La guerra chimica

La guerra chimica La guerra chimica Leggendo la brillante e assai significativa prefazione del generale Weyganrl a una recente pubblicazione francese 6iil!a » Guerra chimica ». si 6 attratti dal rilievo della indifferem za, anche in Francia lamentata, in cui questo importante argomento viene generalmente e immeritatamente lasciato, llisulta però chiaro die quel valoroso ulne iale ha inteso rdevare la mancanza di opere tecniche militari, le quali dovrebbero tonnare la coscienza e la coltura degli ambienti militari ed orientarli ai nuovi sistemi di guerra. Fino a poco tempo addietro si verificava altrettanto in Italia; rna il mirabile risveglio portato anche in vai campo, coti giovanile entusiasmo, dal Governo nazionale, imprime la sicura fiducia cliu il Paese potrà fra breve completare la propria organizzazione in modo da l'are degnamente fronte alle sorprese tecniche che le future guerre possono riserbare. La guerra chimica ha le sue bas j fondamentali sopra due principali fai , tori: gli aggressivi chimici, che p:{_> saranno terribili ed efficaci e meglio risponderanno ai fini di una pronta conclusione dei conflitti, evitando il lungo estenuante e logorante protrarsi di una guerra; e l'aviazione, la quale, oltre alle normali bocche da fuoco, costituirà il mezzo più efficace per colpire il più lontano possibile l'avversario, nel centro stesso del suoi organi vitali e direttivi. Una volta stabilito che non vi sono leggi, o trattati, o convenzioni che possano etilcacemente imporsi per evitare l'impiego dei mezzi chimici in guerra, e che tutti i lodevoli tentativi, all'uopo fatti nelle conferenze internazionali di Washington sulla limitazione degli armamenti, nelle speciali riunioni degli esperti della Società delle Nazioni, nonché nella Conferenza internazione le . di Ginevra pel controllo sul commercio delle armi e munizioni, sono rimasti assolutamente infruttuosi ; risulta evidente che la guerra chimica ha messo orinai profonde radici da legittimarne pienamente il suo impiego per ia guerra avvenire. In materia di guerra ch'unica, gli esperti non hanno potuto esimersi dal rilevare i capisaldi seguenti: l'arnia chimica venne impiegata come tutte le altre armi da tutti i belligeranti, e molto efilcacemente; essa non presenta limiti di possibilità per l'avvenire; l'azione dei gas conosciuti c utilizzabili è varia e questi gas sono in massima dei composti di uso corrente e di largo impiego nell'industria di pace, per cui non vi è modo alcuno di interdire, restringere o controllare d-tlle ricerche che possano condurre alla scoperta di nuovi gas di guerra, come pure di limitare la fabbricazione di uno o di più sas particolari. E' chiaro allora die l'arma chimica ù a disposizione delle sole nazioni che in tempo di pace dispongono di una sviluppata industria chimica, e il solo pericolo che possa presentarsi consiste nell'impiego da parte avversaria di un gas nuovo, contro il quale non si fosso premuniti per la corrispondente difesa. E' necessario perciò studiare e preparare gli aggressivi chimici anche allo scopo di ricavare la protezione più conveniente contro i medesimi. Mentre quindi risulta pericolosamente vano indignarsi contro una eventualità che non può essere in nessuna |tnilsa ostacolata, meglio conta Invece teSlSSfo allH^cazWdel^ i o e o r i o. nn t r e a l o l ' n e av polo e principalmente alla organizzazione del paese per far fronte ai seigreti e allo offese della poderosa arma. A queste direttive si informano i corsi recentemente istituiii presso le nostre Università per l'integrazione della cultura delle discipline sdentatene, nonché i programmi di studio presso le nostre Accademie militari. A queste stesse direttive si ispira una recente pubblicazione onerata del primo premio al concorso bandito dal Ministero della Guerra e dovuta alla fervida attività del tea. colonnello prof. A. Paquiello, « L'arma chimica», che costituisce il primo ilei tre volumi annunziali dall'autóre e comprendenti un completo studio di chimica di guerra svolto con rara competenza e con metodo organico. Si è già detto che una delle basì fondamentali della guerra chimica è l'aviazione. Ora per quanto riguarda questo poderoso mezzo bellico, è fuori di dubbio che l'Italia ha saputo conquistarsi uno dei primi posti nella competizione mondiale, sia per qualità di apparecchi, che per stabilimenti di costruzione, come pure e più specialmente per coraggio ardimentoso e virtù di piloti. Per quanto riguarda invece l'altra base fondamentale, e cioè l'aggressivo chimico e per esso lo sviluppo delle industrie» chimiche, se pure esse non hanno raggiunto la necessaria espansione adeguata al reale fabbisogno, certo vi è fiducia nei frutti che darà l'attività generale indirizzata a questo scopo. Le industrie di guerra per la necessaria produzione delle colossali quantità di prodotti che si prevedono oc? correnti in un conflitto, non possono in nessun modo essere poste sotto il patrocinio o la diretta gestione dello Stato, come poteva una volta essere per la cerchia circoscritta delle armi, delle munizioni e degli esplosivi. Oggi i mezzi guerreschi sono quasi tutti prodotti finiti od intermedi della industria di pace e, possiamo anche dire, di diretta dipendenza che portano alla produzione delle materie coloranti, dei medicinali, dei prodotti fotografici, dei concimi sintetici, ecc.: non sarebbe quindi assolutamente razionale, ma anz' chiaramente anti-economico, che lo Stato si assumesse direttamente un tale carico. Occorre allora invogliare, spingere, disciplinare l'industria privala verso questo nuovo orientamento, se si vuol vivere con fiducia nella sicura tranquillità di aspettativa degli eventi futuri. Sono dunque le forze vive della nazione lineile che si presentano direttamente interessate in questo problema e da esse * leciio attendersi lo sviluppo adegualo. Ove si pensi che il risveglio industriale italiano ha avuto inizio solo dopo la guerra, e che esso ha dovuto superare difficoltà enormi dipendenti dalla limitata organizzazione, dalle risorse esigue dì materie prime e dalle ristrette disponibilità finanziarie, si vede subito com? costituisca già una vittoria, quella raggiunta dall'Italia, che si è assicurato dopo gli Stati Uniti, la Germania. l'Inghilterra e la Francia, il quinto posto nel campo delle industrie chimiche di tutto il mondo E che oggi tutta la nazione auspica per una più grande industria chimica, em^rire dal fatto cha nel V92ó ben 174 società si sono costituite con capitale azionario di oltre 122 milioni di lire, mentre le altre 138 già esìstenti hanno aumentato U loro capitale portandolo a più di i -mlìardl. Con l'industria e per l'Industria chimica, vivono e trovano impiego ben 150 mila operai chimici, guidati da organizzatori attivi e pieni di fede, che sono tecnici e industriali nel medesimo lempo. c- so dì fronte a questi problemi che po* |«riamo considerare di organizzazione e

Luoghi citati: Francia, Germania, Ginevra, Inghilterra, Italia, Stati Uniti, Washington