Belgrado e Sofia discutono

Belgrado e Sofia discutono Belgrado e Sofia discutono Un comunicato bulgaro: la situazione esaminata « in termini amichevoli» - In Macedonia la guerriglia continua L'attenzione dell'Europa: C ha m ber lai n-Brian d. lì comunicato sona, 8. notte. L'Agenzia Telegrafica Bulgara pubblica : a Il ministro di Jugoslavia Nescic ha avuto un colloquio con il ministro degli Esteri Bouroff. Nel corso di tale colloquio è stata esaminata in termini amichevoli la questione della recente attività rivoluzionaria macèdone. Il ministro Nescic ha comunicato alcune notizie sugli ultin» attentati, ed ha notìficato i provvedimenti presi calte autorità Iugoslave per combattere i rivoluzionari, richiamando l'attenzione del Coverno bulgaro sulle gravi ripezeusitoni che Valtività dei macedoni potrebbe avere tulle relazioni bulgarojugoslave. I circoli politici bulgari, mentre deplorano e condannano queste mene criminali, nutrono ferma speranza che i due Governi sapranno anche questa volta vincere le passeggere difficoltà; esprimono inoltre la certezza che per quanto dipenderà dal Governo bulgaro, questo farà tutto il possibile per il mantemmento di amichevoli rapporti». La situazione giudicata a Roma I II problema macedone i p l'irrequietezza iugoslava Roma, 8, notte. La tensione tra la Serbia e la Bulgaria per l'assassinio di Istip, che .sembrerebbe preludere ad una rottura diplomatica tra i due paesi, tiene naturalmente desta l'attenzione di questi circoli politici, dove peraltro la tendenza prevalente è che bisogna seguire gli awenimen ti balcanici, ma senza lebbre e pre capitazione, guardandosi dalle esagerazioni. Soprattutto si respinge il tentativo del Governo di Belgrado di rendere responsabile dei'•fatti macedone il Governo di Sofia, mentre il conflitto è essenzialmente jugoslavomacedone. Si osserva che se è vero che i macedoni di rozza bulgara sono filo-bulgari,, oggi essi sono autonomi ed operano con organizzazioni, programmi e metodi propri!, che si sottraggono in buona parte al controllo del Governo bulgaro. La Tribuna scrive: « n movimento macedone tende alla autonomia di tutta la Macedonia, anche verso la Bulgaria. Dalla guerra in poi si sono sempre constatate divergenze e anche contrasti tra la politica ufficiale bulgara ed i propositi macedoni, ed un capo di Governo bulgaro. Stambuliski, accusato di sottomissione alla Serbia a spese della Macedonia, cadde sotto i colpi macedoni. L'azione macedone si svolge quindi con proprie decisioni e proprie direttive. D'altra parte, non 6i può far carico alla Bulgaria di ospitare tutti ( profughi macedoni a cui è stata resa impossìbile la vua sotto il dominio avverso e che Ei contano a centinaia di migliaia. La questione macedone tocca quindi direttamente la Jugoslavia, in quanto la Jugoslavia è in realtà uno Stato composito sotto la dittatura serba; e -ciò è un elemento della perturbazione interna Jugoslava, la quale, sanguinosa a totip, è tuttavia continua e profonda nella stessa Scupcina dove anche Ieri, mentre cadeva il generale Kovacevic, avvenivano pugilati tra deputati ». . Precisando le responsabilità della politica del Governo di Belgrado, Al lavoro d'Italia scrive che la Jugo slavia ha dentro le sue frontiere un problema macedone che deve cercare, se non. di risolvere, almeno di non inasprire, e conclude: « Se ciò non fa, deve subire le con fceguenze di una lotta a coltello dt chiarata ad un Aero popolo, che pre ferisce la morte alla viltà ed alla schiavitù. Per nessun motivo il Governo di Belgrado deve giovarsi degli epi sodi di onesta vera e propria guerra per mettere in una situazione d'inferiorità la Bulgaria. Il fermo atteggiamento dell'Italia, assecondata poi dalle altre grandi Potenze, fece in modo che l'Albania, a proposito dell'arresto di un dragomanno spione, non subisce una umiliazione da parte della Jugoslavia; una presa di posizione energica e inflessibile, deve impedire che l'assassinio di I6tip costituisca una buona occasione per una nuova Serajevo in cui la parte della Serbia sarebbe rovesciata. Tale è ' la realtà oltre gli episodi; e- le responsabilità sono già precise perchè la mobilitazione immediata della 6tampa antifascista internazionale da Parigi a Belgrado possa spostarle artificiosamente ». Quanto alla ripercussione immediata dell'assassinio di Istip, cioè la chiusura del confine jugoslavo verso la Bulgaria, si rileva che si tratta di una misura ordinaria di protezione, che non può ancora suggerire conclusioni estreme ed allarmanti. Qualora peraltro i fatti dovessero ancora complicarsi ed aggravarsi, non mancherebbe certo un intervento diplomatico dei paesi più direttamente ed autorevolmente responsabili della pace balcanica. A questo riguardo l'Impero scrive: « Il dovere delle grandi Potenze europee .è chiaro e preciso in questo frangente: far capire chiaramente e decisamente a Belgrado, come poche settimane fa durante l'incidente con l'Albania, che non basta essere un piccolo popolo per avere diritto alla prepotenza ed alla turbolenza. Sono poche settimane soltanto che l'oltracotante regno wilsoniano ha dovuto subire la giusta e ferma volontà di quattro Brandi Potenze; ma pare che l'avvertimento non sia valso ad una esatta comprensione della realtà per l'irrequieto Stato balcanico. Jn Europa non vi è posto oggi per avventurieri. Le Potenze sapranno farlo comprendere chiaramente anche sull'altra sponda', itoli'Adriatico ». RlvsspLppsI ', Re Alessandro a Belgrado Oggi i funerali del generale ucciso Vienna, 8, notte. Re Alessandro, che soggiornava nella villa di Topolan, stamane ha fatto ritorno ayBelgrado. La salma del generale Kovacevic oggi è stata esposta nel grande salone del circolo degli ufficiali trasformato in camera ardente. Domattina i funerali si svolgeranno con molta solennità e coll'intervento delle Associazioni dei reduci e della studentesca. Sui pubblici uffici ò stata issata la bandiera a mezz'asta. Un comizio indetto per domani dalla « Narodna Obrona » dalla lega degli ufficiali della riserva e dagli studenti universitari, è stata proibita dal Ministero degli Interni, il quale avverto che scioglierà colla forza qualsiasi dimostrazione. In sostanza siamo al punto di ieri, perchè la Jugoslavia chiede a Sofia cose che il Governo bulgaro non può assolutamente garentire. Ciò die Belgrado chiede La situazione odierna è questa: Belgrado ha parlato ed aspetta; ora tocca a Sofia-di rispondere. Nel colloquio svoltosi ieri il ministro jugoslavo a Sofia Nescic ha comunicato al ministro degli Esteri bulgaro Buroff le misure di frontiera già note, decise a Belgrado ed ha formulato domante sulle quali mancano precise informazioni. Corrono diverse voci. Il corrispondente da Sofia della Neue Freie Presse telegrafa che la Jugoslavia desidererebbe sapere, entro un dato termine, quali disposizioni intende^ prendere il Governo bulgaro per impedire in avvenire il ripetersi di attacchi da parte di comitali macedoni. Avrebbe inoltre reclamato lo scioglimento delle organizzazioni rivoluzionarie macedoni, nonché la consegna di alcuni dei suoi capi. Nescic avrebbe aggiunto che se il Governo bulgaro non potesse esaudire tali desideri, egli si vedrebbe costretto a considerare la sua missione in Bulgaria esaurita. Anzi a Belgrado alcuni giornali riportano la voce che i membri della Legazione jugoslava a Sofia, per tutte le evenienze, abbiano già preparato i loro passaporti. Si tratta probabilmente di diceria che la gravità del momento impone di registrare e che le difficoltà del momento impediscono di verificare. Buroff nel prendere nota delle dichiarazioni fatte da Nescic — ed alcuni giornali jugoslavi affermano che il suo nervosismo fosse visibilissimo — ha risposto che si sarebbe espresso in merito dopo avere consultato i suoi colleghi del Gabinetto. Il Ministero bulgaro si dimetterebbe? Il Consiglio dei ministri, riunitosi ieri alle 5, a tarda ora non aveva ancora preso decisioni. Il corrisporudente da Sofia della iVewe. Freie Presse ritiene che la nota di risposta alla Jugoslavia verrà compilata in un nuovo Consiglio dei ministri indetto per oggi. In ogni modo egli segnala anche una versione secondo la quale la decisione sarebbe stata già presa perchè il termine indicato da Nescic scadeva durante la notte scorsa. Indi prosegue: «La situazione viene qui considerata gravissima, non avendo 11 Governo la possibilità di impedire, mediante una nuova e più intensa vigilanza delle frontiere, avvenimenti come quello svoltosi in Jugosolavia. Le forze militari della Bulgaria, per il trattato di pace, non bastano allo scopo di rendere impossibile la repressione dei movimenti rivoluzionari, anche perchè si è di fronte a organizzazioni segrete, perchè si ignora quanta parte della loro attività si svolga su territorio bulgaro ». A proposito delle forze militari di cui la Bulgaria dispone, completeremo le notizie date ieri, osservando che le frontiere terrestri bulgare hanno una estensione complessiva di 2200 chilometri, e che per la loro vigilanza il Governo bulgaro dispone, come si rileva dalla sua nota del 27 agosto 1926 ai Governi di Bu karest, di Belgrado e di Atene, di soli 3000 uomini. Non è escluso che, data la situazione senza via di uscita, il Gabinetto Liapceff si dimetta. Già voci circolano; e mentre, taluni le smentiscono, altri vogliono potere assicurare che si avrà un nuovo Governo di destra, presieduto dall'attuale presidente della Camera, Alessandro Zankoff, autore, come si ricorderà del colpo di mano contro il defunto Stambuliski, l'ultimo uomo di Stato bulgaro, il quale si sia mostrato pròpenso ad accordi tra Bulgaria e Jugoslavia, sacrificando gli interessi macedoni. Al nuovo Gabinetto apparterrebbero pure Madzuroff e l'ex Presidente del Consiglio, Daneff, che è favorevole ad una intesa con la Jugoslavia, ma la fa dipendere dall'esaudimento delle domande che i macedoni avanzano a tutela del loro patrimonio nazionale. Gli arresti, gli attacchi Intanto le truppe jugoslave hanno già occupato militarmente le frontiere con la Bulgaria e questo — sebbene si affermi che la misura è dovuta a scopo difensivo — è gesto molto serio. A Istip e nelle campagne che la circondano la polizia è attivamente alla ricerca degli assassini del generale Kovacevic. L'elenco degli arrestasi allunga. Ieri è stato riconosciuto e arrestato alla stazione di Belgrado il fratello del" capo dei comitagi, Vandeff, addosso al quale pare si sia rinvenuta una lista degli emissari macedoni in Jugoslavia. Si dice che Vandeff volesse domani, durante lo svolgimento dei funerali di Kovacevic, lanciare delle bombe. Circa 1 attacco dei comitagi a Klis- ■..ura, borgata nelle vicinanze .d^ì " l'antico confine bulgaro-jugoslavo, si apprende oggi che i comitagi calati nottetempo nella valle In cui sorge Klissura, costrinsero i gendarmi di sentinella a darsi alla fuga verso l'abitato. Giunti nell'Interno della città 1 comitagi lanciarono due bombe contro la sede del tribunale, quattro contro le dogane, tre contro l'ufficio postale: tutto questo in soli dieci minuti. Indi gli assalitori si ritirarono rapidamente verso la frontiera, invano inseguiti dalla gendarmeria. Coincidenza La Ncue Freie Presse considera la soluzione della crisi imminente e definisce tragica la circostanza che la improvvisa tensione tra i due Stati confinanti si verifichi proprio mentre a Sofia si riunisce il Congresso delle leghe per la Società, delle Nazioni. Il presidente del Consiglio bulgaro Liapceff ieri mattina ha salutato 1 congressisti con un discorso nel quale ha accentuato la sua gratitudine per la Società delle Nazioni. Il prof. Aulard della Sorbona, presidente del Consiglio della Unione delle Leghe della Società delle Nazioni, nel rispondere, si è detto lieto che l'antico dissenso tra i popoli balca nici venga composto e che lo spiritò di Locamo si riveli anche nei Bai cani. E il giornale viennese commenta : « E' molto deplorevole che proprio In un giorno 6lmile, incidenti spiacevoli provochino una ricaduta ». Convinta che tanto in Bulgaria che in Jugoslavia si desidera di ristabilire i migliori e più intimi rapporti e che parecchi uomini politici sostengono la tesi della solidarietà naturale di tutte le stirpi dei Balcani, la Neue Freie Presse dice che gli autonomisti macedoni non vogliono una simile intesa, temendo che ne derivi per loro la necessità di rinunciare a realizzare l'ideale al quale tuttavia abbandonano. E conclude: « Gli attentati, in ogni caso, debbono servire allo scopo di turbare l'opera di riconciliazione e di determinare nuovi allarmi ned Balcani. Bisogna vivamente sperare che le esistenti tendenze pacifiste finiscano col prevalere e che in avvenire si riesca a impedire incidenti 1 quali compromettono l'accordo. La Bulgaria ha il maggiore interesse a che l'accordo avvenga perché solo l'accordo può rendere possibile la rinascita del paese che tanto ha sofferto. Ma la Jugoslavia ha interesse a vivere in amicizia con il suo vicino orientale e la prova che i due Governi riconoscono questa situazione, fondata su elementi politici e economici, la si Tlcava dal lavoro degli ultimi mesi. Oggi la orisi sembra assai seria, ma noi siamo convinti che 11 desiderio dell'evoluzione pacifica dei Balcani, già felicemente avviata, chiarisca subito le cose ». L'amicizia difficile II Pesler Lloyd non sa nascondere che il conflitto odierno non è scevro di pericoli e, per amore di equità, nega che il Governo jugoslavo sia alla ricerca di pretesti per romperla con la Bulgaria. Se Belgrado avesse avuto intenzioni di tal genere gli attentati macedoni delie ultime settimane le avrebbero offerto più di una scusa plausibile. Questa volta si tratta di vedere se la Jugoslavia potrà rimanere moderata come nel passato, giacchè, dopo l'uccisione di un alto ufficiale a Belgrado si chiederanno fino a che punto si spingerà l'audacia dei congiurati, se non si interviene con la massima energia. Anche il Pester Lloyd dubita della possibilità per il Governo bulgaro di padroneggiare la situazione rivoluzionaria macedone e viene alla conclusione, che bisogna seguire il minaccioso conflitto molto attentamente. E sentenzia: « L'esperienza storica insegna che i conflitti balcanici si localizzano assai difficilmente e assai di rado ». La stampa di Belgrado continua a dedicare agli avvenimenti lunghi articoli. La semi ufficiosa Samuprava, riferendosi ai commenti di certi giornali sofioti, i quali accentuano la necessità di una collaborazione dei popoli balcanici, scrive che adesso tutto dipende dalla Bulgaria, perchè la Jugoslavia ha dimostrato il suo buon volere a sufficienza. Se però gli assassini provenienti dalla Bulgaria continuano a spargere sangue nella Serbia meridionale (come in Serbia si usa chiamare la Macedonia) i buoni rapporti non potranno mai essere stabiliti. Anche questo giornale insiste sulla necessità di sciogliere le organizzazioni macedoni. La stampa di Zagabria a sua voi. ta dichiara che con tutto il buon volere del Governo di Belgrado le manifestazioni platoniche non basteranno mai a riavvicinare i due paesi. I. Z. La stampa inglese Londra, 8, notte. L'agenzia « Internazional News » dt. rama un telegramma odiamo da Baigrado, secondo cui! il ministro jugo stavo a Sofia domandava ed otteneva stamane li passaporto. L'agenzia aggiungeva: • Si presume che la Jugoslavia in tenda rompere le relazioni diplomatiche con la Bulgaria, a meno che u Governo bulgaro non prende energiche misure per sopprimere l'organiz zazione del comitagi enti jugoslavi » Un dispaccio da Sofia, alla stessa agenzia riferisce che 11 ministro bulgaro Liapoef ha lungamente conferito con gli ambasciatori di Francia, d'Inghilterra e d'Italia, i quali manifestarono il disagio delle potenze di fronte agli ultimi incidenti balcanici La stampa inglese finora non commenta. I giornali più importanti non recano sulla nuove orisi balcanica se non ragguagli obbiettivi e laconici, a differenza di parecchi organi liberali su cui sono apparsi all'improvviso am pi servizi da Belgrado, che fino a ieri i non esistevano, e il cui lono, per usa rie un'eufemismo, è manifestamente ìuailaterale. Il dramma macedone e Ginevra Parigi, 8, notte. Nel loro colloqui odierni Chamberlain e Briand si sono occupati anche della Incipiente crisi balcanica. L'aggravarsi della situazione è infatti di giorno in giorno più evidente e non può recare sorpresa che gli amici della pace pensino fin da ora al mezzi migliori per mitigare l'asprezza del conflitto. La guerriglia Gli scontri fra bande macedoni e forze serbe sono assai più frequenti che i giornali non dicano e vengono pigliando aspetti di veri combattimenti E' la guerra di partigiani che incomincia. L'attacco di Klissura, alla frontiera serbo-bulgara, tentato ieri mattina, ebbe luogo a opera di quattro bando numerose, armate di fucili e di bombe a mano, e comandate, a quanto si dice, dal voivoda Veliscko; e si potè per un momento credere che i bulgari riuscissero ad impadronirsi degli edifici pubblici della città: dogana, caserma di polizia e ufficio postale, cosa che avreb. be potuto costituire la prima favilla di un grande incendio. Il sopraggiungere di rinforzi di gendarmeria permise ai serbi di respingere gli assalitori, ma questi ultimi poterono, come sempre, ritirarsi, non inseguiti, nei boschi, in attesa di sferrare un nuovo colpo altrove. I grandi boschi, che coprono la montuosa Macedonia serba, offrono ai comitagi illimitate possibilità di asilo e di resistenza. Le bande si trasportano velocemente da un punto ad un altro del paese e, aiutate dalla connivenza di buona parte della popolazione, attaccano i serbi di sorpresa, rendendo loro difficilissimo il compito della repressione. Una di queste bande, anch'essa molto numerosa, è stata sorpresa a Skotcivir, in prossimità di Bitolje; e dispacci serbi dicono che essa è stata messa in rotta e dispersa; ma chissà che cosa possa significare disperdere una ban da in un paese dove mille sentieri da capre le permettono di radunarsi tranquillamente il mattino dopo! Lo scontro avvenuto a Skotcivir farà naturalmente riprendere audacia alla campagna della stampa serba contro l'Albania, giacchè tale loca lità trovasi a breve distanza dalla frontiera albanese, e, come sapete, una delle tesi favorite di Belgrado consiste nel sostenere che il movimento rivoluzionario attuale non ha tanto origine nell'elemento macedone, il ' quale al contrario sarebbe sempre il primo ad invitare ed aiutare i serbi a reprimerlo, quanto in Albania dove molti comitagi verrebbero armati e prezzolati da Ahmed Zogu. Il che vorrebbe significare, nelle intenzioni serbe: col beneplacito dell'Italia... Fortunatamente, se a Parigi o altrove può esservi chi piglia sul serio queste corbellerie, nei Balcani nessuno ci crede, es. sendo di notorietà pubblica che le prigioni jugoslave rigurgitano di macedoni nati e cresciuti in Macedonia, i quali non hanno mai veduto il naso di un albanese e tanto meno quello di un italiano. Del resto, se qualche scontro avviene anche in vicinanza dell'Albania, assai più frequenti sono i conflitti nel resto del territorio e la sola conclusione da ricavarne è che il fermento è generale in tutta la terra macedone e non già limitato ad una sola provincia. Istip e TTskub, teatro dei sanguinosi eventi che conoscete, si trovano nel bel centro della Macedonia serba, sull'asse del Vardar, dove sarebbe quindi ridicolo cercare le infiltrazioni oltre confine. Forze jugoslave decimate? Un altro scontro assai grave di cui la stampa jugoslava non ha parlato perchè le forze governative vi vennero decimate, si è prodotto al principio di questa settimana r. Veles, sul medio Vardar. Kuklic, nella regione di Strumizza, ossia pochi chilometri ad oriente dello stesso fiume, è stata anch'essa insanguinata da un violento combattimento fra comitagi e una colonna serba al comando del generale di gendarmeria Tornite. La Macedonia del Sud ha avuto anch'essa i suol scontri: a Lerina, nella regione di Florina, dove i macedoni erano distribuiti in tre bande comandate da Gherowski, Kotorsceff e Papasterghieff ed agivano in collegamento con altre forze agli ordini del voivoda Paetar Angheloff; a Nicorizza nella regione di Ghevgheli; a Maldag. Il male è dunque generale e i focolari dell'Incendio si attizzano un po' dappertutto, alimentati dall'odio macedone per l'oppressore, eguale da un capo all'altro del paese, nonché dal desiderio di vendicare le persecuzioni direttamente subite. Il Kotorsceff, or ora nominato, messosi a capo di una bana che fa le sue apparizioni nella Macedonia greca, è un contadino di Zelinlsc, che le autorità elleniche avevano l'anno scorso deportato nelle isole e che di ritorno al paese si è dato corpo ed anima al movimento insurrezionale. Quest'ultimo ha dunque effettivamente le sue radici in Macedonia e i concorsi clandestini che possono venirgli dalla Bulgaria o da a'.trove non saprebbero menomamente modificarne il carattere schiettamente nazionale. Tale carattere verrà d'altronde quanto prima probabilmente invocato dallo stesso Governo jugoslavo per resistere all'azione diplomatica che viene delineandosi. Come sapete già, Marinkovicn ha ricevuto, da parte dei ministri di Francia e d'Inghilterra a Belgrado, una visita significativa. Il ministro inglese ha richiamato con insistenza l'atterzione del ministro degli £3 te ri serbo sulle complicazioni che potrebbero scaturire dagli ammassamenti di truppe operati dal suo Governo sulla frontiera bulgara. Il ministro francese Uard, ancorché in diverso tono, gli ha tratteggiata la necessità di non perdere di vista l'ideale del riavvicinamento serbo-bulgaro, cosi essenziale allo sviluppo ulteriore della politica di Versaglia in Europa, politica cui lo Stato del serbo-croatisloveni deve la vita. La Società delle Nazioni Nel loro odierno colloquio parigino Briand è Chamberlain hanno per di più contemplata l'opportunità di un passo comune per fare presente a Belgrado che ogni ulteriori: peggioramento della situazione balcanica imporrebbe la convocazione immediata del Consiglio della Società delle Nazioni ai sensi dell'articolo 11 del Patto. Ora, è precisamente un' intromissione della Lega delle Nazioni che Marinkovich vuole evitare a tutti i costi. Per ben due volte, in occasione di crisi precedenti, la Bulgaria, accusata dai serbi e dai greci di fomentare la guerra partigiana, ha ricorso all'Istituto ginevrino, ma entrambe le volte Belgrado ed Atene si schermirono, temendo — non senza ragione — che un'inchiesta imparziale sul movimento macedone non rivelasse troppo crudamente il vero stato delle cose in Macedonia e non facesse nascere a Ginevra il desiderio di accordare agli autonomisti quelle soddisfazioni che in altre circostanze dovettero essere loro negate. Il loro timore sarebbe nel momento attuale tanto più giustificato, in quanto, come sapete, Sofia ospita proprio di questi giorni un Congresso del Consiglio dell'Unione internazionale delle Associazioni della Lega delle Nazioni. Ieri, nella seduta inaugurale del Congresso, il prò fessore Kirof, presidente dell'Associazione bulgara per la Società delle Nazioni, esprimendo le speranze riposte dalla Bulgaria nell'Assemblea di Ginevra disse: « La Bulgaria ha avuto grandi sofferenze ; essa ha dovuto accogliere centinaia di migliaia di profughi della Macedonia, della Tracia e delle altre contrade staccate dalla Bulgaria. I profughi bulgari vivono In una miseria atroce. Tuttavia la Bulgaria trovò appoggio nella Società delle Nazioni, quando 1' affare greco-bulgaro di Petritc scoppiò, nel 1925. La Società le ac cordò II prestito per sistemare 1 prò fughi In Bulgaria. Perciò la Bulgaria è ferinamente attaccata'" ai principi! della Società delle Nazioni e crede nel loro trionfo ». Ed il presidente del Consiglio dei ministri, Liapcef, disse a sua volta « Conoscendo gli avvenimenti 'che agitano i Balcani, e le cause profonde di essi, lo non posso astenermi dal proclamare, almeno davanti a voi, senza nascondere l'emozione che provo, la verità sulla grande ingiustizia per la quale 11 popolo balcanico è stato dichiarato colpevole dell'ultima guerra e responsabile della sue conseguenze. Dopo l'incubo rta noi sofferto durante la interminabile e profonda notte che gravò dall' armistizio sino alia firma del trattato d! pace, questo apparve come un beneficio, nonostante le amputazioni dolorose e gli oneri pesantissimi che esso ci impose, e malgrado tutte le Incertezze che lascia sussistere. Noi che abbiamo trattato e discusso circa le condizioni di armistizio, e che abbiamo accettato la pace con tutta sottomissione, abbiamo visto nella Società delle Nazioni una Istituzione internazionale alla quale spetta mantenere nel cuore degli uomini la fede dei giorni migliori. Sento il do vere di esprimere la gratitudine della Bulgaria verso !a Società delle Nazioni per quello che essa ha già fatto in nostro favore e per quello che possiamo legittimamente attendere dalla sua ulteriore azione ». Di fronte a tale stato d'animo è lecito prevedere dunque che anche questa volta il signor Marinkovic non spingerà le cose a fondo e che passi energici da lui dettati al proprio ministro.a Sofia non faranno capo ad una vera e propria nota di protesta atta a servire a Liapceff — o piuttosto agli uomini che stanno dietro di lui — quale pretesto per invocare l'intervento della Società delle Nazioni. La minaccia fatta tuonare ieri a Sofia dal ministro jugoslavo Nescic di chiedere i proprii passaporti se il Governo bulgaro non avesse immediatamente fatto cessare la guerriglia dei « comitagi » (minaccia' in seguito alla quale Liapceff aveva riunito d'urgenza iersera il Consiglio dei ministri), viene oggi smentita dai dispacci da fonte serba. Una elementare prudenza comanda alla Jugoslavia di fare della agitazione macedone una questione interna ed evitare ogni complicazione internazionale. Ma, superfluo il dirlo, questa prudenza non le dà in mano nessun'arma nuova per combattere i « comitagi », al contrario. E i pericoli della situazione non potranno che accrescerli. C. P. Commenti tedeschi Berlino, 8. notte. I giornali hanno commenti sul conflitto bulgaro-jugoslavo; e mentre alcuni traggono dagli avvenimenti balcanici conclusioni circa l'i"",'steniblilta dei trattati, altri 6i limiii.no a considerazioni generiche, ispirate alla de plorazione contro le mene rivoluzionarie. Tra i primi è la Deutsche Tages Zeitung, la quale scrive: « Non vi è motivo di accusare i circoli del Governo bulgaro, in violento linguaggio della stampa di Belgrado non sarebbe giustificato nemmeno se 6i trattasse, ciò che non è affatto provato, di un atto di vendetta dell'orga nizzazione macedone. Il Governo bulgaro ha ripetutamente dichiarato che non riesce più a contenere I macedoni, distaccati dalla patria bulgara contro ogni diritto naturale e portati alla disperazione dall'insensata esecuzione della pace di Parigi. Se da parte serba ora si levano voci perchè la quo etione macedone debba essere finalmente risolta, queste voci non troveranno In alcun luogo un'eco più viva che presso 1 bulgari. L'improvviso lampo di luce ha illuminato la insostenibilità delle divisioni territoriali e della mancanza di protezione delle minoranze, che anche nei Balcani 6ono una conseguenza dei trattati di pace ». La Vossische Zeitung invece, dopo avere notato che mentre tempo fa 1 rivoluzionari di -lonevano in Bulgaria di forti sostegni. o£?i essi non hanno un sostegno. E' deplorevole tuttavia che essi ancora disturbino la situazione interna e danneggino la politica estera bulgara M La guerra civile messicana La voce dell'uccisione di Calles — La battaglia di Perote •■ Come fu preso e fucilalo De Lattueria -• Le esecuzioni continuano. Londra, 8, notte. Si diffondeva oggi a Washington la voce che il presidente Calles era stato assassinato stamane a città di Messico. L'ambasciatore messicano smentiva nel pomeriggio la diceria, affermando che poco prima aveva comunicato per telefono a lunga distanza col suo Ministro degli Esteri e che, conversando col ministro, aveva traudito nettamente la voce di Calles, il quale doveva trovarsi nella medesima stanza. Il Governo degli Stati Uniti, secondo cablogrammi da Washington, intende mantenersi strettamente neutrale nei riguardi del Messico. I funzionari governativi lungo il confi ne messicano hanno ricevuto Vordine dal presidente Calles di arrestare qualsiasi gruppo sospetto e impedire ogni introduzione di armi; e ciò in seguito a referti secondo cui i rifugiati in territorio americano si preparerebbero ad accorrere in aiuto dei rivoltosi. Alcune eminenti persone ufficiali, giunte al confine da città di Messico per operarvi ispezioni^ dichiarano unanimi, a quanto si riferisce da Washington, che Calles è interamente arbitro della situazione. La versione del Governo messicano sull'uccisione di Alfonso De la lluerta, fratello dell'ex-presidenle, è che il ribelle, il quale si trovava in territorio americano varcò i confini per incitare la tribù indiana dei Jaquis, che aiuta il generale Gomez La comitiva capitanata da De la Huerta venne sorpresa da un distaccamento del generale Aguirres e il suo capo, insieme con 6 seguaci, cadde durante il confuto che ne seguì. L'ex-presidente avrebbe detto, che suo fratello era riuscito a rifu* giarsi in territorio americano con l'assistenza di un ufficiale suo amico, il quale era slato incaricato di provvedere alla sua fucilazione. Il generale Delara, che a New York rappresenta la frazione del De la lluerta, informa i giornali che Alfonso venne indebitamente catturato in territorio americano e poscia assassinato in territorio messicano. Notizie dai posti di confine riportano che le truppe federali avrebbero sbaragliate presso Perote, nello Stato di Vera Cruz, le forze del generale Gomez. Le ultime fucilazioni segnalale sono quelle del generate. Alfredo Rodriguez e Roberto Alvaro, che sarebbero stati catturati nella provincia di Zacarecan. La stampa americana accusa U presidente Calles e il generale Obregon di avere immerso il Messico ivi un bagno di sangue. La rivolta, secondo alcuni osservatori, sarebbe or- ■ mai repressa, mentre altri ritengo' no ancora estremamente critica là posizione governativa nella città di Messico, giacchè sembra che le due, fazioni, facenti capo al generale Co* mez e ai fratelli De la Huerta, abbiano deciso di fare causa comune e abbiano giurato di spodestare- il gruppo Calles-Obregon e non pare] che le risorse disponibili dalle duej fazioni siano state annichilite ad onta delie esecuzioni a getto continuo* Mi P. Le notizie ufficiali Gomez giustiziato ?, ] Londra, 8, notte. Secondo notizie ufficiali messicane, vrovenientl da Nogales (Arizona) M truppe che avevano a capo il gene* rale Gomez, candidato alla presidenza" e ora giustiziato, sono state battute ieri dalle forze federali in due comballimenti che si sono svolti presso Perote, nello Stato di Vera Cruz.