Roma e il papa

Roma e il papa Roma e il papa La concreta proposta all'Italia - Il secondo articolo dell'organo vaticano Roma, 14, notte. Il primo articolo dell'Osservatore Domano sulla così detta questione romana — pubblicato ieri e già riprodotto dalla Stampa — ha destato il più vivo interesse per la esplicita proposta tu osso contenuta di ricostruire al Papa « lo Stato di cui la Chiesa ba bisogno per l'esercizio dello sue (unzioni spirituali nel mondo >.; Stato che l'organo vaticano non vede perchè l'Italia non potrebbe «reare, « ricostruire, se non nelle proporzioni di una volta, almeno nella misura necessaria a garantire la visibile indipendenza del governo delle .mime; ricostruirlo senza suicidarsi, perchè il « minuscolo Statoci non si vede conio distruggerebbe 11talia ». Al oonorelo onesto punto capitale della pubblicazione dell'Osservatore è rilevato stasera dal giornale il Tevere, che scrive: . L'articolo contiene, oltre al soliti molivi polemici. famigliari da un cinquantennio agli italiani, una proposta concreta; un passo che in ben altra sedo e soltanto in quella potrà essere esaminato e giudicato. Siamo passali dall'astratto al concreto; dalle sterili generiche proteste ad un tentativo m risoluzione. Ripetiamo ancora una volta, a scanso di equivoci, che è il tatto della proposta in sè e per sè considerata che noi vogliamo rilevare, senza peraltro giudicare della sua qualità e natura. Resta fissato per la storia cne nell'anno V del regime fascista la banta Sede propone, con una ardita tesi, la soluzione della sua massima questione che non potè essere fatta o non fu voluta fare, il che è lo stesso, con nessun Governo e in nessun altro regime. Quale che pOo=a essere 1 esito di questo passo vaticano, noi consideriamo storica la giornata di ieri per la Santa Sede senza per nulla con ciò impegnare il regime; storica perchè quella che fu considerata come una questione Irresolubile, come contrasto di principi, ieri è stata presentata in una luce meno apocalittica e più contingente, meno celeste da un punto di vista profano; storica perchè è all'Italia, direttamente all'Italia ed esclusivamente all'Italia, che la Santa Sede si rivolge rinnegando ogni tesi di intervento straniero, proclamando la sua fiducia nel senso di rettitudine e di giustizia dol popolo italiano, confermando cioè quello che dicliiarava il Popolo d'Italia all'Indomani del 20 settembre: « Nella pienezza delle sue virtù politiche e del suo diritto può (l'Italia) • discutere con la Santa Sede con senno, con lealtà, con bontà Italiana e latina senza giudici, senza garanzie di carattere internaztonale. L'Italia ha tutti gli attributi per essere giudice e garante ». "Intanto, stasera, l'orfano vaticano pubblica ti suo secondo articolo, dedicato questo unicamente a discutere quanto sullo stesso argomento ebbe a scrivere' recentemente il direttore del Popolo d'Italia. Ve ne diamo un largo riassunto,' 6ìa per l'interesse del dibattito, sia perchè non può sfuggire ad alcuno l'importanza delle affermazioni contenute anche in questo secondo articolo. ' Questione universale L'Osservatore Romano elogia la chiarezza e la franchezza dell'autorevole; organo fascista ma si duole che' l'autore dell'articolo non abbia compreso! a pieno le ragioni e le necessità de'l'atteggiamento tenuto Un qui dalla! Santa Sede, onde ritiene opportunoI precisale : « Quando abbiamo detto che la questione romana è propriamente questione universale, noi intendevamo dire che la questione dell'indipendenza' a libertà del Papa è questione-che interessa non solo gli italiani, ma anche tutti gli altri figli dolla Chiesa; È questione, dicevamo, non unicamente nazionale ma cattolica, ossia universa-1 le. Ciò non significa che « la controversia debba discutersi nelle assise e di fronte a giudici internazionali »; no, noi abbiamo detto semplicemente che la libertà e l'indipendenza del Capo supremo della Chiesa Cattolica deve essere non solo reale e perfetta, ma anche manifesta ai fedeli di tutto il mondo. E ci spieghiamo. Fu affermato e all'estero, con una frase un po' voi gare ma significativa, che 11 Papa non può essere il cappellano di nessuna Potenza, ossia che il Papa, cioè 11 Capo supremo degli interessi religiosi dei cattolici di tutto il mondo, non può essere alla dipendenza o comunque sotto l'Azione di una Potenza qualsiasi, per quanto buona e cattolica alla stessa guisa che un cappellano è alle dipendenze dol principe nel cu palazzo esercita il sacro ministero. Ora questo appunto avverebbe il giorno in cui il Pontefice sì adagiasse nelle condizioni di cose creategli nel 1870. « Egli, anche se non fosse, apparirebbe alle dipendenze di quel potere nella cui casa ed in mezzo ai cui funzionari consente pacificamente a governai* il mondo. E' evidente ed è filiale che in quel giorno i fedeli dell'orbe cattolico guarderebbero il Papa con diffidenza, con sospetto, interpretando in ftcnso politico tutti i suoi atti; è evidente ed è fatale che in quel giorno si aprirebbe la via a dolorose defezioni, a perdite incalcolabili di anime e, Dio non voglia, a formazioni di chiese nazionali, cioè a veri scismi. Noi preghiamo l'autore a considerare con la sua acutezza e la sua leale 6in cerltà questo lato, diciamo cosi mondiale del problema: questo lato è il più evidente e preoccupante. Ciò non vuol dire che i cattolici di tutto il mondo debbano essere giudici della soluzione o debbano costituire il tribunale supremo a cui la controversia in deft- • nltiva dovrebbe essere sottomessa. No. Biudice unico è il Papa. Egli solo è per volontà divina, il capo della ChleBa, maestro supremo del fedeli e perno a lui tocca di decidere non silo circa le condizioni della sua liberlà e indipendenza, ma anche circa le garanzie necessarie e sufficienti a tranquillizzare i fedeli di tutto il mondo. Tuttavia 11 Pontefice, nell'esamlnare e vagliare la soluzione, che egli aspetta non dall'intervento straniero una dal senso di rettitudine e di giustizia del popolo italiano, non può non tener conto di una condizione di fatto e di diritto grande come il mondo intero «. Il doveri» fascista e la Chiesa Da queste premesse l'organo vaticano argomenta che l'unico modo di evitara tali sospetti e « i pericoli di scismi • , finché il Papa si trova « in territorio non suo, in territorio cioè d'una Potenz. politica, consiste nel dissidio ti aperto, chiaro, universalmente noto, col padrone di casa ». Di qui, secondo l'Omcavatore Romano «la necessità del¬ lqnnvsopscamislccglp1mbzdpsQSgudamamcpanmlhnpilQsmlphesln ; ! ! I ' 1 a i n è . l i le proteste, necessità lauto maggiore quanto più imprudentemente certi giornalisti italiani prenderebbero occasione dalla politica ecclesiastica del Governo fascista per affermare che non solo le condizioni della Chiesa sono oggi notevolmente migliori, ma che si può ormai considerare come sanato io storico dissidio ». L'organo vaticano ri conosce le benemerenze fasciste per avere « coraggiosamente sirperuta la mentalità imassonico-radicale e avere incominciato nella vita pubblica a resliluirc a Dio e alla Chiesa ciò che loro appartiene», ma »non si tratta ancora che di parziale ricostruzione di ciò che era stato distrutto ». Quindi il giornale afferma che non fa al caso della presente discussione, portare l'esempio della Francia cartellista, in quanto 11 ristabilimento delle relazioni diplomatiche con la vecchia repubblica è ben lontano dal 'significare approvazione delle sue leggi laiche, mentre detto ristabilimento è stato possibile perchè in Francia non esiste una que stione romana. Quali tentativi sono destinati a fallire L'articolo dell'organo della Santa Sede conclude: • Necessità assolute di ordine reli gioso iim pongono che al Papa sia fatta una condizione di libertà e di indipendenza, non solo reale o perfetta, ina anche manifesta ai fedeli di tutto il mondo; finché ciò non sarà ottenuto, a giudizio del Sommo Pontefice, in modo soddisfacente, le medesime necessità assolute di ordine religioso impongono alla Santa Sede di mantenere aperto e manifesto il dissidio creato nel 1870. Qualsiasi tentativo di acco modamento fatto unilateralmente dal l'Italia è destinato a fallire, perchè non ha il beneplacito di Colui che solo tie ne le redini del mondo cattotlico e 60lo può essere, per quello che riguarda gli interessi religiosi, giudice supremo della situazione e rielle relative garanzie. Quando perciò il signor Arnaldo Mussolini termina il suo articolo affermando che « l'Italia nella pienezza dol la sua virtù politica e del suo diritto può discutere con la Santa Sede... e ha tutti gli attributi per essere giudice e garante », noi non sappiamo se intesta conclusione rappresenta un suo pensiero personale, ovvero le idee di più larghi circoli; comunque noi dobbiamo osservare che lino a quando avessero a prevalere tali idee, ci troveremmo nella stessa condizione del giorno in cui si tentò di imporre al Pontefice le così dette Guarentigie: ossia, in altri termini, dopo mezzo secolo di cammino e anche dopo cinque anni di fascismo ci troveremmo sempre — proprio come lo stesso autore riconosce — al punto di prima ». Un commento parigino Parigi, 14, notte. L'articolo dell'Osseruotóre nomano sulla questióne romana è riportato nel sunto dell'Agenzia Havas da tutti i giornali parigini e si vede fatto se gaio ad Interessamento e a curiositi' vivissimi. Scrive il Journal dei Debats: « Per chi conosce l'estrema prudenza con cui l'Osservatore Romano ha sempre iiratialo questo delicato argumento, non sembra dubbio che l'articolo di ieri non corrisponda a una intenzione precisa del Vaticano e non riveli tra il Vaticano e l'Italia dei negoziati abbastanza progrediti. Non avendo ancora sott'occhio il testo completo, ci limiteremo a far rilevare la idea essenziale che si sprigiona dall'estratto pubblicato, la. Santa Sede sembra adotti decisamente il punto di visia, che fu sempre quello del Governo italiano, e che ultimamente il senatore Gentile affermava in nome del Governo fascista, cioè che la questione romana deve essere regolata esclusivamente Ira l'Italia e la Santa Sede. Cosi vorrebbe abbandonata l'Idea di fare garantire l'indipendenza di uno Stato pontificio dal.le Potenze straniere o, almeno, dalle Potenze cattoliche; idea costantemente e qualche volta violentemente combattuta e respinta dagli uomini di Stato italiani, dall'autore d-aliia legge delle Guareiitcgi'H fino a Mussolini. Solo l'Italia ha modìilcato a detrimento della Santa Sede uno stato di cose tradizionale; solo l'Italia può e deve riparare al danno causato. Se veramente l'accordo raggiunto su questo punto, la questione romana sta per essere risolto. Non c'è più che da intendersi sulle modalità, secondo le quali ddvre.bbe essere rlcostiiBuito lo Sfato pontificio indlpenderotie. « L'O.sserwafore precisa che non si tratta di ristabilire questo Stato nei limiti di altri tempi; ma almeno nella misura necessaria -per garantire l'indipendenza visibile del governo delie anime. Non ci sarebbe dunque più che da scegliere tra i numerosi progetti elaborati tanto dal lato italiano quanto dal lato della Santa Sede, dei quali uno più recente è quello dovuto al Padre Ehrle, ora Cardinale. I Palazzi Apostolici, oggi lasciati dalla legge delle Guarentigie in uso alla Santa Serie, diventerebbero sua proprietà; il terreno ohe li circonda sarebbe esteso fino ai limiiiM dellla antica città Leonina e forse prolungato in una striscia di territorio fino alle rive del Tirreno. Se il Vaticano e il Governo italiano hanno preso come base di discussione questo progetto, o un altro, la cosa non ha grande importanza. Il punto essenziale è che essi hanno ritenuto, tanto l'uno che l'altra, che là questione romana riguarda essi soli e che è giunto il momento di- risolverla. Si comprendo del resto quale vantaggio e quale aumento di prestigio procurerebbe a Mussolini e al regime fascista il successo di una impresa nella quale fino ad ora, tutti i Governi italiani non erano riusciti ». inP

Persone citate: Arnaldo Mussolini, Mussolini