Nove comunisti di Asti dinanzi al Tribunale Speciale

Nove comunisti di Asti dinanzi al Tribunale Speciale Nove comunisti di Astidinanzi al Tribunale Speciale i o o n to i i o i e a r n o a i len a me n a al o 3 i a e o ldi eana li o a sn e si n oa li aal edi lca l» i . i ra 8 olnio sira er Roma, 52, notte. E' cominciato stamane, dinanzi al Tribunale Speciale per la difesa dello Stato, Il processo contro i 9 comunisti di Asti, imputati dei reati <1l cospirazione contro i poteri dello Stato e Incitamento all'odio tra le classi. Gli Imputati 6ono: Secondo Comune, Secondo Saracco, Alessandro Chiesa, Pietro Vogllno, Giuseppi) Cavatore, Giuseppe Aìciatl, Alberto Gallo, Mario Acquaviva e Giorgio Caretto II Tribunale t> presieduto dal vice-presidente generale Fieri. La pubblica accusa è sostenuta dal- I avvocato militare comm. Ciardi; giudice relatore b l'avv. Lanari. Gli imputati Comune, Saracco, Chiesa, Voglino, A1e.ia.tl, Gallo e Caretto sono difesi d'ufficio dall'avv. Martorelli, mentre l'avv. Barbaresi difende pure d'ufficio il Cavatore, e l'avv. Grassi dei Foro di Asti è difensore d'ufficio dell'imputato Acquaviva. D capo delia « cellula » I fatti che hanno dato luogo alla imputazione sono noti. Essi si sono svolti in Asti e particolarmente nel periodo che va dalla primavera al novembre 19-26. Secondo Tatto di accusa il maggiore responsabile è il Secondo Comune, corrispondente da Asti della Unità e capo della * cellula » locale, alla quale avevano aderito circa 50 comunisti, 'dei quali il Comune, una volta arrestato, fece In gran parte i nomi. II Comune era anche colui che presiedeva le riunioni segrete che 6i tenevano di notte, per solito nelle località Borgo San Pietro e Santa Caterina. II Carretto, ex-segrelario della camera del lavoro di Torino, è individuato nell'atto di accusa come l'incaricato del « corriere » del partito comunista di Torino presso la sezione di Asti. Egli, in occasione dell'anniversario della rivoluzione russa, il 9 novembre 1926, consegnò al Comune i manifestini comunisti che aveva espressamente portato da Torino e dei quali il Comune fece adeguata diffusione tra la massa degli operai addetti ai diversi opifici della città. Gli altri imputati, tutti comunisti ben noti perchè schedati dall'autorità di polizia, sono qualificati negli atti di rinvio a giudizio come attivi propagandisti comunisti e complici dei reati specifici di cospirazione e Ai incitamento all'odio di classe. Tutti però, pur avendo fatto all'atto del loro arresto "esplicite ammissioni, si tennero in successivi interrogatori sulla negativa. Alle 9, gli imputati sono fatti entrare nella (rabbia. Essi vestono assai dimessamente. L'udienza si inizia alle ore 9,30. U cancelliere Carlisi legge l'atto di accusa della Commissione istruttoria. Prima che siano chiamati per la rituale ammonizione i testimoni l'avv. Martorelli dichiara di declinare la difesa d'ufficio dell'imputato Comune per Incompatibilità della sua posizione con quella degli altri imputati da lui difesi. Viene pertanto sostituito nella difesa dell'imputato Comune l'avv. Bucciarelli. Si da quindi lettura degli atti e verbali processuali e dei manifestini sovversivi sequestrati ad alcuni degli' imputati, n più attento alla lettura si mostra il ragioniere Acquaviva Oli Interrogatori FI Carretto: «(Fon c'era» Primo ad essere interrogato è l'imputato Giorgio Carretto. Egli nega di avere partecipato ad una riunione in casa del comunista Gallo l'8 novembre 1926. Solo nel settembre egli si recò ad Asti per visitare un suo cugino infermo all'ospedale. — Eppure vi sono testinlTOi che vi hanno visto uscire da casa Gallo l'8 novembre — conte .ùa rr Tresidente. Non è vero, si tratta di un errore. Non nascondo di essere stato comunista e di avere fatto parte del Comitato sindacale comunista, il quale però ha svolto sempre azione legale, controllata giorno par giorno dall'autorità. I fatti che mi sono imputati non mi riguardano, perchè lo sono stato ad Asti solo nel settembre del 1926. -E' vero che vi è un mio interrogatorio da me sottoscritto in cui il viaggio ad Asti viene precisato come avvenuto nella prima decade di novembre. Fu una mia allucinazione, perchè dovevo dire settembre e non novembre. Non ho potuto rilevare prima questo grave equivoco perchè non conoscevo gii atti processuali che mi riguardavano. Posso provare infine che nel novembre io ero a Milano dove frequentavo tutti i giorni la sede del Comitato sindacale comunista in via Monforte. — Ma allora come va che vi hanno visto ad Asti la sera dell'8 novembre alle 23? — insiste il Presidente. — Non so spiegarlo: non sono mai stato ad Asti neppure per svolgere propaganda sindacale: non conosco affatto il Comune. Uno che confessa Viene quindi interrogato il Comune. Egli dice che il giorno 6 novembre da un suo compagno di Torino, di cui non fa il nome, ricevette una lettera che lo invitava a recarsi la sera del1*8 alla stazione di Asti perchè sarebbe giunto l'individuo loro compagno di fede, con speciale incarico dal Partito. Egli accompagnò il compagno in casa Gallo. Alla riunione presero parte il Gallo, il rag. Acquaviva, il Saracco e l'individuo venuto da Torino. — Si trattava del Carretto T — Credo; era un individuo che era stato altre volte ad Asti e che, quando fai arrestato, disse chiamarsi Carretto. Io non lo conoscevo. — Che cosa faceste? — SI parlò del più e del meno e l'individuo di Torino domandò se si poteva « fare qualcosa ». Rispondemmo di no, date le condizioni della organizzazione In Asti e per Umore di « guai «eri». Dopo la riunione io e Acquaviva uscimmo. Rimasero il Gallo, il Saracco ed il Carretto. Giudice Tringali: — Dunque il Carretto vi era. — Si vi era quello che chiamano Carretto. Il P. M. fa inserire a verbale le dichiarazioni dell'imputato, il quale ammette altresì di essere stato in relazione diretta con 11 Direttorio ooTr>unl>=ta di Torino e d! avero distribuito manifestini sovversivi nello stabilinwnio Way Assauto e altri e di averne consegnato all'Imputato Alciati. Nega pprò di essere stato mai capo della cellula comunista di Asti e corrispondente delYVnìtà, ciò che contrasta con le affermazioni da lui fatte nei precedenti interrogatori. — E l'Acquaviva — domanda 11 P. M. — che parte aveva nella organizzazione T — Non mi risulta che egli facesse propaganda. Nella riunione in casa Gallo non parlò affatto. — Ma come sapevate ch'egli pra un comunista o almeno un simpatizzante? — Lo avevo visto piti volte comprare l'Unità. Dopo alcune contestazioni dei difensori, l'udienza alle 12,30 è tolta e rimandata al pomeriggio. vcsctcddpmdmspsibsassècrldpqadmpnreEoeazAdrpsiTssdinstsptaEpdcrrdsnvpasivfmmnlIl Gallo nega Nell'udienza pomeridiana viene Interrogato il terzo imputato, Alberto Gillo, in casa del quale, secondo l'accusa, si tennero le riunioni dei comunisti astigiani. L'imputato è negativo: o; ^"J?8. ». Saracco era stato da lui er! ;"=a"cai'° !!na nuova ser" ne l^?.™ w° ;I-VZ'01™ rti ,,na ™H-aA e ei-i1"16510 smepbe il motivo per cui il Sala; racco si trovava 1n casa sua. La sera *oi dell 8 novembre si vide arrivare a ca • Isa, a sua insaputa, il comune, l'Acqua- a o e i i , n n i e e n o e i e o e. e ui a lbo rn rao. ra nrnoo zai iarno imota iio erò la elrnM. ase ln ? aniviva ed un tale di Torino che egli non conosceva. — Ma il comune —"contesta il presidente — ha detto che si riunivano in casa vostra una volta al mese... — E' falso — risponde l'imputato. — In quotila sera di che cosa si pariò tra i coti venuti in casa vostra? — Non so. Sentii il rag. Acquaviva che diceva di non valersi occupare dalla cosa, perchè contraria alla legge, — Ma di quale cosa? — Non saprei dire. Forse si trattava di propaganda. L'imputato nega di aver mal fatto propaganda e di avere distribuito del manifestini sovversivi, pur ammettendo di avere simpatizzato per il comunismo. Siccome queste affermazioni contrastano <-on le ammissioni fatte dall'imputato nel corso dell'istruttoria, il Pre sidente gin contesta la circostanza, ma il Gallo si limita a rispondere che il brigadiere dei carabinieri deve avere scritto a verbale cose non esatte. — Insomma, — commenta il P. M. — avvenivano delle riunioni in casa vostra, si parlava di comunismo in vostra presenza, e voi non sapete niente. L'imputato si stringe nelle spalle ed è licenzialo. Lo segue sulla pedana Secondo Saracco, che fu presente alla riunione dell'8 novembre in casa Gallo. Dice che senti quella sera 1 individuo venuto da Torino, che insisteva perchè si Tacesse qualcosa, ma non sa a quale cosa egli alludesse. Ammette di avere ricevuto dal Comune, ed avere distribuito ad altri, dei manifestini comunisti e di avere raccolto dei denari per la sottoscrizione a favore dei minatori inglesi. Un solitario politico Dopo un confronto col Gallo, 11 Saracco è fatto rientrare nella gabbia e viene chiamato il Giuseppe Alclatl. Egli dichiara che da tre anni non si occupava più di politica e dice di non essere più tesserato comunista, pure avendo mantenuto relazioni di amicizia con i suoi antichi compagni di fede. Aggiunge di avere ricevuti manifestini dal Comune, ma di averli bruciati. Dopo PAlciatl viene Interrogato il rag. Mario Acquaviva. Anch'egli veste r'.imessamente, come gli altri, e non porta colletto. — Perchè — gli domanda il Presidente — la sera dell'8 novembre vi siete trovato in casa Gallo, avete partecipato ala riunione e siete poi uscito in compagnia del famoso individuo di Torino ? — Non sono comunista — egli risponde, — ha professato idee comuniste, ma non ho mai fatto nè propaganda, nè azione di carattere politico. Più volte il Comune, che sapeva le mie idee, mi sollecitò a dare la mia adesione al partito e a svolgere una attività per esso; ma ogni volta ho risposto che non intendevo dare al partito alcuna partecipazione attiva La sera dell'8 novembre andai, senza sapere chi vi fosse, in casa Gallo/ Vi trovai, oltre al Comune, al Saracco e al Gallo, uno sconosciuto di TorinoEscludo però che si tratti del Carretto, perchè pur non conoscendo l'inviato del partito da Torino, ricordo i suoi connotati che non sono quelli del Carretto. Interpellato dall'individuo di Torino dissi che era mutile parlare più di organizzazione comunista e che la situazione in Italia peggiorava di giorno in giorno, mentre il Governo aveva preso provvedimenti tali che non consentivano più alcuna attività in proposito. Uscendo da casa Gallo, si accompagnò con me l'individuo sconosciuto che, fatto un tratto di strada insieme, si allontanò. Il Presidente e il P. M. fanno rilevare la contraddizione tra le sue affermazioni e le dichiarazioni del Comune che invece lo ha qualificato come facente parte della cellula comunista di Asti e come persona alla quale i compagni ricorrevano per consigli. Il rag. Acquaviva insiste nel dichiararsi politicamente un solitario, che non volle mai saperne di attività di partito. Dopo il rag. Acquaviva è interrogato Pietro Voglino che nega di essere stato comunista, ammettendo solo di avere sottoscritto per i minatori inglesi. Ugualmente negativo è l'altro imputato, Giuseppe Cavatore, il quale dichiara di non sapersi rendere conto del perchè il Comune lo abbia indicato come facente parte della cellula comunista. Viene interrogato al riguardo il Comune, il quale nega di avere mai indicato 11 Cavatore. — Ma se è sancito In un verbale — gli fa rilevare 41 Presidente. — Non so — egli risponde — che cosa abbia scritto il brigadiere; so solo che non ho mai denunciato il Cavatore. Dichiarazioni analoghe rende l'ultimo Imputato, Alessandro Chiesa, anch'egli denunciato dal Comune come facente parte dell' organizzazione comunista. Ma su tutte le circostanze che gli vengono contestate, l'Imputato mantiene la più assoluta negativa. Si iniziano quindi le deposizioni dei testimoni. niluio: ui r" e ara aa- La deposizione di due minti n milite ferroviario Giuseppe Brunetti depone sulla circostanza per la quale, d'attenzione dei militi è stata attratta sulla casa del Gallo. — La sera dell'8 novembre — egli dice — io e un altro milite vedemmo uscire dalla casa del Gallo il rag. Acquaviva e il Carretto, segretario della Camera del lavoro di Torino. — Come sapete — domanda 11 Presidente — che il compagno dell'Acquaviva era il Carretto? — Il suo nome d'ho saputo dopo. — E potreste riconoscerlo? — Certamente. Fatto avvicinare alla gabbia il teste Indica il Carretto e aggiunge che quella sera egli indossava un abito di « gabardine ». — L'Acquaviva e il Carretto — continua — parlavano amichevolmente e poi si divisero. Poco dopo-uscirono da casa Gallo anebe il Comune e il Saracco. .1 due, accortisi di essere statnotati, si dettero alla tuga. Intensificammo allora la vigilanza. Il 13 novembre vedemmo nuovamente; in piazza dello Statuto, il Comune in compa gnia del Voglino e del Chiesa. Fer mainino il Comune, mentre gli altrdue si eclissavano. Appena da noi fermato 11 Comune usò un linguaggio risentito, dicendo tra l'altro che in Italia da quattro anni si stava « peggio chai tempi delia inquisizione d! Spagna •L'avv. MartoreC'li. difensore del Carretto, insiste perchè il teste si pronun e! ancora sul riconoscimento di quell'Individuo che la seva dell'8 novembrlKfi fu viste in compagnia dell'Acquaviva : e il milite Brunetti conferma chl'Individuo in parola non era altri ch11 Carretto, di cui dice di ricordaresattamente anche 11 colore della capigliatura e la foggia del vestire. L'altro milite, Vittorio Ucngo, depone sulla stessa circostanza. Anch'eglifatto avvicinare alla gabbia, riconoscsenza esitazione il Carretto, come l'individuo die la sera dell'8 novembre era in compagnia dell'Acquaviva. Dopo alcune contestazioni il teste è licenzialo e viene interrogato il capomanipolo Lorenzo Bodriiti. che diresslo specillo servizio di vigilanza eccitato dalla Milizia Intorno alla-caSa del Gallo e- procedette al « fermo » deComune in piazza Statuto, il 13 novembre. La sua deposizione verte quindi su circostanze già note. Alle 18,20 l'udienza 6 tolta. Domansi avrà la requisitoria dell'Avvocato Militare e le arringhe dei difensori, e quasi certamente, a tarda ora, la sentenza. vztsaupcma4scnd