetrpasl'mqddcocista ggfdudlals mloapeVBMrleslvscnsDtoprpmmbarmzscgddcvmMtavdmtrctBdd■Sm1dgg e n o a e à » . e i o a a l o a o i n e i à e a o o a o e u e o a mooa r io hi s e oe o a o ò ci ù, o, o a oo-i di te a io la a uiiomaao ao ll e a, ti el se uda to so io ne ramno hi ti er sa fu coperta di firme. SI fece pure una generale nosottoscrizione per offrire al nostro amato Sovrano sostanze e vita; fu presentata e il Sovrano la gradi commasso e fece ringraziare il popolo dicendo che però di nulla aveva bisogno, se non che tranquillità e unione. Qui sono tutti frementi, anelano 11 momento della pugna per la rigenerazione d'Italia, per la cacciata dello straniero. Il Governo pone In assetto di gaerra tutte le fortezze e l'armata; e si dice che quanto prima si farà un campo sul Ticino per imporre al tedesco. Non si vuole ancora concedere la Civica, perchè si (lice iier ora non necessaria, potendo mettere irs campo cento mila combattenti bene armati ed agguerriti da far tremare lo straniero. I nostri arsenali e depositi riboccano d'armi d'ogni genere e nulla si teme. Vedrà l'Italia, se ne verrà II caso, quanto valga il solo Piemonte, e potrà con giusta ragione essere 11 Piemonte. 11 propugnacolo dell'Italia, ed italiano é il nostro popolo di cuore e di fatti. « TI compiego 11 modello della nostra bandiera; mettila pure tra .le bandiere Italiane cho mi dici di avere pucsso di te In deposito, che ne c ben degna. Tt compiego pure copia di un'elegia che si distribuiva nel sortire dalla chiesa dopo la mesta e funebre funzione. Addio». Le lettere che in quei giorni partivano da Milano riflettevano l'esasperazione degli animi. In data del 16, il conte Keginlredo Cocitsielli Montiglio scriveva al conte Adelmo Cocasielli Montiglio in Mantova, una lettera della quale nel bruciato archivio viennese esisteva l'estratto che segue: Positivamente da Vienna nessuna risposta fino a tutto ieri alle 'i. ma temesl che non sia favorevole alle domandate riforme. La fredda accoglienza falla dal Viceré alla Commissione della Centrale, 11 tristo umore clie ieri occupava 11 conte di Spaur, fatino supporre che da notizie private si conosca quello che si teme. 11 Piemonte arma ed arma fortemente, perché Eadetzky vorrebbe occupare Alessandria, assicurando il Re che questo sarebbe l'unico mezzo di tranquillare il Piemonte, prendendo pretesto di questi argomenti dalle mosse di Genova-, uva Genova ora è tranquilla e pare che il Re sia indignato di questa protezione bellicosa e per questo arma ed arnia moltissimo. Pare che il trattato di commercio non abbia luogo: Imperatori, però, non è ancora ritornato. Napoli è in bilico; una parte dei ministri vuole riforme, una parte no, il popolo si muove ed In Sicilia con maggior forza, il Re vorrebbe accordare le riformo, ma non vorrebbe cedere alle dimostrazioni turbolenti ed Intanto provvisoriamente empie le prigioni e fa fucilare le popolazioni! ». Radetzky s'arali se! Il giorno 18 non fu cosi tumultuoso come si era temuto. La contessa Borromeo, scrivendo al figlio Emilio, allievo dell'Accademia Militare in Torino, gli diceva che le previsioni non si erano avverate: «Ieri mattina, proseguiva la. contessa, fu pubblicato un .manifesto dt Ferdinando il quale fa a pugni con l'ultimo pubblicato dal Viceré. L'Imperatore dice ai LombardoVeneti d'essere assai afflitto del disordini successi, che già ci ha date tutte quelle riforme che credeva necessarie e di non sperare altro che le vigenti leggi, che si affida nel valore della sua armata per difenderla dal nemici interni ed esterni; 11 manifesto affisso ieri sera era un po' modificato, irta il senso è quello. Tutti sono sdegnati ne! vedere- il risultato dei rapporti che le nostri: autorità hanno fatto a Vienna; dopo le belle promesse del Viceré, s'aspettava tutt'altro da quella capitale. Ieri Vera un gran pranzo da Kadetzky « en rejouissance » degli assassini! commessi e si diceva In teatro che l'Imperatore per ricomoensarlo gli abbia mandato il Tosone; ci mancherebbe anche questo, in istrada non si Incontrano che soldati, e questi hanno, s! dice, pieni poteri di sciabolare a dritta e a sinistra se si accorgono di essere guardati biecamente dal cittadini. Venezia fece una colletta per l nostri feriti e mandò tremila lire austriache: a Vicenza duemila franchi. I morti del 3 gennaio sono a quest'ora otto. Speriamo che gli altri feriti possano guarire ». Il censore milanese annotava eh» il feldmaresciallo conto Radetzky soleva dare un pranzo ogni lunedi, invitando uiliciali e borghesi; che poi il numero dei morti in seguito agli incidenti della giornata del 3 fosse salito a otto, luesto era un particolare a lui ignoto : s lo so soltanto — dichiarava — della morte de) consigliere dì Corte d'Appello Manzanini e di un altro, avvenuta all'ospedale ». Il testo del proclama lanciato dall'Imperatore Ferdinando nel gennaio del '48 e che deluse i patrioti del LombardoVeneto fu spedito a Torino ad Angelo Brofferio da Mauro Macchi. Siccome il Macchi si astenne dal Armare le poche righe di accompagnamento, i! censore le attribuì all'amica dei Brofferio. Giuseppina Zauner; ma un suo superiore, la cui Anna, sui documenti da noi rinvenuti, è illeggibile, obietta che la Giuseppina Zauner si trovava a Torino e che diflìcilmenae avrebbe osato ritornare a Milano, magari di nascosto, essendo sicura di venir tratta in arresto. Diceva la lettera: Angelo mio dilettissimo! T'includo subito il proclama proclamatosi questa mattina perchè tu possa ristamparlo sul ■ Messaggiere » di mercoledì. Ecco in qual modo l'Imperatore d'Austria risponde al giusti recla mi delle Provincie lombarde, ecco in qual modo si provvede da Vienna ai - noti nostri bisogni. » ai « giusti nostri desideri », ecco a che si riducono le » Mie più fondate speranze » del Viceré. Le milìzie che bestialmente hanno massacrato l'Inerme popolazione sono ringraziate e chiamate « valorose», ed in esse è riposta tutta la sovrana confidenza. TI lascio immaginare quale sdegno divampi in tutti noi, ma non ho tempo di aggiungere altro; d'altronde lo scritto dell'Imperatore d'Austria non ha bisogno di commenti. Eccolo: . Noi Ferdinando I, ecc. venuti In cognizione del spiacevoli avvenimenti... ecc. ecc. ». La parola dell'Arciduca Pure il conte Reginfredo Cocastelli Montiglio fornisce particolari sulla critica giornata del '17, informando un altro suo parente, conte Francesco: ■ Qui tutto * tristezza Sabato sera correvano te più sinistre voci sui dispacci venuti da Vienna ed era positivo ebe S. M. era malcontenta assai di Milano, che egli tutto aveva fatto per 11 Regno L, V. e che del rimanente confidava nella valorosa armata contro i nemici interni ed esterni. Allarmatissimo con tutto il paese. Il Conte Ant Belgioioso corse alle ore 8 15 del mattino da S. A. nel giorno di domenica. Il Viceré dichiarò menzognere tali voci, dava la sua ■ parola d'arciduca » d'aver avuto lettere da S. M. nelle quali lo assicurava di maggiori poteri a lui affidati, e che d'altronde moltissimo amava i suoi sudditi Italiani, ed 11 Viceré soggiunse: • Il Militare poi si è diportato malissimo». « Il povero conte Belgioioso sparse la notizia come un lampo, il che aveva diffusa la gioia, quando verso, le ore 4 sempre della domenica, intanto che il Belgioioso spargeva queste rassicuranti parole, al casino del Nobili venne un segretario di Governo col « Motu proprio» di Sua Maestà Ieri affisso sopra tutti gli angoli della città e pesto in gazzetta; come corrisponde questo « molti proprio » sovrano con le paro le di S. A. voi lo vedrete. Questo è un secondo proclama spedito da Vienna il giorno 9 e venuto a Milano in ore 77; l'altro aveva la data del giorno S ed era In termini ancora più severi. Ieri sera si parlava di un terzo più mite, ma lino ad ora non si vede nulla. Qui si vanno addensando truppe verso 11 confino piemontese e svizzero, ma nulla di positivo. Genova e Piemonte tranquillissimi ». Nota in margine del censore: • Poiché nel Casino dei Nobili possono en trare soltanto membri della nobiltà, colui che vi ha portato il proclama Imperlale del a corrente potrebbe essere l'I. r. segretarie del governatore nobile Bertoglto, che an che In altre occasioni non si è dimostrato, troppo favorevole al Governo imperiale ». Lo stesso attento censore Intercettava a Milano al 19 di gennaio una lettera partita da Torino due giorni avanti e diretta da L. Codros a Giacobbe Trieste, in Padova, ì quali venivano subito iscritti sulla lista nera della i. r. Polizia, con l'osservazione che senza dubbio si trattava di israeliti. Negli archivi viennesi abbiamo trovato della lettera l'estratto clw segue: «... M'Immagino che non avrete letto i giornali francesi dell'll corr. perchè saranno stati proibiti in Austria. I giornali di questo giorno riportavano 11 principio della discussione suil'« Adresse ». Alla Camera del Pari M. d'Alton Tbée disse dalla tribuna ebe l'Austria è governata da uà mm SM unlarmomine n.xla poIdo mato noIl dopqudeldi draInenopeunNstrstadadepodi « Gasc«te,l'i Pieseclutforitaegempregrgemeretlibchstrcom«negiotidcolintmesimla delnoperderprinomaberavemidagabbstagioprequra chiacc7-8colti cuarpounnepenenocirvate topagitrrenocoabgrabciadecienuvasenovePMalmavcostdetovenmdisenoPzialnclvebrprFdegiainndhdestsolamdfrree taesddvacul'u0 aritedmPCpmBnBMddstbuscpaflrisi1 tacoadnstnstoailmaii non fosse sovrano, non sarebbe nemmeno 8 o l e e , e . a l i o a o o i . i n i a l a o é a a oe d è ia e o aoà à eo eo a ndi si po, e i l e o, a a e o iun cittadino, che l'Imperatore è un ■ Vlelllard cruel et corrompu ». In questo medesimo discorso « l'honorable palr • non risparmia pure il Duca di Modena. La discussione sulle cose d'Italia si anima alla tribù n.x francese o l sentimenti generosi di quella Nazione si fanno conoscere malgrado la politica del gablnctte attuale. Ieri sera dovevano rappresentare « M.elle do la Faille » al teatro d'Angennes, dramma tradotto dal francese. Dopo li primo atto si fece tanto schiamazzo che lo spettacolo non potè più continuare, cosicché si calo Il sipario, si smorzarono i lumi, e mezz'ora dopo il teatro rimase vuoto. La cagione di questo tumulto si è perchè il Capo Comico della Compagnia reale non badò all'Invito di alcuni giovani, di non rappresentare drammi tradotti, ma produzioni italiane ». Il censore notava che con l'espressione Vieillard cruel et corrompu di certo non si era potuto intendere S. M. l'Imperatore, e questa è osservazione di una ipocrisia aulica più unica che rara. Quel famigerato Garibaldi Nell'agosto del 1855 il ministro d'Austria a Torino, conte De Paar, manifesta molto interesse per l'attività svolta dal suo collega britannico alla vigilia della campagna di Crimea, ma al tempo stesso non perde d'occhio il sorgere di una società a fondo socialista detta « della morte » e le mosse di Giuseppe Garibaldi. In data del 19 agosto egli scriveva a Radetzky :' « Il R. Ministro inglese presso questa Corte, Slr James Hudson, di recente ritornato l'i compagnia del R. generale britannico Piercy dal viaggio In Inghilterra compiuto secondo lo sue asserzioni, per motivi dt salute, si interessa in modo particolare alla formazione della legione straniera angloitaliana il cui deposito sì trova a Novara; egli ha frequenti colloqui con l capi degli emigrati italiani ed in lspecie con il loro presidente prete Cameronl, per ottenere, grazie ai loro sforzi, un numeroso contingente per la detta legione. Oltre che al Cameroni, Slr James Hudson pare si sia diretto anche a due ex-ufliciall di un corpo libero lombardo. Gualdo e Semenza, affinchè aiutino a riempire le file della legione straniera, esercitando-la loro iniluenzà sul compagni di fede. « Malgrado l'attività del suddetti e ilei generale Piercy destinato a comandare la legione, e malgrado altresì gli sforzi del quotidiani locali che mettono volentieri le loro colonne a disposizione per la difesa degli interessi inglesi e fanno apparire l'arruolamento nella legione straniera vantaggiosissimo, non si riuscirà a dare alla legione la forza sperala. In primo luogo i giornali dell'opposizione di qui e di Genova, che hanno un numero di lettori assai grande, si adoperano a mettere in rilievo gli svantaggi derivanti dall'arruolamento nella legione; principalmente si fa notare che I legionari non si sacrificano per una causa italiana ma straniera e perciò molti l quali sarebbero stati disposti ad arruolarsi, debbono aver mutato parere. In secondo luogo il premio di ISO franchi, elevato poi a 300. offerto dagli agenti inglesi, non sembra ritenuto abbastanza allettante per iscriversi ir. questa legione, che probabilmente offrirà i maggiori pericoli e le minori ricompense. Tale premio sembra tanto più Insignificante, in quanto agli Individui atti ai servizi di guerra il Governo locale offre adesso seco franchi (che però In molti casi, in seguito ad accordo reciproco, sono stati elevati sino a 7-8000) ove si arruolino nell'esercito sardo col grado di sottufficiale. Da quanto sopra risulta che gli emlgran ti Italiani qui viventi non sembra si preoccupino della perdita di molti loro compagni arruolati d3gll agenti inglesi, e le cui forze potrebbero torse essere utilizzate in caso di un nuovo tentativo di rivolta, anzi vedono nella costituzione della legione un motivo per svolgere più intensa attività. Ad esempio negli ultimi giorni i capi dei profughi hanno tenuto numerose runloni per deliberare circa l'attuazione del loro progetto di trovare al confine sardo-lombardo località adatte per depositare armi e munizioni. Il Dottor Uboldi, di Milano, sarebbe a tale scopo partito giorni addietro Der 11 Lago Maggiore, (in apparenza col pretesto d'incontrare la madre attesa da Milano), dove di recente furono anche Carlo Clèrici di Milano ed un certo Guaita da Como. Inoltre, secondo Informazioni prevenutemi da fonte abbastanza sicura la filiale locale delle segreta • Società della Morte », la quale pare abbia membri nelle principali città dt Francia e d'Italia, tiene frequenti riuutonl cPindestine per compilare lo statuto della società stessa (le cui linee generali sono contenute nell'accluso allegato) e per assegnare le varie oariche al suol membri più attivi. « Il famigerato condottiero di bande Giù seppe Garibaldi si trova attualmente a Ge nova per assistere al varo della nave veia . Goffredo Mameli », costruita a Sestr' Ponente e destinata all'Australia. Il Reale Ministro sardo della marina ha rilasciato al Garibaldi patente di capitano di nave mercantile di prima classe, sebbene eg'l avesse chiesto soltanto la patente di seconda classe. La stampa locale vede in questo atto di preferenza un riconoscimento delle imprese di Garibaldi da parte del detto ministro, che viene perciò assai lodato I veneziani emigrati residenti a Torino hanno fatto eseguire una corona d'argento In memoria del Generale Pepe e nel pomeriggio di oggi, accompagnati da numerosa rappresentanza dei profughi politici, si recheranno al cimitero per deporla sulla tomba di Pepe. In quest'occasione verranno pronuu ziati numerosi elogi del defunto e tra gli altri parlerà anche Nicolò Tommaseo, venuto espressamente a Torino». La Società della morte Nell'allegato riguardante la società clandestina si legge: « La Società cosi detta della Morte annovera a quest'ora un numero forte di membri, ed ha ramificazioni estese in tutte le principali città d'Italia, ed in parecchie di Francia, come Parigi, Lione, Nantes, Bor deaux e Marsiglia. Questa Società ebbe origine, riforma ed ampliamone da quell'altra antica chiamata degli ammazzatori, che in essa venne trasfusa. Conta nel proprio seno tre ordini d'individui: l contribuenti. 1 direttori, e gli esecutori. I contrlbuent. non hanno diretta ingerenza negli atti esecutivi della società, ne conoscono benissimo gli statuti e le conseguenze di essi, ma non so ne immischiano, bastando a loro soltanto la precisione nel pagamento della quota mensile a cui si obbligarono, pel buon an' damento della Società e per lo stipendio che fruiscono mensilmente gli esecutori. 1 direttori si uniscono In consiglio, discutono e decretano su e in qual modo debba esercitarsi l'azione sanguinosa degli esecutori. Glt esecutori sono ciechi lstrumentl del consiglio direttivo: ricevono gli ordini, cui giurano di eseguire fedelmente, senza diritto di farvi sopra il minimo commento o riflessione. « Fra 1 direttori e gli esecutori vi ha poi altra classe di sanguinari, e sono coloro. 11 cui mandato consiste nell'assassinare quell'esecutore Il quale, dopo di aver ricevuto un ordine, esitasse ad effettuarlo per paura, 0 cadesse In sospetto di denuncia presso le autorità. Tale classe Intermedia gode il diritto di compartecipazione alla maggior parte dei secreti della socletàv non fanno parte della medesima che gli uomini già lungamente csperlmentati etl avuti per fedelissimi. • Capi della medesima società residenti In Piemonte sono: 11 conte Pasl, dt Faenza, Ciacci. veterinario di Forlì, Lodi, Fanelli, pittore di Bologna, dottoro Cocconi, di Parma Romagnoli. Riccardo Durdano. Villa, Bosio. Savi Piemontesi, Fontanella, 1-ellzzonl, Brlzzi Lombardi, Giudici, ingegnere Bianchi Ploltt, Assi, Gutlerez, di Milano, Montini, medico di Piacenza. I membri di detta Società portano un distintivo o sul davanti della camicia, o nelle dita, e consisto o in uno spillo, o in un anello, in ambedue dot quali sono trasversalmente Incisi uno stile ed una pistola e nel mezzo un teschio. Scopo di detta Società è dt far scomparire inesorabilmente quegli uomini influenti, i quali hanno contrariato e contrariano il progresso dei prtnclpll della medesima, i quali in sostanza suonano socialismo. 1 di lei colpi non devono essere vibrati soltanto contro gli assolutisti, ma contro ancora 1 costituzionali, essendo ambedue questi avversari la medesima». Il conte Paar assicurava che la fondazione della Società, avvenuta a Genova, gli era stata confermata dallo stesso conte Cibrario; alla polizia genovese era stato dato ordine di intensificare la vigilanza. I. Z. Jmieazppsslìedpccccttgglcgssnlsvczcoimtlsebdmlspilncfnglqi