La casa ospitale sul ghiacciaio

La casa ospitale sul ghiacciaio La casa ospitale sul ghiacciaio rifugio di San Teodulo inaugurato dal Principe di Piemonte ^PAL NOSTRO INVIATO>- GIOMEJN, 30, Agosto, già cominciava ad imbru- Quando . nire, la campana della chiesetta del Brcuil che ha un cam pan Metto aguzzo, omÌ ia cima di un la ice, ha salutalo j 1lincine delIP ,"ni',nt òhe arrivava, | , ), v.ii^nonnhP S 'd maSStìo « voci di acqu? lontani e vicine suonavano j nel placido ed alto silenzio del quae è sempre colma la conca smeraldina che ai piedi del Cervino e della catena imponente ^desli altri giganti raccoglie il coreo tortuoso delle Marmore. Sul piazzale dell'albergo del Glomein. che domina tutta la valle, si agiarono, come dall'ulto di uno spalto, centinaia di fazzoletti e di bandiere. Verso quello sfarfallio leggero e giocondo si è diretta la carovana composta di diciannove muli e a capo della quale cavalcava il Principe. L'Augusto Ospite era atteso all'ingresso dello spiazzo dai componenti della Commissione del nuovo rifugio del colle di San Teodulo che oggi Egli ha inaugurato: il coroni. Gonella, il compagno del Duca degli Abruzzi nel viaggio nell'Alaska e nell'ascensione del monte Sant'Elia, l'ing. Adolfo Hess, il conte Clvalieri e il signor Edoardo Garrone. Una squadra di giovani esploratori ha salutato il Principe presentando gli atoenstok e gridando ter tre volte il nome elettrizzante di «Savoia». Il Principe è 6tato presentato dal comm. Robba ad alcuni .-ignori vii eggianti e si è trattenuto affabilmente| con le signore e le signorine ospiti dell'albergo. c Gong » in anticipo La « colonia», per non intralciare il j servizio del banchetto al quale l'Au-1 gusto Ospite ha partecipato con altri j undici commensali (i quali, come vedremo in seguito, sono diventati ventuno) aveva pranzato alle diciassette. Il prammatico colpo di « gong * aveva sorpreso i villeggianti nella loro folita beata contemplazione della montagna e i variopinti pnlfs, i pantaloni a « sbuffo », i maglioni, i berrettoni, le scarpe ferrate, erano sparite nell'Inter no dell'albergo, dove il signor Peraldo aveva perentoriamente ordinato ad un esercito di camerieri di ingannare ad,ogni costo l'appetito di una clientela! che, per una volta tanto, non ne aveva. Con l'appetito doveva venire anche ingannata l'impazienza dell'attesa. La quale s'era concentrata per molte ore. de! pomeriggio attorno ad un maéto-idontico cannocchiale, non puntino co-1 me al solito verso le cime, ma diretto|all'imboccatura delia vallata dove di- scendono le avanguardie della fresca e lucida pineta del Breuil. Il pranzo anticipato 6 durato pochi minuti e, dopo pochi altri (vedi mi- racolo delle grandi occasioni), .aigno- re e signorino, rispuntavano sul piaz- zale già diversamente abbigliate. Al solito costume sportivo avevano ag- giunto qualche fronzolo elegante e vistoso: giubbettine di seta, sciarpe e|fazzoletti, e, qua e là, una pennellata di cipria sui visi.abbronzati e qualcheIgoccia, di profumo 11 Cervino aveva;già anch'esso fatta la sua toelette se-j(jaj| "» p^p;"'q^ ^ sciame $ (iamG e dl damigelle, rale e s'era incappucciato il capo coni leggere bende viola e anche gli altri -pygj"~ JJ^%%^\ina già pervasi di brividi notturni. I con , la sua spontaneità generosa ha 0SteSo gli inviti per il banchetto ed è appunto cosi che i commensali au mentarono da dodici a ventuno. I no ve che avevano già subita la piccola prepotenza del colpo di gono in an ticipo, furono lietissimi di sedersi un'altra volte alla tavola principesca. I vestiti delle belle signore subirono intanto una terza e più smagliante metamorfosi; e mai signora è stata più svelta in vita sua, davanti allo specchio. Un'indiscrezione Abbiamo commesso una piccola inzione visitando in precedenza del • suo arrivo, l'appartamento allestito per il Principe. Allestire un appartamento del ge nere in un albergo anche ; del rande Abbi j£ffc™ j^jo come quello del Giomein Illa costrutto quasi esclusivamente ad uso dt alpinisti, non era facile impresa Il miracolo compiuto meritava vera morii* l'indiscrezione. Tre camere sono siate arredate con i migliori mo bili che si sono potuti trovare sm luogo e in esse hanno trovato posto tappeti, tende di seta per le finestre, ninnoli, libri e fiori. Una mano femminile dev'esserci entrata per qualcosa che, certe piccole trovate di buon gusto non possono sbocciare che ■ lolla fantasia gentile di una si?,noia. E una signora infatti abbiamo ve- duta- tuu'intenta a tessere le ultime artificiali e naturali Mr?A noUa ba!a da pMmz0> Ulia sJgnorB aai capeUl bianchi e dal viso am;ora gio-anile, con due grandi oc neY[ ? luminosi e un nasino sem pre ,n su che deve aver preso quella forma a forra di essere rivoWo verso il Cervino per il quale la dama ha urna rispettosa adorazione. Rispettosa perchè da molti armi si accontenta d cardarlo dal basso, come una «hvi n ita irraggiungibile Prtocipe, ha partecipato al banchetto fra signore, calieri e poi, e uscito sul bicone ad *J^«*^o| pirotecnico allestito in suo onore. L'artificio in montagna è una cosa addirittura vietala, e perciò i « fuochi • si sono ridoti, con beila modestia, a qualche ventina di così dette « candele romane ». Ma lo spettacolo era ugualmente suggestivo. Le cam-deline, con la coda piantata nel prato avevan tutta l'aria di chiedere scusa per quel po' di fuoco che sprizzavano in confronto del gratti fumo che soffiavano. D'altronde qualunque spettacolo pirotecnico sarebbe stato costretto ad ammainare le sue girandole e le sue chiome di scintille, davanti alla religiosa austerità delle montagne. Però le candeline hanno compiuto anch'esse, nella loro umiltà, un làeto e garrulo miracolo, in onore dell'ospite. A quella loro luce improvvisa, centinaia di'rondini che hanno U loro nido sotto la grondaia del tetto dell'albergo, prese dall'inganno di quell'aurora artificiale, son uscite fuori a volare e a cantare proprio come se, da un momento all'altro, aspettassero lo spuntare del sole. L'oscurità ripiombata di colpo, dopo pochi minuti, le ha spinte di nuovo nelle loro cucoie ancora tiepide, Due còri Terminato lo spettacolo, un gruppo di gufale che si davan di gomito per farsi coraggio una con l'altra, si son raccolte in circolo sorto al terrazzo sul j quale 11 Principe stava conversando con la contessa Claretta, e hanno can tato. Il « primo », data la circostanza veramente eccezionale, ha preso la canzone due o tre toni più alta del solito a inentr'egli girava il tondo della sua bocca enormemente spalancata per lasciare uscire delle note cosi spropositate su gli altri colleghi onde invitarli dmdmssatteIrslitdpcpMac3■s a seguire il suo esempio, questi gon ttavan le vene e stralunavau gli occhi ,come se dovessero compiere la più ar ! dita delle loro ascensioni. La strofa pacata della nostalgica canzone del i Montagnard » ha trovato poi la via giusta e il canto mite, pieno di lun- giri echi melanconici se ne ò volato per ila conca del Breuil fermo e sicuro. E 1 il Principe e tutti hanno applaudito |Un aitro coro ha festeggiato l'ingresso del Principe Umberto nella sala da ballilo. Un coro leggero e gentile, can iato da sei signorine ospiti dell'alber go, che s'erano allineate contro al pianoforte con le belle e giovanMi te siine ripiegate su una spalla, 1 versi della canzone sono stati scrit ti dal prof. Baslini, oculista nonché podestà di .Merate. Un oculista pieno ■ d'orecchio |tore e musicista s'è meritato gli ap plausi di lutti. A mezzanotte, quando Iil Principe s'era già ritirato nel suo ; appartamento, altri canti si alzarono jqua e là per la montagna. Gruppi vi e lontani di pastori, presso ai avano davanti alle | porte delle «baite», hanno voluto sa e lata" 1 0L- i Cini e lontani di -£10 . che bnU. \\J^^lon semplice sponta. I «eità, 1 arrivo dell'augusto Ospite, nel- tutto s'è fatto silenzioso e j soltanto il torrente delle Marmore. che 'esco dai fianchi del Cervino, ha seguitato a trascinare giù per la valle la sua liquida e armoniosa cantilena. La cavalcata verso il Teodulo Questa mattina, di buonissima ora. il Principe ha iniziato la cavalcata verso il colle del Teodulo per inaugu rare la nuova capanna clie vi è stata costruita e che sarà a lui intitolata. Precedevano il pittoresco corteo alcuni giovani esploratpri cattolici dell'Opera Bonomelli che hanno alzate le loro tende nella conca del Breuil presso la chiesina, e quindi, cavalcando una docMe mula che un alpino te ueva solidamente per il morso, apriva la marcia il comm. Gonella; poi, cavaliere sicuro e sorridente, elegante e sportivo nella divisa grigio-verde, se guiva il Principe di Piemonte, al quale le frequenti gite ia montagna e la diuturna presenza fra le truppe ac campate nelle alti valli hanno abbron zato il volto giovanile; seguivano quindi le altre autorità già menzidha te nella corrispondenza di ieri e alle quali si era pure aggiunto U vice-podestà di Torino, come Alessandro Orsi, in rappresentanza della nostra cit tà e del Fascio. A piedi, hanno accom pugnato la veloce carovana il cav. Pas seroni ed il signor Arrigo che al Principe hanno fatta scorta d'onore, e M cav. Mazza, egregio e distinto funzionario addetto alla persona del Principe. Prima di arrivare al colle, egli e tutti gli altri hanno abbandonati i muli per superare a piedi un ghiacciaio che segna la precisa divisione fra le nevi eterne a gli ultimi pascoli. 1! Cervino, imminente, vibrava M suo finto frizzi-lite per tutta It vallata e dalla groppa del Bxelttiorn, perennemente avvolto nella sua ruvida gualdrappa di ghiaccio, ad un ceno momento, il sole è spuntato con uno squillo di luce. Il profilo delia carovana si è inciso suiìo sfondo abbagliante della neve e anche le piccole conche azzurre dentro le quali indugiavano ancora le ultime ombre, si sono messe a rilucere e a risplendere come scudi d'argento. Il cielo, di un azzurro intenso e purissimo era pieno di quella gioia misteriosa chi nasce dagli orizzonti illimitati. Poco dopo le 9 11 Principe poneva il piede sul breve piazzale che fronteggia il nuovo rifugio e il suo sguardo dai prossimi ghiacciai che dirompono a sgroppate verzo Zermath e che si alzano contro le ultime propaggini del Rosa, poteva spaziare dal Monviso al monte Bianco, dal Rultor a tutte le montagne dell'Oberland. 11 nuovo rifugio n colite del Teodulo, che è alto 3333 metri (ma su questa cifra ci sono delle contestazioni, che per alcuni è alto 3324) separa la valle Tornenche, dove ■scorre iti torrente delle Marmore, dalla valle San Nicola che discende a Zermath. Il valico che uniisce l'Italiia alla Svizzera è uno dei più frequentati e trae il suo nome da un'antica leggenda. Si vuole che sia stato superato in epoca remotissima, e forse per le prime volte, da un vescovo di Snon, graziosa olttad/tna del Valdese, a nome TheodiUile, di quale compiva questo faticoso e per allora pericoloso pellegrinaggio per venire a visitare dalla Svizzera due frateUi eremita che vivevano nella valile Tornenche. La storia più precisa e documentata del valico risale a circa centotrentaelnque anni fa, quando vi saliva con una certa fre quenza, a scopo di studio, il celebre scienziato Desatissure. Ottant'anni or sr■a o e sono era sorta sul Teodulo la primajoapannetta: una specie di baita primi-1tiiva e umilissima, ohe però serviva, !dn certo qual modo,.a dar ricovero a|coloro che fossero stati colti dalla tormenta durante la traversata. ■ La capanna ha subite molte peripezie, finché un itncejdio l'ha rasa ad suolo e da aliio-na in poi il colle non ha neppur più offerto al viandante il conforto di qualche ora di riposo. L^inlea di creare in quella località un vero rifugio, è stata lanciata e caldeg giata dal Club Alpino, Sezione di Torino, ma ci vollero anni per attuarla. C'è voluta tutta la paziente diplomazia del comm. GoneHa par poter strappare, a suon di quattrini e a colpi di carta bollata, quel piccolo pezzo ili terra inospitale, a più di una dozzina di diversi padroni che ne possedevano ciascuno qualche metro. Una volta in possesso dell'appezzamento tanto disputato, il Club Alpino ha iniziato i lavori, e i'1 rifugio progettato dall'ing. Giacomo Dumontel artista e tecnico esperto in questo genere di costruzioni specialissime, è sorto come per Incanto. H rifugio è composto di quattro piani e può ospitare altre il personale dn servizio, settanta passeggeri che vi trovano non soltanto delle cuccette per dormire, ma anche dei letti, un'ampia sala da pranzo, dell'acqua ottima fusa e pompata con un nuovo sistema daUa neve, e persino il bagno. A tremila e tanti metri, suun «Macellaio, non si potrebbe desi-■ Jz.aÌ t,w, » ai TYi^vin n fihhri derare di più e di meglio, il fabbri-calo è tutto ni muratura ed è rivestitosia all'esterno che nell'interno da ta-vole lastre dunque è « a prova u m& «Memo, m una attera ben riscaldata da apposite stale, si può contemplare impunemente lo spet-colo terrorizzante di una bufera che ji di larice; il tetto è composto di: di zinco stampata. Q rifugio ue è - a prova di tormenta» e ai scatoni, come una guerra turiboli da, fra i due giganti: ìì Cervino e il Monte Rosa. I campi dd battaglia sono i ghiacciai del Liskam e quello del Goraer, dentro i paurosi crepacci dei quali i due titanici contendenti, in simili circostanze, rovesciano montagne di ghiaccio e nuvole di tormenta. Oggi però anche quassù tutto è idillìaco, cristallino, trasparente; il oielo ha segnato una tregua con la montagna; una doiorssima tregua autunnale eh.» i£l vento « sottoscrive » alitando appena, con l'andatura marzaiola che adopera per attraversare i nostri giardini non ancora fioriti ma già colmi di promesse. Da altarino... alpinista Quando il Principe è arrivato alla soglia del rifugilo, il parroco, don Ronco, ex-cappeUlano militare degli Alpini, ha celebrate la Messa sullo stesso altarino sul quale la celebrò l'anno scorso proprio sulla vetta del Cervino. VI hanno assistita più di 300 persone arrivate da tutta la Valle di'Aosta, .le autorità già menzionate oltre a quelle che si trovavano già nella ca- pala, e fra le quali abbiamo notato}il colonnello Caio, podestà di Aosta; il prof. Valgussa medico di CasalReale; l'avv. Luigi Cavallo, in rap-!presentanza de! comm. Luigi Bo=5i; il comm Brci-y vice-presidente della! sede centraile del Club Alpino: nume rose rappresentanze delle varie Sezioni de Me Provincie di Torino e di Aosta; imo stuolo di guide, molte signore che fin dall'alba s'eran messe ooratrgiosainent* in cammino verso il colte, ed avevano mandata la loro fervida adesione parecchie autorità svizzere. Finita la Messa, la madrina del rifugio, signorini'. Gonella, ha rotto la tradizionale bottiglia di spumante italiano sulla soglia rteH'irwrresso della capanna, e quind! il Principe, con un paio di forbici d'oro, ha tagliato M nastro che ne precludeva l'accesso ed è entrato nel rifugio del Teodulo «.'guìk) dalla foilla. In quel momento, partendo audacemente dalle ottime propaggini del Rosa e compiendo delle acrobazie sui margini dei crepacci, i due famosi sciatori di Valtoumanche, Bik e Peiltssier, sono filati come psmcturPlvrondini attraverso le Bbbàtìnanti'1pntfccdibianchezze del giocolata. NeH'arterno due oratori, il benem«rito comm. Gonella e M presidente del Club Alpino, ti comm. Pomba, hanno pronunciato due applauditi discorsi, n comm. Pomba ha quindi prese in consegna le chiavi del rifugio « Principe Umberto » al Teodulo. La discesa è stata compiuta vertiginosamente dal Principe, seguito dalla foHa variopinta che lo seguiva acclamandolo. Prima di lasciare il Giomein egli ha voluto conoscere personalmente un gruppo di guide dl Valtournanohe, di Ayas e d1 Gressoney, che gii sono stata presentate dal podestà, capitano Bik. Ad ognuna di esse, che portano nomi notissimi nella feradtzione e nella storia di queste vallate, egli ha stretto cordialmente la mano e consegnata una medaglietta d'argento recante ia propria effige. Con questa sfilata di uomini ai eccezionali virtù alpinistiche e patriottiche si è ohTiisa la trionfale permanenza del Principe di Piemonte ai ,piedi del Cervino. Un gàudi-zio sicuro sufflè qualità' s mlnmgflglEqgdlstoszione: ili Principe, quando vorrà salirà sul cervino. Fossi io la guida prescelta per accompagnarlo ». Ricordo che l'anno scorso, al rifugio Contrin, ai piedi della Marmolada, una schiera di ex-alpini, dopo un attimo di esitazione vincendo LI naturale sulle doti di scalatore di montagne del 1 r,J1c*I>e di Piemonte è stato dato da uria vecchia guida che se Lo divorava ^Weralmenta con gli occhi. Essa ha cdetto dopo un certo tempo di medita- ritegno, proruppe in questa grido : « Viva il Principe scarpone ». E m'quel grido non c'era soltanto l'augii [rio dettato dallo spirito « campanilisti-1co » delle fiamme verdi, ma c'era formulato un giudizio che non poteva sbagliare, perche proveniva da gente che se ne inbende, sulle cime delle nostre montagne, che segnano il confine dell'Italia, il Principe ha un suo viottolo nettamente tagliato e sicuro. ERNESTO QUADRONE.