Il sasso dei minatori nelle acque chete del Congresso laburista

Il sasso dei minatori nelle acque chete del Congresso laburista Il sasso dei minatori nelle acque chete del Congresso laburista qLondra, 5, notte. Il riformismo ultra mansueto, a cui la vecchia guardia del Labour Party progettava di ispirare 11 nuovo programma elettorale del partito, per impedirà che i conservatori agitassero lo spettro socialista davanti al paese e per accaparrarsi mutualmente l'appoggio del gruppo liberale della Camera, ha già subito una dura scossa. Ricordate che il Congresso di Blackpool, nella seduta di ieri, autorizzo i Comitati e le rappresentanze che fanno capo a MacDonaJd e agli altri « leaders » ortodossi, a redigere come loro piacesse meglio il programma in parola. Essi avevano dichiarato che per attirare l'elettorato odierno occorre qualcosa di concreto e di praticabile, senza salti nel buio o, più esattamente, senza balzi nel sole dell'avvenire. Avevano confessato che il compito non è facile e che. sarebbe mèglio scansare ogni preciso impegno programmatico-, ma avevano soggiunto che le circostanze esigono il male necessario di un programma specifico, e che essi intendono presentare al paese un capitolato chiaro e netto delle misure legislative ed amministrative che un Governo laburista di domani intro-. durrehbe immediatamente. Alcune sezioni del Congresso borbottarono alquanto sull'evidente opportunnsmo che i capi ufficiali avevano in animo di adottare, ma la maggioranza dell'assemblea ricordò loro il mandato richiesto, e ieri sera quindi tutto pareva andare a gonne vele sulla piattaforma opportunistica. Sussisteva tuttavia la possibilità che la libertà d'azione formalmente concessa allo Stato maggiore del Partito venisse sostanzialmente limitata e compromessa da qualcuna delle varieggiate correnti di cui il Labour Party si compone. Era anzi probabile che, presto o tardi, prima dell'enunciazione del nuovo programma, qualche, frazione, incline a cose forti, agguantasse la mano degli estensori del programma e tentasse di liquidarla m conformità dei criteri e degli interessi . propri, senza badare molto alle opportunità elettorali. Ciò si è verificato con una celerità singolare nella stessa seduta di oggi. Il peso minerario La frazione che ha imposto al barcamehamento dei leaders un immediato colpo di timone al di sopra delle pure e semplici considerazioni elettorali del giorno, è stata quella dei minatori. Sapete già che i mi natori organizzati sono in possesso, sul terreno politico, di quasi un milione di schede per loro conto, e di più di un altro miiiose per conto delle rispettive mogli e famiglie. In complesso, da due a tre milioni di voti per il Partito che riesca ad accaparrarseli. Ora il Labour Party, fino allo sciopero dell'anno scorso, aveva potuto contare automaticamente sulla massa dei voti minerari, ma poi sopravvennero disgusti ed attriti, che ridussero ai minimi termini la popolarità dei laburisti ufficiali, attraverso i bacini carboniferi. Evidentemente MacDonald, e la vecchia guardia, dopo la loro confessata immersione in pensieri esclusivamente ■ elettorali, non possono prescindere dalla necessità di ricatUvarsi le masse minerarie. A tutta prima essi hanno ideato, nei riguardi dei minatori, una clausola programmatica alla camomilla, nella speranza di prendere due piccioni ad una fava, ossia di accontentare in sufficiente misura i minatori, senza insospettire ed impaurire il paese. La formula era perfettamente accettabile anche dal capitalismo. Il vecchio grido della nazionalizzazione era abbandonato. In luogo delle miniere di Stato, a cui la Federazione mineraria così ardentemente aspira, i capi ufficiali del laburismo suggerivano un rimaneggiamento di comodo, il quale andava a finire nella creazione di trusts regionali. Elettoralmente parlando era una buona idea, ma occorreva la acquiescenza dei minatori. Questi si sono affrettati oggi a ricusarla, e i capi ufficiali sono immediatamente piombati nella necessità di rinunziare all'esca, inchinandosi alla volontà dell'organizzazione mineraria. Le loro lenze programmatiche, stasera, nei riguardi di una questione importante ed immanente come quella dell'industria carbonifera, non sono più quelle. « Nazionalizzazione » . Il Labour Party si è sentito costretto a pronunziare ancora una volta, senza ambagi, una delle più psicologiche parole che esso voleva ad ogni costo sottacere, per non intimorire il paese: la parola «nazionalizzazione ». I conservatori gongo lano. I liberali si grattano la testa. E' una parola che solleva spettri spontanei agli occhi della maggio ronza d'un elettorato pullulali io e non soltanto di grossi, ma di piccoli proprietari di ogni genere, special mente di case. Chi può dire dove si va a finire con la statizzazione, ima volta che si .incominci ad applicarla su larga scala? 11 Labour Party nei suoi programmi del passato parlava sempre di nazionalizzare una quantità di cose. Non avrebbe mai potuto procurarsi una maggioranza assoluta alla Camera se avesse perseve rato in questo principio di socializzazione. MacDonald e i suoi colleghi, per l'andata al Governo, hanno tentato, almeno stavolta, di seppe! lire nel silenzio il principio eletto Talmente fatale. Non hanno potuto Anche il nuovo programma laburista riparlerà di nazionalizzazione. Così ha voluto il presidente della Federazione mineraria, Herbert Smith, che, insieme col segretario Cook portò l'anno scorso i minatori allo sbaraglio, ma che da solo r-i crede adesso in grado di metter sulle bilancie del laburismo tutte le schede politiche dei suoi adepti, purché il Labour Party continui a promettere esplicitamente di consegnare 1 bacini carboniferi al Paese, n se gr»tnrio Cook, per 11 momento, tace. MacDonald e compagni, eseguito il mercato, ai provarono disperatali p» «bararle tra i meandri. dmgvvrlzmfetclsssscucnbztastsmssttqc di un ordine del giorno proposto stamattina al Congresso. L'ordine del giorno attribuisce anzitutto al Governo le condizioni disastrose in cui versa ancor oggi l'industria mineraria. Poi accampa l'opinione che le miniere debbano essere nazionalizzate, e da ultimo propugna una immediata riorganizzazione di quell'infelice industria per il tramite di espedienti intesi ad accontentare tanto il lavoro quanto il capitale, incluso il pensionamento di tutti i lalavoratori clic abbiano compiuto il sessantesimo anno. Senonchò MacDonald essendosi assunto personalmente l'incarico di svolgere questo ordine del giorno si senti da ultimo costretto a lasciar cadere la maschera. Egli infatti ad un punto dichiarò: ' Se il Governo laburista entrerà 1n carica, esso si sentirà in dovere di nazionalizzare le miniere. Dovrà stabilire un pubblico controllo sull'evoluzione di certi processi industriali e sul trattamento del carbone ». Vero è che subito dopo MacDonald aggiungeva : Noi premi-eremo tutto quello che ci sarà possibile di prendere, e terremo tutto quello che potremo tenere». Impegno lampante Ma il gatto era ormai fuori del sacco. Invano MacDonald spiegò che per il momento in pendenza della statizzazione definitiva della industria carbonifera, è meglio essere piuttosto relativisti. L'impegno da lui assunto, per il caso di un ritorno laburista al potere, è lampante. Che cosa poi farebbe aiTatto pratico un nuovo ministero laburista è un altro paio di maniche. Ma sul terreno elettorale i conservatori hanno acquistato oggi il pieno diritto di intimare al paese: « Volate per i laburisti, e le vostre sostanze saranno nazionalizzate da cima a fondo ». I liberali, dal canto loro, hanno perduta di colpo la speranza di speculare sull'attitudine opportunistica, prematuramente adottata da MacDonald e compagni, e parecchi disegni tattici sono ondati a catafascio. Il lloydgeorgiano « Daily Chronicle » slamane, avendo «fiutato il baratto di Brackpool chiedeva febbrilmente al Labour Party: « Sotto quale bandiera state realmente militando? Volete dirlo chiaro? Sotto la bandiera del socialismo o sotto quale altra? Attendiamo una risposta categorica ». La risposta è giunta a spron battuto. La nazionalizzazione delle miniere e il socialismo per gli inglesi in generale sono -sinonimi. I paraventi che il laburismo ufficiale si incaricherà forse di erigere per non essere investito, un'altra volta da tutto il soffio antisocialista non gioveranno molto. Le posizioni che dovevano restare nebulose ed elastiche si sono chiarite ed irrigidite nel breve termine di ventiquattro ore. Rinnovate per forza le nozze con la nazionalizzazione, MacDonald abbandonava i ritegni di contorno e proclamava ai minatori: « Siete passati attraverso il fuoco, ma non ci siete ancora usciti. Una grossa battaglia rimane da combattere; pugneremo fianco a fianco e la lotta non sarà soltanto contro i proprietari, ina anche contro le condizioni attuali della vostra industria ». II vecchio Herbert Smith, in nome della Federazione mineraria, assecondò con volto raggiante il dìscorso del leader, del Partito. E disse : «J-a Federazione in futuro lotterà tanto industrialmente quanto politica, mente, ma più puliticamente che industrialmente. Essa si terrà a fianco del Labour Parlv mettendo una pietra sul passato. Questo posso garantire al mio buon amico MacDonald ». Sorsero poscia diversi oratori estremisti, i quali combatterono l'ordine del giorno giudicandolo un po' equivoco. Ci fu perfino un comunista che tessè l'apologia del suo Partito nel pieno di un congresso, dal quale il comunismo sì trova al bando. Infine l'ordine del giorno tra le protèste degli estremisti ,viene approvato. La sconfitta dei neomalthusiani I lavori proseguono andando poi di palo in frasca Si discute fra l'altro anche un po' del neo-malthusianismo. I capi ufficio avevano ricevuto in proposito da certi delegati un ordine del giorno favorevole al catenaccio sulla procreazione. Essi deliberarono che l'argomento non poteva essere introdotto nel programma laburista. I proponenti vollero una votazione al riguardo, ma non raccolsero che 280.000 voti contro 2.285.000 a favore della bocciatura Domani, insieme alla quarta giornata del congresso di Blackpool, si avrà la prima del congresso del Par tito conservatore a Cardili. Da quest'ultimo non è il caso di aspettarsi alcunché di singolare. Una porzione del conservatorismo crede che il Ministero Baldwin non abbia troppo a cuore certi particolari* interessi della classe, ma esita; e tutte le assemblee conservatrici finiscono per accordare il visto con lode all'opera del Gabinetto, della loro parte. MARCELLO PRATI. dsivunapamflsil'etequmarprpsisiasmliesege rasocociA neintoargusoMraeiUdecimgpnmsiaCseleTscrinCcrinGlstcxssonnfisrvflcaLnCsbd1gLuzruhiddsdadcbeplbstaRcsqgvts