Il disastro di Rocca Canadese fu dovuto ad un attentato ?

Il disastro di Rocca Canadese fu dovuto ad un attentato ? Il disastro di Rocca Canadese fu dovuto ad un attentato ? .[ieEoegmpaapeinsucenzamove tt d iti ffl1di lt — 0 a a e 5 ; o ; 0 0 0 ; a o ; ) a o o ; i ; e 0 ) ; 6 0 o 0 e 7 9 à ; , o es. ro oi 1 i o a r9, nlai è aa a r o n ee ao e ma, a lo e e i Alle tante ed oscure ipotesi affaccla-1dte sulle cause che determinarono il tra-1 tegico scoppio nello stabilimento della' « Phos », ne va aggiunta oggi un'altra, più grave e più sciagurata: quella d'un criminoso attentato per parte di persone che intendevano compiere una vendetta. L'ipotesi è stata avanzata, con apparenza di verosimiglianza e di fondatezza, da alcuni testi, in base ad una serie di circostanze apprese e collegate logicamente dopo il tragico evento ed in base anche ai fenomeni ed alle caratteristiche che accompagnarono il fatto. Essa è stata prospettata ai giudici dal dott. Elia Piciakci. un russo che era addetto alla direzione della fabbrica di fiammiferi insieme al povero dott. Rostagni, ed ha trovato suffragio nelle deposizioni di altre persone. Bolla dinamite 1 Quando sale alla pedana 11 teste, che si esprime correttamente in italiano, spiega di essere stato assunto nell'aprile 1923 come direttore contabile. Tutto quanto rifletteva la parte tecnica non era di sua competenza. P. M. : — In che condizioni si presentava lo stabile? — Rispondeva perfettamente alle esigenze di quello specialissimo genere di lavorazione. Pres. : — Questo secondo il suo parere. Ma 11 dott. Rostagni non ebbe a manifestare del dubbi e delle preoccupazioni sulle condizioni di stabilità dell'edificio? — Con ine non espresse mal timori di sorta. Avv. Giulio: — Lei ha visto che i muri presentassero delle fenditure? — Mai. E neppure i soffitti presentavano crepa o screpolature come è stato affermato. Pres.: — Sulle cause dello scoppio cosa può dirci? — Io, in verità, sono convinto che si debba attribuire importanza alle minacce fatte contro il dott. Rostagni. Sono stato anch'io industriale, in Russia, una diecina di anni fa, e perciò comprendo l'animo degli operai. Secondo me, quindi, l'esplosione è la conseguenza di un attentato. Chiunque, dal lato ovest dello stabilimento dove c'è l'orto, poteva introdursi clandestinamente nella fabbrica. Aggiungo che alcuni giorni prima del disastro il dott. Rostagni si dimostrava preoc cupato e si era munito di rivoltella avendo ricevuto delle oscure minacce. In' quei giorni, e appunto per le minacce ricevute egli non scendeva più a Ciriè per prendere 11 treno, ma si recava invece a Noie. Infine la mia opinione che si tratti di un attentato si appoggia su questa constatazione: il giorno dello scoppio, io che mi trovavo nell'ufficio al primo piano, intesi odore di dinamite. E questo caratteristico odore fu inteso anche da altri Ma a suffragio di questa terribile ipòtesi, che potrebbe dare luogo, ove venisse accertata, a colpi di scena e ad intuibili complicazioni, il teste non può aggiungere altri elementi. Egli è congedato e gli succede la guardia di finanza Giovanni Siddi il quale riferisce che lo stabile era in buone con dizioni di solidità e che il soffitto del locale ove si eseguiva l'impacchettamento del fiammiferi ed ove si manifestò lo scoppio, non era lesionato. Pres.: — C'era l'opportuna sorve glianza sugli operai da parte dei dirigenti? Sì. Per parte di tutto il personale dirigente c'era molta sorveglianza sulle maestranze. Un mese prima si era verificato un piccolo incendio, ma era stato subito domato. Avv. Gasparri: — Raccolse mai lamentele tra gli operai circa le condizioni dello stabilimento? — Li conoscevo e 11 frequentavo tutti, ma non intesi mai alcuno lamentarsi circa la sicurezza dello stabile o altro Giovanni Martine!, Antonio Picchlot tino e Giacomo Molinai Ruet riferisco no anch'essi che io stabile non presen tava pericoli dal lato edilizio. Il Moli nar Ruet lavorava come operaio nella fabbrica: narra di aver inteso una detonazione fortissima, un tuono, e di essere quindi fuggito. Avv. Villabruna: — Lo scoppio av venne dopo il crollo d«-l fabbricato? — No, la detonazione non fu prece duta daMa caduta dei materiali. E dopo qualche altro teste che non aggiunge nulla di nuovo e che sì li mila a confermare quanto ha già di chìarato in istruttoria, arriviamo alla deposizione della signora Eugenia Dapino, cugina del povero dottor Rostagni. La teste fu ospite del Rostagni a Rocca Canavese ed abitò peT una settimana nell'alloggio di questi, situato, come si sa, nello stabile delia fabbrica. Affanna che il Rostagni lamentava che la costruzione fosse inadatta per quella lavorazione. E si dimostrava molto preoccupato per la sua esistenza. Diceva: « Una casa per un genere di lavorazione come questa non si costruisce cosi ». Avv. Villabruna: — Sa che avesse preoccupazioni anche per altri motivi, di natura personale, delicati? — So che aveva avuto dei guai, degli attriti per causa di una relazione femminile. Ma In proposito non si dif- 'use mal in d&Iucidazioni. In dettagli ; dpaorsdpvqilgddtànasacuntmqlrdcncacsrtDaodclgsppsfensnqpccccmfnsmzscpPgmdcdlaatlmpmpipcmspcttdvufpctlcc- diceva soltanto: te seccature ». e « Ho tante noie, tan- ; Il fratello del dott. Rostagni Il prof.re Augusto Rostagni, fratello del povero chimico cosi tragicamente perito insieme ai suoi operai, riferisce anch'egli che iil fratello appariva preoccupato sia perchè l'edificio, a suo parere, era inadatto per !a pericolosissima lavorazione, sia perchè la -sala delle macchine aveva dovuto essere puntellata. Nei muri della scala erano visibili le fenditure. E cosi anche in qualche locale. Nei primi mesi del 1924 il frateJilo del teste apparve anche maggiormente preoccupato: in quel periodo si era infatti intensificata la produzione, ma per sopperire alle necessità derivanti da questo fatto occorrevano molte cose, molte migliorie e gii amministratori frapponevano in proposito molte difficoltà. Pres. -. — Le risulta che suo fratello avesse manifestate preoccupazioni anche di altro genere ? — So che aveva avuto relazione con una signora e che da questo gli erano derivati noie e fastidi. Ma non ritengo assolutamente che i timori che mio fratello può avere manifestato per questo fatto abbiano qualche nesso con la tragica sciagura. Avv. Gasparri: — Lei non si interessò di appurare i motivi sostanziali di queste preoccupazioni in rapporto con eventuali minacele? — Feci indagini ma non appurai nulla di concreto. .E la sfilata dei testi prosegue e si cònchiude con le deposizioni dei testi a difesa, che riferiscono tutti sulle condizioni di stabilità dell'edificio e sulla cura portata dagli amministratori, gli attuali imputati, nell'allestimento dello stabilimento. L'ing. Giovanni Duclos, deJHUfflcio tecnico di Finanza, afferma eira* se lo stabile non avesse offerto le necessarie garanaie di solidità e se non fosse apparso in perfette condizioni non sarebbe siala accordata l'autorizzazione per l'esercizio. Aggiunge che le macchine collocate nello stabilimento erano leggere e che il puntellamento del soffitto'fu fatto semplicemente per un'eccesso di cautela. Ppes. : — l.a sua opinione sulla causa dello scoppio? Ho anch'io l'impressione che ìl fatto derivi da un attentato infernale, e per provocarlo sia stata usata la dinamite, data appunto la potenza dello scoppio. j Generico comportamento colposo » Esaurita l'escussione ilei testi è dilaniato il perito dott. prof. Pisanello, il quale conferma la relazione peritale presentata nel periodo istnittorio e le cui conclusioni abbiamo già avuto occasione di riferire, In sostanza egli dice di ritenere che lo scoppio sia 6tato causato da un incendio che in un primo momento avrebbe provocato la deflagrazione del materiale immagazzinalo. Quando la temperatura prodottasi per la deflagrazione della ingentissima quantità di Mammiferi immagazzinata fu altissima, si produsse l'esplosione. Esclude ad ogni modo che l'accensione dei materiali abbia potuto prodursi per percussione. Prende quindi la parola il P. M. cav. Pra6sone. il quale, spiegando le ragioni per cui solo in un secondo momento si accennò alla responsabilità degli amministratori, osserva che di ciò non va data colpa alle famiglie delle vittime od ai feriti stessi, i quali, colpiti in quel modo durissimo, non avevano pensato subito con precisione alle possibilità che cagionarono il luttuoso evento. Passando ad esaminare le resultanze di causa, afferma che mancano all'accusa elementi precisi per stabilire le cause del disastro e mancano sovrattutto elementi precisi per stabilirle in rapporto col capo di imputazione. — Ad ogni modo — sostiene il rap presentante del P. M. — è apparso chiaro dal dibattito che il comportamento generico degli imputati costituisce un nesso di causalità. E' grave colpa degli amministratori l'avere collocato il deposito dei fiammiferi accanto ad un locale dove lavoravano mol ti operai, 11 non avere munito costoro di un abito adatto, l'avere posto la lavorazione del pericoloso materiale in una costruzione inadatta, antichissima, fuori di tutti i criteri moderni. Il comportamento degli amministratori è contrario alle norme della più oculata prudenza e come tale può avere costituito un elemento concorrente con la determinante dell'evento dannoso. Per queste ragioni l'oratore ha richiesto l'assoluzione degli imputati, con la declaratoria ristretta dell'insufficienza di prove. Oggi seguiranno le arringhe dei difensori e la sentenza. Colta da malore La settantenne Angela Bergia vedova Battagliotti, abitante in via Susa 4, mentre attraversava la piazza Giulio, venne colta da malore e si accasciò al suolo. Soccorsa dapprima da passanti, venne poco dopo, a mezzo barella della Croce Verde, accompagnata all'Astanteria Mattini dove il dott. Cavilli le prodigò le cure del caso e, riscontratale un'emorragia cerebrale, la -fece ricoverare con prognosi riservata. gpdizqds5nPneucqbdBttdrtn

Luoghi citati: Ciriè, Rocca Canavese, Russia