Lo stato d'assedio

Lo stato d'assedio I BAIlCflfll Lo stato d'assedio nelle Provincie bulgare di frontiera Provvedimento rischiaratore La soluzione della vertenza bulgaro-jugoslava affidata alla discussione diplomatica i 10 ttti dll'tttt di Iti B Vienna, 10, notte Quando nei Balcani coppia un co«flitto 0^ ^orno che pa^a ri ^ guadagno per la paX 9^» *ià oggi si può azzardare l'i- j„fi„■ „ ., _„„_,KÌ aì definire verbosa. Non più scambi ai ^°df'noto"1'1"" **** ^ o a a a ! o n e l ì o o i a e o . a o o e e te . a o l Sofia prudente Certo a Sofìa la situazione si continua a considerare serissima, ma è evidente che il Governo bulgaro fin da quando le truppe jugoslave non si siano allontanate dalla frontiera, la quale dista appena 50 chilometri dalla capitale, non può permettersi leggerezze. E del resto in quel benedetto angolo di Europa le cose non si sa mai come cominciano e come finiscano. Riferiamo anzitutto la parte essenziale di una intervista concessa al corrispondente della PolMika da Buroff, ministro degli esteri bulgaro. Egli ha detto al giornalista belgradese che il suo Governo, mentre deplora e condanna il sistema degli attentati commessi da elementi irresponsabili, cordialmente desidera una intesa con la Jugoslavia. Ma oggi occorre sangue freddo, e Buroff rivolge tale raccomandazione specialmente alla stampa dei due paesi. « Il passo di Nescic — ha aggiunto il ministro — ha rivestito un carattere amichevole, quindi è da sperare che, malgrado gli ultimi incidenti, il programma di riavvicinamento possa rimanere nelle sue grandi linee immutato ». In aggiunta alla intervista, il corrispondente della Politika telegrafa che la risposta della Bulgaria, il cui testo sarà pubblicato oggi contemporaneamente a Sofìa ed a Belgrado, non appare soddisfacente, data l'impossibilità nella quale 11 Governo bulgaro si trova a prendere subito le misure desiderate dalla Jugosla via. Tuttavia, per assicurare una migliore protezione della frontiera e stato trovato un modus vivendi tale da facilitare l'accordo. Si è in sostanza sulla buona vìa. Un lungo comunicato ufficiale pubblicato a Sofìa ieri, conferma le notizie già note, circa il contenuto delle domande fatte a Buroff dal ministro jugoslavo Nescic, nel colloquio di venerdì, ma non fornisce particolari degni di rilievo. D'altra fonte si dice che Nescic ahbia mostrato a Buroff i documenti dai quali risulterebbe la provenienza bulgara degli autori dell'attentato. Nescic non fissò nessun termine perentorio per lo consegna della risposta; soltanto espresse il desiderio che tale risposta fosse data al più presto possibile. Lo stato d'assedio alla frontiera La proclamazione dello stato di assedio nelle provinole di frontiera bulgare, Petric e Kustendil, è avvenuto da oggi, avendo Re Boris — che è atteso di ritorno a Sofia per mercoledì — dato il suo consenso per telegrafo. Ai senei della Costituzione, U decreto relativo deve essere ratificato dalla Sobranie entro 5 giorni, ed a tale uopo, il Presidente del Consiglio, Liapceff, ha già provveduto alla convocazione del Parlamento per venerdì. Nel frattempo anche le autorità bulgare di frontiera hanno ricevuto l'ordine analogo a quello impartito alle jugoslave, e cioè di impedire il passaggio clandestino di qualsiasi attività, rivoluzionaria. Tutte queste misure senza dubbio sono serie, ma quella che davvero sarebbe necessaria — lo scioglimento dell'organizzazione rivoluzionaria macedone — il Governo bulgaro non può neppure prenderla in esame, perchè gli mancherebbe la forza di attuarla. E non è fuori di luogo ricordare come fa il corrispondente da Sofìa della A'eue Frefe Presse — che Stambuliski fu rovesciato e fece la misera fine appunto per essersi illuso sulla possibilità di inferire ai macedoni il colpo di grazia. Intanto la stampa bulgara continua a rintuzzare gli attacchi di orbila jugoslava, che vorrebbe rendere la Bulgaria responsabile di quanto avviene in Macedonia. Interessante è ritrovare, tra i più esasperati, il famoso giornalista e deputato socialista Kazasofl, al quale mesi ad dietro Nescic si era rivolto pregandolo di avviare il Ravvicinamento tra Belgrado e Sofìa. Kazasoff scrive che la Bulgaria dà prove sufficienti del suo buon volere e viceversa la Jugoslavia non fa che avanzare pretese e formulare accuse. Con la sua tattica la Jugoslavia ottiene solo che l'autorità del Comitato rivoluzionario macedone sia accresciu ta, anziché indebolita. Ora all'indebolimento si può giungere solo ri spettando i diritti delle minoranze macedoni in Serbia. Chiedere al Governo bulgaro di scendere in campo contro gli immigrati macedoni — afferma Kazosoff — significa chiedere di immolarsi. Alla dimostrazione indetta nel pomeriggio di ieri in Sofia dal Comi tato delle organizzazioni macedoni hanno partecipato distaccamenti militari e la banda reale. Nel corteo si notava, alla testa della lega femminile, la famosa Mencia Carniciu, che nel Burgertheater viennese assassinò Todor Panizza. I dimostranti reggevano cartelli con scritte : « Vogliamo una Macedonia indipendente!», «Vogliamo pace e libertà ». Sfilando davanti al figlio di Lord Gladstone. - che in questi giorni si trova a Sofia, lo facevano segno a calorosi applausi. Non meno imponenti sono però riusciti a Belgrado ieri mattina I funerali del generale Kovacevic, del quali abbiamo già dato notizia. It Re, che si era fatto rappresentare al corteo dal colonnello J. Crìstic, quando il corteo passò sotto al suo balcone, sì affacciò e rimale in posiziono di attenti fin quando la salma non SÌ fu allontanata. Notte di battaglia aoQnsnsCirca la cattura avvenuta tra Ra- v. ita xa. caLiuia o» vernila Lia Aia-dovifito e frontiesa bulgara p^ autori dell'attentato di Istip, a Belgrado la si attribuisce alla denuncia dol sindaco di una borgata, al quale i tre si erano presentati affinchè indicasse loro la strada del confine. Il sindaco li accolse amabilmente ed offrì loro anche da bere, ma al tempo stesso avverti la gendarmeria. Questo particolare bisogna registrarlo con riserva, prima di tutto perchè è difficile ritenere che i congiurati ignorassero la strada della frontiera, in secondo luogo perchè è non meno difficile credere che essi si siano presentati a gente non conosciuta. Un vero macedone non 11 avrebbe traditi in nessun caso. Ma la narrazione serba ha appun to lo scopo di dare ad intendere che i macedoni non siano solidali con il* terroristi, e tale opinione conforta-[no con altri particolari che la folla, dopo la cattura di uno dei tre, ab-|# bia tentato di linciarlo. Ciò è asso-Ilutamente da escludere. Viceversa si può benissimo credere che la po-1 * lizia, come annuncia un comunicato I ufficiale, abbia pure tratto in arresto ragguardevoli cittadini di Istip, l# i quali, poco prima dell'attentato, I erano stati visti insieme ad uno dei due uccisi, il sarto Lilinkovic. Ili* nome dell'altro morto e dell'arresta-1 to lo si ignora. La lotta intorno alla grotta nella quale i tre cercarono I * rifugio è stata oltremodo drammati-lca. Assediati da 80 gendarmi, i con giurati spararono coraggiosamente tutta la notte. Alle 7 di ieri mattina, il tenente Radunovic, che partecipava all'azione, diretta dal generale Tomic e dal capo della polizia La zie, si avvicinò all'ingresso della caverna con 12 uomini, e riuscì a lanciare nell'interno una ventina di bombe, che riempirono il ricovero d fumo. Quando i gendarmi penetra rono nella caverna, scorsero due cadaveri orribilmente mutilati. Il terzo della banda, che si era rifutriato in un corridoio, era soltanto ferito, e gridò che, pur di non arren dersì, avrebbe preferito di uccidersi: ma il numero degli agenti era tale che la cattura avvenne subito. I. z. t*

Persone citate: Comi, J. Crìstic, Kovacevic, Lord Gladstone, Petric, Re Boris, Todor Panizza, Tomic