Chamberlain, l'Impero e l'Europa nei commenti dei fogli inglesi

Chamberlain, l'Impero e l'Europa nei commenti dei fogli inglesi Chamberlain, l'Impero e l'Europanei commenti dei fogli inglesi Londra, 12, notte. Per semplificare lo spoglio del com menti ni discorso ili Chamberlain ed all'intero garbuglio ginevrino, è meglio premettere clic il grande pubblico effettivamente se ne disinteressa. Gli inglesi in generale sono tutt'altro che ostili alla .Società delle .N'azioni e 6ono pronti a qualche sacrificio por essa, ma non vogliono consegnane la sorte del paese e dell'impero a qualsiasi chiesuola, di piccoli o di grossi Stati che all'appiglio ginevrino tenti di agganciare la velleità di fare cavare da mani altrui le proprie castagne dal fuoco. Lord Cecìì Un ministro degli Esteri inglese che potesse venire accusato di adattarsi a cavare dal fuoco tutte le castagne degli altri, susciterebbe subito quassù un clamoroso interessamento alle cose della Lega, ma l'interessamento sarebbe aleniamo disastroso per la Lega. MacDonald, quando in qualità di Premier teneva pure l'interinato degli fisteri, si mostrò incline ad una certa attività di fronte a tutte le castagne altrui. Allora il pubblico si interessò vivamente della Società delle Nazioni e MacDonald cadde tre mesi dopo. Invece, l'attitudine assunta — o meglio confermata — sabato scorso da Chamberlaln che, su per giù, aveva già espresso i medesimi concetti sino a tre anni addietro, ha il inerito di lasciare tranquilla la semi-Indifferenza di questo pubblico e i evitare in tal modo un subbuglio dannoso a Ginevra. Qualcuno potrebbe negare che la gente di Inghilterra si interessi poco o niente dei dibattiti ginevrini. La riprova inoppugnabile è offerta da un fervido crociato leghista, della statura di lord Cecil. Egli ripeteva ultimamente che bisogna svegliare la pubblica opinione e si incaricava di provvedere al risveglio dimettendosi dal Gabinetto ed andando in vacanza per un paio di mesi, dopo i quali salirà in bigoncia. Egli è buon testimone che, nei riguardi ginevrini, quest'opinione pubblica dorme. Sarebbe lecito aggiungere, in previsione della futura crociata ceciliana, che non è mai prudente svegliare il can che dorme. Ma questa potrà essere cronaca di domani. Per intanto, i commenti di oggi al discorso Chamberlain sono caratterizzati da una distinzione comune tra la forma e la sostanza. La prima concerne il morto con cui Chamberlain ha creduto necessario esprimersi; la seconda si riferisce all'opportunità di riesumare il defunto protocollo con tutto quello che esso implica. Orbene, sulla sostanza l'accordo £ unanimemente generale. La sola eccezione è rappresentata da MacDonald, in veste puramente personale. Egli sembra avere già dimenticato il 1924 e 6erba fedeltà al protocollo che allora propugnò coll'esito che sapete. Ma lo stesso quotidiano labourisla, pubblicando alcune dichiarazioni protocollo-file delVex-Premi.cr, si guarda bene dall'accendere noi suo editoriale nuovi moccoli all'infelice documento. Quanto alla stampa ministeriale, la sua avversione al protocollo è di vecchia data e quindi non rimane che la stampa liberale. 1 liberali Neanche questa, ad onta dellm sua naturale voglia di mordere Chamberlain ed il Governo, riesce a digerire il tentativo di riesumare il protocollo. L'antilloydgeorgiana Westminter Gazette confessa che nell'opporre resistenza allo sconsigliato e piuttosto incoerente progetto per risuscitar» il famoso protocollo, Chamberlain si comportò alla stregua del buon 6enso ri chiesto dalla reallà della situazione attuale. Tra l'altro, il protocollo tenderebbe a rendere stereotipe le fron fiere segnate dal Trattato di Versailles, frontiere che al contrario dovreb beTO essere lasciate aperte all'eventuale revisione a mano a mano che cresce ranno le forze del mutuo buon volere e delle necessità economiche. Il Uoydgeorgiano Daily Chronicle, a sua volta proclama che Chamberlain ha fatto bene a difendere la sua opposizione al protocollo. Un terzo organo del liberalismo, l'antlministeriale Daily News, osserva: ■ Le conclusioni più intransigenti del discoreo di Ctlamberlain sono condivise senza dubbio dalla maggioranza dei cittadini dell'Impero britannico. E' abbondantemente chiaro che l'opinione pubblica in Inghilterra e nei dominion* sta ora fermamente schierata contro l'accettazione dei gravi impegni che il protocollo imporrebbe al Governo inglese ». Essendo quindi incontestabile che del protocollo non vogliono saperne nemmeno i liberali, l'accordo sulla sostanza del discorso in discussione risulta unanime. Le divergenze sorgono sulla forma peculiare usata da Chamberlain. Gli organi dell'opposizione si aggrappano a questa, ed assolvono in tal guisa al loro naturale obbligo di opporsi al Ministero. I fogli liberali, per una volta tanto, usano argomenti analoghi a quelli del foglio laburista. Chamberlain ha parlato troppo forte. Il suo linguaggio è stato scelto male ed è provocante, dic-biiara il Daily News. Egli ha mancato di introdurre un ampio respiro nel dibattito, giudica la Westminster Gazette. La sua apologia all'attitudine inglese n stata meno abile di quanto si potesse desiderare, lamenta 11 Vailv Chronicle. In altri termini ltCadvscvtcddpntmb i l i i e a n a i n , è e a o a a a re . e e e a o e , o e e e n , o a i o a i a i mo oli o tle ni la stampa liberale — in linea coi metodi del suo partito — desiderava che Chamberlain pronunziasse un discorso alla Lloyd George, ossia che tentasse di mascherare con destre frasi l'irrevocabile ripudio del protocollo. La risposta è ovvia. Neanche Llovd George con tutta la sua destrezza dialettica, avrebbe saputo abbindolare un'altra volta un uditorio in punta di nervi e con castagne nel fuoco come buona parte dell'Assemblea ginevrina. L'epoca delle danze sulle uova in politica estera è, per il momento, finita. Gli spettatori, negli ultimi anni, hanno mangiato la foglia. Gli organi ministeriali naturalmente approvano a piene mani anche la forma del discorso, quantunque il Ti mes non si pronunzi ancora. « Il su premo merito delle parole di Cham berlain — scrive il Daily Telegraph — è che esse chiariscono in termini schietti e definitivi che il Governo inglese, per prevenire la guerra, non intende aggiungere nuove obbligazio ni a quelle che ha già assunto. Il di scorso non può a meno di servire a purificare l'aria, benché la sua fran chezza possa tornare poco gradita a quelli che, a Ginevra ed altrove, non sono sinora riusciti a guardare in faccia la realtà della quale noi ci troviamo costretti a tener conto ». I.a ■Marnino Post, va più in là: « Il piano contro cui chamberlain tiene fermo è una caratteristica di Ginevra. E' un piano per dare luogo alla pace uni versale mediante l'impegno ài fare la guerra universale. Il nostro ministro degli Esteri non poteva rispondere che con un rifiuto, pd e manifesto che in tale attitudine egli viene a trovarsi praticamente solo nell'Assemblea. Ma Chamberlain può consolarsi: meglio trovarsi solo a Ginevra, che in mezzo ai suoi connazionali •. L'isolazionismo La Morning Post mette in maggiore risalto dei suoi confratelli il fattore dell'attitudine dei Dominions. E' possibile contare ad esemplo che il Canada o l'Australia ai impegnino a fare il gen darme all'Europa orientale? 11 concetto precipuo peraltro è che nel fare la guerra e nel concludere la pace la nazione non deve mai spogliarsi della sua suprema giurisdizione. Essa soltanto deve giudicare e decidere in qua le modo la sua sicurezza ed i suoi in teressi le impongano di comportarsi Nessun statista è autorizzato ad impegnare la vita e gli averi dei cittadini a sostegno di alcuna causa che non sia l'ingles" E' perfettamente concepibile che la libertà dell'Olanda e della Polonia possa diventare una causa inglese, soggiunge la. Morninn Pesi. Ma sono questioni da esaminare caso per caso, o quando sorgano in modo concreto. Ogni impegno aprioristico ari interve nire contro la eventualità di aggressioni, senza riguardo per la sicurezza e per gli interessi propri, sarebbe peggio che folle. Non è la prima volta — secondo il giornale — che la Società delle Nazioni si ò manifestata praticamente unita in unacausa pregiudizievole per l'Inghilterra. Ciò avviene perché l'Inghilterra è un'isola e una Po tenza navale, che sta alla periferia del circolo della Lega. Una Potenza continentale che. come la Germania, sta nel centro dell'Europa, è sèmpre capace di mobiHtaTe — se vuole — la maggioranza dei membri della Lega contro l'Inghilterra. Questo è uno dei pericoli — avverte la Morning Post ossia il pericolo dell'isolamento,' e il giornale si rallegra che perfino Chamberlain. rostantemente entusiasta per la Società delle Nazioni, alfine veda questo rischio. Non è però un grande rischio, ad avviso del Daily Express. Questo popolarissimo foglio è sempre stato iso lazionista impenitente. Esso pure si fe licita con Chamberlain, tanto per la forma, quanto per la sostanza delle sue dichiarazioni. L'Inghilterra è già impegnata anche troppo sul continente. I suoi pensieri precipui dovevano e debbono invece rivolgersi all'Impero, L'Europa è una palude in cui si affonda. l'Impero è un campo di azione sodo e sicuro. Occupiamoci dell'Impero e di niente altro. Sino a questo esplicito esclusivismo la Morninn Post non arriva. Essa ha forse in mente intese ri vecchio tipo con Potenze continentali E' più probabile che la tesi del Daily Express vinca la partita, che non quella tacitamente nutrita dalla Morning Post se si giungesse ad una revisione radicale della politica estera inglese sugli eventuali rottami della Lega. Tuttavia accade non di rado per ]e istituzion internazionali quello che accade spesso tra gli uomini: più la vita è minac ciata e più a lungo essi vivono. L'episodio dell'adesione tedesca alla conclusione opzionale dell'Alta Corte dell'Aia viene complimentata senza e sagerazione. Lo stesso radicale Man Chester Guardian è costretto a constatare che il carattere giuridico delle contese deferibili all'Aia le spoglia di ogni capacità di generare guerre. Ad ogni modo, l'organo suddetto, insieme con altri confratelli liberali, gradirebbe che anche l'Inghilterra aderisse a questa clausola. Ma siccome ci£> potrebbe riar luogo a grane legali fra la madre patria e i dominions, prevale il criterio pratico che l'adesione non necessaria. M. P, sg