Due contadinelle e sei giovanotti

Due contadinelle e sei giovanotti I PROCES®! Due contadinelle e sei giovanotti gI cattivi consigli di una sera nebbiosa e a i e , ù i e o e a I e i e e l a e o e l n a o i Orsola e Margherita Novarino, due giovani e belle contadinelle di Castagnole Piemonte, avevano deciso una sera del lontano novembre 1924 di recarsi da Castagnole alla vicina frazione Galletta per visitarvi un vecchio zio inferma La loro fiorente giovinezza attirava gli sguardi dei giovanotti del paese, che andavano a gara nel lanciare complimenti. Esse non ci badavano e tiravamo diritto per la loro strada. Alcuni dei più intraprendenti, però, non si accontentarono di sussurrare dolci paroline ma, quella sera, vollero accompagnarle. La strada fatta insieme nella sera nebbiosa sarebbe sembrata più breve, meno faticosa e anche meno pericolosa... Il pericolo, però, non è mancato. I giovanotti non vollero limitarsi alle sole platoniche parole, e ad un tratto — secondo quanto narrarono più tardi le due contadinelle — si lasciarono andare a certi scherzi, ad una esagerato intraprendenza. Alle prime... avvisaglie le ragazze si diedero perciò a gridare con quanto flato avevano in gola, ma le loro grida si perdettero nella foschia della sera invernale. I giovanotti intanto — chi dice fossero tre, chi due soltanto — accentuarono o per essere più esatti tentarono di accentuare le loro insidie; ma la resistenza opposta dalle due giovani fu talmente vivace che essi la smisero dandosela a gambe, nella tema di essere sorpresi da qualcuno. Margherita ed Orsola denunciarono però il fatto ai carabinieri, i quali, dopo rapide indagini, traevano in arresto tre giovani del luogo, tali Michele Cerato, di 19 anni, Domenico Cerato, di 21 e G. B. Cuffia di 22, i quali, comparsi dinanzi al nostro Tribunale, vennero condannati, il Cerato Michele a 6 mesi e 20 giorni di reclusione colla condizionale, 11 Cuffia G Battista a 11 mesi e 3 giorni pure colla condizionale, mentre il Domenico Cerato veniva assolto per insufficienza di prove. Essi tanto in istruttoria quanto all'udienza si protestarono innocenti, dicendosi vittime di un fatale equivoco. Erano fermi, è vero, sulla strade per corsa dalle due contadine, ma non avevano affatto -partecipato al fatto. Contro la sentenza del Tribunale interposero appello e la causa si sarebbe dovuta discutere a giorni se un fatto nuovo non fosse intervenuto a capovolgere quelle ohe furono le risultanze dell'istruttoria. _ , , Si presentava infatti al carabinieri di None uno del condannati e cioì il Cuffia, il quale ammesso alla presenza del comandante quella stazione, dichiarava di dover fare una confessione importantissima. Sembrava che avesse un peso sullo stomaco che lo schiacciasse e volesse a tutti i costi levarselo. ., — Una confessione T — gli chiese il maresciallo. — SI, una confessione che non posso più oltre trattenermi dal fare. Sì tratta del mio onore e di quello di altri miei due compagni. ■ li Cutna parlò a lungo, soffermandosi su particolari minuti e dettagliati. Raccontò come al momento dell'iggresàone delle due ragazze egli, c\v. era poco discosto, si desse alla fuga seguito velocemente dal compagno •>->menico Cerato, che fu assolto ai processo per ^sufficienza di prove. EU'jperò la possibilità di riconoscere i giovanotti che avevano sollevato le proteste e la relativa denuncia delle novarino. — i nomi — chiese li maresciallo - ditemi allora i nomi _ i nomi sono: Lorenzo Osella, Michele Peiretti e Giuseppe Bonetto. Il condannato specincò poi circostanze e dati di fatto, ed 1 carabinieri raccolta la denuncia, provvedevano un informare della cosa l'autorità glu.ilzlaria della nostra città, la quale ordinava le opportune indagini. Rintracciati i tre denunciati ed interrogati, negarono ogni loro partecipazione ai fatto. L'Osella confessò di avere soltanto seguito a distanza le cuginette, guardandosi beine dail'lmiportunarie, con gesti o parole. E' da notarsi però che durante la prima istruttoria lOsella esKl.ist! categoricamente anche .'a sola presenza al fatto. _ Mi trovavo a passeggiare, solo, soletto sulla strada. Vidi ventre le Novarino, le salutai e proseguii il mio cammino. — Faceva freddo quella sera — gli fu osservato — e voi ve ne andavate a passeggio colla nebbia flttaT — Ma io avevo caldo e desideravo rinfrescarmi un po'... Risultò invece che il Cuffia, il Domenico e il Michele Cerato, che erano assieme, videro arrivare le due raga* ze che salutarono. Poco dopo i tre incontrarono l'Osella, il Bonetto ed il Peiretti i quali seguivano le con a i , ò a , o i e o o i o tadinelle. Ad un tratto poi essi sentirono grida di aiuto. Pensarono che le ragazze fossero state assalite dai tre e temendo di essere coinvolti si diedero a correre preciipttosamenty in direzione opposta a quella donde provenivano le grida — Perchè avete taciuto tutto ciò? — fu chiesto dell'autorità al Cuffia. — Mi decisi a denunciare i veri col pevoli solo quando mi vidi condanna to ingiustamente. Prima avevo taciuto perchè si trattava di miei compagni coscritti. Mi spiaceva palesare i loro nomi... Ora però non ne potevo piti! I tre denunciati sono stati sentiti con mandato di comparizione e risulta che i confronti col Cuffia sono stati anzichenò drammatici. I^a conclusione fa che l'autorità giudiziatìa li ha rinviati al giudizio del nostro Tribunale por rispondere dello stesso reato polii quale il Cuffia ed i due Cerato sono stati condannati. La soluzione della strana vicenda è molto attesa nella plaga dove 1 protagonisti risiedono. «Ti auguro molta*infelicità,,,» Severa condanna per falso giuramento {Tribimaìe Penale di Torino) Auguri poco graditi quelli inviati dalla signorina Lina Camparmi di Camillo, nata a Biella e residente nella nostra citta Auguri che celavano il ripicco, quasi una vendetta, se la parola non fosse troppo grossa. Ricorreva il capo d'anno, e Lina Camparmi, che forse ancora soffriva per una vecchia e non fortunata fiamma amorosa mandò alla rivale Filmina Sogno i suoi auguri Quest'ultima era stata più fortunata di lei, avendo convolato a giuste nozze col signor Pietro Gabutti per il quale la Camparini nutriva una grande amicizia « Fosti malvagia, scriveva la Lina, ti auguro molta infelicità •. Firmina se l'ebbe a male e denuncio 3 ex-rivale al Pretore, il quale condannò la Camparini a 100 lire di multa. Contro tale sentenza però la condannata appellò. — Non avevo intenzione di ingiuriare nessuno, signor Presidente — si è difesa l'imputata. — L'amore fa fare tante sciocchezze I... Questa tesi è stata sviluppata elegantemente dal suo difensore avv. Poddigue, e ha trovato favorevole accoglienza presso il Tribunale che ha assolta 1 imputata per insufficienza di prove. La Camparini all'udire la sentenza prorompe in esclamazioni di gioia e di ringraziamenti al Presidente. Quindi s inchina e se ne esce cantarellando forse fra sè il morivo della Traviata« Di quell'amor, di quell'amor ch'<o palpito »... ■ • « Ad un areno di reclusione, 500 lire di multa e alla interdizione dai pubblici uffici per eguale periodo di tempo, è stata condannata dal nostro Tribunale tale Martora Brillanti d'anni 50, residente nella nostra città, per falso giuramento. La Brillanti nel 1925 aveva rilevato una camera da certo Diego Cerniti fu Giacomo, decoratore. Nel rilievo furono compresi alcuni mobili Prezzo complessivo: lire 1500. Cinquecento furono senz'altro versati al Cerniti; le rimanenti mille dovevano essere pagate entro 15 giorni. La Brillanti, che intanto aveva otte nulo camera e mobili, pensò bene di dimenticarsi di soddisfare il suo debito rispondendo sempre picche al suo creditore. 11 quale viste inutili le sollecitazioni, chiamò in giudizio la morosa invitandola a giurare sul suo rimanente debito di mille lire. La Brillanti però con stupore del Cerrutl, giurò che in seguito ad ulteriori accordi intervenuti fra lei e il suo debitore, essa gli aveva rimesso parte dei mobili, a tacitare il Cerniti delle restanti mille lire Denunciata per falso giuramento, la Brillanti è comparsa ieri davanti al nostro Tribunale per rispondere del reato addebitatole. Essa non camhio tattica, ma i giudici si convinsero del'a falsità delle sue affermazioni, ragion* per !a quale le affibbiarono una severa condanna. Un'altra volta si ricorderà come non si possa con troppa facilità gabbare il prossimo e la giustizia. Condannato par offesa al Primo Ministro „. , Ferrara, 7, notte. Davanti al nostro Tribunale, presieduto dal cav. VIgnocchl. è comparso tale Mario casadio, di anni 27, da Faenza, imputato di aver pronunciato parole offensive all'indirizzo del Capo del Ooverno. L'imputato si è difeso, dicendo che quella sera era uhbriaco e perciò Irresponsabile del propri! atti. Il dllensore, r.vv. Zanatta, ha chiesto l'assoluzione del suo difeso, per mancanza di dolo. al IsenpinoreverievelunaCofradail l'afinmpotaesGialvasela avmceantrucioti to brchbeinstrgnbeFari pacaM avtescdelaraansenopafenea dodestesrecopail tusctiimdeesdealunm10Vditaco11 peprricrsoziaiuucoastchmvrippQnudotolatadiraa ogmti codimfast11 I re11 Trltmnale. accogliendo le richieste dell chP. M., ha condannato 11 Casadio a 3 mesi e 33" giorni di reclusione, e 2S0 lire di multa. 'E

Luoghi citati: Biella, Castagnole Piemonte, Faenza, Torino