Cordata che si spezza alle Lmnelle di Lanzo

Cordata che si spezza alle Lmnelle di Lanzo Le sciagure della montagna Cordata che si spezza alle Lmnelle di Lanzo Un morto e un ferito grave i i n a i v i l e e La domenica turistica è stata funestata da una gravissima disgrazia: si hanno a lamentare un morto ed un ferito durante un'ascensione alpinistica. L'escursione non era, per verità, delle più difficili; la fatalità ha congiurato contro gli alpinisti, ed ha impensatamente volto al tragico le cose. Nove appasionati della montagna, che da anni compiono insieme, in buona compagnia, escursioni alpinistiche, sono partiti ieri di buon mattino da Torino, dirette in valle di Lanzo. Scesi dal treno, si incamminarono, unitamente ad altri alpinisti, verso le cosidette «Lunelle» di Lanzo, una punta che si eleva a circa 1500 metri e che è mèta a numerose escursioni dei nostri appassionati. La brigate dei nove giunse cosi lietamente al colle delle «Lunelle». o i è o e a a e o , e a o , a a e a a t l a itie cao ie o, a in al o ai m pn gu LE DUE CORDATE E' queto il punto per così dire etra tegico dell'escursione della cima Lunelle. Di qui si sale alla vetta per diverse via; di qui si incomincia per solito a salire 'i cordata, quando si voglia fare l'ascensione cosidetta «accademica» crucila, cioè, che tralascia la via più comoda por cimentarsi su terreno maggiormente difficoltoso. La «zona accademica» comprende pareti ripide e addirittura a trapiombo; di più le difficoltà sono accresciute dal fatto che il terreno è in alcuni punti franabile ed è causa inoltre di incili scivolate. Il tragitto dal Colle alla vetta non è molto lungo, ma per 'utti questi motivi, quando si scelgono le vie più aspre, il percorrerlo diventa un'impresa non tanto facile, ricca di impreyeduti e di sorprese. Era nel programma dei nostri nove alpinisti di compiere un'escursione «accademica» e quindi, quando furono al colle, si posero in coniata. Più precisamente, si divisero in due cordate, destinate a compiere due strade diverse. Una cordata di quattro si incamminò verso la mèta per la cresta Est; l'altra, di cinque, prese il cammino della cresta Nord. Si lasciarono con molti saluti ed auguri, lietamente, e ciascuno dei gruppi iniziò la propria fatica. La disgrazia doveva poco dopo capitare alla cordata dei cinque, che aveva scelto la cresta Nord. Componevano la cordata: un tede eco, da tempo stabilita a Torino, certo Domaseli, non meglio identificato, occupato presso una litografia; un giovane impiegato, certo Alfredo Morelli, puro non meglio identificato; i coniugi Paola e Nino Bogliasco; e infine una signorina, la steno-dattilografa Irma 'Zavattaro, di 25 anni, abitante in via Boucheron 7. I primi due, soci del Club Alpino, avevano già compiuta altra volta la stessa escursione; quindi questa ven riè iniziata a cuore tranquillo e fi ducioso. Erano in testa alla cordata appunto il Domaseli ed il Morelli, e questo dava appunto un senso di sicurezza a tutta la comitiva. Inoltre altre comitive, più o meno vicine, compivano la stessa scalata e tutto quel movimento dava alla montagna, per quanto aspra, an aspetto festoso o giovanile, che allontanava ogni triste presagio, ogni pensiero disciagura gsgmmnbMiclscpppvesnacgdcL'ABISSO CHE INGHIOTTE Le cose, Infatti, andarono bene fin quasi alla fine dell'impresa, cioè alla «Placca Santi» che è un piccolo ripiano di soli 50 metri sottostante alla vetta. Ma cui, purtroppo, ad escursione quasi' compiuta, verso le oreL',30, avvenne la tragedia. La scia- | gura attendeva al varco gli alpinisti, proprio nel momento in cui essi già pregustavano la gioia della ultimata fatica. La cordata era lunga; sei o sette metri di corda dividevano un alpinista dall'altro. In testa, come abbiamo detto, erano il Doma6ch ed il Morelli, che avevano il compito di ispezionare il terreno, di guidare la comitiva. Al momant i critico, tanto l'uno che l'altro erano toK> agli sguardi degli altri tre compagni, a causa di una protuberanza della ripida china, che divideva i due prup petti. Furono i due primi a precipitare; quindi gli altri non poterono vedere come precisamente si originò e si svolse il dramma. Tuttavia questo viene dai superstiti ricostruito nel seguente modo; e guida e trama a questa ricostruzione furono, più che il poco intravisto, le voci e le grida lanciate dai due infelici nel memento supremo. . Il primo a cadere fu il capo-cordata, il tedesco; forse egli scivolò per avere messo un piede in fallo, forse col peso del corpo fece staccare un pezzo di roccia su cui poggiava. Certo si è che precipitò, e lo strappo della violenta ed improvvisa caduta fece perdere l'equilibrio anche al secondo della cordata, il Morelli, che, dopo avere trattenuto un poco il compagno fu travolto. Furono così due corpi che cadevano quasi a strapiombo, nel vuoto. La corda non resse al secondo e più violento strappo, e si spezzò. Un burrone, una spaccatura della montagna, profonda una cinquantina di metri, che apriva la sua voragine sotto i due infelici, li inghiottì... Lo strapparsi della corda volle dire per i due capi-cordata il male più gtave, forse la fine; d'altra parte, se la corda avesse resistilo, molto probabilmente sarebbero stati trascinati nella caduta anche gli altri tre al pinisti. I SOCCORSI I superstiti lanciarono l'allarme con ultissime grida. Un'altra cordata era a pochi metri da loro, ed anzi ajiettava che la prima fosse passata, por passare a sua volta seguendone le orme. Altre cordato erano non molto distanti. Alle grida invocanti il soccorso, tutti gli alpinisti che le u dirono con pronto spirito* di"solida-o In»™,;™» i,,^^-,,^,,™rie a e di abnegazione interrupperole loro ascensioni e si portarono sulluogo della sciagura. Si poterono ve-dere i corpi dei miseri in fondo alburrone; ma arrivare fino ad essi nonero impresa tanto facile. Tuttavia alcuni dei più esperti ed ardimentosi iniziarono la discesa, aggirando abilmente la posizione. Nel frattempo altri scendevano il più velocemente possibile al più vicino centro abitato, Pugnetto, dove davano notizia dell'accaduto. Da Pugnetto partivano dei valligiani che, unitamente ad alcuni escursionisti, scendevano nel burrone, fino ai due caduti. Le constatazioni diedero luogo ad un tristissimo bilancio: un di essi, il Domasch, era già morto, col cranio fracassato, col corpo fratturato in più punti; l'altro, il Morelli, respirava ancora, ma il suo stato appariva gravissimo, per ferite al capovasto e profonde. I soccorsi, quindivennero prodigati al Morelli, mentre sul compagno era gettala una coperta, a ricoprirlo interamente, segno di lutto e di morte. Mediante doppia cordata i tre superstiti della comitiva così atroce.-™. lsti; e qui le cordate venivano sciolteì?CntC-» ?,rovTata' ,',idiscen?evanp . aColle delle Lunelle con altri alpini e e l Intanto una squadra appositamente organizzata provvedeva al trasporto dtl morto e del ferito a Pugnetto, impresa che, nonostante le difficoltà, veniva celermente condotta a termine, in grazia dell'alto spirito umanitorio dei soccorritori, che vi si prodigarono generosamente. UN VIAGGIO PIETOSO Mentre la salma del Domasch era pietosamente deposta al cimitero di Pugnetto, il ferito veniva trasportato a Pessinetto, dove dal medico del luo go riceveva le prime cure e la prima medicazione. Nel frattempo era stato telefonato alla Croce Verde di Torino, ed un'auto-ambulanza della benemerita istituzione si dirigeva tosto velocemente a Pessinetto. Qui il Morelli veniva acconciamente adagiato sulla vettura, che iniziava il ritorno a Torino. A Lanzo, però, l'auto-barella faceva una sosta all'ospedale. Un medico visitava il ferito e gli praticava un'iniezione. Quindi, avendo lo stesso sanitario giudicato che il poveretto era In condizioni tali da poter continuare il viaggio*, l'auto-barella ripartiva sollecitamente trasportando il suo pietoso carico all'ospedale di San Giovanni, dove giungeva verso le 21,30. Lo hanno accompagnato nel doloroso tragitto, facendolo segno alle amorose cure del caso, la signorina Zavattaro ed un giovane escursionista torinese, che partecipò all'organizzazione dei soccorsi 1"! Morelli, che non ha mai riacquistato conoscenza, è stato prontamente visitato dai modici di servizio dottori Bedarida Bobba. I sanitari gli hanno riscontrato la frattura del la base cranica, e dopo le cure del caso lo hanno fatto ricoverare con riserva di prognosi. La signorina Zavattaro ha poi raggiunto la propria abitazione, in preda a giustificato dolore e abbattimento per la triste avventura di cui era stata protagonista. Altra disgrazia in Vai Sangone Un alpinista, sulla via dal ritorno, precipita da cinquanta metri e muore mentre io trasportano all'ospedale. L'Impiegano diciannovenne Giovanni -JB? VUmo- Partltosiibato sera alle 20 ™ con una comitiva d'niuici. per effettuare oUlna gìril in mont na^ ^ ess, <u_ l]retto alla vetta del picco del l'agliaio, - alto 2-1110 metri, in vallo «le. Sangorie. La l gita, iniziata senza il minimo incidente, n|si andava_svolgendo nella più assoluta d l o o d l o n iao, i, e oeue- terdsGcrarlanvblmvpsdssGlenBtctnrdldrnsnsssnnNviczfrdsiddapssvcFmlnn'serenità di spiriti e gli alpinisti, unitisi: in cordato, erano riusciti u compiere la salita, toccando filialmente In vetta. Verso le ore .10 di ieri, mentre stavano effettuando In discesa, senza cordata, poiché la strada non presentava tpiù pericoli di sorta e gli alpinisti camminavano oramai sulle rbecie, fuori della zona del ghiaccio, il Del Plano, per cause ignote. Improvvisamente s'abbatteva di fianco, rotolando in un pre cipizio profondo una cinquantina di metri I compagni iniziarono immediatamente Voliera di salvataggio e, con non lievJ difficoltà, riuscirono a raggiungere il compagno, il quale, per quanto avesse riportato ferite in varie parti del eirpo, non aveva ix-rtluto i sensi e rjon sembrava iu condizioni disperate. Mentre alcuni compagni si fermavamo presso il ferito, prodigandogli le somma e, [giovane, lungo lì tragitto, era spirato, iSric cnrje del caso, gli altri,.recatisi «vinaquanta celerità joterono a Forno di ICoazze, con voce rotta dalla comniozio-jne, narravano alle prime persone in cui fu loro dato imbattersi, la disgrazia eichiedevano soccorsi. Una spedizione di volonterosi parti senza Indugio, munita :di barella: raccolto con ogni cura, il fe-;rito venne trasportato a Forno di Con:-.- xc e. poi. con automobile, all'Ospedale „al:MnurÌ%i:»no. ove. purtroppo, il dottor Si- Molinengo. nulla potè, che. il disgraziato [

Luoghi citati: Lanzo, Pessinetto, Torino