Il significato della rivoluzione

Il significato della rivoluzione iii messico Il significato della rivoluzione Quando, or è un anno, tracciai Bai Messico, dove La Stampa mi aveva inviato, la ftsonomia dogli at- lesOtuali reggitori della grande repub-lmbjica latina confinante con gli Stati P iJniti, Galles e Obregon, in relazione con la loro politica anti cattolica; non trascurai di formulare la tacile previsione che, per quanto forti, essi non avrebbero tardato a trovarsi di fronte a furibonde reazioni, che, con le armi in pugno, avrebbero cercato di rovesciarli La diana della rivolta contro il Governo federale avrebbe squillato, come difatti è avvenuto, alla vigilia dell'elezione presidenziale, vale a dire in questo tempo si sarebbero veduti tutti gli oppositori di Calle?, saltar fuori dai punti più inattesi dello sterminato territorio messicano, sperando gli uni nel successo degli altri per facilitare il proprio, salvo a trovarsi in Serissimo antagonismo, dinanzi ad una « débàcle » governativa. Perchè il carattere della presente guerra civile messicana, se è disperatamente anti-calleista in ciascuno dei nuclei ribelli capitanati da altrettanti generali aspiranti alla Presidenza, non risulta tale da ritenerla alimentata da un'aspirazione sola, da un'unica idea, come potrebbe essere quella, che mirasse a- rivendicare la libertà del culto cristiano. (E dico cristiano e non cattolico, perchè ogni confessione cristiana fu più o meno perseguitata dal Governo). Tanto Alfonso de la Huerta, che ha cercato vanamente, lasciandovi la vita, di sollevare per conto di suo fratello ^Presidente provvisorio, gli *« indios » degli Stati del Nord, come Qujiano — morto spavaldamente, da vero messicano dominando col fiammeggiar dello sguardo il plotone d'esecuzione — che tentò di levare la bandiera rivoluzionaria nel Potosì, come pure i generali Gomez e De Almada e l'altro Vizcarra, sono più o meno degli aspiranti al supremo potere, che agiscono senza un piano d'accordo prestabilito, sperando che le oppresse masse messicane li seguano ingrossando in breve i loro scarsi gruppi di ribelli originari. Una notizia tuttavia sovrasta per importanza le altre grondanti sangue, che ci mandano gli altipiani aztechi. Quella dell'arresto di Felice Pallavicini, fondatore ed ex-direttore del massimo giornale del Messico: « El Universa! ». I giornali hanno detto che il Pallavicini è d'origine italiana. Egli però è nato in Messico è a me dichiarò che la sua famiglia si trova nella Repubblica da parecchie generazioni. Lo conobbi qualche giorno prima di lasciare Città dì Messico e gli fui presentato da monsignor Crespi, segretario della discacciata (sin d'allora) Delegazione Apostolica, riuscito per qualche tempo a rimanere nella capitale sotto mentite spoglie. Il Pallavicini è uno 'degli uomini più insigni del Messico moderno. Gode di una grande popolarità e ne fa fede il movimento in suo favore dell'intera stampa messicana — tutta forzatamente governativa — che non ha esitato, bisogna rilevarlo a suo onore, ad invocare magnanimità per lui. Egli fu sempre un flerissimo avversario di Calles. Costretto ad abbandonare la direzione dell'Universal a cagione dell'atteggiamento del giornale favorevole ai cattolici, s'era momentaneamente appartato dalla vita pubblica. E' un uomo sui cinquantanni, nobilissimo d'aspetto e di modi, che degnamente rappresenta quella clas, Be intellettuale messicana di pura origine caucasica detronizzata dai governi nazionalisti-bolscevizzanti che si vanno succedendo al Messico dalla caduta del dittatore Porfirio Diaz (1910). Ricordo che, mentre conversavo con Pallavicini nel suo studio di avvocato nel « Paseo della Riforma », fummo colpiti dagli echi di una musica militare che passava nella strada suonando un'allegra marcia. Ci affacciammo. Era il fu aerale di un deputato al Parlamen ito. Esequie ufficiali che si svolgevano con la partecipazione di una rappresentanza militare, la quale, con uno stuòlo di civili, seguiva il carro funebre-automobile. Questo procede va sollecitamente e il corteo teneva dietro marciando rapidamente a Buon di banda. — Ecco i nostri funeralil — disse Pallavicini. — Calles li ha prescritti cosi per dissipare per sempre, dice lui, la tristezza chiesastica degli an fichi, che andavano troppo piano! Tuttavia Pallavicini, arrestato ora come ideatore ed organizzatore dell'attuale movimento rivoluzionario, sperava or è un anno nel ritorno alla Presidenza di Obregon come dell'uomo che, avendo già coperto la suprema carica precedentemente a Calles, ed essendosi mostrato assai più tollerante di quest'ultimo in materia religiosa, faceva sperare nella cessazione delle persecuzioni contro la Chiesa Cattolica. Non solo: ma Obregon, il Presi Sente monco, come lo chiamano al Messico per aver perduto un braccio In una delle molte guerre civili che guidò e vinse, gode nel Paese di un incontrastato prestigio, perchè, in complesso, nei suoi passati cinque anni di governo, il Messico godette di una pace interna notevole, perchè la sua coscienza internazionale è viva assai più di quella di Calles, che 'disprezza l'estero in guisa inconcepibile, e perchè infine, fra la pleiade dei generali messicani è colui che ha comandato eserciti dì più grossa mole, dimostrandosi abilissimo capitano, nel cosidetti cinquemila chilometri di campagna » nei quali frantumò i suoi avversari e s'insediò al la Presidenza con tutta l'aria di vo lere imitare Porfirio Diaz, creatosi dittatore e non abbandonando più l'altissimo posto, cioè il dominio del Paese. Viceversa Obregon, spirati 1 buoi cinque anni di presidenza, dopo aver fatto votare dal Parlamento la legge riassunta nella forinola che sta scritta sotto tutti gli atti pubblici e privati messicani <tSufragio efec ttvo, no reelécion » (vale a dire che 1 Presidenti non possono essere rieletti), chiamò a sè una stia creatura, Tex-maestro elementare Calles, lo fe tee eleggere Presidente e si ritirò a fare il Cincinnato nei suoi domini nello Stato di Morelos. Non è qui il caso di riassumere the cosa sia stato il Governo di Cai idteUeliz»UtnMinpvscCisnssghc«1aarfacttedacdmrmSasoCtrilcdc(3qcei lenintrsd1illssalngpsdmlumiucura«nMtnrnahpcfsvrgvngcVsMnimslMgce[dddvmtfdlgtvcsdpfmAdvprnrdadpmrnm i i - lea in questi cinque anni. Certo non si può negare che questa creatura di Obregon abbia rafforzato material- -lmente il potere e in certo qual modo i P ; e i i o a e i i ù o o e o a , E è o a a o o e o r i e e o e o a ì e o o o n a e e a i i o o a i a a n o a a idealizzandolo con un energico atteggiamento nei riguardi degli Stati Uniti e con un grosso tentativo di elevazione della massa ìndia (15 milioni sui 16 che formano la popolazione messicana). Il primo mirava al riscatto della » main mise » della strapotente Unione del Nord sulla massima parte delle risorse economiche messicane (gli Stati Uniti posseggono al Messico per 4 miliardi di dollari di investimenti), ed il secondo faceva parte delle ideologie socialiste a favore della « massa morena » come si dice al Messico degli indios, incominciando col « liberarli » come Calles ha affermato, dai pregiudizi istillatile dalla secolare dominazione spirituale del Cattolicesimo. Questi comportamenti di Calles, tuttavia sono sempre stati ispirati da Obregon, Tre quarti dei messicani, che hanno facoltà di pensare e di giudicare (non sono molti a causa della « massa india morena o t.rkstona » di 15 milioni) hanno aspettato quattro anni a convincersene, e fra questi anche il Pattavicrni, che mi assicurava che Obregon era stato sopraffatto dai suoi stessi amici, dalle sue creature medesime, che la sua intenzione di non ritornare più al potere era sincera e che per il bene della Repubblica si sarebbe dovuto abolire 1' articolo della Costituzione contrario alla rielezione dei Presidenti. Invece Obregon, diabolicamente abile, dal suo ritiro, ha ispirato e condotto tutti i comportamenti di Calles, nessuno escluso. Senza tema di errare, oggi, si ptiò affermare, che Obregon ha fatto disimpegnare da Calles tutte le parti odiose e soprattutto quelle contro la Chiesa, che avrebbero indubbiamente compromesso la grande popolarità del Presidente monco. Liberato il terreno dalla questione religiosa che la Gpstituzione messicana ha ridotto ad un affare infinitesimo di competenza dei Parlamenti statali (di quelli, intendo, di ciascuno dei 31 Stati deHa Federazione, uno dei quali, Sonora, ammette un solo sacerdote caittolico per tutto lo Stato, e un altro, Tabasco, prescrive che i preti abbiano rflogliel, votata la legge contro le proprietà degli stranieri, Obregon può tornare, come infatti è già tornato, trovandosi attualmente a fiairco di Calles a sorreggerlo del suo consiglio e della sua indiscussa abilità militare, nel domare la rivolta fiammeggiante in 14 Stati. v La questione si è che Obregon è il solo Presidente che abbia lasciato la carica pacificamente; il 60lo, dalla fucilazione di Massimiliano d'Austria, che abbia veduto spirare il suo termine di governo senza essere assassinato o fucilato. Per garantire la sua esistenza ulteriore gli è stalo necessario far credere che il potere gli era venuto a noia; per rendere possibile il suo ritorno, ha fatto la scoperta di un fanatico della specie di Calles, disposto a riempire il mondo della fosca celebrità che lo lumeggia e che nessuno pensa oramai, di contestargli. Il Messico non è governabile che in questo modo o, meglio ancora, gli uomini al Messico che posseggono, com'è il caso di Obregon, qualità di uomini di governo, debbono ricorrere alle peggiori risorse per riuscire a manfenervisi. Dall' avvento del « padre della Rivoluzione messicana » (Benito Juarez, l'esecutore di Massimiliano, che sorretto dagli Stati Uniti rovesciò l'Impero) all'elezione di Calles, in questi 64 agitatissirni anni di vita interna, il Messico, ad eccezione del periodo porfiriano, ha trascorso la sua esistenza fra due poli diametralmente opposti. La vicinanza degli Stati Uniti e le influenze della vita eccessiva, fantasmagorica di questi, lo trascinano verso le più ardite e, starei per dire, le più folli concezioni del progresso e di libertà; la natura del suo vasto popolo indio, dove il piccolo nucleo caucasico si perde, lo resphv gono nella lotta sanguinosa. E il Messico non cambia, non è cambiato, non può cambiare. ARNALDO CIPOLLA cmctnmcmnmdCstncntctfsspmumagcdaugcdwunlnnl