Piero Gadda

Piero Gadda SCRITTORI NUOVI Piero Gadda E' tempo d'ipotecare il futuro, e £ comprometterci anche, nel modo più periglioso, o, fallendo, addirittura catastrofico per noi. Ma, se togliamo alla critica, nostra o d'altri, lo scopo suo più naturale e proficuo, ch'è quello, s'essa è onesta, della informazione e della previsione, è perfettamente inutile che noi si stia ancora qui allo sbaraglio, accampati sull'elzerivo, con l'archibugio in punta, in attesa che un lumicolo schiarisca l'alba. Ohi, è cosa troppo comoda non azzardare mai il gusto della scoperta e la 'puntata del vaticinio ; e registrare, con esasperante monotonia, le glorie e le malefatte degl'illustri, per investitura di popolo consacrati all'ammirazione universale. Non mettere mai le mani in quell'aspro ginepraio, oh'è la letteratu1» dei giovani, per trarre in luce la còccola appena legata, e tentennante in sul crescere, come una ragna ! Camminare placidamente sulla terra «oda e sicura, sopra le rotaie dell'aJbitudine, sopra la falsariga della pigrizia e del luogo comune, da gente pàvida e desiderosa di arrivare sino al giorno dell'olio santo in pace.e sicurezza, senza grattacapi e senza com promessi ! Oggidì, ripetiamo, è tempo d'ipotecare il futuro; e di promuoverci da critici a leggitori dell'avvenire. Però, s'intende, con parsimo ^ia, e senza strepito di parole. Chi ci ha lusingati a cotesti passi e a cotesti ragionamenti, è un giovale di terra lombarda, il cui nome, Piero Gadda, è noto per ora agl'iniisiati, ai buongustai, e ai lettori solitari e mortificati. Il Gadda, da qualcho anno, va scrivendo sulle riviste più _ appartate e anonime, con una pudicizia delle sue scritture e dei suoi pensieri, e con una probità di stile e d'intenzioni, da rivelarlo subito, come tino di buona nascita. Potremmo dire anche, por comprometterci sempre più, come, accanto al Gadda, noi ed vada studiando quegli scrittori giovani, in virtù dei quali oggi la letteratura italiana può considerarsi calla strada del rinsavimento. Cioè, tra dieci anni, o meno ancora, essa letteratura, se vorrà esistere nel tempo, dovrà fare i conti con i neoclassici di Solario, con gli europeisti o quasi del Baretti, con gli antiaccademici del Convegno, con gli ottocentisti dall'Italiano. E poiché non desideriamo di stare alla macchia, ecco, a mo' d'informazione, qualche nome: G. B. Angioletti, Mario Gromo, Malaparte, Giovanni Comisso, G. Titta Rosa, Arturo Loria, Raffaello Franchi, Sergio Solmi, Bonaventura Tecchi, Giacomo Debenedetti, Eugenio Montale, Leo Ferrerò. A questi, bisogna aggiungere qualche nome di isolato, che, fuori dalle pensose avventure di gruppo, sta fermentando per il prossimo estate. Vogliamo alludere a quelli di Repaci, di Vergani, di Betti, e di Zoppi. E' naturale che noi, con tali nomi, si stia giocando eopra il tappeto verde delle ipotesi ; e ohe, alla fine del giuoco, qualche nome possa anche essere all'ospizio di mendicità. Poco importa. Intanto, non è male indicare la strada a quanti la ricercano ancora all'ombra di Santa Maria Novella o sotto la Galleria di Milano. L'inizio di Gadda fa totalmente lìrico ed estetizzante. Con L't entusiastica estate* (Il Convegno editoriale, 1924), egli amalgamava D'Annuario a Linati, il Notturno al Duccio da Bontà. Le sue disposizioni apparivano legate ad esperienze prettamente esteriori, ferme ancora'a contemplare la ricchezza plastica dello stile. La gioia visiva, la piacevolezza della tavolozza sgargiante e vistosa, il gusto della parola ebbra, magari un po' l'aria ambrosiana in cui egli viveva, fecero di lui, sulle prime, più un ispirato e prezioso impressionista che un narratore vero e proprio. Pur nella Bua forma di racconto disteso, L'entusiastica estate non era che una bella raccolta di poemetti in prosa, inzuppati di motivi canori, screziati di ondeggiamenti ritmici, gonfi d'un canto limitato dalle intenzioni psicologiche dello scrittore. Infatti, il canto trasudava da ogni pagina, tanto da farsi^ entro la prosa, verso o cadenza di verso. Ogni capitolo s'iniziava in do.maggiore, ogni finale avea l'aria di dar fiato alle trombe, ogni cosa pareva vibrasse sotto una corrente elettrica ad alta tensione. Ecco, ad esempio, un periodo che s'apre con una frusciantè danza di Ben ari: t L'aria leggera che ci corre in bocca, fonde nel soffio l'anime sorelle ». Eccone un altro, franto in endecasillabi: «t Da questa purità com'era scialba la dileguata tripudiante ebbrezza I Meglio, anche se tristi, ma col cuore in gola, quando la lenta melodia ci culla, in se raccolti piangere soletti »j che noi potremmo benissimo riscriverlo come fosse poesia: Da questa purità com'era scialba la dileguata tripudiare* ebbrezza l Mègflto, anche se tristi, ma col onore In gola, quando la lenta melodia ci culla, in sè raccolti piangere soletti. Come si vede, il gusto del narratore, la misura e la precauzione di non strafare, la paura di rendere l'oggetto un fantasma, qui non ci sono. C'è, piuttosto, un incanto, dinanzi alla natura e ai sentimenti, «che matico, cioè aggettivato ed eloquen te, il cui spasimo è totalmente immaginoso. Perciò, la storia di Simone ci appare come una storia di affreschi, donde nascono gioie di cieli mattutini, nebbie e brutti umori temporaleschi, chiarie d'albe, melodie rosate di tramonti; ma non c'è, in cotesto squisite cote, un fondo vere di sentimento, un affioramento di verità, insomma l'umano suono della creariooo genuina. La bravura non oonta; la riooe e saporita lingua nemmeno. C'è, soltanto, Gadda alle prese con una poetica, la quale poi sfodera in tutt'altra forma: non nella lirica pura, Rft fitti» prò» discorsiva» ori»si» pa¬ ldsdrqrgslacdznvvedsneirgcV( catamente, in cui è chiaro il senso della necessità, e dentro all'intimo lucente. Alle esperienze e curiosità letterarie, ai piaceri delle questioni tecniche, altri se ne aggiunsero, più meditati e umani. Le letture assunsero un colore di vita, le aspirazioni uscirono dal cerchio favoloso ma chiuso dell'estetismo. L'arte di Gadda dal canto passa al racconto, dall'esterno all'interno, dalla genericità alla obbiettività. Cotesto rovesciamento di tecnica e di etile, ch'è in Gadda come in tant'altri scrittori giovani, partiti da D'Annunzio e finiti a Proust, noi lo vediamo evidentissimo in t TAuba » (il Convegno editoriale, 1926), e in certi racconti, non tutti, di « Verdemare » (1). Noi ci accorgiamo, subito, che le esperienze del Gadda hanno cambiato clima, e si sono fatte più aperte e più scaltre! sott'altri cieli, e sopra altre terre. Prima, sull'orme di Renzo, pareva rifacessero il verso a Linati e a quegli altri lombardi, della cui fantasiosa liricità più volte scrivemmo; oggi, sulle strade del mondo, la loro natura s'è trasformata dall'intimo. Gadda s'è dato all'aria libera, ai viaggi, alle scoperte dei continenti. E' stato in Georgia, nel Marocco, in Egitto; s'è messo a guardar le cose con occhio di diarista; ha abbandonato il pennello per il bulino; s'è dato d'attorno per accordare l'accademismo dei suoi istinti letterari con certe tendenze antistoriche degli scrittori francesi, in un unico sforzo unitario. E in buona parte c'è ri-uscito. e"» E c'è riuscito senza snaturarsi, anche s'è evidente lo sforzo, da parte del Gadda, di giungere ad un potere di penetrazione. Perchè se oggi sono ancor visibili imprevisti contatti della sua materia poetica con i modi d'alcuni scrittori stranieri; s'è possibile via via fare i nomi di Conrad, di Gide, o di Kipling; noi non avanziamo d'un passo nelle nostre scoperte. Tutt'al più, avremmo indicato la tendenza del Gadda verso una modernità raffinata di stile, spesso frantumato e lavorato, con cui egli cerca di arrivare, attraverso una minuziosa sorveglianza di se stesso, alla realtà umana dèlie sue scritture. Così, niuno potrà negare come dall'esercizio stilistico, Piero Gadda si sia dato a una prosa armonica, equilibrata, paziente, ch'è moderna e tradizionale nello stesso tempo, e che si costruisce sopra suggestivi e raffina' ti sviluppi dell'analisi. Ma, in cotesti racconti, si risentono i diversi gradi della semplificazione tecnica e le va' rie curiosità dello scrittore. Ancora la sua unità morale non c'è; e nemmeno un'assoluta perizia. Se Liuba ci rivelò una insospettata capacità di evocazione psicologica, alcune cose di < Verdemare » sono, al confronto, più tarde e maggiormente preoccupate, Altre, invece, la cui architettura è perfetta, danno modo allo scrittore di avvicinarsi sempre più alla persuasione morale del racconto. Tuttora, quindi, siarnoin campo sperimentale, che soltanto sperimentali possono essere alcuni dialoghi, d'impostazione gidiana, dai quali non ci lasciamo convincere, tanto sono ritorti e manierati. Eppure, pochi giovani possiedono come Gadda la felicità dell'espressione, la giustezza dell'aggettivo, la modulazione sorvegliata del periodo. Nelle sue pagine più abbandonate, il fresco del mare impregna di sè i tremolìi più labili delle cose e dei fatti Nel Vecchio capitano, per esempio alquanto notevole, sentiamo come il mare stesso si faccia protagonista, e sovrasti l'andamento stesso del racconto. E' il mare che vive al di là delle parole; è il mare che pare profumi ogni pensiero. La capacità lirica ed evocativa di Gadda, che noi riteniamo essenziali nel suo temperamento, sono qui infallibili e trasfigurate da uno stato di grazia, ch'è dato allo scrittore dalla tranquillità dei mezzi tecnici. Cioè, il letterato s'è fatto artista, lo scrittore poeta. Ma, più delle nostre parole, valgano gli esempi : i Saranno state le nove, e il sole, già alto, si divorava il fresco lasciato dal temporale ». t Mare! Il vecchio capitano conosce, in qualsiasi momento, il suo viso. Senza muoversi dalla sua seggiola e salire alla colma, dove l'azzurro appare (ma le gambe non ce lo portano più !), dal sapore dell'aria, dalla voce dei rami, dal colore del cielo disteso tra l'ardesia del tetto e il cigliò paglioso dell'orto, il vecchio vede il mare ». « Gli alberi si torcono fischiando, e lui ode il sibilo delle sartie. Uno straccio che era steso su qualche terrazza ad asciugare, passa volando nel vento, e lui rivede la vela maestra, quando se ne andò come un alcione, albore funesto nel buio. Guarda il monte e gK pare, increspato dalle raffiche, un immenso incombente maroso ». Nel lento, ostinato ripulimento della nostra prosa narrativa, Piero Gadda trova il suo posto, meno frettoloso e transitorio di quant'altri si addicono alla gente, che crede d'esistere in una prosa tanto quotidiana quanto banale. Quella del Gadda 3a rà tuttora un po' letteraria e sorvegliata; magari non saprà del tutto sfuggire alle seduzioni delle fredde lucentezze; fors'anche non è giunta, almeno in certe soste pericolose, a concretarsi fuori dalle predilezioni della gioventù, per cui le interpretazioni del mondo permangono nella nebulosa dell'approssimazione; tuttavia, essa ha pure oggi tante e tali virtù e qualità, da preannunciarsi esatta e personale per un prossimo domani. Quand'essa sarà espressa a scopi sempre più dimostrativi ed umani, al di là d'ogni scaltrezza lessicale e d'ogni felicità visiva, in un regno interpretativo e per un certo senso realistico, non saremo noi a meravigliarci del suo diritto ad ammirative considerazioni. Intanto, anche oggi, Verdemare brulica di felici presagi. GIUSEPPE RAVEGNANI. (1) Piero Gadda: Verdemare. - Firenze, __oai 41 Solario, mi. ■ t, 10.

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