Molmenti e la «sua»Venezia

Molmenti e la «sua»Venezia Molmenti e la «sua»Venezia Infinità sono i modi d'amare una donna. Dm© i modi d'amare Venezia, la più femminea di tutte le città: —2uella die 6i lascia con un sospiro t languore, con una struggente voglia di lagrime in cui a rinnova lo strazio dei primi addii di giovinezza; quella che ancora t'avvince d'un tenero trepido abbraccio, e ti chiana, ti chiama e ti saluta mentre il treno gjià fugge lungo la stretta lingua di terra gettata fra le -acque e tu eoo tutta l'anima ti protendi verso la tcara immagine non più tua. Due modi. E l'uno è di abbandonarsi a l'incantatrice, di ricevere soltanto quel che si dona, di nulla chieder? ma unicamente naufragare in lflpirito nella sconfinata dolcezza della dedizione che rende ciò che è già nostro, che — come quando la donna da povera mèta di sensi si tramuta in ideale — da Boia appaga perchè vano sarebbe chiedere al vero d'essere più bello e prodigo del sogno. Così amano gli inattivi, i sentimentali, i sognatori, i poeti. E allora la città non è più luogo reale, ma visione; allora la chiesa, il palazzo, la piazza, il monumento, la via, e il cielo e la laguna, e la stessa diTina luce che fu rag-ione di tanto miracolo pittorico, cessano di esistere come sensazioni singole e si fan suoni indistinti di un'armonia unica, pàlpiti di un unico fascino che ha nome Venezia. L'altro è il modo dei forti, degli attivi, di coloro i quali, non paghi dell'estasi, vogliono rendersi conto del perchè del loro sentire. Così il Goethe, per sua confessione « nemico mortale delle parole vuote ». Egli è l'uomo capace di partire da Venezia senza intenerirsi: il suo genio troppo armonicamente classico glielo vieta: « Lascio Venezia di lieto animo: per rimanervi ancora con frutto dovrei fare altri passi che non sono nel mio programma. Del resto tutti se ne vanno ormai per le loro ville e i loro possedimenti in terra ferma. In questo frattempo 'ho fatto buon bottino; porto per viatico il prezioso, mirabile, unico quadro di questa città ». Amore pratico, amore tranquillo che si sorveglia e non rinunziaJ[uindi neppure alle garbate ironie c questa meravigliosa città di isole, questa repubblica di castori >); che studia, investiga, assapora, e fa bottino di cultura e di impressioni da annotar poi diligentemente. Ma fra gli innumerevoli amanti di questa città-donna, uno ci è sopra tutti caro: perchè ora ispirato descrittore di bellezza, ora severo storico, ora indagatore e ricercatore infaticato ; perchè la sua già lunga vita di studioso altro non fu e non è se non un continuo omaggio, una passione paziente e fruttuosa rivolta alla terra, all'arte, al pensiero, all'azione, ella vita insomma del popolo veneciano — vita rievocata e ricostruita dal documento come dal quadro, dalla pietra scolpita come dal gioiello, dalla statua come dal cielo òhe all'albeggiare l'avvolge di eloquenti fremiti e al tramonto l'indora, dal rudere archeologico come dall'acqua stessa della laguna infine, contro l'insidia della quale ei gettò un giorno un grido d'allarme —; perchè nostro, infine, perchè italiano: Pompeo Molmenti. Scriveva egli di recente: c Ognuno osservò e descrisse secondo l'indole sua, così che non pochi smarrirono il senso della realtà nel ritrarre l'immagine di Venezia, così singolare da sfidar quasi le audacie della fantasia. Quadri, poesie, drammi, romanzi storici, storie romanzesche hanno rappresentato al mondo ■una Venezia convenzionale, più atta a stupefare, che conforme al vero. Di contro alla abbondante dovizia letteraria dei poeti, dei romanzieri, dei sognatori, scarsa è invece la letteratura che faccia conoscere la città nel suo aspetto, nella sua storia, nella sua arte, senza esagerazioni fantastiche e sentimentali ». E così scrivendo certo il Molmenti ricordava d'esser fieramente insorto quattro anni fa non soltanto contro i profanatori dell'arte della sua città ma anche contro i calunniatori della storia di questa, a proposito di alcune films messe in giro per il mondo a risuscitare — per atterrire o commuovere il pubblico degli spettacoli da arena e delle rappresentazioni cinematografiche — quella « Venezia convenzionale e tenebrosa, la Venezia degli omicidi, delle spie, dei bravi, dei sicari, dei carnefici che pareva scomparsa grane all'indagine della critica severa ed imparziale ». Ma lamentando la scarsità della letteratura divulgativa della storia della Serenissima, egli taceva della sua propria prodigiosa attività di scrittore e di cittadino che, non pago d'aver dato a Venezia ciria trenta volumi e centinaia di articoli e di saggi, è tuttora il sacerdote riconosciuto del culto che l'Italia e il mondo devono alla.città unica, pronto sempre ad aiutare e incoraggiare chiunque — artista o studioso — accenni a dividere il suo sconfinato amore, primo sompre ad entrare nella mischia quando un pericolo minacci l'integrità di un tesoro che i secoli ci hanno trasmesso, e che pure di continuo è insidiato ora in nome del così detto progresso, ora in nome di estetiche novelle. Storia contro poesia, realtà contro sentimento, ha invocato e posto il Molmenti. Sta bene. Ma tutta l'opera sua di studio e di pensiero — come già quella pratica di un Giorgio Franchetti -r è opera di poesia. Poesia della ricerca assidua, instancabile,» paziente; poesia della fatica lenta che a poco a poco, pietra per pietra, costumanza per costumanza, da un doge a un mercante, da un politico a.un artigiano, da un orafo a un ambasciatore, da un artista a un guerriero, scop-re, documenta, ricrea vite ed edifici, sfata leggende per fare rifulgere verità anche più leggendarie, porta pei mari i leoni della Repubblica, ci ridona infine completa la visione della storia d'uno dei più gloriosi popoli che mai abbiano abitato questa terra nostra. Si può essere lirici fissando nell'ora dell'ispirazione unica il canto che sarà ripetuto finche traccia di bellezza resterà nel mondo; ma lirici si è anche innalzando in mezzo secolo di formidabile lavoro culturale, dalle fondamenta oscure all'ultima cuspide risplendente, il monumento storico e critico che restituisce a una città e a una gente la luce della loro realtà. Alcunché dell'anima di Giacomo Boni è nell'anima di Pompeo Molmenti; e il monumento ch'egli ha edificato si chiama La Storia di Venezia nella vita privata. i Se mi darà retta, acquisterà fama », scriveva profetando, nel 1867, Francesco Domenico Guerrazzi al giovanissimo veneziano che iniziava la sua carriera su di un giornaletto letterario. 1867-1927 : sessant'anni. E chi sa che cosa possano voler dire sessant'anni di continuo studio, di indagine, di lavoro di pensiero e di penna per approfondire sempre più un argomento che nel suo àmbito abbraccia tutte le attività dello spirito e della pratica, è preso da una leggera vertigine a leggere codesto numero. Sorridano pure coloro i quali considerano la cultura e il metodo una semplice lunga pazienza da lasciarsi a chi è privo della solita scintilla del genio. Noi ammiriamo: affettuosamente. E ci è caro notare come questa Storia della Serenissima, dalle origini alla caduta della repubblica sèguiti la sua marcia lenta ma sicura pel mondo e — accolta da ogni nazione civile come un libro che oltrepassa i limiti di una storia municipale italiana per innestarsi in quella della civiltà europea — sia giunta proprio ora — nella stupenda edizione illustrata in tre grandi volumi dell'Istituto Italiano d'Arti Grafiche — alla sua settima irstampa. Lungo cammino dal giorno in cui l'opera, ancora manoscritta, meritava nel 1879 il premio Querini-Stampalia del Regio Istituto Veneto di Scienze e Lettere, e pubblicata l'anno seguente per tipi torinesi otteneva immediatamente un successo editoriale allora straordinario in Italia per un libro di cultura. E da allora, pur tra le altre occupazioni cui lo inducevano le sue varie curiosità di studioso, pur tra le cure politiche — più tardi — e le pubbliche cariche, di continuo ritornava il Molmenti alla fatica prediletta, e accresceva, svolgeva, rifiutava, modificava, fino a triplicare, nel 1905, la mole primitiva. E le sue ricerche 6ugli artisti veneti gli aprivano visioni nuove, non d'arte soltanto, ma di costume, di religione, di politica, di economia, di finanza, di vita familiare e cittadina. E Carpaccio gli parlava degli esercizi guerreschi, delle feste civili, degli usi di navigazione; Giambellino e Vivarini lo condncevano nell'intimità della casa veneta; Gentile Bellini e Paris Bordon gli descrivevano riti e oelebrazioni; Giacomo Franco lo ammaestrava intorno alle caccie sulla laguna; le miniature delle e mariegole » delle varie Scuole e Confraternite gli spiegavano le consuetudini delle consorterie delle arti; sì che Arduino Colasanti poteva poi dare di Pompeo Molmenti questo acutissimo, esatto giudizio : t Nessuno meglio di lui ha compreso che l'idea di Venezia, assai più che nell'aspetto esterno di quel-più l'architettura della quale fanno par te in eguale misura l'acqua e la luce, di quei marmi rari i quali, sottovia carezza del sole composero le loro tinte nella più ricca armonia, di quei palazzi in cui al mirabile lavoro dell'uomo sembra aver presieduto il genio eterno della natura, si manifesta nelle visioni dei pittori veneziani ». MARZIANO BERNARDI.