Hindenburg bifronte

Hindenburg bifronte Hindenburg bifronte Berlino, 20, notte. Nell'approssimarsi della celebrazione dell'80.0 compleanno di Hindenburg, si rinfocolano nella stampa e fra i partiti tedeschi le lotte di parte a base di conflitti sulle bandiere e simili. L'episodio di Tannenberg ha nel frattempo grandemente contribuito ad accendere gli animi da una parte e dall'altra, e mentre i partiti tedesco-nazionali levano nei loro giornali inni di trionfo sostenendo di aver tutto dalla loro parte l'animo del Presidente del Reich — nella questione almeno della colpa della guerra —, i partiti democratici di sinistra protestano contro questo tentativo di assedio e di accaparramento morale della più alta autorità dello Stato. Due giornali oggi levano però autorevolmente la voce contro questa competizione di parte, tanto più deplorevole in quanto sembra avere per posta la persona del Capo dolio Stato, che dovrebbe essere lasciata al di fuori e al disopra delle lotte. La Deutsche Allgemeine Zeitung nazionale dell'ala destra del Volkspartei, interviene oggi nel conflitto delle bandiere e lo fa con estrema prudenza, cori tanta prudenza che finisce co] guastare la bontà della Bua stessa opinione. t In un punto — dice il giornale — si dovrebbe essere d'accordo, e cioè che il 2 ottobre dovrebbero tacere le lotte intorno alle bandiere. Ognuno do vrebbe avere 11 diritto di esporre quel là delle bandiere che più risponde al suo sentimento. Ma però ognuno deve anche sentire il dovere di rispettare la bandiera che inalbera il vicino. Almeno in quel giorno, ognuno deve sentirsi liberato dall'immagine che da anni rispecchia il dissenso interno del popolo tedesco. Indisturbate, le due bandiere dovrebbero sventolare l'una accanto all'altra, e mostrare che il popolo ricambia al Presidente la fedeltà e l'affetto che egli in guerra e in pace gli ha tante volte dimostrato • Su questa via, il giornale propone un vero e proprio armistizio; e cioè che, per un accordo generale, l'amara discussione sulla bandiera Tenga sospesa per un periodo di 8 giorni prima e 8 giorni dopo il 2 ottobre, data della festa del Presidente. L'organo 'del Centro, la Germania, pubblica invece un articolo in cui — con assai più equilibrio e molto meno equilibrismo — dice cose molto chiare intorno alla lotta, e coraggiosamente tocca il fondo della questione, non nascondendo le sue giustificatissime preoccupazioni: « Per il nostro Presidente non sarà un piacere osservare che i preparativi per la sua festa non vengono fatti nel segno della concordia, ma al contrario in quello di un inasprimento dei contrasti politici. I tedesco-nazionali, gli Elmi d'acciaio e certi elementi estremi dei populisti vogliono fare, della giornata del Presidente, una festa di parte nero-bianco-rossa. Anche 1- repubblicani vorrebbero festeggiare la ricorrenza di pieno accordo, ma quando 1 tedesco-nazionali mostrano di volere accaparrare e di sequestrar? per se là persona del Presidente, il carattere generale nazionale della testa ne rimane compromesso». Il giornale, solennemente ed Su'-orevolmente, conclude: « n fatto che 11. Centro e 1 tedesconazionali siedano allo 6tesso Governo non può impedirci dal rilevare lo stato dei fatti. Il concetto che noi abbia mo del nostro dovere di fronte allo Stato e anche di frónte al nostro stesso partito ci costringe a dire il vero sulla presente vicenda e sul suo senso reale. La lotta attorno al simbolo e al colori della bandiera non avrebbe raggiunta una tale intensità, se non nascondesse due concezioni dello Stato di natura opposta. Questa è purtroppo la verità. Non si può dubitare che nel cuore dei bianco-rosso-neri, si nasconda il desiderio di distruggere tutto il nuovo ordine di cose. Ora, è certo che nessun pericolo Imminente minaccia la Repubblica, ma vi è il pericolo che essa venga minata e lentamente vuotata del suo contenuto •. Alla Germania fa eco la Vossische Zeitung, la quale denuncia il tentativo di accaparramento della persona del Presidente da parte del partito dei tedesco-nazionali e ne segnala i pericoli interni ed esteri. In tmpnraclpSmdlnTfarspims[i a a o e a — è e l e e e a à e , a 8 2 i o a e à i l o a o o o e n o e o o o e e l tanto, malgrado questi appelli e malgrado un ordine del Governo prussiano e dei magistrati di Berlino per la esposizione della bandiera repubblicana nero-rosso-gialla, trli albergatori della capitale hanno deciso di esporre senz'altro tutte e due le bandiere. Armistizio dunque, non pace. G. P. Scarsa eco francese Parigi, 21), notte. La misura del graduale rilassamento della resistenza francese alla demolizione del Trattato di Versailles è data dalla scarsissima reazione prodotta a Parigi dal discorso di Tannenberg. Se si eccettuano pochi fogli di destra, la stampa — troppo accaparrata peraltro dai suoi ditirambi di occasione alla Legione americana — non trova più in sè la forza e la voglia di scattare. Lo stesso discorso di Poincaré al banchetto dell'albergo d'Orsay è passato tra l'indifferenza dei più. L'impiego che si sarebbe potuto farne quale contravveleno al discorso di Hindenburg, non è stato fatto. Oggi, solo YAvenir, di Emilio Bure, si chiede: « Hindenburg ha proclamato che il suo Governo era completamente solidale col Governo del Kaiser, che il Trattato di Versailles, viziato nella sua stessa base, doveva essere annullato. E' oggi questa la tesi dei firmatari del Patto di Locamo? Dopo il discorso di Poincaré al banchetto dell'American Legion esitiamo a crederlo, quantunque gli atti di quest'ultimo si accordino spesso assai male con le sue parole >. Timidi accenti, attraverso i quali traspare la scemata convinzione della possibilità di opporsi al fatale andare delle cose. Bailby, sull'« Intransigeant », si sforza ancora di gettare l'allarme scrivendo: «La più alta autorità morale e politica della Germania repubblicana riprende il tema della Germania imperiale e dichiara: t Non l'ho voluto ». Potrebbe essere indifferente che una tale menzogna rivolti o no sentimentalmente la coscienza del popolo francese. Ma è la nostra sicurezza e la pace che sono in giuoco. Vi è, nell'atto compiuto ieri da Hindenburg, il primo gesto di una campagna ufficialmente scatenata e che, qualora gli Alleati non si concertino per fermarla, ci condurrà lontano ». In quanto alla stampa di autorità europea, il tono è ancora più perplesso. Sui « Débats », Bernus, alludendo a Briand, nota: « Se è cosi che il Governo tedesco interpreta la politica di Locamo, si crede forse che lavori per il consolidamento della pace? Noi rivolgiamo la domanda a coloro i quali si immaginano che i fatti possano sopprimersi col non tenerne conto, e che sembrano credere alla onnipotente virtù delle parole *. Ma la frecciata cade nel vuoto per poco che si rifletta che Briand e Stresemann hanno fatto colazione insieme proprio stamattina nella massima intimità, e che Hindenburg a Tannenberg non fa in sostanza se non trarre '. corollari dalle premesse derivarci dalla sempre più fiduciosa collaborazione dei due ministri degli Esteri, collaborazione che sarebbe inconcepibile senza una proporziona*a retrocessione francese dalle posizioni del Trattato di .Versailles. Il « Temps », che in passato avrebbe scagliato sul Maresciallo loquace colonne e colonne di invettive, se la cava stavolta con un commentino di cinquanta righe, limitandosi a deplorare: «gli inconvenienti politici che comporta il fatto di avere affidata la Presidenza della Repubblica tedesca all'ex-capo di guerra della Germania imperiale, il quale, checché si dica o si faccia, ebbe una larga parte di responsabilità [nel modo con cui questa guerra venirne condotta da parte della Germania ». Evidentemente, i rapporti franco-tedeschi hanno subito, dal 1924 in qua, una di quelle rivoluzioni che disfano tacitamente la sostanza dei trattati, e che sotto la immobile corteccia dello «statu quo » preparano le grandi sorprese della storia. C. P.

Persone citate: Briand, Emilio Bure, Kaiser, Poincaré