La resurrezione del "protocollo di Ginevra"

La resurrezione del "protocollo di Ginevra" La resurrezione del "protocollo di Ginevra" tentata airftssemmea dall'Olanda e dalla Polonia Una mossa degli Stati minori che sommuove le quiete acque della sessione della Lega1 GINEVRA, 6, notte Le passate Assemblee della Società delle Nazioni sono state contraddistinte ed animate ciascuna dalla discussione di un argomento centrale di grande portata politica, o da una deliberazione di speciale rilievo e coinvolgente vaste conseguenze, o da un avvenimento: l'ultima, per esempio, quella dell'anno passato, per non volerci rifare più lontano, dall'entrata della Germania nella Società. Ma questa, di questo anno, non si capiva bene finora su quale argomento, in mancanza di avvenimenti, si sarebbe imperniata E sino a ieri pareva un po' come un pranzo cui mancasse il piatto forte. Da ieri, il piatto forte sarebbe stato trovato, e si annunzierebbe nel progetto del patto di non aggressione che la Polonia porterebbe innanzi all'Assemblea. Oggi nei corridoi della Società e nei circoli diplomatici raccolti in questi giorni a Ginevra, non si parla d'altro. Bisogna dunque che vediamo, un po' più particolareggiatamente che non abbiamo credulo fare finora, di che si tratta. Spiegazioni polacche La prima notizia di questo prò getto polacco fu data giorni sono — precisamente, mi pare, il giorno seguente all'apertura del Consiglio — dall'inviato speciale a Ginevra del Petit Parisien. Quel giorno, interrogato qualcuno molto accosto alla delegazione polacca, io raccoglievo all'inarca 'queste dichiarazioni: — Non si tratta di un progetto vero e proprio. Si tratta di un'idea generica che Zaleski espose in uno degli ultimi Consigli dei ministri a Varsavia, cui partecipò, prima che un grave attacco di flebite lo costringesse al riposo assoluto: e che il Consiglio dei ministri calorosamente approvò, dando mandato allo stesso Zaleski di esporre l'idea, nella forma stessa generica con cui l'aveva presentata al Consiglio dei ministri, all'Assemblea della Società delle Nazioni, provocando via discussione in merito. — Ma, in sostanza, si tratta (Iella sicurezza delle frontiere della Polonia, che la Polonia stessa già sollevò a Locamo: o si tratta di un problema generale, di un progetto — per quanto per ora indeterminato — che si riconnetterebbe, che potrebbe costituire un sesruito del famoso «Protocollo di Ginevra», tenuto a balia nel '24 da Herriot, Hymans e Benes, con la benevola assistenza di Mac Donald e che visse la vita degli esseri nati male e fuori tempo e che Chamberlain definitivamente seppellì nel '25 con la nota dichiarazione? — Nò l'una cosa nè l'altra, ma un qualche cosa di intermedio nel senso che non riguarderebbe la sicurezza della Polonia, ma dovrebbe costituire un patto generale per cui ogni guerra verrebbe di per sè stessa considerata illegale, e perciò lo Sfato che la scatenerebbe incorrerebbe automaticamente nelle sanzioni .previste dal Patto della Società per le guerre considerate di aggressione. Il progetto però non risusciterebbe il « Protocollo di Ginevra » di miseranda memoria, in quanto, pur mirando sostanzialmente agli stessi scopi, si presenterebbe in tutt'altra forma ed eliminerebbe la questione dell'arbitralo obbligatorio. La Locamo orientale Queste le prime notizie che io ebbi da fonte polacca circa l'iniziativa stessa, alla vigilia della inaugurazione dell'Assemblea, e oggi che pare indubbio che il secondo delegato polacco all'Assemblea, Sokal, in assenza del ministro degli Esteri e primo delegato Zaleski — tuttora convalescente a Varsavia — si accinga a salire alla tribuna dell'Assemblea per illustrare, in modo generale, la proposta del suo Governo; oggi, circolano negli ambien ti societari le più svariate voci a proposito appunto di questa iniziativa polacca. E vi è persino taluno che tenderebbe a credere — o vorrebbe far credere — che l'iniziativa in realtà sarebbe partita originariamente dalla Francia, da cui sarebbe venuto a Zaleski il suggerimento primo sotto forma di una kleà vaga accennatagli in uno dei passati colloqui o a Parigi, o qui a Ginevra. Sono in grado di smentire nel modo più assoluto questa voce; e smentirla non solo in base ad autorevoli dichiarazioni ma in base a circostanze che sarebbe troppo lungo elencare, e che concorrono a provare esaurienlemerite che l'idea è ben nata.e maturato nella mente di Zaleski e che da lui solo originariamente e partita. La verità è che a Zaleski, in considerazione del problema della sicurezza della frontiera polacca e prevedendo la inattuabilità o constatando la inopportunità di una — diciamo — « Locamo dell'Europa di mezzo e Balcanica », è sorta genialmente la concezione di una garanzia di sicurezza per tutti gli Stati, garanzia promanante dal Patto stesso della Società delle Nazioni. La prima obbiezione anzi che potrebbe farsi al progetto polacco nella forma che oggi si conosce — e che accennerò appresso — è proprio questa: che in realtà si tratterebbe di qualche cosa che, almeno potenzialmente, è già contenuto nel patto stesso. Ma dà parte polacca si ribatte che non è ovvio, ma risulterebbe invece provvido, che ciò che nel patto è vagamente implicito, diventasse compiutamente esplicito, e ciò che è fondamentale, sì, ma anche indeterminato, nello spirito del patto, si riflettesse in modo inequivocabile e categorico nella lettera di una nuova convenzione internazionale, in derivazione, — come si diceva — o anche meglio in esplicazione ed in effettuazione pratica del patto. Zaleski direbbe all'Assemblea; e in rappresentanza di lui, esponendo il pensiero di lui, dirà invece — almeno per quanto mi consta — Sokal; più o meno le cose seguenti. La più pravo difficoltà che abbiamo incontrata in questi tempi nell'opera di consolidamento della pace e nella istituzione di garanzie di sicurezza, e stata costituita, dalla determinazione delle sanzioni, dalla definizione dell'aogressione e dell'aggressore e dalla creazione in genere di quell'arbitrato che renderebbe impossibile ogni aggressione o, per lo meno, varrebbe alla constatazione precisa dell'aggressione e ad individuare patentemente l'aggressore. Il Patto e la guerra illegale La settima Assemblea della Società delle Nazioni, nella sua deliberazione del 25 settembre 1926, ha avvistato le condizioni di vita internazionale che — convenientemente sviluppate — varrebbero a dissipare l'atmosfera minacciosa di diffidenza che sulla stessa vita internazionale incombe; diffidenza per parte dei singoli Stati — e particolarmente di alcuni — nella durevolezza e nel valore delle attuali garanzie di sicurezza. Lo sviluppo di queste condizioni di vita internazionale, cui la passata Assemblea volgeva speranzosa lo sguardo, si prospetterebbe come già altra volta, nella ventilata convenzione dell'arbitrato obbligatorio reso meglio efficace, consolidato da una dichiarazione generalo degli Stati, da una solenne dichiarazione di fede nell'opera di pace e di condanna di ogni aggressione e di ogni aggressore. 11 Patto della Società delle Nazioni disgraziatamente non escluda la possibilità di guerre; ammette anzi una guerra, diciamo così legale. D'altra parte, non vale ad escludere, non rende praticamente impossibile una guerra di aggressione. E' una lacuna questa del patto societario che bisogna colmare mentre per un altro lato bisogna creare un'opinione pubblica internazionale e una condizione di cose che favoriscano, in luogo di intralciarle, le opere per la istituzione di appropriate garanzie di sicurezza e di solidi assicuramenti di pace. Queste garanzie debbono essere estese ugualmente a tutti i membri della Società. Ogg. non è più il caso di patti simili a quelli di Locamo, ristretti ad una cerchia angusta. Bisogna allargare il patto e costituire la base e i mezzi per l'applicazione pratica dei principii teoricamente espressi nel patto della Società delle Nazioni. Il fatto che le nazioni non sono ancora riuscite a mettersi d'accordo nem. meno sulle modalità secondo cui po trebberò affrontare e tentare di risolvere il formidabile problema de! disarmo, non costituisce un ostacolo ad una dichiarazione pregiudiziale collettiva se esse rinunciano alla volontà degli armamenti e condannano a priori ogni e qualuno1 i guerra. Siamo ancora, come si vede, nel generico, per non dire addirittura nel nebuloso. Ma questo appunto si sostiene da parte della delegazione polacca : che non si tratta per ora di nulla di concreto, ma di una manifestazione iniziale nel senso suddetto: p che toccherebbe quindi alla Assemblea raccogliere, sviluppare, portare innanzi fino a quelle consepiien-ze efrottuali che essa crede opportune. Ma, secondo altre informazion che si raccolgono stasera a Ginevra, luAosgossldrtrcedceprbrBpL , , la proposta polacca avrebbe invece un carattere abbastanza preciso. Avrebbe già proprio — ciò che pec ora la delegazione polacca smentì' sce — la forma specifica di un progetto organico. Mi pare inutile, ad ogni modo, stare ad arzigogolare sul carattere e sulla forma con cui si presenterà questa iniziativa polacca, quando da questo lavoro induttivo non se ne trae nulla. Mi pare che il meglio sia attenersi ai fatti. E i fatti per ora sono le dichiarazioni che vi ho sopra riferito e dt cui posso garantirvi l'autorevolezza* e domani saranno le cose chj Soka/i dirà all'Assemblea Per conto mio,; considerando semplicemente le suesposte dichiarazioni ufficiose di parte polacca (che io ho cere." '. j di riprodurre il più esattamente posribile) credo di capire che la delegazione polacca intenda proporre- uis' « protocollo » — usiamo questa e* spressione — a cui potrebbero ade' rire e sottoscrivere anche gli Statj che non fanno parte della Società delle .""azioni; — e senza dubbio iJ. Governo di Varsavia pensa, a quo. sto proposito, anche alla Russia —H un protocollo i cui firmatari si lm pegnerebbero (secondo la f-rmulfl già espressa dall'americano profes» sore Shottwell) a «mettere la guerra fuori legge ». Si tratterebbe, dftl resto, della stessa formula su cui Briand aveva pensato di fondare uni patto di intesa perpetua tra la Francia e gli Stati Uniti d'Americo. Le accoglienze in seno alla Legai Riguardo all'accoglienza che l'ini* ziativa polacca incontrerà nell'Aa, semblea, non ò molto difficile avanzare previsioni. Intanto sappiamo già, in base ad una nota ufficiósa diramata in Francia dalla Raditi che « Briand si è meravigliato dj non essere stato messo al correnti; del progetto della Polonia di pr». sentarc all'Assemblea un patto ge. nerale di non aggressione, dal mo* mento che lo stesso Briand cercaria parte sua, di persuadere Stresemann che egli dovrebe offrire a Versavia, a complemento del patto di Locamo orientale, un trattato di non aggressione ». Non sappiamo ìtf impressioni della delegazione g«r« manica; ma i giornalisti tedeschi sf dividono, qualcuno dicendo che la' proposta polacca può essere presa! in considerazione e discussa, altri respingendola recisamente e dichiarandola inaccettabile per la Germania. Riservatissime, come senr.pra, rimangono la delegazione inglese e la nostra delegazione. Dove l'Iniziativa polacca troverà più vasti ed entusiastici consensi è tra gli Stati minori: da quelli della Piccola Var tesa a quelli baltici e nordici in genere, a quelli sud-americani. Un» però degli Stati baltici, sappiamo già, si leverà a protestare: la Li*> tuania, che minaccia, all'atto che 14 Polonia proponga la condanna «fi tutte indistintamente le guerre non» che di quelle di aggressione, di risuscitare dinanzi all'Assemblea, la; questione del colpo di mano pohic* co che le ritolse Vilna e della Tronto di guerra che la Polonia mantiene tettavia contro di essa, la Lituania* a salvaguardia appunto della conr testata occupazione di Vilna. La bomba olandese C.a, considerate il quadro cosi* come ho cercato di realisticamente prospettarlo. La situazione era questa sopra descritta fino alle ore 11? circa di stasera, quando, all'Assemblea societaria riunita nella sali della Reformalion, ascese la tribuna il primo delegato e ministro dagli Esteri di Olanda, F. BeelaoijlJ van Blokland, il quale pronunziò' un lungo e Vibrato discorso in cui affrontò tutte le questioni che si tU collegano, per riguardo alla guerra, al patto fondamentale della Società delle N'azioni, alle garanzie di sicurezza e all'opera della pace più duratura e universale. Trattò delle varie iniziative societarie, ne rilevò la scarsa efficacia di risultati ai fini, pacifisti, rievocò il « protocollo • df Ginevra », discusse i lavori delljj Commissione preparatoria delltt Conferenza per la riduzione 'degli, armamenti, e infine concluse: ...Signore e signori) Ciascun paK* se. ciascun Governo deve rendersi co», to dell'immensa responsabilità che or* so assume verso l'umanità, rifiutando di associarsi alla missione sacra chi) è rappresentata dallo stabilimento ri una fiducia reciproca. Se si trascura di assicurare 11 disarmo morato, si IT» nirà, malgrado tutte le garanzie pw* viste dal patto, in nuove guerre. L'afteggiamento eh» adotteranno i popoli dt fronte al disarmo morale deciderà della sorte del mondo. L'ordine del siorr.o che io ho l'onore di presentarvi è concepito cosi:' .« V Assemblea, convinta che senm ,